freddie
Chapter one: Freddie
Il
mio ultimo ricordo era l'immagine di John Foster che in piedi davanti a
me trascinava il mio corpo all'interno di una piccola cabina armadio
consapevole del fatto che non fossi morto, non ancora almeno.
Non so con precisione quanto tempo rimasi chiuso in quella stanza,
sentivo il sangue colare dalla testa e percepivo quel gusto metallico
all'interno della mia bocca, la stessa che cercava di ricordare il
dolce sapore di quella di Effy. Ero come in un incubo dal quale non
riesci a svegliarti, puoi scalciare, urlare, puoi fare qualsiasi cosa
ma non ne uscirai mai. Quando riuscii ad aprire gli occhi mi trascinai
per pochi
passi cercando di sollevarmi dal freddo pavimento ma non appena staccai
la testa dal suolo essa prese a girare e mi sembrava di cadere nel
vuoto e tornai nuovamente steso sotto una debole luce giallastra.
» Ehi, come ti senti?
«
Un
sussurro giunse alle mie orecchie, riuscii a distinguere che era una
voce femminile consumata da centinaia di sigarette, mi voltai in
direzione della voce e riuscii a distinguere la sagoma di una ragazza
legata
vicino al muro, non riuscivo a vederla chiaramente, di lei notai
solamente un profondo tatuaggio che occupava tutto il suo fianco
sinistro e uno scintillante pearcing; i suoi unici vestiti erano un
reggiseno e un paio
di shorts o forse era semplicemente dell'intimo, non riuscii a
percepire le ombre del suo viso per scrutare le sue paure, le sue
sensazioni. Mi sgranchii la voce cercando di non fare troppo rumore ma
non riuscii ad emettere
alcun suono ed entrambi restammo a guardare le rispettive sagome
avvolte nella penombra. Ero stato uno stupido ad andare da solo a casa
del signor Foster, avrei dovuto capire le sue intenzioni e avrei dovuto
reagire.
Non avrei dovuto permettergli di continuare il suo gioco con Effy, ma
se da una parte il pensiero di Cook la fuori con lei mi infastidiva,
dall'altra mi rassicurava perchè ero convinto che non
l'avrebbe
lasciato vincere.
Il rumore di una serratura fece sobbalzare me e la ragazza con la quale
condividevo quei momenti, ma se lei era pietrificata dalla paura io al
contrario ero pronto a lottare. La figura massiccia di John si fece
strada
diventando sempre più ricca di particolari, riuscii a vedere
il
suo solito maglioncino grigio e i suoi occhi azzurri che facevano
trasparire tutta la pazzia racchiusa in quella figura. Lo vidi prendere
una sedia e posizionarsi
davanti alla ragazza, lo vidi accarezzarla e vidi il suo sguardo, lo
stesso sguardo che avevo visto sul suo viso il giorno in cui
entrò nella stanza di Effy.
»
Allora Helena, sei pronta a riprendere le nostre sedute? Un tempo ti
rendevano felice, spegnevano le tue paure. Possono farlo ancora, noi
possiamo farlo ancora. «
La sua voce era pacata, quasi fosse il pifferaio magico alla ricerca
dei suoi topolini, sentii dei gemiti provenire dalla ragazza e vidi
John alzarsi dalla sua postazione e raggiungermi, si abbassò
quel tanto per
guardarmi negli occhi e riprese a parlare con lo stesso tono con il
quale si era rivolto alla ragazza
»
Mi dispiace Freddie ma non potevo lasciarla a te. Lei è una
ragazza speciale e tu non puoi apprezzarla, io invece posso
farlo. «
Avevo pensato per molto a tempo a cosa avrei potuto dirgli, a come
insultarlo o cercare di colpirlo ma a quelle parole rimasi in silenzio
e sentivo le lacrime scivolare rapide lungo il mio viso, aveva ragione
a dire
che lei era speciale e sebbene non fossi riuscito a farla aprire
completamente con me, sapevo di essermi impegnato, e avrei voluto farlo
per tutti i giorni che mi sarebbero rimasti. John sparì
pochi
secondi dopo
richiudendo a chiave la porta e mi rannicchiai in un angolo della
stanza, sentivo la testa pulsare e strizzai gli occhi respirando
affannosamente. Il mio sguardo tornò nuovamente sulla
ragazza
che come me se ne stava in
un angolo della stanza con le ginocchia al petto e la testa chinata su
di esse.
» Che cosa ti ha
fatto il signor Foster? «
non avevo più udito il suono della mia voce da quando John
mi
aveva colpito e ora a stento la riconoscevo, guardavo quella ragazza e
non potevo fare a meno di pensare ad Effy, così forte ma
così indifesa.
»
Lui mi ha aiutata, ma dopo averlo fatto mi ha nuovamente distrutta il
pensiero che fossi pronta a ritrovare me stessa e quello che avevo
lasciato dietro di me lo bruciava e mi ha reso schiava della sua pazzia
«
non sapevo che cosa dirle, avevo paura di scegliere una parola
sbagliata che avrebbe potuto riportarle alla mente brutti ricordi
quando lei cominciò a dondolarsi avanti e in dietro
recitando
una frase senza
prendere un attimo di respiro.
» E' successo, ma
non è mai successo. E' successo, ma non è mai
successo. «
» Ehi, ehi.
Smettila okay, ti farai male così «
mi trascinai vicino a lei prendendo le sue mani e mi accorsi che
tremava e non riusciva a fermarsi
» Shhh, va tutto
bene, ora smettila «
tutto di lei mi riportava ad Effy, portai una mano sui suoi capelli
cercando di frenare le lacrime e mi lasciai cadere accanto a lei
cercando di riprendere un respiro regolare e notai che la ragazza
cominciava
a calmarsi e mi sentii sollevato, sentii la sua testa posarsi
lentamente sulla mia spalla e socchiusi gli occhi immaginando nella mia
mente di vedere Effy, il suo sorriso, il suo profumo. . .
» E' successo, ma
non è mai successo. «
quasi sussurrò queste ultime parole prima di spegnere la sua
voce, il suo respiro era tornato regolare, le gambe distese e i suoi
lineamenti erano più rilassati e quando ormai mi ero
rassegnato
all'idea di non
sapere più niente riguardo al mio futuro, sentii la voce di
Cook
vicina. Probabilmente cominciavo a dare i numeri anche io, ma quando la
sentii nuovamente questa volta più forte e decisa urlare il
suo
nome mi
convinsi che non era frutto della mia immaginazione e con la poca voce
che mi era rimasta in gola cercai di richiamare la sua attenzione
» Cooook! Cooook!
Sono qui! «
riuscii ad avvicinarmi alla piccola porta e cominciai a prenderla a
calci facendo rumore e quando la porta si aprì vidi
finalmente
il volto di una persona amica, un volto che sebbene fosse segnato da
lividi e graffi,
era sempre un volto che mi ricordava cose positive e infondeva uno
strano senso di familiarità.
» L'ho steso
amico, l'ho fatto nero «
la sua voce era eccitata e aveva lo stesso tono di quando cercava di
ironizzare per non cadere in un pianto alla Cook. Mi sollevai
traballando, la testa non smetteva di girarmi e per un attimo mi
dovetti appoggiare
alla sua spalla per non cadere e poi finalmente entrambi ci lasciammo
andare in un abbraccio, uno di quelli che ti tolgono il respiro, uno di
cui hai bisogno per sentirti ancora vivo e parte di questo mondo.
» Mi sei mancato
Fredster, io . . . io pensavo che lui ti avesse fatto fuori amico «
e non appena terminò la sua frase scoppiò in una
risata
isterica e non potei fare a meno che seguirlo e ridere a mia volta con
grande fatica, sentivo la testa tornare a pulsare e la gola bruciare,
mi trascinai lentamente
fuori dalla stanza e lo vidi, John Foster legato alla sua scrivania
riverso in una piccola pozza di sangue, respirava a fatica ma la sua
espressione era sempre stampata su quel volto.
» Ehi Freds, lei
chi è? «
mi voltai indietro e seguii l'indice di Cook che indicava la ragazza
ancora rannicchiata per terra, alla luce potevo vederla chiaramente,
Foster aveva tolto i vestiti anche a lei e anche lei come me era stata
sicuramente
picchiata, deboli scie di sangue le erano rimaste lungo le guance
chiare, i suoi capelli castano d'orati erano arruffati e scendevano
liberi coprendole il viso, aveva una sottile catenina allacciata alla
caviglia destra che
brillava . . .
» E' successo, ma
non è mai successo, E' successo, ma non è mai
successo. «
continuava a ripetere sempre la stessa frase dondolandosi e passandosi
le mani fra i capelli, vidi una strana espressione stampata sul volto
di Cook e lo vidi avvicinarsi ,per la prima volta titubante, alla
ragazza lo vidi
abbassarsi verso di lei e girarsi per guardarmi
» Effy ripeteva la
stessa frase in continuazione «
rimasi in silenzio mentre Cook prendeva in braccio la ragazza che
appoggiata sul suo petto non smetteva di ripetere la solita frase e
uscimmo da quella casa così buia e piena di tristezza e
solitudine, infondo
John Foster mi faceva pena, era un uomo solo finito col diventare
pazzo.
» Non le avrete
mai! Non avrete Effy e nemmeno Helena. Loro ritorneranno da me.
Torneranno da me!! «
l'urlo disperato di John non fece altro che farmi ridere, nessuna delle
due sarebbe ritornata da lui. Camminammo in silenzio nella fredda notte
inglese, Cook aveva dato la sua maglietta ad Helena, sempre se
quello fosse realmente il suo nome, lei camminava dondolando davanti a
noi, spaesata, guardava tutto ciò che aveva intorno,
osservava
le strade,le macchina, ogni singolo dettaglio. Io e Cook eravamo dietro
di lei,
entrambi volevamo sapere qualcosa in più su quella ragazza
ma
nessuno dei due trovava le parole giuste per cominciare una
conversazione, nemmeno Cook. Qualcosa era cambiato in lui, il vecchio
Cook non avrebbe perso tempo a fare commenti e battute, questo Cook
invece camminava in silenzio limitandosi ad osservare tutto
ciò
che passava accanto a lui. In pochi minuti arrivammo davanti a casa
mia, lasciai che Cook ed Helena andassero avanti e mi fermai per
qualche secondo sul marciapiede fissando quella che per anni era stata
la mia casa, rivedevo come dei flash mio padre che preparava la
colazione e Karen che non smetteva nemmeno per un secondo di provare la
sua coreografia. Inspirai profondamente chiudendo gli occhi e cercando
di rilassarmi e imboccai lo stretto vialetto per poi entrare in casa,
Karen era in piedi davanti alla porta e non appena entrai mi corse in
contro in lacrime abbracciandomi come poco prima aveva fatto Cook. Io e
mia sorella avevamo un rapporto molto altalenante specialmente dopo la
morte di nostra madre
ma sapevo che lei sarebbe stata l'unica persona che mi avrebbe sempre
voluto bene, che di me le sarebbe sempre importato. Ricambiai il suo
abbraccio stringendola a me più forte che potevo
» Ti voglio bene
Karen «
lei si staccò sorridendo asciugandosi una lacrima e notai
che
indossava la mia maglietta preferita e mi venne spontaneo curvare le
labbra in un sorriso affettuoso
» Scusa se ho
messo la tua maglietta preferita «
» Nessun problema,
sarà la nostra maglietta preferita «
un altro sorriso, questa volta più luminoso del primo le
comparve sul suo viso e sgattaiolò in cucina, guardai Helena
e
Cook ,seduti sul primo scalino, impegnati in una conversazione.
» Allora,
qual'è il tuo nome? «
» Helena, mi
chiamo Helena. «
la voce della ragazza era diventata molto più tranquilla,
come
se non le fosse mai successo nulla e come se il suo nome fosse
scontato.
» Io vado a fare
una doccia. Hel puoi dormire in camera mia, io e Cook staremo nel
capanno «
Cook si alzò per lasciarmi passare e Karen raggiunse Helena
facendole strada verso la mia stanza. Entrai nella doccia facendo un
altro respiro profondo, dentro di me continuavo a rivedere John Foster
con in mano
la mazza da baseball, sentivo la sua voce, rivedevo la sua espressione.
Un getto di acqua fredda mi riportò sulla Terra, di nuovo
problemi con l'acqua calda.
» Oh merda. «
uscii dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano blu e guardai la mia
immagine riflessa allo specchio, con qualche livido e diverse ferite ma
ero ancora io, ero ancora Freddie McClair.
Io e Cook ci addormentammo subito ma il nostro sonno fu interrotto da
un grido proveniente da dentro la casa, ci alzammo ancora addormentati
e salimmo raggiungendo il bagno. Karen era in pigiama in piedi
davanti alla porta del bagno ed Helena era seduta per terra con lo
sguardo fisso davanti a sè, quando si accorse della nostra
presenza si alzò venendoci in contro
»
Non posso stare in quella stanza, ci sono troppe persone, le loro voci
non mi fanno dormire. Non smettono di parlare e continuano ad
avvicinarsi a me «
»
Ok, vieni nel capanno con noi se qualcuno prova ancora ad avvicinarsi
lo picchieremo noi. O meglio, lo farò io viste le condizioni
di
Freddie «
Scambiai un rapido sguardo con Cook prima che prendesse Helena e la
portasse di sotto, mi appoggiai al muro guardando Karen che ancora non
aveva ben capito la situazione
» Quella ragazza .
. . che cosa le è successo? Mette i brividi Freds «
» E' solo
sconvolta Karen, domani andrà meglio «
la lasciai in piedi dove si trovava e ritornai di sotto, quando entrai
nel capanno Helena si era addormentata accanto a Cook che stringeva fra
le mani un vecchio attrezzo arruginito e non potei fare a meno
che scoppiare in una risata e ritornare a dormire. Domani tutto sarebbe
andato meglio e con il passare dei giorni tutto si sarebbe aggiustato e
sarebbe tornato alla normalità, o almeno a qualcosa di molto
simile
ad essa.
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