“I’m home” è una one-shot
splendida scritta da una bravissima autrice britannica che risponde al nick di
“Anakin’s Girl 4eva”. La versione originale fa parte di quell’immenso archivio
che è Fanfiction.net e potete
trovarla a questo link: http://www.fanfiction.net/s/2938870/1/
Spero di avervi fatto un piacevole regalo nel donarvi questa commovente
storia dal sapore delicato, ma soprattutto mi auguro che vogliate far pervenire
numerosi i vostri graditissimi commenti all’autrice tramite le apposite
recensioni.
A questo punto vi auguro una buona lettura e come dice Anakin’s Girl
4eva “enjoy and please reveiw!”
I’m
home
(Sono
a casa)
By Anakin’s Girl 4eva
Traduzione di Lella Duke
Jesse bussò delicatamente
all’ingresso della camera da letto, ma non ricevendo alcuna risposta
gentilmente aprì la porta ed entrò. Sospirò vedendo le tende ancora chiuse e
tutto nella stanza sembrava esattamente come una settimana prima… inclusa la
giovane figura che giaceva faccia in giù sul letto. Egli si avvicinò e si
sedette sul materasso vicino al ragazzo poggiando delicatamente una mano sulla
sua spalla. Gli diede una lieve scossa e dolcemente iniziò a chiamarlo.
“Bo… Bo andiamo, ho bisogno di
parlare con te. So che sei sveglio perché non stai russando…”
Titubante Bo alzò il viso dal
cuscino e si voltò a guardare lo zio. Jesse si morse il labbro inferiore quando
vide lo stato in cui si trovava il giovane. I suoi occhi erano rossi ed
infiammati da un pianto costante, il suo viso era pallido e i due cerchi neri
che incorniciavano i suoi occhi riflettevano la mancanza di sonno.
Avrebbe voluto evitare tutto
questo all’inizio, aveva tentato di sottrarre Bo al suo stesso dolore prima che
egli sentisse quelle parole fatali quella notte… ma era stato un compito
impossibile. Il ragazzo al solo udirle ne era stato così sopraffatto che aveva
perso i sensi; Jesse si era levato in piedi ed aveva almeno potuto evitare che
cadesse sul pavimento. Lo aveva portato di peso nella stessa stanza che lui e
Luke dividevano fin da quando erano bambini e lo aveva fatto stendere sul suo
letto, intenzionato ad avere con lui una lunga conversazione appena si fosse
svegliato… ma il suo stesso dolore così come quello di Daisy li stava
consumando ed entrambi avevano poi trascorso ore parlando e passando attraverso
vecchi ricordi ed album fotografici.
Daisy aveva raggiunto Bo decisa a
chiedergli se avesse avuto voglia di unirsi a loro, ma lo aveva trovato
addormentato. Aveva guardato tristemente la stanza nella quale il cugino
riposava e pensando a Luke, silenziose lacrime di dolore rigarono le sue
guance. Tutto le parlava di lui, i ricordi di eventi passati e di piani futuri
che non sarebbero mai stati compiuti, il ricordo della sua faccia allegra e
della sua voce era troppo per lei; raggiunse il letto di Bo e si stese accanto
a lui avvolgendolo con le sue braccia e piangendo sulle sue spalle; non fu
affatto sorpresa di trovare il cugino nelle sue stesse condizioni soltanto un
momento più tardi.
Jesse fece scivolare la sua mano
in quella di Bo e stringendola forte gli sorrise dolcemente.
“Gli esami ci saranno la
settimana prossima…”
Bo scrollò le spalle e si voltò
di nuovo nascondendosi il volto nelle braccia. Egli non aveva dormito molto da
quando era arrivata quella notizia, aveva paura di addormentarsi. Ogni volta
che chiudeva gli occhi poteva rivederlo e sentire il suo ricordo vivo come se
non fosse mai andato via.
Luke era stato dichiarato
disperso in missione (in inglese MIA cioè
missing in action) una settima prima e per Bo la parola disperso equivaleva a morto. Infatti altri giovani uomini
provenienti dalla contea di Hazzard erano stati dichiarati dispersi in missione
e, nonostante tutti avessero pregato continuamente per un rapido rientro a casa
dalle rispettive famiglie, nessuno di loro aveva mai fatto ritorno… vivo.
Dopo quella notizia la vita di Bo
aveva perso qualunque significato. Jesse gli aveva concesso il fine settimana
per riprendersi dallo shock ed ora era determinato a convincerlo a rientrare a
scuola il lunedì successivo per tentare di far tornare le cose il più normale
che fosse possibile; Bo aveva bisogno di passare gli esami per diplomarsi.
Jesse sedeva lì ed aveva appena avuto
un’altra notizia… a Bo non interessava più ricevere il diploma. A meno che non
ci fossero state novità positive nei giorni a seguire… egli non aveva più
intenzione di diplomarsi insieme ai suoi compagni di classe.
“Bo… lo so che è difficile per te
affrontare tutto questo… ma tu non puoi permettere che quello che è successo
ponga fine alla tua vita… lo sai che Luke non lo vorrebbe…”
Bo si spostò e Jesse dovette
lottare contro sé stesso e non far scendere neanche una lacrima quando vide le
giovani spalle del nipote tremare ed il suo corpo scosso dai singhiozzi. Bo si
mise a sedere ed abbracciò lo zio, appoggiò la testa sulla forte spalla di Jesse ed i suoi
singhiozzi divennero più forti quando sentì le sue amorevoli braccia sulle sue
stesse spalle avvolgerlo completamente.
“Zio Jesse… non posso… io non
posso andare avanti senza di lui… ho bisogno di lui… io non posso…”
Caddero delle lacrime sulle
stanche gote di Jesse e si posarono sui soffici e ricci capelli biondi di Bo
non appena sentì tanta disperazione nelle parole del nipote. Una persona così
giovane non avrebbe dovuto dire certe cose, soprattutto non una persona che
fino ad un paio di settimane prima era stata uno spirito libero e vitale.
“Bo non parlare così… so bene
quanto ti fa male tutto questo, ma… ma tu non puoi perdere la speranza…
semplicemente tu non puoi perdere la speranza…”
Bo guardò lo zio, le lacrime nei
suoi tristi e smarriti occhi da cucciolo spezzarono il cuore del vecchio Jesse.
“Me l’ha promesso… mi ha promesso
che sarebbe tornato… perché mi ha mentito zio Jesse? Perché non ha mantenuto la
sua promessa?”
Jesse non aveva una risposta.
Tutto ciò che poteva fare era stringere forte a sé Bo, lasciarlo sfogare
attraverso le sue lacrime e farlo rimanere ancora nelle sue braccia.
“Non puoi… non puoi smettere di
sperare Bo. Loro non sono certi che Luke sia… morto. Tutto quello che sanno è
che è disperso… lui è un Duke Bo, non avrà rinunciato a combattere tanto
facilmente”.
La voce di Bo era appena un
sussurro quando rispose.
“Voglio che sia qui quando mi
diplomerò… tempo fa gli ho scritto e gli ho chiesto se sarebbe potuto tornare a
casa. Mi ha risposto che avrebbe voluto… ha detto che era orgoglioso di me e
che avrebbe voluto vedermi diplomato…”
Jesse afferrò Bo per le spalle e lo
costrinse a guardarlo; entrambi avevano gli occhi colmi di lacrime.
“Lui ci sarà Bo… non importa dove
sarà fisicamente perché comunque sarà con te. E così sarà per tutto il tempo
che tu lo terrai qui…”
Disse poi posando gentilmente la sua
mano sul petto di Bo in corrispondenza del suo cuore.
“Se terrai il suo ricordo vivo
nel tuo cuore, niente gli impedirà di essere con te quel giorno… lui credeva in
te Bo, io credo in te. Tu devi diplomarti… rendilo fiero di te figlio mio…”
Bo chiuse gli occhi e le lacrime
continuarono a scendere abbondanti sulle sue gote, singhiozzi strozzati
fuoriuscivano dalla sua gola mentre fece segno a Jesse di aver compreso le sue
parole per poi ricadere di nuovo nel suo abbraccio. Rimasero entrambi seduti lì
sorreggendosi l’un l’altro e piangendo… addolorandosi per la perdita subita, ma
intenzionati finalmente ad andare avanti.
Due mesi dopo
Daisy e Jesse sedevano
orgogliosamente tra tutti i presenti con lo sguardo rivolto verso il palco dove
un diciassettenne dopo l’altro ritirava il proprio diploma. Jesse si guardò
attorno e notò che c’erano molte famiglie, alcune persone erano commosse fino
alle lacrime tanto erano orgogliose dei ragazzi che avevano raggiunto quel
traguardo; lo erano anche di coloro di cui non erano parenti.
I tempi erano stati duri per la
gente di Hazzard, si erano susseguite notizie su notizie riguardanti giovani
reclute uccise o disperse in missione. Mentre la guerra andava avanti sempre
meno lettere venivano spedite e molto presto tutti quanti avevano realmente
imparato quanto fosse importante la famiglia come istituzione.
Gli occhi di Jesse si voltarono
velocemente non appena sentì chiamare il nome del nipote più giovane e lo colse
avviarsi verso il centro del palco. La sua camminata era sciolta e molleggiata,
i suoi passi lenti e distaccati l’uno dall’altro. Jesse e Daisy erano entrambi
immensamente fieri di Bo.
Bo teneva sempre con sé una foto
di Luke e la guardava ogni volta che era frustrato o che si sentiva come se
niente fosse stato degno dei suoi sforzi. Il giovane tornava sempre alle
lettere piene d’amore, di conforto e di consigli sulla vita che Luke gli aveva
spedito: come baciare una ragazza, come capire se ti sei innamorato… come
comportarsi quando perdi qualcuno che ami.
Luke era sempre lì per lui, anche
se fisicamente non c’era. I suoi buoni consigli erano ancora utili nonostante
fossero tutti su pezzi di carta o nei suoi ricordi e Bo li aveva messi sempre
tutti in pratica. Aveva letto e riletto le sue lettere decine di volte nel
corso di quei lunghi quattro anni ed era divenuta ormai per lui una pratica
abituale. Se aveva bisogno di aiuto per un qualsiasi motivo, prima di tutto
leggeva le lettere di Luke e poi ne parlava con Jesse o con Daisy piuttosto che
con i suoi amici… ma di sicuro egli prima di tutto dava ascolto a quelle
lettere.
E adesso era lì, in piedi sul
palco stringendo la mano del preside e sfoderando un debole sorriso alla
consegna dell’ambito titolo. Ce l’aveva fatta, era sopravvissuto alla scuola
superiore e si era diplomato così come aveva promesso a Luke tante volte.
Raggiunse l’altro lato del palco e si riunì ai suoi amici, strinse le loro mani
ed abbracciò le ragazze come ultimo gesto di uno studente appena diplomato.
Tutti gli studenti tornarono a sedere
ed il preside si posizionò di fronte al leggio, si schiarì la gola ed i
diplomati rimasero in silenzio per ascoltare il suo discorso finale. Bo si
guardò attorno e tra la folla seduta di fronte a lui; sorrise quando vide Jesse
alzare gli occhi orgogliosamente verso di lui, annuendo con il capo in segno di
approvazione e sorrise anche quando vide Daisy asciugarsi le gote e gli occhi
tentando di non far scivolare via tutto il trucco. Infine guardò in direzione
della sedia vuota di fianco alla cugina, quella che avrebbe dovuto occupare suo
cug… fratello e sentì calde lacrime riempire i suoi occhi.
Si sforzò di guardare lontano da
quella sedia e tornò sulla folla di gente seduta di fronte a lui. Osservandola
bene notò molte altre famiglie a cui mancava un componente; ognuna di queste
persone contribuiva a far salire il numero dei dispersi che non sarebbero più
tornati ad Hazzard. Odiava la guerra ed il governo e per vendetta aveva giurato
silenziosamente sul Paradiso e su Luke che avrebbe speso il resto della sua
vita combattendo quello stesso sistema che si era preso suo cugino così presto.
Ma dopo aver osservato la folla,
qualcosa catturò la sua attenzione. Aveva asciugato le lacrime dai suoi occhi e
stava tentando di mettere a fuoco quella figura appoggiata al tronco della
grande quercia. La prima cosa che notò fu l’espressione rilassata che quella
persona donava a sé stessa e quasi riusciva ad immaginare un debole sorriso
disegnato sulle sue labbra. Si portò una mano sul viso per farsi ombra e non
lasciarsi accecare dalla luce del sole e riuscì a vedere una divisa militare…
una sacca portata a tracolla… dei capelli tagliati corti.
Sospirò un nome, ma non così
forte da farsi sentire dalle persone attorno a lui.
“Luke…”
Non era certo che si trattasse realmente
di suo cugino, tuttavia avrebbe giurato che quel ragazzo stesse guardando nella
sua direzione. C’era una sola cosa da fare per averne la conferma… si premette
delicatamente la mano contro il petto all’altezza del suo cuore rivelando una
piccola cicatrice proprio al centro del palmo, laddove lui e Luke avevano
praticato un’incisone per diventare fratelli di sangue.
Attese con il cuore in gola… vide
quel ragazzo ripetere il suo stesso gesto… ma con l’altra mano, mentre con il
capo annuiva debolmente. Il respiro di Bo gli si fermò in gola e si girò verso
i suoi amici che lo fissavano con aria interrogativa. Tutto quello che il
giovane riuscì a fare fu pronunciare confusamente un nome.
“L… Luke… Luke… LUKE!”
Si alzò in piedi e si fece largo
tra la folla di sedie e di persone, senza curarsi che tutti quanti ormai lo
stessero guardando, ignorando completamente lo sguardo di disapprovazione del
preside. Saltò giù dal palco ed iniziò a correre quando fu fermato da Jesse;
tuttavia rimase con lo sguardo fisso su quel ragazzo.
“Bo… Bo che cosa c’è? Sembra che
tu abbia visto un fantasma!”
“Credo di averlo visto zio
Jesse.”
Fu tutto ciò che Jesse riuscì a
farsi dire perché Bo si sganciò dalla sua presa e corse via, il suo cuore gli
martellava nel petto ed i suoi occhi si stavano sempre più inondando di lacrime
man mano che si avvicinava, vide un ampio sorriso sul volto di quello che era
il suo migliore amico, suo cugino, suo fratello… Lukas Kevin Duke.
Luke aprì le braccia per
accogliere Bo ed ebbe difficoltà a rimanere in equilibrio quando quel
diciassettenne di un metro e ottanta gli si tuffò addosso piangendo sulla sua
spalla e tenendolo stretto come se avesse avuto paura che sarebbe potuto
sparire di nuovo da un momento all’altro.
Luke avvolse il cugino con le sue
braccia, carezzandogli le spalle e stringendolo sempre più si rese conto di
quanto realmente gli fosse mancato; a fatica riuscì a trattenere le lacrime.
Fece scorrere le sue mani sulla schiena di Bo per dargli conforto mentre il
giovane sussurrava ancora il suo nome. Sorrise a Daisy e a Jesse i quali erano
corsi entrambi verso di lui e si erano uniti in quell’abbraccio pesando con i
rispettivi corpi su Bo e Luke, ma nessuno se ne diede pensiero.
“Dio… pensavo che non saresti mai
più tornato Luke… pensavo che fossi morto, ero convinto che mi avessi
lasciato…”
“Shhhh, va tutto bene adesso…
tutto bene… guardami Bo…”
Bo si staccò controvoglia dal
cugino, ma continuò a cingere la sua vita con forza. Trattenne il respiro
quando guardò negli azzurri occhi di Luke e notò che nonostante fossero
incorniciati da profondi cerchi neri che lo facevano sembrare più vecchio di
quanto in realtà non fosse, la luce che avevano sempre avuto dentro era ancora
là, il suo sguardo amorevole non era cambiato.
“Bo… non ho mai mancato ad una
promessa con te prima d’ora e… quant’è vero che esiste l’inferno non avrei di
certo cominciato adesso…”
Luke sorrise debolmente anche se
non c’era molto umorismo in quello che disse poi.
“Sarebbero servite molte più bombe
e proiettili per tenermi lontano da te Bo…”
Il labbro inferiore di Bo tremò e
Luke lo strinse di nuovo nel suo abbraccio; non voleva più vedere tutti quegli
anni di sofferenza in quei giovani occhi blu, tutto ciò che desiderava era
tenere Bo tra le sue braccia e farlo sentire sicuro e protetto per il resto
della sua vita. Tutto quello che aveva visto in guerra lo aveva cambiato in un
modo che nessun altro avrebbe mai potuto comprendere. Non voleva che Bo
imparasse lezioni di vita in base alla sua esperienza… avrebbe imparato
attraverso i suoi stessi sbagli, Luke però gli sarebbe stato accanto e non lo
avrebbe più lasciato.
“Dio Bo… sono tornato… sono
veramente qui e non me ne andrò mai più… shhhh va tutto bene… sono…”
Luke lasciò che le lacrime rigassero
le sue gote. Strinse ancora di più le sue braccia attorno al cugino realizzando
quale parola avrebbe voluto pronunciare, dopo quattro lunghi anni finalmente
era tutto finito, era ritornato alla vita che si era lasciato alle spalle ed
era ritornato dalla sua famiglia.
“Bo… sono a casa.”
Fine