Vite parallele
Salve a tutti ! Il sole
e il mare mi hanno fornito l'ispirazione giusta per poter
cominciare a pubblicare il sequel di "Credendoci davvero". Per chi non
avesse letto la storia , penso ( almeno per ora ) che non sia necessaria la lettura (anche se mi farebbe molto piacere se decideste di darle uno sguardo^^). Vi consiglio comunque
la lettura dell'epilogo per non soprendervi della presenza di
personaggi che non ci dovrebbero assolutamente essere nel corso normale della storia ^^!
Ovviamente la storia non è scritta a scopo di lucro e i personaggi non mi appartengono (purtroppo).
Ora vi lascio al capitolo! Buona lettura!
Severus aprì uno dei suoi grandi occhi neri, nel vano
tentativo di ricordare cosa fosse successo la sera prima.
Si trovò perciò ad osservare le travi che si
intrecciavano sul soffitto della sua camera.
Fortunatamente era rimasto al Paiolo Magico.
Buttò un’occhiata al lato destro del letto e non
si
stupì di vederlo occupato. Una donna dai capelli rossi
dormiva
beatamente, ignara che il proprietario della camera la stesse fissando
, cercando di ricordarsi dove l’avesse incontrata,
perché
fosse ancora lì con lui e soprattutto, come si chiamasse.
L’uomo sbuffò passandosi una mano sul viso.
L’estate era quasi al termine e presto sarebbe dovuto tornare
a
scuola a fare da babysitter a centinaia di ragazzini piagnucoloni.
Gli sarebbero mancati parecchio i giorni in quella Taverna. Aveva
deciso ,infatti , di non passare le vacanze a Spinner’s end .
Se voleva dare un taglio al passato, quella casa era la prima cosa da
evitare.
“Buongiorno uomo tenebroso …”
Una voce ,impastata dal sonno, lo riportò alla
realtà.
La donna dai capelli rossi si era svegliata e ,completamente nuda, si
era alzata dal letto alla ricerca dei suoi vestiti.
“Buongiorno.”
Severus ,con le spalle appoggiate alla testata del letto,
seguì il gironzolare della donna per la camera.
In un flash , gli tornarono alla memoria le scene della sera prima
e un ghigno soddisfatto si disegnò sul suo volto.
La rossa ,quasi completamente vestita , puntò su di lui gli
occhi scuri incorniciati da delle ciglia lunghissime.
“Non mi chiamerai, giusto?” Nella voce non
c’era né ansia né astio. Sembrava
divertita.
“Non credo che tu lo voglia …”
mormorò Severus , accomodatosi tra i cuscini del grande
letto.
“Mh, no. Comunque devo dire che ,anche se un po’
sbronzo,
sei stato un ottima compagnia notturna.” Miagolò
la donna,
chiudendo l’ultimo bottone della camicia. Dopo di
ché si
avvicinò al letto e posò un leggero bacio sulle
labbra di
Severus , prima di uscire dalla stanza.
Questo ,non appena fu solo, si alzò dal letto e si
regalò
un lunghissimo bagno.
Il Paiolo Magico non era mai stato una taverna a
cinque stelle ma con tutti i soldi che aveva a disposizione , era
riuscito a farsi riservare la stanza migliore per l’intera
estate.
Aveva tutta l’intenzione di godersi a pieno
quegl’ultimi
giorni di riposo, prima di rientrare a lavoro. Niente avrebbe potuto
turbarlo.
Con quel pensiero ben fisso in mente, l’uomo
terminò il
suo bagno , poi indossò una camicia bianca e dei pantaloni
neri
e uscì dalla camera.
Silenzioso e con la solita aria annoiata scese nell’unica
sala della locanda , per fare colazione.
Non appena si sedette, un cameriere zoppo si avvicinò per
prendere l’ordinazione.
“Signor Piton buongiorno! Cosa vi porto da mangiare
stamattina?
Una colazione bella abbondante è sicuramente quello che ci
vuole
,dopo una bella serata …”ammiccò
l’uomo
,assumendo un’espressione piuttosto buffa.
Severus tentò di ignorarlo.
Ogni volta che passava una notte con una donna, quello stupido
cameriere cercava di intavolarci sopra un discorso , fatto di
ammiccamenti , doppi sensi e pacche di congratulazione sulle spalle.
Era una cosa che Severus mal tollerava, ma , trovandosi bene nella
locanda e non avendo voglia di cambiare alloggio, si limitava a non
dare soddisfazione alle domande dell’uomo.
“Allora vi porto un po’ di pancetta e
delle ottime uova strapazzate e …”
“Del caffè amaro e una Gazzetta del Profeta
bastano. Grazie.” Lo interruppe Severus.
“E’ sicuro … le rosse sono focose
… stancano più delle altre.”
“Visto che mi porta il giornale … prenda anche la
mia corrispondenza. Grazie.”
Vinto da quella totale indifferenza , il cameriere sbuffando
,andò a prendergli ciò che aveva chiesto.
Dopo qualche minuto Severus leggeva la Gazzetta del profeta , soffiando
distratto sulla sua tazza di caffè bollente.
Quell’estate era stata, fortunatamente, tranquilla e il
giornale
, privo di storie macabre da raccontare , aveva dedicato
un’intera pagina all’inizio dell’anno di
tirocinio
dei giovani che si erano appena diplomati.
Il giornale , infatti , faceva un elenco di tutti i possibili lavori
che richiedevano tale tirocinio e poi presentava l’intervista
di
alcune ragazze che avevano intrapreso il tirocinio per
diventare medimagi.
Storcendo il naso, Severus riconobbe nella foto , che affiancava
l’intervista, la starnazzante Lavanda Brown e una delle
Patil.
Non si era mai preso la briga di distinguere le due gemelle.
Le ragazze ,nella foto, salutavano esaltate con la mano e si
mettevano in posa da modelle. Un unico pensiero prese spazio nella
mente di Severus.
Se quelle dovevano essere le medi maghe del futuro, avrebbe preferito
farsi curare con i “tocca-sana” di quel bifolco di
Hagrid ,
piuttosto che farsi mettere le mani ,o peggio, la bacchetta addosso da
delle oche simili.
Abbandonando la Gazzetta sulla sedia accanto a sé, prese a
scorrere la corrispondenza.
Lettera di Silente. Della Mc Grannit. Di Vitius .
Sembrava che , magicamente, tutti avessero voglia di parlare con lui.
Continuò a scorrere la posta.
Pubblicità di un emporio magico. Un’altra di un
negozio di prodotti per pozioni. Una lettera di Lily …
Aveva già posato la piccola busta chiara su cumulo
di
lettere che avrebbe gettato , quando , accortosi a chi apparteneva ,
l’aveva ripresa velocemente in mano.
L’indirizzo e il suo nome erano scritti nella bella
calligrafia della sua migliore amica e tutta la busta aveva il suo
profumo.
Avido di sapere cosa potesse spingere Lily a scrivergli,
aprì la busta strappando in malo modo la carta.
Rimase purtroppo deluso da quello che vi lesse. Lily infatti , lo
invitava semplicemente a pranzo il giorno seguente , spiegandogli che
avrebbe fatto piacere a lei e suo figlio salutarlo, prima della sua
partenza per Hogwarts.
L’uomo arricciò un po’ le labbra. Aveva
promesso a
Lily che avrebbe fatto di tutto per essergli amico, nonostante i suoi
sentimenti. La cosa si era , però, dimostrata più
facile
a dirsi che a farsi.
Ogni volta infatti che riceveva una sua lettera non poteva far a meno
di sperare di leggervi qualche parola che potesse rivelargli qualcosa
di diverso, rimanendo irrimediabilmente deluso. La donna era seriamente
intenzionata a ricostruire il rapporto che avevano da giovani e , se
questo non fosse stato abbastanza penoso, ci si metteva anche il figlio
, Harry Potter, più cocciuto della madre che ,
solo
perché lo aveva aiutato a liberare ,da una strana
realtà
parallela, i suoi genitori e Black, voleva mantenere dei buoni rapporti.
Ma a chi importava di avere dei buoni rapporti con Harry Potter?! A lui
no di certo…
Tuttavia il problema più serio era il suo rapporto con Lily.
Si era intrattenuto, per tutte le vacanze, con belle donne ma nemmeno
quello aveva fatto scendere dal piedistallo la rossa.
“Signor Piton vuole altro caffè?” chiese
il
cameriere all’improvviso alle sue spalle, poi aggiunse
“ mh
… questa lettera è di una donna …
avevo sentito il
profumo , mentre le portavo la posta. Mi dica è
un’altra
delle sue amiche?”
tornò alla carica l’uomo ,tentando di sbirciare la
lettera in mano a Severus.
“No! Inoltre la inviterei a farsi un po’ i fatti
suoi , soprattutto di mattina quando la gente vuol esser
lasciata in pace!” sbottò Severus , raccogliendo
la sue
cose e dirigendosi verso la sua stanza.
Fortunatamente , fra tre giorni sarebbe tornato ad Hogwarts e avrebbe
ritrovato un po’ di pace nel suo laboratorio e un
po’ di
distrazione nel vessare i suoi studenti.
***
Lei si rende conto del
danno che ha
fatto all’intero laboratorio dell’ospedale?! Lei
è
un incompetente! Mi aspettavo molto da lei , visto il M.A.G.O pieno di
Eccellenti … evidentemente non mi sbagliavo sul suo conto.
Esca
dal mio ufficio e si auguri di non dovervi rientrare presto. Altrimenti
sarà il suo ultimo giorno di lavoro al San Mungo...
Il rimprovero acido e spietato del signor Plump le rimbombava nella
testa. Si sentiva umiliata ed affranta. Lei, Hermione Granger , per la
prima volta in vita sua non riusciva in qualcosa.
Dopo la fine dalla scuola aveva scelto di cominciare gli studi per
diventare medimaga. A metà agosto aveva seguito un corso di
preparazione teorica,per poi era stata sbalzata direttamente nel
reparto di tossicologia del San Mungo,per sua gioia, insieme
Calì Patil e Lavanda Brown. Nonostante la compagnia, non
vedeva
l’ora di mettere un po’ in pratica ciò
che aveva
studiato.
Si sentiva euforica.
Il suo buon umore ,però, l’aveva abbandonata
rapidamente.
Il primo giorno in reparto, infatti , le matricole erano state
abbandonate subito al loro destino dai medi maghi, troppo occupati a
risolvere l’intossicazione ,dovuta
all’uso di strane
bevande, durante i festeggiamenti per la vittoria
del
campionato dei Cannoni di Chudley .
Si era perciò trovata a preparare ,per la prima volta , un
antidoto per curare una donna che aveva ingerito dell’Alioto
e
che , perciò, era in preda ad una terribile attacco di
isteria.
Il problema sarebbe stato superabile se non avesse dovuto controllare,
completamenta da sola, la mistura, molto instabile , che bolliva nel
laboratorio e allo stesso tempo trattenere la donna ,che
trovava
allettante l’idea di lanciarsi dalla finestra. Le sue due
colleghe , infatti , con un’alzata di spalle e un “
sei
sempre stata la più brava Granger” si era
disinteressate
alla faccenda e aveva concentrato la loro attenzione su un giovane
medimago , che lavorava nel reparto.
Non essendo provvista del dono dell’ubiquità,
mentre
legava la donna ad una sedia , per assicurarne
l’incolumità , la mistura aveva superato la
temperatura
giusta ed era esplosa.
Appena la nebbia verde e vischiosa era calata, lo scenario che si era
presentato alla vista di tutti era apocalittico. Il composto si era
riversato un po’ ovunque , sulle pareti e sui piani di
lavoro, ma
, quel che peggio , sugli intossicati e sui suoi colleghi.
Ovviamente la colpa dell’accaduto era stata data solo a
lei. In un attimo si era trovata davanti al primario del
reparto,
un uomo dalla corporatura piuttosto robusta e dall’aria
arcigna,
nonostante la guance paffute e la pancia da Babbo Natale.
L’uomo
alla vista di quel disastro era diventato paonazzo e non appena era
entrata nel suo studio ,aveva iniziato a gridarle contro.
Davanti a quell'uomo, aveva finalmente compreso perché Harry
avesse avuto così tanta paura di suo zio Vernon.
Dopo un quarto d’ora di urla,l'uomo l’aveva
sbattuta fuori
dall’ufficio , invitandola a non rimanere al San Mungo quel
giorno, perché se se la fosse trovata davanti
un’altra
volta, l’avrebbero sicuramente arrestato per uso della
maledizione cruciatus.
Mentre si asciugava qualche lacrima per quel ricordo ,Hermione
camminava , o vista l’andatura spedita, marciava,
per le
strade di Diagon Alley. Aveva pensato che un po’ di shopping
l’avrebbe aiutata a distrarsi un po’ da quella
mattinata
terribile.
Hai combinato un guaio di proporzioni cosmiche , il tuo primo giorno di
lavoro… ottimo Granger!
Stava continuando ad offendersi e a torturare mentalmente le due
colleghe oche e vigliacche che si ritrovava, quando ,cominciando a
guardarsi intorno, si rese conto che ogni negozio era pieno di
famigliole che compravano le ultime cose per l’imminente
partenza
dei figli.
Quanto sentiva la mancanza della scuola! E quanto avrebbe voluto poter
partire anche lei per Hogwarts invece di farsi maltrattare in quello
stupido ospedale!
Sbuffando , la ragazza decise di andarsene e si
smaterializzò.
In un attimo , si trovò davanti a casa Potter. Abitava
lì
da qualche tempo. Harry infatti , saputa della rottura con Ron ,per non
farla rimanere alla Tana, l’aveva invitata a stare a casa con
lui
e i suoi genitori.
James e Lily si erano dimostrati subito entusiasti dall’idea
e l’avevano trattata subito come una seconda figlia.
Hermione era sinceramente grata al suo migliore amico e ai suoi
genitori per tutto l’affetto e la disponibilità
che
avevano dimostrato nei suoi confronti e aveva sempre cercato di
ricambiarli.
Entrata nella bella villetta a schiera, un profumo proveniente dalla
cucina l’avvolse.
“James finalmente sei arrivato! Pensavo che saresti scappato
a
nasconderti da Sirius per saltare questo
pranzo!”esclamò
Lily Evans dalla porta della cucina.
“Ehm … sono Hermione …”
rispose la ragazza
,affacciandosi nella stanza e trovando la padrona di casa indaffarata a
preparare chissà quali strani piatti.
Hermione a quella vista trattenne a stento una risata. Infatti , nella
cucina regnava il caos e Lily, solitamente la perfezione fatta persona,
teneva i capelli raccolti in un modo strano e aveva il volto e il
grembiule ricoperti di farina e sugo.
“O Hermione sei tu! Ben tornata a casa! Ma come mai sei qui
così presto?” domandò candidamente la
donna.
La ragazza ,imbarazzata, non ebbe il tempo di rispondere
perchè
,alle sue spalle, apparve un imbronciato James Potter .
“Ciao.” Salutò atono l’uomo ,
prima di
sistemarsi pesantemente sul divano e immergere il volto nella Gazzetta
del Profeta.
La riccia lo osservò un attimo .
Vedere James Potter di cattivo umore era come vedere la cometa di
Halley, capitava una volta ogni svariate decine di anni.
Stava ancora studiando quella situazione bizzarra , quando il suo
migliore amico scese velocemente le scale che portavano al piano di
sopra.
“Mamma a che punto sei? Starà sicuramente per
arrivare!” gridò il moro, senza accorgersi di
Hermione.
“Chi state aspettando?”
domandò Hermione , attirando su di sé
l’attenzione del giovane.
“Ehi! Ci sei anche tu! Scusa mi sono scordato di avvertirti
del
pranzo, ma pensavo fossi tutto il giorno al San Mungo ...”si
scusò il ragazzo.
“ Harry va’ a prendere un’altra
sedia”. La voce di Lily giunse ovattata tra i rumori della
cucina.
Il moro si precipitò a recuperare la sedia, lasciando
Hermione senza una risposta e sempre più confusa.
“Se è un problema posso mangiare fuori
… non vorrei
essere di troppo …” balbettò la ragazza.
“Scherzi? Tu non sei mai di troppo cara!Sei una di famiglia!
Ci
fa piacere che tu ti unisca a noi!” trillò Lily ,
in mezzo
al rumore di piatti e pentole.
“Sperando che non dia fastidio a lui”
ringhiò James , da dietro il giornale.
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