Avevo pronta questa fic da mesi ma aspettavo che la sua "amica" Closing Time creata da shu_maat
venisse anch'essa postata.
Fic scritta per una sfida interna tra me, Shu e Harriet sul perchè,
come e con chi si è spostata Himawari?
Eccovi la mia versione, spero vi piaccia^^
Titolo: Felicità nella sfortuna
Rating: per tutti
Disclamer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono
proprietà CLAMP
Parole: 2906
Spoiler: dal volume 10 in poi più tutta
la serie Rou.
Riassunto: un desiderio per tessere pochi fili di
felicità in una fitta trama di sfortuna. [Un tentativo di
spiegare il matrimonio di Himawari]
“Un cliente” la parole uscirono lievi e
calme dalle labbra di Watanuki in opposizione alla frenesia con cui le
due bambine senz’anima si precipitarono verso
l’ingresso per accogliere il nuovo venuto.
Era un uomo alto, ma non particolarmente robusto. Di certo Doumeki a
confronto aveva un aspetto più virile. Era vestito con abiti
semplici ma ben curati, così come la mani, con dita lunghe
come quelle di un pianista.
Maru e Moro lo accolsero come da protocollo e lo fecero accomodare
nella sale delle udienze dove Watanuki già si era seduto in
attesa.
L’uomo entrò e subito inchinò la testa
in rispetto al Mago che ricambiò indicando al tempo stesso
la sedia posta dall’altro lato del piccolo tavolino.
“Maru , Moro, portate del tè, perché il
nostro ospite non apprezza molto gli alcolici”
L’esattezza della frase sorprese l’uomo fermandone
i passi al centro della stanza.
“La prego non abbia timore, prego si sieda”
continuò Watanuki indicando nuovamente la sedia
accompagnando le sue parole con un sorriso benevolo.
L’uomo si inchinò nuovamente e prese posto dove
gli era stato indicato.
“Se lei è qui significa che ha un desiderio, la
prego, mi dica…”
“In effetti – cominciò – sono
qui perché vorrei che lei aiutasse una ragazza di mia
conoscenza. Vede conosco questa ragazza da qualche tempo, ma non penso
mi sia concesso considerarla mia amica poiché lei cerca in
tutti i modi di tenermi a distanza…anzi cerca di tenere
praticamente tutti a distanza. L’ho incontrata ad un corso di
pianoforte e qualche volta, dopo le lezioni, ci siamo ritrovati a
chiacchierare del più e del meno...”
Watanuki ascoltava attentamente senza distogliere gli occhi dal cliente
di fronte a sé. Teneva la testa un poco reclinata in basso,
i capelli neri gli oscuravano leggermente la fronte senza
però coprire i due grandi occhi marroni. Occhi solari, pieni
di vita ma che il quel momento erano velati da una sottile eppure
consistente patina di preoccupazione. Watanuki la colse subito
perché riconosceva in quello sguardo lo stesso che spesso
ricordava di aver visto allo specchio. Si, in effetti,
quest’uomo, per certi versi gli ricordava il se stesso di una
volta.
“è una ragazza molto bella. E non parlo solo di
bellezza esteriore, certo, quella è innegabile. È
snella, con delle proporzioni quasi perfette, un volto che pare dipinto
da un artista.Una nuvola di lunghi capelli neri e ricci le circondano
il viso. Grandi occhi verdi che sembrano tenere dentro di loro la luce
e delle labbra rosa sempre piegate in un sorriso che alle volte, odio
doverlo dire, mi sembra finto e tremendamente
doloroso…”
Watanuki sbarrò gli occhi prima di prendere la parola per
continuare la descrizione iniziata dall’uomo
dall’altra parte del tavolino.
“…e sulla sua spalla è sempre presente
un piccolo uccellino giallo come un tarassaco…”
e fu la volta dell’uomo a rimanere sorpreso sbarrando gli
occhi a sua volta.
“lei..la conosce ?” chiese.
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“Kunogi?”
“Già… è riuscito a
sorprendermi… ho ancora molto da imparare su questo
lavoro”
Calò il silenzio tra i due e Doumeki colse il momento di
pausa del racconto per riempire ad entrambi un altro bicchiere di
sakè.
“In effetti mi aveva accennato che aveva conosciuto un
ragazzo simpatico e bravissimo al pianoforte”
commentò poi.
“Deve essere lui, si” constatò Watanuki
prendendo il bicchiere che gli veniva offerto.
“Beh qual era il desiderio? L’hai
esaudito?”
“Non proprio. Purtroppo era un desiderio che non è
mi è possibile esaudire, anzi nemmeno Yuuko-san avrebbe
potuto farlo…”
“Come fai ad esserne sicuro?” chiese
l’amico svuotando il bicchiere e appoggiandolo sul legno del
portico su cui erano seduti.
“È molto semplice – spiegò il
giovane Mago guardando con occhi malinconici i movimenti lenti del
liquido nel bicchiere – perché era un desiderio
che io stesso chiesi di realizzare a Yuuko-san…”
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“Quindi lei è…Watanuki-san,
dico bene?”
Il Mago non rispose a parole limitandosi ad un sorriso esplicativo.
“Allora, allora – l’uomo si
alzò in piedi quasi rovesciando il tè appena
posto sulla tavola – lei può capirmi, lei sa che
Kunogi-san …”
“La prego…” disse Watanuki alzando una
mano con grazia cercando di calmare la foga del cliente.
“Mi perdoni – si scusò subito
l’altro tornando a sedere – è solo
che… vede…”
“Mi stupisco molto nel constatare che lei conosca il segreto
di Himawari-chan…”
“…in realtà non posso dire di conoscere
nei dettagli quale sia la maledizione, o cosa altro sia, che
l’affligge, ma è successo una volta –
disse alzando la manica della camicia e mostrando al Mago una grossa
cicatrice di quel che sembrava essere stato un taglio parecchio
profondo – Vede, questa cicatrice me la sono procurata con il
vetro di una finestra della biblioteca. Dovevo prendere un libro che
era posto in uno scaffale piuttosto in alto e quindi ho preso la
scaletta che è in dotazione in tutte le biblioteche. La
stessa scaletta che pochi istanti prima era stata usata anche da
Kunogi-san, cosa a cui io, li per li, non feci particolare attenzione.
Sta di fatto che la scaletta si ruppe, io persi l’equilibrio
e cadendo andai a sbattere contro la finestra che si infranse e uno dei
pezzi di vetro mi si conficcò nel braccio. Fortunatamente
non caddi al di fuori ma quel pezzo di vetro riuscì a
conficcarsi talmente in profondità da lesionarmi i nervi
quindi ancor oggi non ho recuperano pienamente l’uso della
mano sinistra. In realtà non è nulla che mi
impedisca di vivere, lavorare e fare tutte le cose quotidiane, ma ho
dovuto rinunciare al mio sogno di diventare un
pianista…”
Watanuki continuò ad ascoltare senza interrompere il
racconto dell’uomo mentre nella sua testa si susseguivano i
ricordi dei tanti avvertimenti di Yuuko-san in merito alla natura della
dolce Himawari.
“Poi, quando Kunogi-san venne a saperlo venne in ospedale e
mi chiese scusa piangendo. Io non capivo e le dissi che non aveva nulla
di cui scusarsi, ma lei non si calmò finché tra
le lacrime non le scapparono questa parole ‘è
tutta colpa mia, sono io che porto sfortuna a tutti coloro che hanno a
che fare con me. Perdonami perdonami’…Ricordo
quelle parole come se fosse ieri. Dopodiché uscì
dalla mia stanza ancora piangendo e io non potei far nulla anche se
volevo tremendamente correrle dietro e tranquillizzarla. Quando uscii
dall’ospedale cominciai a riflettere su quanto mi aveva detto
e cominciai a notare, per quanto la cosa fosse incredibile, che attorno
a lei accadevano sempre incidenti più o meno gravi. E quindi
ora sono convinto che su di lei debba gravare un qualcosa come una
maledizione, per questo sono qui. Voglio che lei tolga da Kunogi-san
questo peso che sono sicuro la stia distruggendo interiormente. La
prego…”
Mai Watanuki nella sua pur ancora breve carriera di proprietario del
negozio si era sentito tanto vicino alle ragioni di un cliente. In
fondo quest’uomo stavo chiedendo un desiderio che anche lui
stesso avrebbe tanto, tanto, voluto esaudire,
però…
“Mi dispiace molto. La capisco benissimo e se potessi fare
qualcosa le assicuro lo avrei già fatto. Io stesso sarei
pronto a pagarne il prezzo, ma purtroppo non è
possibile…”
“Non…è possibile!? Non è
forse questo il negozio che esaudisce i desideri?”
– si spazientì l’uomo alzandosi in piedi
nuovamente sbattendo le mani sul tavolo. – mi era stato detto
che qualsiasi desiderio sarebbe potuto essere esaudito per il giusto
prezzo!!”
Watanuki non si scompose, non era la prima volta che un suo cliente si
infuriava per qualche motivo.
“Ed è proprio così…solo che
il giusto prezzo in questo caso sarebbe un prezzo che né io
né lei potremmo mai pagare”
“Me lo dica, sono pronto a dare la mia vita per lei.
Qualsiasi sia il prezzo io…”
“Il prezzo è la felicità di
Himawari-chan. E se lei le vuole bene anche solo un decimo di quanto
gliene voglio io penso che capisca che…”
Non servì che il Mago finisse la frase. L’uomo
sgranò gli occhi e ripiombò sulla sedia senza
forze pienamente consapevole, ora, delle parole di Watanuki. Per quanto
volesse esaudire quel desiderio non avrebbe mai potuto privare Himawari
della sua felicità.
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“Insomma questo tizio è innamorato di
Kunogi?”
“Direi che è palese. Se perfino un insensibile
come te se ne è reso conto”
“Io non sono insensibile” decretò
Doumeki con una punta di stizza svuotando anche l’ultimo
bicchiere di sakè.
“Vado a prenderne ancora” disse poi alzandosi
lasciando il Mago solo per qualche minuto.
“lo so benissimo, stupido… –
commentò con filo di voce l’eterno ragazzo
aspirando una boccata di fumo dalla lunga e elaborata pipa rossa che
teneva in mano – lo so meglio di chiunque
altro…”
Quando Doumeki tornò con un'altra razione di sakè
Watanuki riprese il racconto.
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Passò un periodo che sembrava interminabile. Il
tè nelle tazze era già freddo da parecchio tempo
ma Watanuki non si mosse e non chiese al suo cliente di andarsene.
Entrambi erano semplicemente li, seduti nel silenzio rotto solo da un
ticchettio dell’orologio sulla parete.
“…e se – cominciò
l’uomo all’improvviso – se cambiassi il
desiderio chiedendole di rendermi immune alla sua maledizione? In
questo modo Kunogi-san non avrebbe più paura di potermi far
del male e potremmo tornare a chiacchierare come una volta e forse,
chissà, diventare amici. Io farei di tutto per esserle
almeno un po’ di supporto…”
Watanuki quasi si commosse a quelle parole…per un attimo,
davvero, gli sembrò di guardarsi allo specchio.
Quell’uomo amava Himawari-chan almeno quanto lui, ed era
davvero pronto a qualsiasi cosa per poter donare alla ragazza un
po’ di felicità. Forse avrebbe potuto pagare il
prezzo per quel desiderio…
“Questo è un desiderio realizzabile, sempre che
lei acconsenta a pagare il giusto prezzo…”
“Qualsiasi cosa!” proclamò lui con ferma
decisione.
“Aspetti a dire queste parole…”
tentò di avvertirlo il proprietario del negozio.
“Qualsiasi cosa!” proclamò ancora
alzando leggermente il tono di voce.
Watanuki sorrise.
“Il prezzo che dovrà pagare sarà lo
stesso destino che ora grava sulle spalle di Himawari-chan.
Diventerà immune alla sua influenza negativa, ma al tempo
stesso anche lei influirà negativamente sulle altre persone
così come Himawari-chan ora.”
L’uomo non rispose subito, sembrò rifletterci un
po’ finché chiese:
“Accentando influirei negativamente anche su
Kunogi-san?”
“No, tra voi non vi sarà alcun problema di
negatività”
“Allora accetto! Sono pronto a condividere il suo destino se
questo mi permetterà di starle accanto e poterle essere di
conforto”
Watanuki chiuse gli occhi qualche secondo per poi riaprirli e
pronunciare la fatidica frase di stipula del contratto.
“Che il suo desiderio venga esaudito!”
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“Quindi hai davvero esaudito quel desiderio?”
“Certo, è il mio lavoro! Spero che non se ne penta
e che Himawari-chan possa accettarlo come amico”
“Trattandosi di Kunogi sono sicuro che sarà felice
di avere un nuovo vero amico con cui confidarsi…”
“Lo spero davvero…come spero che lui non la
tradisca come ho fatto io…”
“Tu non l’hai tradita. Kunogi non l’ha
mai pensato…”
Watanuki sorrise tristemente ascoltando quelle parole, nel sentire con
quanta sicurezza Doumeki le aveva pronunciate.
“Se è così Himawari-chan è
troppo buona…”
“Watanuki…”
“Watanuki…”
Il discorso tra i due venne interrotto dalla voce di Maru e Moro che si
presentarono sul portico con uno sguardo assonnato una reggendo il
cuscino e l’altra tenendo Mokona per le orecchie.
“Maru, Moro, che succede?” chiese Watanuki posando
la pipa.
“Maru e Moro hanno sonno” disse Maru.
“…sonno – ripeté Moro
– Watanuki stanotte dorme con noi?”
“…dorme con noi?” le fece eco Maru.
Il Mago sorrise e si alzò in piedi.
“Certo, perché no? Si è fatto tardi in
effetti. Tu che fai?” chiese poi rivolgendosi a Doumeki
ancora seduto sul portico.
“Rimango ancora un po’ qui a bere”
“Ancora? Sei peggio di una spugna!”
“Mokona rimane a fare compagnia!” urlò
felice il manju nero liberandosi dalla stretta di Moro.
“Ouh!” acconsentì Doumeki.
“Siete entrambi senza fondo! – commentò
Watanuki – ci vendiamo domattina!” concluse poi
allontanandosi con le due bambine aggrappate al suo kimono.
“Non dimenticarti i pancake per colazione” gli
ricordò l’altro prima di vederlo sparire dietro
l’angolo. Cosa che non gli impedì comunque di
sentire la sua risposta.
“Mangiapane a tradimento!”
Doumeki sorrise costatando che, fortunatamente certe cose non erano
cambiate e pregando che mai lo potessero essere.
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Passarono parecchi mesi da quella sera finché un 31 marzo,
come tante altre sere, i due si ritrovarono ancora una volta sul
portico a bere e a guardare insieme la luna piena in cielo assaporando
dopo un freddo inverno il tepore di una serata d’inizio di
primavera.
“E così domani si sposa eh?”
“Già, dopo la cerimonia mi ha fatto promettere di
portarla qui. Ha scelto il primo aprile come data delle nozze proprio
per quello.”
“Capisco…preparerò una chiffon cake
alle fragole allora”
“Ricordati di preparare anche qualcosa di non alcolico da
bere. Suo marito non regge l’alcool, come te qualche anno
fa..”
“Aahah Mi assomiglia davvero eh”
“Se lo sposa è anche per
quello…” commentò Doumeki dopo alcuni
secondi di silenzio.
Watanuki non rispose, riportò la lunga pipa alle labbra
prendendo una boccata di fumo e rilasciandolo poi concentrando il suo
sguardo sulle linee sinuose del fumo che si dissolvevano
nell’aria.
“Spero che il mio regalo possa piacere ad entrambi”
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Il giorno successivo Himawari entrò nel giardino del negozio
raggiante come non mai. Vestita completamente di bianco, in un abito di
fattura occidentale con un lungo velo che partiva
dall’acconciatura dei suoi lunghi capelli raccolti
elegantemente sulla testa. Attorno a lei Tanpopo svolazzava
cinguettando felice.
“Sei bellissima Himawari-chan!” e Watanuki non
poteva essere più sincero di quella volta. Himawari gli era
sempre piaciuta, aveva sempre visto in lei una bella ragazza, ma ora,
vestita da sposa e con la felicità che le illuminava gli
occhi era davvero davvero bellissima.
“Grazie Watanuki-kun” disse la ragazza aspettando
che Doumeki si avvicinasse al Mago prima di prendergli le mani tra le
sue.
“Watanuki-kun, voglio che tu sappia che sono felice davvero.
E che amo mio marito ma voglio un mondo di bene anche a te e anche a
Doumeki-kun. Se non ci foste stati voi, io, io…”
“Ahah Non piangere Himawari-chan” le disse lo
Stregone sorridendo.
“Finirai per rovinarti il trucco” le fece notare
invece Doumeki porgendole un fazzoletto.
Dietro di loro il neo-marito sorrideva quasi sentendosi però
estraneo a quel quadro di amicizia sincera che vedeva descriversi
davanti a lui.
Fu Watanuki a chiamarlo e a pregarlo di avvicinarsi e ad andare tutti
insieme nel giardino dove una chiffon cake gigante alle fragole
attendeva di essere gustata.
“Prima della torta però vorrei che i due sposi si
prendessero per mano e qui davanti a me e chiudessero gli occhi per un
momento. Vorrei potervi donare qualcosa come regalo di nozze.”
“Oh no Watanuki-kun non devi…”
“Infatti Himawari ha ragione. Watanuki-san, lei ha
già fatto tanto per noi e…”
“Vorrei insistere” disse prendendo le mani di
entrambi e intrecciandole insieme.
I due chiusero gli occhi mentre il Mago si apprestava a elargire il suo
incantato regalo.
Nessuna parola, nessuna formula arcaica, solo delicato vento di luce
arrivato dal nulla ad avvolgere i due sposi. Fu una cosa rapida e pochi
attimi dopo Watanuki staccò le mani da quelle dei due
innamorati permettendo loro di aprire nuovamente gli occhi.
Doumeki aveva osservato tutto con molta attenzione e non gli era
sfuggito l’affaticamento che i suoi occhi allenati potavano
scorgere nei lineamenti del potente amico. Non disse nulla comunque
perché lo sguardo rapido che Watanuki gli lanciò
poco dopo gli fece capire che non c’era nulla di cui
preoccuparsi. Questo non lo fermò in ogni caso
dall’avvicinarsi a lui mentre egli spiegava il significato
del suo dono.
“Ascoltatemi – disse – ho fatto in modo
che la vostra maledizione possa essere leggermente attenuata fino a
ché voi starete insieme quindi promettetemi che continuerete
a volervi bene così come oggi per sempre”
“Watanuki-kun!”
“Watanuki-san!”
Himawari non riuscì più a trattenersi e notando
che Doumeki era abbastanza vicino da poter diminuire ulteriormente la
sua influenza negativa si buttò letteralmente al collo di
Watanuki abbracciandolo come mai prima d’ora.
“Grazie Grazie Grazie Grazie” continuò a
dire come fosse un mantra mentre dietro di lei suo marito le faceva eco
con le stesse parole.
Watanuki si sorprese leggermente ma lasciò che la ragazza si
sfogasse come voleva. In fondo potevano vedersi solo una volta
l’anno e anche lui era contento di vederla tanto felice.
Quando finalmente tra le lacrime di felicità Himawari si
staccò dal Mago, fu Doumeki a prendere la parola:
“Direi che è il momento di mangiare la
torta”
“Quanta fretta, pozzo senza fondo!” si
irritò Watanuki tenendo ancora le mani dell’amica
che sorrise a quella reazione.
“Ahh quanto tempo. Avevo nostalgia delle vostre scenette
comiche”
“Himawari-chaaan!” piagnucolò il giovane
mentre la ragazza ancora ridendo si dirigeva verso Doumeki e verso la
torta posta sul tavolo.
Watanuki la lasciò andare e quando il neo-sposo si
avvicinò a lui per ringraziarlo nuovamente, lo
guardò con affetto.
“I tuoi desideri sono stati esauditi e oggi sarà
l’ultimo giorno in cui potrai entrare in questo negozio. Noi
non ci vedremo più quindi, mi raccomando, ti affido
Himawari-chan!”
“Certo! So bene che soltanto Himawari potrà venire
qui ogni primo di aprile. Non si deve preoccupare, farò di
tutto per renderla felice” ripose lui con la stessa
convinzione con cui aveva chiesto che il suo desiderio venisse esaudito
molti mesi prima. E con un ultimo inchino si allontanò
raggiungendo la sua sposa e la torta che aspettava di essere tagliata
da entrambi.
Dopo il taglio della torta Doumeki si avvicinò a Watanuki
porgendogli una fetta di chiffon cake.
“Sarà felice” disse poco dopo sedendo
accanto al Mago.
Watanuki annuì.
“Si, sarà felice!”
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