CAP.00_LOOKING BACK
Questa notte è
diversa dalle altre.
Ad uno
sguardo disattento può sembrare
quieta e silenziosa, ma basta un minimo di sensibilità -
quella
sensibilità che tu hai - per capire... che non è
così.
Lo sai.
Lo senti.
Lo percepisci.
Per questo ti svegli.
Stavi
sognando. Un sogno meraviglioso.
Volavi sopra un mare di
nuvole, libera
e leggera, e con quel tuo sguardo intensissimo osservavi diretta il
Sole, senza stringere neanche un po' i tuoi occhi strani.
Il Sole, la stella.
E tu brillavi come lui. Una cometa
splendente, eri questo nel sogno.
Libera.
E felice.
Tieniti
stretto questo
ricordo, piccola, tienitelo stretto.
Passerà del tempo, da
adesso in poi, prima che tu possa anche solo immaginare di brillare.
Giri la maniglia della
finestra, ed esci in terrazza. Non stai seguendo un istinto
misterioso. Sai solo che fuori c'è qualcosa. E tu vuoi
scoprire
cos'è.
Così vedi cosa sta
succedendo a pochi passi dal tuo palazzo.
La sorpresa di blocca. Non
può essere vero, pensi scuotendo la testa.
Alzi gli occhi, e la luna
vi si specchia.
Lontana, e incastrata e in
un cielo limpido, pulito e calmo - punteggiato da una miriade di
stelle. L'unica parentesi di normalità, aperta e
già chiusa, su
questa notte strana.
Ti viene uno strano
pensiero.
Ti chiedi se sia così che
si sente la marmellata - che non ti piace nemmeno più di
tanto -
schiacciata dalle due fette di pane. Nel tuo caso, poi, qualcuno deve
aver anche fatto un errore, perché quello che c'è
sopra
di te è inuquivocabilmente pane bianco, normale e
uniforme, mentre quello sotto è pane integrale, scuro,
articolato e pieno di
semi.
Nemmeno il buongusto di
fare un panino omogeneo.
Le stranezze che stanno
avvenendo attraggono ancora il tuo sguardo, che si volge di nuovo
verso il basso, dove i tuoi occhi si trovano a ingoiare la scena.
Stavolta, qualcosa scatta
dentro di te.
Credi all'evidenza. Sai
che è tutto vero.
E ti trovi a desiderare di
far parte di ciò che vedi.
Ora lo vuoi.
Disperatamente. E forse, soltanto forse, potresti anche ottenerlo.
E resti lì,
alla tua ringhiera, gli occhi persi in quello spettacolo, per un tempo
che sembra non finire mai.
E' la tua
parentesi, il
tuo momento
magico.
Personale.
Segreto.
Perfetto.
Ma non eterno.
Senza preavviso, arriva
qualcosa.
Percepisci anche questo. E l'incanto è rotto.
Annaspi,
ansimi, cerchi di
inghiottire quell'aria che è la stessa di prima, eppure non
è
uguale.
Le tue mani, strette alla
ringhiera, cedono, e tu cadi, cadi di schianto su pavimento della
terrazza.
E ti
trovi con la schiena a terra, e il
tuo volto guarda il cielo, le orecchie ancora piene dei rumori che
vengono da sotto, raddoppiati ora da un fischio acuto e penetrante.
Solo
allora ti chiedi
perché non c'è nessuno. Con tutto quel rumore,
non c'è nessuno.
Neanche
per te. Per te, e per ciò che
sta arrivando e che, ormai, ti è accanto.
E tu sei sola, piccola,
abbandonata.
Dai tuoi
occhi pieni di Luna spunta una
sola lacrima.
Sorpresa nel terrore. Tu
non piangi mai.
E allora, solo allora,
capisci chiaramente di essere perduta.
Un'intensa
luce illumina
la strada. Una bianca cupola illumina ogni cosa.
Troppa energia, tutta
insieme.
Si consuma su se stessa,
lasciando spazio a un timido raggio di Sole che a est fa la sua
comparsa.
Non è più la notte. Ma
c'è quiete e silenzio. E non c'è più
nessuno.
Ora, davvero, non c'è più
nessuno.
In un altro mondo, in un
altro tempo,
un urlo squarciò la notte nera.
Un’altra notte nera.
Era un
incubo, ciò che
aveva scatenato il grido. Ma non un incubo come tanti.
Un incubo
reale, terrificante, terribile, come solo quelli causati da un
ricordo sanno esserlo.
Con questa maledizione
quell’anima
che nella notte si era risvegliata viveva e ricordava, e ricordando
soffriva.
Perché
si sa che, in
fondo, il passato è la cosa da cui non ti libererai mai e
quella che
spesso, troppo spesso, torna a farti visita.
Quella il cui ricordo
può portare alla pazzia.
Ed è inutile
chiedersi se
sia peggio il rimorso per ciò che si è fatto o il
rimpianto per
qualcosa che fatto non è stato.
In entrambi casi, resta
sempre il dubbio sulla decisione presa.
E il dolore per aver fatto la scelta sbagliata.
Rieccomi!
Finalmente, direi. Dopo una lunga e attenta consultazione con me
stessa, ho
deciso di pubblicare questo capitolo, che ha due caratteristiche
principali:
1)
è
criptico! Volutamente. Non dovevo svelare troppo e al contempo non
dovevo scrivere un'accozzaglia di parole che non destassero neanche un
briciolo di interesse in chi mi leggerà. Spero di essere
riuscita nell'impresa e sarebbe per me una cosa meravigliosa, visto che
ho
adorato scrivere - e comporre artisticamente - questo capitolo.
2)
è un
prologo! Il che significa che seguiranno un discreto numero di
capitoli, già più o meno decisi qualitativamente
ma non
quantitativamente. Cercherò di darmi una regolata entro la
prossima uscita.
Tengo
tantissimo a
questa storia. L'idea ha cominciato a svilupparsi in seconda media
(N.B. Al momento devo iniziare la quarta superiore), ma della base
originale non rimane quasi niente, il che - rileggendo ciò
che
in quel periodo avevo scritto - non può essere considerato
che
un bene. Tuttavia, la maturazione della storia dentro la mia testa mi
ha fatto compagnia per più di quattro anni, e non posso che
sentirmi felice di essere finalmente riuscita a metterla su carta
(perdonate la licenza poetica).
In quanto alla
storia in sè... beh, il titolo generale è
abbastanza
esplicativo già di suo, e leggendo tra i personaggi si
può capire che i cari vecchi Digiprescelti non saranno
lasciati
da soli... Ovviamente, non vi dico chi e/o cosa
arriverà/arriveranno col proseguire della storia.
Comunque sia... mi
auguro davvero che vi piaccia, perché uno scrittore non
è
nessuno se non ha i suoi lettori!! :) Se questa fic, la mia prima long
fic, vi
piace, ci terrei a saperlo. Se non vi piace, anche. Gradirei, in quel
caso, critiche costruttive, che mi aiutino a migliorare. E non sto
parlando solo di questo capitolo,
ma in generale.
Bene! Dopo questo
piccolo poema vi lascio. Aspetto le vostre recensioni e prometto di
aggiornare presto, perché mi rendo perfettamente conto che
solo
con questo prologo non si capisce granché.
Arrivederci!
coco1994
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