Preludio di una vacanza
Preludio di una vacanza
-Il nuovo inizio non sempre è quello che ci si aspetta-
Pianeta Vegeta, palazzo reale, anno 737.
"Cos'è papà quel segno che ha la mamma sul collo? L'hanno ferita in battaglia? Non sembra un segno nuovo!?"
Domande,
quello poneva un bambino ad un genitore adulto di continuo e lui che
era Re non poteva sottrarsi a quella mansione; perché teneva che
suo figlio sapesse tutto, conoscesse ogni cosa. E Vegeta era un tipo
attento, un bambino furbo e sveglio. Era fiero del suo erede al trono,
anche se beh, vi era ormai poco su cui regnare. Sapeva bene Re Veldock
che Freezer era più forte di loro e che ormai erano solo dei
suoi sottoposti. Contava però su Vegeta, era un bambino, ma era
già sufficientemente forte. Alla tenera età di cinque
anni, che pensava un giorno potesse diventare un guerriero di gran
lunga superiore a Freezer.
"Beh, figliolo, diciamo che è il segno che la identifica come la mia compagna."
Continuò
a guardare fiero fuori dal grande finestrone della sala del trono, dove
come tante stelle le navicelle spaziali sfrecciavano nel cielo.
"E cosa vuol dire?"
"Beh,
Vegeta, un giorno troverai anche tu una compagna, una femmina con la
quale dovrei generare la tua prole. Allora dovrai esser sicuro che sia
quella giusta, che vi sia sintonia. E' una cosa importante. Serve
soprattutto per quando si è in guerra."
"Perché?"
"Beh,
diciamo che è una sorta di rilevatore, ma che fa sentire anche i
sentimenti e le sensazioni. Che lega due esseri in maniera più
profonda."
Vegeta
rimase con le braccia incrociate sul petto fissando suo padre con
attenzione. Non capiva bene quello che voleva dire. Che bisogno aveva
un saiyan di unirsi ad una femmina?
"Sai è come se quel segno dicesse a tutti che tua madre è mia."
"Ma lo sanno già tutti. Lei è la Regina!"
"Si ma così lo ricorda sempre anche lei ..."
10 luglio 767, Capsule Corporation.
Bighellonava,
in cerca di qualcosa da fare, per la casa ormai deserta. I suoi
genitori erano partiti per una lunga vacanza al mare e l'azienda aveva
chiuso i battenti per ben due settimane. Così lei, Bulma Brief,
che era solita concentrarsi in più mansioni contemporaneamente
si ritrovava a non saper cosa fare. Si era persino ripromessa di
sistemare la propria camera, cosa che di rado faceva, ma che d'ogni
modo avrebbe dovuto fare prima o poi. La maternità l'aveva un
poco cambiata e con l'andare del tempo, da che Trunks era venuto alla
luce, aveva cercato di smussare un poco qui lati troppo egoistici del
suo essere e il disordine rientrava tra essi. Con il piccolo Trunks era
più che precisa, come nelle sue invenzioni del resto. E non sia
mai che una sua creazione -e nei fatti anche il piccolo saiyan lo era-
non riceva il massimo delle attenzioni e cure. Sospirò. Certo
che non aveva alcuna voglia di impiegare le sue forze nelle faccende di
casa. Piuttosto doveva trovar qualcos’altro per tenere
indaffarata la mente. La noia le stava logorando lo stomaco e la mente.
Non era mica Chichi sempre così dedita alla famiglia; talmente
tanto presa da se stessa che ora si ritrovava sola! Bulma scosse la
testa, non poteva pensare alcuna cattiveria su Chichi. Anche se la
donna non le rivolgeva la parola dal giorno nefasto in cui Goku era
morto… Perché? Beh, semplice, secondo la mora la
più ricca e famosa scienziata del mondo era la sola ed unica
causa per cui Goku aveva deciso di rimanere nell'aldilà!
"Questa
è proprio bella… Cosa mai ho detto di così strano
poi, non capisco davvero. E' pur vero che Goku è un'attira
calamità!"
Tanta
era la solitudine per Bulma che si ritrovava persino a parlare da sola
o meglio cercava di interloquire con il piccolo essere dallo sguardo
bieco, che manteneva il cipiglio del padre anche nel sonno.
"Ehi
Trunks, parlo con te! Non puoi mica snobbarmi così, tesoro. Non
puoi essere così dannatamente uguale a tuo padre anche in
questo."
Già
Vegeta, quell'entità malefica con la quale aveva stretto un
dannato patto di anime e di cuore -solo il suo si intenda!- legandosi
per sempre a lui seguendo uno stupido voto d'amore. Chi diavolo gliel'aveva fatta fare di scegliere quell'idiota come compagno?
Beh, non che il precedente fosse meglio. Almeno Vegeta era un uomo
fascinoso per la quale chiunque avrebbe perso la testa. Si, ma
perché era accaduto a lei? Dannato cuore e dannata mente. Si
perché non si può sempre dire "ho seguito il cuore",
perché la mente dove diavolo era nel mentre sceglieva quel pazzo
scriteriato come eterno amore, dov'era mentre il cuore le suggeriva di
buttarsi tra le sue braccia. Non poteva essere andato a farsi un giro
mentre tradiva gli amici di una vita, mentre concepiva quel
meraviglioso bambino, che forse anche in quel tempo era la speranza: la
sua speranza.
"Che diavolo fai? Parli pure da sola? Certo che sei proprio matta."
Era
entrato in salotto, con indosso quella tuta informe leggera e quello
sguardo perennemente incazzato. Erano giorni che non le rivolgeva la
parola, erano mesi che non la trattava come se fosse la sua donna.
Eppure prima della dipartita di Goku sembrava che le cose tra di loro
andassero meglio. Eppure insisteva a rimaner lì, in quella casa,
con loro. Perché, se non li voleva?
Perché se non la guardava neanche, non si allenava, non usciva
neppure dalla stanza per ingozzarsi rimaneva lì? Dopo il Cell
Game, Bulma aveva seriamente pensato che tutto sarebbe finito per il
meglio, almeno per lei e Vegeta. Invece quello stupido, come al solito,
complicava le cose. Non era mai sicuro di nulla, si vergognava per ogni
cosa, non voleva accettare i suoi sentimenti verso di lei, verso
Trunks, verso Goku! Beh, al momento tutto questo non le importava
affatto, qualunque fosse la ragione, non lo sopportava più, era
stufa di lui.
"Oh, qual buon vento la porta fin qui sua Altezza!"
Vegeta storse il naso e proseguì in direzione della cucina, senza degnarla di una sola sillaba o grugnito.
"Va al diavolo."
Masticò tra i denti Bulma tornando a concentrarsi sul figlio.
Doveva
trovare qualcosa da fare o prima o poi sarebbe morta di noia. Era
estate -che diamine!- era in vacanza, non poteva star lì ferma a
compiangersi.
Prese
Trunks in braccio e si preparò in fretta e furia una borsa per
il mare. Vegeta non aveva voglia di far nulla, beh, affari suoi! Lei
sarebbe andata a divertirsi. Non era da lei girare per la casa
come un'anima in pena e farsi trattare in quel modo da lui. Soprattutto
in una giornata di sole come quella. Prese il borsone e si
diresse, sul suo elicottero più veloce, verso una nuova meta.
10 luglio 767, Kame House.
Il
maestro Muten lesse con attenzione il volantino che gli era stato
recapitato quella stessa mattina per posta. Si chiedeva, quelle
poche volte che passava, chi mai avesse il suo indirizzo. Poco
importava, qualunque fosse la motivazione, quella volta aveva portato
buone nuove.
"Haw. Che succede, Maestro?"
Crilin
assonnato l'aveva raggiunto in salotto, seguito dal suo momentaneo
compagno di stanza Yamcha. Non erano stanchi per un allenamento, non
erano stanchi per una battaglia. Semplicemente la sera prima si erano
attardati a ber qualcosa in città con delle ragazze. Yamcha
aveva fatto subito colpo su di una bionda mozzafiato, mostrando i suoi
muscoli, in quanto a lui, beh ... aveva puntato tutto sulla simpatia. Come al solito.
Anche se aveva una sola cosa per la testa: C18. L'androide, dai
capelli biondi e gli occhi di ghiaccio, gli era entrata dentro e da
quando l'aveva persa di vista non riusciva a far altro che pensare a
lei. La voleva, la desiderava. Ma come poteva fare? Lui non era Goku,
non era Vegeta, non era neppure Yamcha: non aveva un minimo di fascino!
Sospirò. Maledetto aspetto fisico!
"Fanno un torneo di arti marziali. Il premio è una vacanza alle terme."
Mutan
guardò i suoi allievi e in seguito propose loro di partecipare.
Doveva dare una scossa a tutti. Dopo l'ennesima morte di Son Goku, era
come se tutto si fosse messo in uno stato di fermo. Yamcha si
crogiolava nella sua incapacità combattiva e nell'ozio
più totale, Crilin aveva il cuore a pezzi, per il rifiuto di
C18. Non che ci avesse provato direttamente con lei, ma era palese come
il Cyborg non fosse minimamente interessato al ragazzo. Chichi dal suo
canto, si era chiusa nel suo lutto, cercando di comprendere ancora una
volta il perché della scelta di Goku. Muten si era fatto un'idea
precisa in merito e aveva studiato bene tutto: Goku era buono, leale,
magnanimo, ma non era poi così diverso da Vegeta o forse meglio:
nonostante la botta in testa ricevuta da bambino, non aveva perso del
tutto le caratteristiche saiyan. Goku voleva combattere,
misurarsi con avversari sempre più forti. Tutto il resto
era un contorno e Chichi, in parte, l'aveva compreso. Aveva poi
riversato il suo dispiacere e rancore su Bulma, che aveva scioccamente
pronunciato quella frase: "Sei tu che attiri tutti i guai."
Ed era vero, lei aveva ragione, ma non era intenzione di Bulma
allontanarlo e Chichi lo sapeva bene. Ma a qualcuno doveva pur dare la
colpa, forse si sentiva meglio così, si sentiva più
serena sapendo che c'era un motivo per il quale lui se n'era andato e
l'aveva abbandonata di nuovo.
"WOW! Bello, dai Yamcha andiamo!"
Il
ragazzo dalle mille cicatrici aveva osservato l'amico, erano
settimane che non gli vedeva quel sorriso sul volto. Accettò di
buon grado, anche se sapeva a priori non avrebbe mai vinto. Oramai era
tempo per lui di trovarsi un vero impiego, non era il massimo come
combattente, non poteva vivere per sempre a casa del maestro; aveva
sperato di rimanere con Bulma, ma in un qual modo sapeva che non erano
destinati a stare insieme. Che ingiustizia! A lui non era toccato
proprio niente.
"Permesso!"
L'oggetto
dei suoi pensieri si era magicamente materializzato davanti ai loro
occhi. Bella come il sole, Bulma Brief sostava con le braccia ai
fianchi, con indosso quel prendisole arancione che tanto le donava. Un
astro splendente come sempre era stata, nulla smorzava la sua forza e
il suo calore. Lei che aveva scelto ogni volta la cosa più pazza
da fare ed era ora lì davanti a loro a ricordargli i bei vecchi
tempi andati.
"Certo che se non vengo io a salutarvi, non venite mai da me!"
Aveva
sentenziato la bisbetica puntando i piedi. I ragazzi avevano sorriso e
la bella Bulma aveva avanzato dei passi verso di loro.
"Bulma, che bello rivederti!"
E lei
aveva sorriso raggiante, anche se dentro si sentiva morire, anche se le
mancava tutto quello che desiderava, tranne una cosa.
Yamcha
fece un passo verso la donna per salutarla meglio. Quanto si erano
amati un tempo, quante volte l'aveva guardata con passione e aveva
scambiato il suo sguardo languido e imbarazzato con lei che l'aveva
accompagnato nella vita. Fino a quando ... fino a quando tutto non era
cambiato. Ma l'estate, si sa, spazza via il vecchio e fa ricominciare
la vita, cambia le carte in tavola, come in un periodo di stasi che
scombina quello che era stato fino a quel momento e cambia tutto. Forse
le vacanze, forse il sole sempre splendido che rende tutto più
semplice poteva far rinascere i vecchi sentimenti, i vecchi amori.
Così sperava fosse per lui. Non importava lei avesse un figlio
da un altro, non gli importava l'avesse in qualche modo tradito. Lui di
certo non era rimasto lì ad aspettarla immobile, ma tra tante
donne Bulma era sempre Bulma e nessuna era come lei. La donna sorrise
lievemente uscendo poi all'aperto e tornando in casa con il piccolo
Trunks dormiente tra le braccia.
"Com'è cresciuto, Bulma!"
Crilin
si era avvicinato a loro sfiorandone la manina, Trunks si girò
verso il seno della madre proseguendo il suo sonnellino.
"Ultimamente dorme spesso, è diventato pigro!"
Muten
le aveva sorriso, Bulma in veste di madre era uno spettacolo, era
meravigliosa, era come se la maternità le avesse conferito un
tocco in più.
"E pensare che diverrà un guerriero straordinario!"
Bulma
aveva sospirato ripensando a suo figlio nel futuro. Chissà cosa
faceva, come se la passava. E lei ... Chissà cosa stava facendo
in quel momento.
"Beh, come mai da queste parti Bulma?"
Il
Genio delle Tartarughe aveva colto quel momento di sconforto, Bulma
pensava al figlio, Yamcha pensava a lei e Crilin; beh Crilin aveva una
bionda per la testa.
"Pensavo di prendere un po' di sole. Mi annoiavo sola in casa. E poi sono in vacanza e volevo abbronzarmi!"
Yamcha
aguzzò le orecchie: dunque lei era sola con il figlio nella
grande casa gialla, dunque Vegeta che fine aveva fatto? Era convinto
fosse rimasto, era convinto che alla fine forse qualcosa gli importava
della sua famiglia. Dopo
averlo visto arrabbiarsi per la morte del figlio pensava un poco fosse
cambiato, ma a quanto sembrava non era affatto così. Crilin
allungò una gomitata furtiva a Yamcha, forse lui aveva ancora
una possibilità con Bulma. Vegeta in verità non gli era
antipatico, neppure simpatico si intenda, ma di certo non lo
odiava. Gli era sembrato di capire che volesse bene al figlio, ma
forse non provava lo stesso per la donna con il quale l'aveva
concepito. Bulma si infilò un costume intero che le donava
fasciandole per bene le curve generose. Piantò un
ombrellone nella soffice sabbia e si distese su di un asciugamano.
Yamcha decise di indossare la tuta da battaglia, avrebbe partecipato al
torneo e avrebbe dimostrato a Bulma che era ancora un guerriero di
valore, come lo era stato un tempo. Crilin accettò la sfida
d'altra parte sapeva che per conquistare C18 aveva bisogno di esser
forte o almeno provarci. Muten si mise vicino a Bulma e Trunks, per
veder meglio le belle forme della donna.
"Chiamiamo anche Chichi e Gohan per il torneo di arti marziali. E' un po' che non ci vediamo tutti insieme."
Bulma
lo guardò di sottecchi, aveva ragione. Poi Gohan avrebbe
potuto svagarsi un po', la morte di suo padre gravava sulla
sua testa. Sapeva Bulma il ragazzo si sentisse in colpa e si sentisse
solo, sapeva che andava spesso da Junior per allenarsi per stare
un po’ insieme a qualcuno che gli ricordava suo padre. L'unica si sentisse davvero in colpa, però, era lei...
27 Maggio 767, Capsule Corporation.
"E'
tutta colpa tua!!! Perché non sai stare zitta. Non ti è
bastato concepire un figlio con quell'idiota di Saiyan, mi hai portato
via anche lui. Crei solo casini."
Chichi era furiosa, Chichi che l'aveva sempre sostenuta, la stava ora attaccando.
"Perché?
Perché non hai tenuto quella bocca chiusa. Ora… Ora lui
non c'è più. Non tornerà più da me! Ed
è solo colpa tua! Solo colpa tua!!"
Non era solita chinare il capo, non era solita star zitta. Ma quella volta non sapeva davvero che cosa dire.
"Chichi io ..."
"Non voglio neppure sentire una parola! Hai rovinato la mia famiglia."
"Mamma... andiamo..."
Aveva
cercato di dire Gohan fermando la madre che era inarrestabile e
furiosa. Non poteva biasimarla, si sentiva ferita, si sentiva
abbandonata. Quello che per lei doveva esser un momento di pace, la
fine di una guerra si era trasformato per lei in un incubo, dal quale
non riusciva ad uscirne. Bulma abbassò il capo. Aveva
pronunciato la sua sentenza senza pensarci, aveva detto quelle parole
senza dargli un peso, ma le parole hanno un peso rimangono, non vanno
via, si imprimono nel cuore di chi le sente e vanno difficilmente
dimenticate.
"Goku penso sia tu ad attirare i cattivi. Vengono sempre per ammazzarti!"
Aveva sbagliato, aveva sbagliato e ora non sapeva come rimediare a quel danno.
10 luglio 767, campo di battaglia, Cell Game.
Non pensava di poter sentire quella voce, non almeno così presto.
"Sapevo di trovarti qui."
Vegeta
si voltò per incontrare ancora una volta quegli occhi celesti,
come quelli di sua madre, ma così simili ai suoi.
"Cosa sei tornato a fare!"
"Sono felice anche io di vederti, papà!"
E Vegeta aveva lievemente sorriso, tornando a guardare il campo di battaglia.
- Desiderio di un futuro migliore-
10 luglio, Kame House.
Il
tramonto di un giorno come un altro che se ne andava così
com'era venuto e lei osservava attenta quello spettacolo meraviglioso.
I contorni sbozzati dell'astro che dava la vita a quel pianeta azzurro
svanivano pian piano nell'acqua cristallina di quel mare calmo e terso.
Quel momento di calma e pace voleva assaporarlo al meglio, stringendo a
sé quello che era l'unico scopo della sua vita: suo figlio. La
risacca del mare riempiva il silenzio circostante, adagiò il
bambino sul telo ancora steso sulla sabbia e chiuse l'ombrellone
riponendolo nella sua apposita capsula. Nessuno aveva reclamato la sua
presenza da casa, nessuno era venuto a cercarla. Possibile fosse
così dannatamente sola e invisibile al mondo? Aveva persino
perso l'amicizia di Chichi, l'unica in grado di capirla, e tutto per
colpa di quella sua dannata boccaccia. Perché non era stata
zitta?
"Hai fame? Crilin sta cucinando. Se ti vuoi fermare per cena, ci farebbe molto piacere."
Yamcha
alle sue spalle la guardava seguendone ogni gesto, lei aveva sorriso,
ma al ragazzo non era sfuggito il suo sguardo triste. Che le mancasse
Goku era ovvio.
"Manca
un po' a tutti Bulma. Non essere così triste devi crescere quel
meraviglioso guerriero che ci ha salvati da morte certa. Bulma torna a
sorridere come prima, non è da te esser così giù."
"Non ho niente Yamcha, sono come sempre."
"Bulma ti conosco. Tu sei solare... Sei ..."
Le
poggiò una mano sulla spalla e il piccolo Trunks cominciò
a piangere. Bulma si ritrasse, andando verso l'interno della casa.
"Te l'ho già detto una volta: non mi conosci davvero bene, Yamcha."
Altro l'uomo che l'avrebbe compresa anche in quel frangente.
10 luglio, luogo ove si è consumata la battaglia contro Cell.
Trunks
osservava la schiena di suo padre, erano ore che si trovavano lì
in quel luogo desolato senza dire nulla, senza proferire parola alcuna.
Trunks sapeva che se suo padre si trovava lì era solo
perché voleva meditare su qualcosa, voleva riflettere. Forse il
suo graduale cambiamento lo stava portando a maturare seriamente dei
sentimenti dentro di sé. Ma, in verità, Trunks non era
certo di saperlo comprendere bene. Non almeno come faceva sua madre.
"Com'è andata con i Cyborg?"
Trunks
venne risvegliato così dal torpore dei suoi pensieri, dalla voce
del padre. Arrossì, come ogni volta che si ritrovava ad avere a
che fare con l'uomo che lo aveva generato o meglio aveva generato
l'altro se stesso. Il suo vero padre Trunks non l'aveva mai conosciuto.
Vegeta si diede dello sciocco da solo. Era una domanda stupida la sua,
era ovvio fosse andato tutto bene. Trunks era un guerriero
straordinario, era suo figlio, era ovvio ce l'avesse fatta. E
probabilmente era tornato per dirglielo.
"Sì! Li ho distrutti subito. Sono tornato per dirtelo. Nel futuro è tornata la pace. Anche se ..."
Il
ragazzo fece una lunga pausa, come dirgli che gli mancava da morire,
che da quando era tornato sua madre non faceva altro che pensare
continuamente a lui. Aveva riempito la sua tomba di mozziconi di
sigaretta, segno che vi passava di sovente e non aveva mollato per un
solo attimo i guanti che lui, l'altro Vegeta, le aveva lasciato.
Vegeta lasciò morire quella frase senza dire altro, aveva compreso molto più di quello che potesse sembrare.
"Tua madre vorrà vederti."
Trunks si sollevò in volo, lanciando al padre una capsula ben sigillata.
Vegeta la guardò con indifferenza e la rigirò nella sua mano.
"E' a casa?"
"No, è andata da quegli idioti degli amici di Kakaroth."
Trunks sorrise e sparì nel nulla diretto verso la Kame House dove aveva sentito l'aura di Crilin.
10 luglio 787, Capsule Corporation.
Si
era levata quei bianchi guanti solo per lavare le mani, poi li aveva
rimessi. Doveva tornare al lavoro. Dopo la morte dei Cyborg la Terra
aveva ricominciato a splendere come un tempo e Bulma voleva rimettere
in funzione la sua azienda; per farlo però aveva bisogno di
tempo e di lavorare ininterrottamente, anche se era periodo di mare,
anche se il caldo torrido le ricordava costantemente che avrebbe anche
potuto prendersi una pausa. Ma lei era pur sempre l'inventrice della
macchina del tempo, non poteva far altro che progettare altri
macchinari geniali per la nuova era e non vedeva l'ora di rimettersi in
carreggiata. Avrebbe riportato la Capsule Corporation allo splendore di
un tempo. Si poggiò al muretto esterno della casa, si accese
un'ennesima sigaretta. In quegli ultimi tempi ne fumava tante, troppe
forse. Le piaceva, però, osservare la città che cresceva,
le gru che riempivano il paesaggio, i rumori del traffico, sentendo il
sapore della nicotina nelle sue narici, tra le sue labbra. In un qual
modo gli ricordavano il sapore agro di lui e le sembrava di sentirlo
addosso.
"Da quando fumi quelle schifezze?"
Mirai
Bulma chiuse gli occhi, poi li riaprì. Si convinse per un attimo
che non poteva aver sentito nulla di quello che le pareva di aver
udito. Ormai era impazzita del tutto, certo lo desiderava ancora, ma
non al punto di immaginarsi la sua voce.
"Ti rovinerai la salute."
Ancora
quella voce profonda e suadente le arrivò vicino all'orecchio.
Ne era certa: aveva preso una bella botta in testa. Era difatti strano
come fosse lui a parlare e non lei. Bulma non aveva ancora detto una
sola sillaba, troppo stupita, troppo sorpresa e troppo incredula; tanto
che non si voltò neppure, convinta fosse solo il frutto della
sua immaginazione. Spense la sigaretta sul muretto in cemento e
buttò il mozzicone a terra, girandosi finalmente dove aveva
udito quella voce. Non c'era nessuno, come immaginava. Evidentemente
aveva perso anche l'ultima rotella le fosse rimasta. Scosse la testa e
fece per rientrare in casa, quando sentì dei rumori provenire
dalla cucina. Prese un bastone in mano e si diresse con cautela verso
la stanza. Vegeta la sentì arrivare e prima che Bulma potesse
dire o fare qualcosa si voltò verso di lei rabbioso.
"Possibile in questa casa non vi sia nulla da mettere sotto i denti?"
Bulma
lasciò cadere a terra la mazza che brandiva tra le mani,
rimanendo a bocca aperta e balbettando qualcosa di incomprensibile.
"T ... Tu... cos... ma ...."
La
donna scioccata aprì l'acqua fredda del lavello e se la
buttò sul viso, poi si voltò di nuovo verso di lui.
"Se è uno scherzo, vi assicuro che è uno scherzo di pessimo gusto!"
"Certo che sei strana, Bulma."
Bulma
intese come sempre il seguito della frase arrossendo. Lui si aspettava
una reazione diversa, si aspettava che lei fosse contenta di vederlo.
Si morse il labbro, al solo pensiero di averlo lì le veniva da
piangere. Mandò giù quel groppo che aveva alla gola e
tornò a guardarlo. Aveva paura di toccarlo, aveva paura fosse
solo la sua immaginazione, lui era lì davvero? Aveva desiderato
tanto vederlo che non sapeva ora come comportarsi, cosa fare.
"Sono ... " Deglutì. "Sono contenta di vederti, Vegeta."
Si
voltò a guardare i fornelli, mentre sentiva Vegeta alle sue
spalle che prendeva posto su di una sedia rimase per un attimo
immobile, poi si riscosse.
"Ti
cucino qualcosa, vado a prendere le pietanze nella dispensa, le teniamo
lì. Per questo non vi è nulla nel frigo."
Bulma
si mosse nella sua direzione, cercando di non incontrare il suo
sguardo. Non l'aveva avuto per così tanto tempo che aveva ora
paura di crollare.
11 luglio 767, Kame House.
Il
vino aveva preso il sopravvento in quella serata in cui ognuno aveva un
qualcosa da dire o da rimpiangere, ma non aveva il coraggio di farlo.
Solo Bulma aveva bevuto un bicchiere di quel liquido rosso, ma le era
bastato per esser un po' brilla. Crilin cantava a squarcia gola,
suscitando l'ilarità degli astanti. Specie del mastro Muten.
Bulma osservava la situazione con distacco, sorridendo, ma lanciando
sempre un occhio a Trunks, che seguitava a dormire beato, quasi fosse
andato in letargo. Yamcha le stava fin troppo addosso e Bulma era
troppo intelligente per pensare fosse solo una conseguenza all'alcol.
"Perché non ti fermi qui a dormire...hic!"
Le
aveva detto prendendo un altro sorso di vino. Le intenzioni del ragazzo
erano chiare e Bulma sorrise compiaciuta di far pur sempre
quell'effetto.
"Sei ubriaco, Yamcha. Datti un contegno. Sono pur sempre con mio figlio."
"Si, ma il bambino ha pur sempre bisogno di un padre."
Disse
convinto del fatto che ormai Vegeta fosse partito per lo spazio. Fu
Bulma a scansarlo per prima, non poteva sopportare si pensasse a Vegeta
in quel modo. Trunks aveva un padre ed era il principe dei saiyan,
nessuno avrebbe preso il suo posto. Fu il ragazzo di seguito a
spostarsi minacciato da quello sguardo bieco che in quel momento era
apparso alle loro spalle. Il piccolo Trunks aveva preso a piangere e
Bulma si era a quel punto voltata per veder chi mai fosse arrivato,
lanciandosi poi tra le sue braccia.
"Sono contenta di rivederti!"
Una
lacrima furtiva scese dalle sue gote, l’asciugò subito,
poi continuò a sorridere per la felicità.
Trunks, il suo Trunks era lì, era tornato.
11 luglio 787, Capsule Corporation.
Possibile
fosse arrivato la sera prima, possibile fosse ancora lì,
possibile lei non fosse stata in grado di parlargli, di digli alcun
ché per paura che svanisse nel nulla? Non era stata nemmeno
capace di toccarlo e lui aveva seguitato ad osservarla con attenzione.
Perché era venuto? Perché era lì? Strano a dirlo,
ma la infastidiva non sapere cosa gli passasse per la testa. L'unica
cosa che era riuscita a capire era stata una sola: Trunks l'artefice di
quel piano, Trunks senza dire nulla l'aveva indotto ad intraprendere
quel viaggio nel tempo. Vegeta dal canto suo bazzicava per la casa in
cerca di un qualcosa di misterioso, nel silenzio più totale nel
quale i due erano calati.
"Se cerchi il Trainer Gravitazionale, è andato distrutto. La casa è stata ricostruita solo in parte ... e ..."
"Non mi interessa. Non combatterò più."
Bulma si era a quel punto riscossa.
"E perché mai, Vegeta? Tu sei nato per combattere."
Vegeta
aveva proseguito il suo percorso verso l'esterno, con Bulma che lo
osservava da lontano. Abbassò il capo, doveva fare qualcosa.
Vegeta era strano, Vegeta aveva qualcosa di sbagliato, era come se si
fosse lasciato andare, come se fosse caduto in un limbo oscuro dal
quale non riusciva ad uscirne. "Goku è morto per salvarci."
Ricordò le parole del figlio e allora capì tutto. Corse
da lui trovandolo in giardino, disteso sull'erba, all'ombra di una
quercia. Come la prima volta che l'aveva visto, come nel momento
in cui si era perdutamente innamorata di lui.
"Sei uno stupido!"
Gli
tirò uno schiaffo sul volto, lasciandolo ammutolito. Sapeva di
non avergli fatto nulla, ma non contava affatto il dolore fisico in
quel momento, contava il suo gesto e Vegeta lo sapeva bene.
"COME TI SALTA IN MENTE DI NON COMBATTERE PIU'! Sei forse impazzito, Vegeta!"
Trattenne il respiro e si avvicinò ancora di più a lui.
"Devi
diventare più forte di Goku, non importa sia morto. Non importa
che il tuo scopo nella vita sia scomparso. Trovane un altro, Vegeta.
Allena tuo figlio." Fece una pausa, stringendo la sua tuta con forza
tra le mani, come volesse trattenerlo. "Dannazione! Ho cambiato il
passato pur di farti conoscere tuo figlio, per fartelo allenare. Vuoi
che diventi più forte del figlio di Goku? Vuoi che diventi come
il mio Trunks. Sappi Vegeta che ti lancio una sfida: Trunks è
cresciuto con me ed è invincibile, vediamo cosa riesci a fare tu
con il tuo di Trunks!"
Aveva
parlato senza sosta, senza fermarsi, guardandolo fisso negli occhi.
Vegeta era stato il primo a spostare lo sguardo di lato. Tsk.
Aveva sussurrato silenzioso. Poi l'aveva afferrata per la nuca,
spingendola contro di sé. La posizione precaria in cui si
trovava Bulma gli fu d'aiuto ed ella cadde tra le sue braccia. La
baciò. Bulma sorpresa chiuse gli occhi e si lasciò
trasportare da quel momento di passione. Si aggrappò a lui come
una tigre affamata che ha aspettato per troppo tempo il suo pasto.
Vegeta le tocco il collo, sfiorandole con i polpastrelli quella
cicatrice che portava ormai da anni. Arrossì e allora comprese
il perché della visita di lui. Si accoccolò meglio tra le
sue braccia. Sentendosi sporca e traditrice, quello del resto era
l'uomo di un'altra, non il suo.
"Sì,
Vegeta. Lui l'ha fatto, mi ha morso. Mi ha reso la sua compagna per
sempre. Il nostro legame è indissolubile."
Vegeta
continuava a carezzare quel punto, segno di un legame ormai morto da
tempo, ma che quella cocciuta donna si ostinava a portare avanti. Ne
era lusingato, lei era eccezionale, una degna Regina per qualsiasi
popolo. Così come lo era per la Terra per la quale aveva
combattuto, per la quale aveva chiesto e ottenuto, alla fine, la
libertà. Forse lei era persino più forte dei saiyan o per
lo meno lo era nello spirito e poi lui, il se stesso del passato,
l'aveva amata davvero. L'aveva marchiata con il suo segno, l'aveva resa
la sua Regina. Aveva fatto un'ottima scelta.
"E'
sempre stato lui a darmi la forza di andare avanti, Vegeta. O meglio
sei sempre stato tu ... E Trunks, ovviamente. Io ti volevo ringraziare,
anche per questo."
"Non
dire stupidaggini, in non ho fatto nulla in questo tempo, come
nell'altro. Sono inutile, siete stati voi ... Io dannazione Bulma: sono
crepato!"
Bulma
lo baciò di nuovo con trasporto, chiedendo al cielo e al fato -e
alla se stessa del passato- di perdonare quella sua impudenza.
Segnò allora quel marchio indelebile che portava sulla spalla.
"No,
tu sei sempre stato qui con me. Qui con noi. Vegeta, ho mandato
indietro Trunks per darti, per darvi, un'altra possibilità. E'
solo per te, per noi che ho cambiato il passato. Non è stato un
gesto poi così altruista."
"Non lo meritavo."
"Tuo figlio pensa il contrario. Ti adora. E ti adorerà anche l'altro."
L'uomo si sollevò guardando il cielo terso sopra di sé. Bulma rimase ancora per un attimo a terra.
"Mi
fece il morso prima di morire. Per lungo tempo non ho capito cosa
volesse dire, ma poi pian piano ho compreso." Sorrise tristemente.
"Questa è una promessa, questo è un legame… Io lo
sento anche se ora è morto."
Lo guardò, trovando la sua schiena a fare da barriera e immaginando la sua espressione in quel momento.
"Tsk, lui non è me"
“Lui è esattamente come te… Ha avuto solo meno tempo per capire, di pensarci su.”
Sapeva se ne sarebbe andato, lo conosceva troppo bene.
"Spero
di averti dato le risposte che cercavi. Sei stato comunque felice di
viver qui con me ... " Si sollevò, pulendosi i pantaloni.
"Devo andare."
Sorrise
lievemente Bulma "Lo so ..." Disse in un sussurro. "Non farla soffrire.
Non tradirla ... Come hai fatto un attimo fa con me!" Era scherzosa, ma
seria nello stesso tempo. Vegeta abbozzò un sorriso, doveva
molto a quella donna.
"Ti carico la macchina del tempo, così puoi partire senza intoppi e Trunks può tornare tranquillo."
Poco dopo la macchina era pronta per la partenza e il tempo di un ultimo sguardo il saiyan era già svanito nel nulla.
"Penso
che staremo insieme, in un altro futuro, amore mio. Spero di averti
donato un'altra possibilità, la miglior possibilità!"
E
questa volta strinse forte i guanti del suo vero amore e guardò
nel cielo una nuvola passeggera. Una folata di vento improvviso e un
brivido lungo la schiena, il morso le bruciò per un attimo. Come
al solito lui l'aveva sentita.
11 luglio 767, Capsule Corporation.
Si
era svegliata con un leggero cerchio alla testa. Trunks guardava vigile
intorno a sé e Bulma sorrise nel vederlo finalmente attento e
sveglio.
"Buongiorno tesoro!"
Lo
baciò sulle guance paffute, poi si infilò la vestaglia e
scese al piano inferiore. Trunks ad attenderla in cucina.
"Sai
mamma, alla fine ho deciso di rimanere fino al torneo di arti marziali.
Nel futuro non ne organizzano più. Con tutta la storia dei
Cyborg, non ne vuole più sapere nessuno di combattere e io ...
Beh ..."
"Sì,
si lo so, Trunks. Tu sei un Saiyan! E quindi hai nel DNA le parole:
battaglia, guai, allenamento e cibo! Lo so fin troppo bene!"
Risero
insieme fino a quando Vegeta entrò nella stanza. Lanciò
qualcosa al figlio che lo guardò complice afferrando al volo la
capsula.
"Cos'è?" Chiese Bulma curiosa.
"Non sono affari che ti riguardano."
Vegeta,
come al solito, pose fine a quel dialogo sul nascere, proseguendo poi
con quello che stava facendo, ovvero: prese dal frigo il necessario per
un'abbondante colazione. Bulma cercò lo sguardo del figlio, in
cerca di risposte, ma neanche Trunks era propenso a raccontarle cosa
fosse accaduto.
"Papà, c'è un torneo di arti marziali. Partecipi anche tu?"
"No!"
"Ma Vegeta, chi vince ha in premio un soggiorno alle terme, potremmo andare tutti insieme."
"No! "
"Sei il solito antipatico."
"Non ne ho voglia."
"Fallo per noi."
"Neanche per sogno."
Uscì
indispettito dalla stanza cercando di non guardare Bulma. Gli era,
quasi, persino passata la fame. Lei esercitava sempre uno strano potere
su di lui, come fosse una strega che lo avesse irretito con un
incantesimo. Lei lo aveva seguito, era contenta, si erano scambiati le
solite battute seccate, ma che facevano il bello della loro coppia. Se
così si poteva dire.
"Dove vai ora?"
Chiese affrettando il passo e ponendosi davanti a lui.
"Lo sfregiato ci ha provato con te."
Le
disse a bruciapelo, Bulma arrossì a quelle parole. Dunque gli
importava di lei, quella microscopica vena di gelosia era per lei il
più importante dei segnali.
"Ieri sono stata alla Kame Hause, ma..."
"Lo
so, non c'è bisogno di dirmelo. Sento solo il suo odore e poi
lasciatelo dire se preferisci lui a me: sei messa male."
Bulma
distese finalmente il viso in una risata sincera. Lui la guardò
con attenzione, le osservò l'incavo tra il collo e la spalla,
dove lei, l'altra lei, aveva quel marchio. Arrossì.
Chissà se avrebbe mai avuto il coraggio di fare quello che aveva
fatto il se stesso del futuro. Nella tradizione saiyan il morso
equivaleva ad una scelta, un matrimonio, come lo chiamavano i
terrestri, un legame. Ma era ancor più profondo. Legava le due
anime, le univa nello spirito e nel corpo. Lei avrebbe saputo sempre
tutto di lui, ne avrebbe colto le sensazioni e lui avrebbe fatto lo
stesso. Una magia che si compiva e lasciva che due corpi ben distinti
trovassero nell'etere un'unione completa, divenissero due androgini,
come al principio di tutto. Era pronto a fare questo?
"Vegeta ... Dovresti continuare a combattere. E' un vero peccato tu non ti alleni più."
"Per ora no, non sono ancora pronto."
"Sappi che noi ci siamo Vegeta, noi contiamo su di te."
Le
aveva carezzato il collo, voleva sentire i suoi sentimenti, voleva lei
sentisse i suoi. La guardò negli occhi, mentre Bulma inclinava
la testa verso la sua mano. L'avvicinò a sé baciandola.
Forse era pronto, doveva solo decidersi, doveva solo trovare il
coraggio quello che un saiyan coraggioso nel futuro aveva trasmesso a
quella donna meravigliosa, che lo aveva ancora una volta salvato. Bulma
si staccò da lui guardandolo con attenzione. Chissà cosa
era successo a Vegeta, chissà cos'aveva confabulato con suo
figlio. Assottigliò gli occhi per scrutarlo meglio.
"Hai baciato forse qualcuna, Vegeta?"
"Ma... MA CHE DIAVOLO TI SALTA IN MENTE ORA!?"
"Beh, mi sembrava di aver sentito l'odore di un'altra donna."
"Non dire stupidaggini!"
"No, giuro Vegeta, io sento queste cose."
" Ma se non senti neppure le auree!"
"Ce centra a te ti sento sempre..."
"Stupidaggini. E comunque non ho baciato nessuno che non sia tu."
"Quindi potresti aver baciato me, ma un'altra me!"
Vegeta a quel punto la scansò cercando di proseguire oltre.
"Quindi è così? Sei andato nel futuro? Vegeta perché non mi guardi negli occhi e mi dici la verità?"
"Perché invece non mi lasci in pace!"
Trunks
poggiato alla parete li osservava sorridente, probabilmente l'incontro
con sua madre era valso a qualcosa, forse era riuscito a sbloccarlo un
po'. E poi, beh, era felice per lei che aveva coronato il suo sogno:
incontrarlo ancora una volta. Sorrise nuovamente sentendoli litigare da
lontano. Gli dispiaceva solo doversene andare, ma prima di svanire per
sempre da quel tempo voleva a tutti i costi regalare loro quella
vacanza alle terme, un'occasione in più per stare ancora una
volta tutti insieme.
"Bulma vattene! Sto andando in bagno! Mi puoi lascire solo almeno qui!"
"No, finché non mi dici la verità!"
Rise di gusto, certo che il piccolo Trunks si sarebbe divertito un mondo ad averli sempre insieme ogni giorno.
Angolo autore:
Come
e perché ho deciso di scriver questa storia è molto
semplice: diciamo che per primo avevo voglia di scrivere e cambiar un
po' il mio modo di scrivere. Anche se non so se ce l'ho fatta. Poi beh,
volevo dare una nuova impronta al tema vacanza e dato che sono in
partenza volevo dar l'idea di un pre-vacanza. Di quello che può
succeder nella mente delle persone prima di partire, prima di staccar
dalla routine quotidiana. E questo è per me quello che accadde
dopo la morte di Goku, dopo il Cell Game, come si può tornar
alla vita più uniti di prima. L'estate per me è sempre un
momento in cui si taglia con l'anno passato e poi una volta tornati si
vive un qualcosa di nuovo. Spero di trasmettervi questo.
Alla prossima, Yori
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