Lo so, lo so, devo smettere di imbarcarmi in imprese come questa, ma che ci volete fare? I can't help! Ho deciso di iniziarla perché la "Bandits" é quasi finita oramai, ed "Are our secrets safe tonight"? procede bene, e so già cosa succederà, quindi mi sono potuta prendere la libertà di buttarmi in questa nuova avventura. Inutile dire che non é semplice, considerato che i personaggi presenti sono in tanti, e tutti a modo loro protagonisti, ma a chi piacciono le cose facili? Ok la smetto, hope you enjoy!
P.S. :Devo ripetere per l'ennesima volta che non é vero, che non voglio offendere nessuno e che non ne ricavo un centesimo, solo un esaurimento costante? Nah, lo sapete.
You're as sane as I am
Sapete cos' é una piccola città? Come descriverla? E' come un unico, ristretto e compatto microcosmo, dove tutto é più lento, rimpicciolito ed asfissiante. E' un microcosmo nel quale le cose, tutte le cose, hanno tutto un peso diverso rispetto a quello che avrebbero nelle grandi città. Le persone non sono un semplice numero, sono individui con nomi e cognomi, e con i visi ben chari, cosìcché quando qualcosa succede, qualsiasi cosa, diventa praticamente un evento alla portata di tutti. Tutti sanno tutto di ogni cosa, il modo in cui ne vengono a conoscenza, beh la scienza non ha ancora trovato una spiegazione per questo. Per questa ragione, in ogni caso, in paese si sapeva dell'arrivo di una nuova famiglia prima ancora che avessero effettivamente avuto modo di metterci piede. C'era un aurea di curiosità, ci si chiedeva chi fossero, come fossero, in un posto il cui quasi tutti si conoscono tra loro, e molto spesso sono perfino legati da vincoli di parentela. La curiosità era esponenzialmente aumentata quando grossi camion dei traslochi avevano iniziato a portare mobili e scatoloni, e la casa del civico 47, che era rimasta vuota ed in vendità col suo bel cartello bianco che informava che era disponibile, aveva iniziato a prendere vita. Da quel momento in poi erano partite tutta una serie di teorie, non si sa esattamente basate su quali fonti. Qualcuno diceva i nuovi arrivati erano arrivassero dall'Europa, dalla Francia, per essere più precisi, altri che fossero la famiglia di un militare. Se fosse vero, o parzialmente vero, non si sapeva ancora. In ogni caso nel mese di settembre, poco prima dell'inizio delle scuole, nessuno li aveva ancora visti. La vita in una piccola città é fatta così, come essere sotto un grosso microscopio.
Era esattamente così che si sentiva David, sotto un microscopio, quando quella mattina era uscito dalla sua nuova casa ancora piena di scatoloni per andare nella sua nuova scuola. Poteva sentire gli sguardi delle persone addosso anche se aveva camminato a testa bassa praticamente tutto il tempo, prestando ben poca attenzione a quello che gli succedeva intorno, estraniato dalla musica delle cuffiette nelle orecchie. Qualcuno lo aveva perfino fermato, chiedendogli se fosse 'il ragazzo nuovo'. Non ci aveva fatto caso più di tanto, era stato 'quello nuovo' tante di quelle volte che oramai quella curiosità nei suoi confronti era diventata quasi intangibile per lui. Le prime volte ne era rimasto meravigliato, si stupiva di tutta quella curiosità nei suoi confronti, chiedendosi se le persone non avessero niente di meglio da fare che trascorrere il loro tempo a pensare alla sua vita, ma alla fine ci si era abituato. Aveva attraversato la strada da casa a scuola a piedi, perché si, quel posto era così piccolo che potevi attraversarlo a piedi da parte a parte. Quando era arrivato, appena una settimana prima, per un attimo si era sentito come se qualcuno lo avesse trascinato indietro nel tempo. Le stradine piccole e pulite, costeggiate da grandi alberi da entrambi i lati, le case disposte tutte in fila, tutte della stessa misura e pressappoco dello stesso colore, i negozi piccoli e quasi tutti a conduzione familiare. Anche il cielo sembrava diverso, senza tutti i palazzi ed i grattacieli di Montreal, dove era nato, sembrava ancora più immenso, come se non ci fosse nessun posto in cui nascondersi. Non che gli dispiacesse, in realtà non gli importava più niente dei posti in cui si trovava a vivere, tanto nessuno di loro era davvero casa sua.
Quando dopo pochi minuti aveva raggiunto la scuola aveva evitato di fermarsi nel cortile, dove più o meno tutti i ragazzi si fermavano a sostare prima delle ore di lezione, ed era entrato direttamente all'interno. Doveva passare in segreteria a consegnare gli ultimi documenti per la sua iscrizione, e dovevano dargli i suoi orari di lezione. A parte queste incombenze, non ci si sarebbe fermato comunque.
Il primo giorno di scuola Pierre si era alzato prima del solito dal letto, prendendo al volo qualcosa per colazione e avviandosi verso scuola, ignorando lo sguardo sorpreso di sua madre che non aveva dovuto tirarlo giù dal letto con la forza, come accadeva usualmente tutte le mattine. Era così in anticipo rispetto ai suoi standard che era riuscito perfino a beccare l'autobus, cosa che era capitata probabilmente non più di una volta o due in tutti gli anni di scuola. Non che fosse lontano, ma già che c'era tanto valeva risparmiarsi quel tratto a piedi. Era sceso alla fermata che si trovava a pochi metri dal cancello della scuola, e l'aveva attraversato per cercare i suoi amici.
La sua era la comitiva di amici probabilmente più eterogenea del pianeta. Erano tutti così diversi tra loro che le persone si chiedevano come fosse possibile che uscissero tutti insieme, come riuscissero a mantenere quello stabile equilibrio. Bert era sicuramente quello più strano tra tutti loro. Aveva quest'aria un pò spaventosa che quasi sempre inibiva gli altri dal fare amicizia con lui, e si, era effettivamente un tipo un pò bizzarro, con la sua sconfinata volgarità ed i suoi modi tutt'altro che gentili, ma alla fine era uno dei migliori ragazzi che avesse mai incontrato. Poi c'era Quinn, quello leggermente più assennato del gruppo, un pò la mamma chioccia della situazione, nonché ragazzo ufficiale di Bert. Quinn era quello che calmava gli animi , quello da cui andare quando se ti serviva un consiglio ragionevole e che non implicasse la violazione di qualche legge. Aveva una grande personalità, ben nascosta dietro l'aria da ragazzetto tranquillo. Doveva averla, per tenere a bada tutti quanti. Poi ancora c'era Gerard, il ragazzo un pò inquieto, perso nel suo mondo per molto del tempo che passavano insieme, con la sua passione per l'arte e le occhiaie quasi sempre presenti perché restava tutta la notte sveglio a disegnare. Gerard era sicuramente quello più sensibile, ma scambiare quella sua sensibilità per debolezza sarebbe stato un grosso errore. E infine c'era Frank, poco più di un metro e cinquanta di puro terremoto. Dava l'impressione di essere un bambino che si é travestito da punk per carnevale, con i suoi svariati piercing e la tracolla e le scarpe sempre ricoperte di scritte a pennarello.
Anche i suoi amici, esattamente come sua madre, si erano mostrati piuttosto sorpresi di vederlo a scuola così presto quando li aveva raggiunti, prendendo posto per terra accanto a loro, e rubando un sorso del caffè di Quinn.
"Hey voi.." "Tua madre ti ha svegliato annaffiandoti con la pompa dell'acqua?" "Ho fatto questo sommo sacrificio tutto da me" "E perché mai, di grazia?" "Qualcuno ha già visto il ragazzo nuovo?"
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