Piccola Saphira

di AnnabelSwift
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Avevo finalmente visto la luce del sole. Il mio uovo si era schiuso, e davanti a me stava un ragazzo giovane, diciassettenne forse, che mi guardava ammirato. Appena uscita dal guscio, mi sentivo indifesa e potente allo stesso tempo. Volevo sprigionare tutto il potere che avevo accumulato durante i lunghi anni con l’elfa, ma allo stesso tempo sapevo che ero solo un cucciolo, e qualunque drago avrebbe potuto farmi del male. Non avevo paura degli uomini, bensì della mia stessa razza. Avrei steso un soldato anche dopo un solo minuto che ero uscita dal guscio.
Avevo fame, e lo feci capire al ragazzo che stava di fronte a me. Il suo nome? Eragon. Molte volte suo zio e suo cugino l’avevano chiamato. In poco tempo, avevo scoperto tutto sul mio Cavaliere.
Dopo mangiato mi venne in mente l’elfa. Arya. Anche da dentro il guscio si sente l’affetto di una persona, sapete? Si vive normalmente, solo che non mangi e non vedi la luce del sole. Mi sentivo imprigionata là…
Dicevo: mi venne in mente Arya. Ora che era lontana, mi mancava tanto. Gli elfi si che erano creature abili. Ma gli umani? Perché il mio Cavaliere doveva essere un umano? Certo, meglio un umano che un nano…
Tutto ciò lo pensai quando il mio guscio ancora mi racchiudeva, perché quando vidi Eragon me ne innamorai. Un amore da drago a Cavaliere, s’intende. Non nego che avrei preferito un elfo, ma un umano – un umano come quello – andava alla perfezione. Eragon era come un padre… O forse come un figlio. Eravamo legati come un genitore e un figlio, ma probabilmente io ero – e sono – la sua ‘educatrice’.
Infinitamente mio, perfettamente sua.

Saphira.





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