Ragazza londinese

di MissShinigami
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Stavo tranquillamente scribacchiando sul mio quaderno nero, quando lui entrò nella stanza. Non lo vidi subito: stavo ascoltando Rolling in the deep a tutto volume, non lo sentii.
Alzai la testa e chiusi gli occhi: il protagonista della mia storia non voleva fare quello che volevo io, era frustrante!
Lui era dietro di me, mi mise le mani sulle spalle.
Non ci feci caso e continuai a scrivere; scrissi: ‘Ti piacciono le nuove meches?’
Si chinò. “Molto.” mi sussurrò  in un orecchio.
Sorrisi.
“Il verde è il mio colore preferito.” continuò lui.
“Lo so, è stato divertente farsele.” Dissi.
Poi mi alzai e mi diressi verso la testata del letto dove era appeso il mio cappello preferito: quello di Happy, il gatto blu di Fairy Tail.
Me lo misi. “S’intonano!” dissi facendo notare il terribile accostamento tra verde e blu.
Poi lo guardai: era appoggiato alla mia scrivania e rideva.
Mi si avvicinò. “Quanto sei scema!” disse continuando a ridere.
Mi prese per mano e uscimmo; passammo la giornata al parco.
Quello sciocco mi fece cadere su un mucchio di foglie secche, lo tirai giù con me. Poi lui ne prese una manciata e le lanciò in aria; guardai in alto per vederle ricadere: rimasi incantata a vedere tutti quei colori autunnali e le giravolte che le foglie facevano in aria.
Mi baciò sotto le foglie che cadevano, tra i colori autunnali, nel vento … io avevo acnora quello stupido cappello in testa!
Si allontanò da me. “Hai il naso freddissimo!” poi rise. “E rosso!”
Me lo coprii con le mani. “È ovvio, fa freddo.” mi giustificai.
Ci dirigemmo alla nostra caffetteria preferita.
“Cosa vi porto?” chiese il cameriere.
“A lui un tè!” dissi prontamente.
“Sta scherzando! Una cola.” corresse subito lui, terrorizzato all’idea di berlo: odiava il tè.
“A me un caffè!”
Le nostre ordinazioni arrivarono subito.
Lo guardai mentre beveva un sorso della sua cola; osservai la sua strana iride: celeste con delle scaglie più scure.
 Lui se ne accorse e iniziò a guardarmi di rimando.
Tornai al mio caffè, colta con le mani nel sacco.
Sorrise. “Non sembri affatto la tipica ragazza londinese.”
Sfoderai uno dei miei migliori ghigni di vittoria “Non lo sono affatto!” lo guardai. “Tu piuttosto! Come fai a sorridere sempre così?” gli chiesi.
Sorrise. “Se sto bene, perché non dovrei farlo?”
Sorrisi anche io.




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