Per il BirthDay-A di settembre ho preparato
questa mini long. Ogni capitolo sarà pubblicato in occasione del compleanno
delle festeggiate Auror di
Settembre. Per il festeggiato Auror ci sarà un’altra
sorpresa ^_^
L’intera storia però l’ho scritta e ideata per la mia Roxy in occasione del suo primo anno da scrittrice su Efp (19/09), svelato il motivo del perché non te l’ho fatta
leggere XD.
Grazie a JayBree per avermi fornito il prompt che ha fatto partire l’intera storia e creare
specialmente questo capitolo ma soprattutto perché mi sopporta in sostituzione
del mio lovvetto.
A Leireel che mi ha betato,
santa donna, grazie infinite.
Sì,sì arrivo anche alla festeggiata.
Buon compleanno Kukiness!! Questo primo capitolo d’apertura è tutto per te ^_^
1- Libera
Harry era seduto in poltrona intento a leggere la “Gazzetta del
profeta” quando sentì la porta aprirsi. Si aspettava di trovarsi di fronte Ron,
invece vide Hermione.
Appoggiò il giornale sulle gambe e rimase fermo a guardarla, immerso
nei propri pensieri. Il trio si era riunito da qualche mese: l’amica aveva
approfittato della loro ospitalità mentre frequentava le lezioni del corso di
specializzazione di Difesa contro le Arti Oscure, il
solo e unico responsabile della lontananza di Hermione da lui e Ron.
Ricordava bene la furiosa litigata che avevano avuto i due amici riguardo
alla decisione che aveva preso Hermione di intraprendere quella strada che
avrebbe distrutto i loro piani di creare una famiglia. Ron, alla fine, se n’era
andato via di casa sbattendo con rabbia la porta.
“Dimmi che almeno tu mi capisci,
Harry!” gli aveva quasi sussurrato, tentando invano di trattenere le
lacrime e stringendogli forte la mano.
Lui non aveva potuto che abbozzare un sorriso, sghembo, quasi
consolatorio, per nascondere in realtà quello che il suo cuore stava provando e
impedire a se stesso di urlarle che no, non la capiva.
Alla fine tutto si era risolto. Ron era volato un giorno da lei, si
erano parlati a lungo, almeno così gli avevano riferito, e tutto si era
sistemato.
“Amici per sempre” si erano confessati, e chissà perché lui ne aveva
gioito, non solo perché il trio era ritornato al suo equilibrio, ma perché
finalmente non erano più un duo e un uno.
- Ciao. – lo salutò Hermione in tono stanco.
Lui sorrise in risposta.
Finalmente erano di nuovo tutti insieme, anche se Ron, per via del
campionato di Quidditch, era sempre fuori casa, lasciandoli
spesso da soli per diversi giorni.
Hermione si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò. Rimase in
silenzio a fissarlo come quasi si aspettasse qualcosa da lui.
Da quando era ritornata, rimaneva spesso in silenzio a osservare
Harry, ad aspettarlo, come se con il suo silenzio volesse porgli una domanda
che non era capace di esprimere con le parole.
Harry si soffermò qualche secondo sulla sua figura perfettamente in
ordine e composta, senza una piega sul vestito, un ricciolo fuori posto, con i
capelli legati saldamente in una rigida crocchia e un leggero trucco sul viso
che non riusciva però a mascherare la nota di stanchezza della giornata. A
volte si bloccava a osservarla nel tentativo di trovare ancora qualche segnale
della vecchia Hermione Granger, che riconosceva solamente quando lei si
lasciava andare nelle loro serate di libertà; per tutto il resto del tempo, il
suo atteggiamento era rigido, forse investito dalla responsabilità del corso,
che le richiedeva un’attenzione maggiore.
Sentì le mani prudere per la frustrazione: non sopportava quella
figura rigida e seria che si allontanava anni luce
dall’immagine che gli piaceva di lei.
Mise da parte il giornale, si alzò dalla poltrona e subito le fu
vicino. Si guardarono negli occhi senza dire niente e dopo qualche attimo,
Harry allungò le mani e le tolse dai capelli lo spillone che li teneva
saldamente uniti. Vi passò una mano all’interno, facendo scorrere tra le dita
le ciocche e liberandole da quella costrizione. Li scompose lisciando ogni
ciocca e avvolgendo le dita nei ricci. Un dolce profumo di vaniglia gli
solleticò il naso. Chiuse brevemente le palpebre, inebriato di quell’essenza di
vaniglia e miele, mentre la mano abbandonava lentamente l’ultimo capello
sistemandoglielo dietro l’orecchio.
Harry avvertì il silenzio di Hermione mentre assecondava i suoi gesti rimanendo
in attesa della sua prossima mossa. Quando si accorse di avere la sua completa
attenzione, fece scivolare gli occhi su di lei fino a
incontrare i suoi.
- Così va meglio, – affermò soddisfatto, - libera. –
terminò serio.
Hermione rimase in silenzio per l’ennesima volta.
Harry era molto cambiato, l’insicuro e quasi imbarazzato ragazzo di un
tempo era stato sostituito da un uomo più deciso e consapevole di quello che
voleva, anche se quel tocco d’imbarazzo non l’aveva abbandonato.
La mano scivolò fino a raggiungere il colletto della camicia
perfettamente abbottonato. Fece uscire dall’asola il primo bottone, e il corpo
di Hermione s’irrigidì a quel gesto. Harry riportò l’attenzione su di lei, le
accennò un sorriso mentre anche il secondo bottone fu slacciato, seguito poi
dal terzo.
- Harry, - tentò Hermione con un filo di voce, completamente soggiogata
da quello che stava accadendo tra di loro.
- Libera, - rispose semplicemente, - non voglio più vederti
imprigionata da te stessa, ma solo libera. – concluse
a bassa voce.
Avvicinò il viso a quello dell’amica, stava per appoggiare le labbra
su quelle di lei, ma all’ultimo istante deviò, come se una forza misteriosa lo
avesse fatto ritornare prepotentemente alla realtà dei loro ruoli: amici.
“Libera” sussurrò all’orecchio e le posò poi un bacio tra il mento e
l’inizio del collo, senza poterlo evitare. Respirò profondamente il suo profumo
e solo quando si fu inebriato di lei, si allontanò di qualche passo.
Le sorrise, senza aggiungere altro, soddisfatto dell’immagine
naturale, dolce e libera che aveva di fronte della sua amica.
- Vado a preparare la cena. – propose, afferrando il giornale
dal tavolino e dirigendosi in cucina.
Hermione rimase ferma per qualche secondo, poi, con un gesto
automatico, portò la mano al petto per placare il cuore che aveva preso a
battere all’impazzata.
“Ma cosa è successo?” si domandò
esterrefatta, scivolando a terra, perché le gambe non avevano più la forza di
reggerla in piedi.
Continua…