gli zombie
Il corridoio si estende davanti a me. Corro terrorizzato
cercando di aprire le porte che vi sono ai lati. E’ buio quasi pesto: solo
pochi raggi di luce mattutina entrano dai buchi della serranda e tagliano
l’oscurità.
Una porta alla mia sinistra si
apre e mi ci infilo. Inciampo su me stesso e sulla mia paura. Anche la stanza è
buia. Mi rialzo e mi precipito ad alzare la tapparella. La luce penetra con
forza in quel paesaggio nero e tutto appare più normale. Sono in un salotto;
l’arredamento è disadorno: ci sono solamente un divano polveroso, una
scrivania, uno scaffale colmo di libri e ragnatele e un paio di sedie.
Mi affaccio dalla finestra; mi
vengono i brividi: i così là sotto sono già arrivati alle porte del condominio
e premono per entrare tra schiamazzi e urli. Sudato e atterrito, chiudo la
porta e la sbarro come posso, con lo scaffale e il divano.
Mi siedo e rifletto… Che fare?
Fra poco arriveranno qui e mi avranno. Sono disperato. Mi copro la testa con le
braccia e piango in silenzio. Poi, tra le lacrime, dato che le urla non
cessano, mi affaccio alla finestra per vedere la situazione. Sono ancora lì, il
portone sta resistendo. Ma poi, che cosa sono? Sembrano zombie, ma gli zombi
non esistono. Sono stupidi e vogliono solo una cosa: mangiarmi. Hanno fame di
carne umana, li ho già visti all’opera. Hanno smembrato una donna. Da dove
vengono? Non lo so; ma io mi devo salvare. Se non altro per non soffrire come
un cane mentre mi sbranano. Vivere così, da soli in una città fantasma non ha
senso. Mi volto per controllare la porta…
“Aaaaaah!!!!” Un uomo mi
assale alle spalle! Ha un'espressione disumana, assatanata, cerca di uccidermi.
E' uno di loro, ma come ha fatto ad arrivare fino a qui??? Mi divincolo dalla
presa con tutte le forze che ho in corpo e tiro un gancio che lo colpisce
dritto sulla mascella. Cade per terra, ma si rialza subito e subito ritorna su
di me. Io scappo. Devo trovare qualcosa che lo possa uccidere, o finisco male.
La bottiglia vuota sulla scrivania; la prendo. Lascio che si avvicini e gliela
rompo in testa. Sviene; lo finisco con la i bordi appuntiti della bottiglia;
poi cado a terra, sconvolto e senza forze.
Mi rialzo piano piano; mi asciugo
la fronte madida di sudore con il dorso della mano. Mi abbandono su una sedia.
Il cadavere è lì, steso, scomposto...Pieno di sangue. Quanto sangue: Fuoriesce
abbondante dal cranio, spaccato in più punti. Anche la bocca e il naso sono
contornati dal fluido che è ancora vivo e luccicante.
Il sangue... Mi sento strano. Che mi succede?
All'improvviso ho sete, molta sete. Frastornato, mi abbasso e prendo la
bottiglia. E' macchiata di rosso sui bordi. Vi ci passo il dito e me lo
succhio: buono. Divento pazzo, pazzo. Mi chino sul cadavere, e lo mondo dal
sangue di cui è cosparso. Vi affondo la faccia, e lo mordo, lo addento. Ne
strappo le carni avidamente, a grandi pezzi. Prima il collo, poi il braccio. Me
lo spolpo tutto, adesso si vede l'osso. E' buono. Passo alla gamba sinistra,
poi a quella destra. Sto mangiando un uomo. Il bello è che me non ne ho il minimo
rimorso. Mi viene un piccolo dubbio: mi affaccio alla finestra. I "cosi là
sotto" stanno per sfondare il portone. Non sono zombie, hanno facce
normali, sembrano organizzati e discutono gridando su come uccidermi. Capisco
tutto: sì, è semplice.
Lo zombie sono io.
|