Pioggia

di kimsherd
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È una sera piovosa.
Che palle le sere piovose, tutti ti sbattono l’ombrello in faccia, le auto ti bagnano e ogni bar della città è pieno.
Una volta mi piaceva la pioggia: camminavo senza ombrello, contento dei brividi che le gocce mi procuravano scendendo lungo il mio collo. La pioggia mi faceva sentire libero e leggero e con essa dimenticavo i miei problemi e lavavo via il sangue dei miei nemici.
Ora invece non la sopporto.
Mi affretto lungo la strada, ignorando gli insulti dei passanti colpiti dal mio ombrello.
Continuo imperterrito, senza voltarmi indietro, pensando alla mia calda ed accogliente casa.
No, non è corretto chiamarla casa, perché quella vera l’ho persa da un pezzo.
Quanto vorrei tornare nel luogo in cui davvero mi sentivo a casa, ma ormai devo accontentarmi del mio appartamento.
Non posso lamentarmi, perché è tutta colpa mia e del mio stupido orgoglio.
Ormai è come se non fossi più io, è come se un’altra persona si fosse impadronita del mio corpo, facendomi diventare un comune mortale, feccia in mezzo alla feccia, nulla in mezzo al nulla.
Sono diventato una persona comune, una di quelle che si sveglia la mattina presto per raggiungere un ufficio che odia e se ne va la sera tardi, per mangiare qualcosa di precotto nella piccola cucina del proprio appartamento.
Non esiste più il brivido della battaglia per me. Non esistono più il sorriso, la felicità, l’appagamento, l’orgoglio e la spada.
Esiste solo una vita monotona e ripetitiva che mi fa impazzire.
Non sopporto più questa vita fittizia, ma devo accontentarmi perché non posso fare altro. Perché non potrò mai più riavere indietro la mia vita di prima, che ora mi appare bella e luminosa più che mai.
Mi manca ogni cosa del mio vero essere, ma soprattutto mi manca…
Una figura spicca fra i passanti indaffarati al cellulare, ignari dei pensieri altrui. La riconosco.
Nonostante tutto il tempo passato, non posso dimenticarmi proprio lui.
E in quel momento torno a vivere, quella grigia città e la mia grigia esistenza di colora di nuovo e mi viene da sorridere, sorridere davvero dopo tanti anni che non ci riesco, e mi viene anche da piangere.
Vorrei corrergli incontro, buttare il mio brutto ombrello all’aria e lasciare che la pioggia mi bagni ancora una volta. Gli vorrei chiedere scusa per tutto quello che ho combinato, arriverei persino a pregarlo per stare anche solo un minuto con lui.
Mi basterebbe guardarlo, riempirmi dei suoi occhi rossi, della sua faccia arrabbiata e della sua sola presenza…
Invece gli passo oltre, come se fosse feccia nella feccia, nulla nel nulla.
I nostri occhi non si incontrano, le nostre dita non si sfiorano. Siamo solo estranei.
Stringo i pugni, impotente, inutile ed inetto.
Mi manchi! Mi manchi così tanto che mi viene da urlare.
Voglio tornare indietro e cancellare quel fatidico errore che mi ha rovinato la vita per poter tornare a riempirmi ancora una volta della tua sola presenza, ma non posso tornare indietro. Sono qui e non posso farci nulla.
Però…voglio essere il tuo amante almeno un’ultima volta.
Mi fermo, mi volto.
Vedo la tua schiena nella pioggia e spero che anche tu ti volti, prego che tu lo faccia, per darmi un segno, ma non accade.
Mi hai cancellato dalla tua vita.



Ed ecco un'altra fanfic che ho scritto perché ero molto ispirata dall'immagine in alto. Quell'immagine è una delle mie preferite e sono davvero contenta di questa fic, per una volta in vita mia.




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