Girlfriends
Le
presenze femminili sono sempre state al centro della mia
vita: e come sarebbe potuto essere altrimenti, vivendo in una casa con
tre
sorelle più piccole? In realtà dovrei chiamarle
“sorellastre”, dal momento che
sono le figlie del secondo marito di mia madre; che fine abbia fatto il
mio
vero padre è una domanda che ormai ho smesso di chiedermi.
Mia
madre è una donna straordinaria, l’ho sempre
pensato,
non solo perché è riuscita a rimettersi in piedi
dopo che mio padre l’aveva
abbandonata, ma perché ha tirato su una famiglia di sei
figli, anche se non
posso negare di averle dato una mano – le mie sorelline mi adoravano.
Tuttavia,
Ellen, Martha e Lizzie sono nate quando io avevo
già cinque anni, quindi non posso dire che siano state le
prime “donne” della
mia vita. Senza alcun dubbio, esclusa mia madre, la prima si chiamava
Tibby e
aveva un anno più di me.
Che
razza di nome è Tibby?, mi chiedo ora. Al momento non mi
interessava molto: era la mia vicina di casa e l’unica cosa
che ricordo di
quella bambina sono un paio di piccole trecce rosse. Un giorno, mentre
giocavamo nel prato che separava le nostre abitazioni, mi ha dato un
bacio
sulla guancia. Così, all’improvviso, senza nessun
avvertimento. Ovviamente sono
diventato rosso come un peperone – per quanto Seamus, quando
gli ho raccontato
questa storia, mi abbia chiesto come fosse possibile vista la mia
carnagione –
e, mentre premeditavo di toccarle una treccia, mi sono ritrovato a
lievitare da
terra. Non di tanto, una decina di centimetri, ma sono bastati per
farla
correre via chiamando a squarciagola la madre. Quella è
stata sicuramente la
prima volta che mi sono reso conto di essere speciale,
anche se il mio patrigno, quando mi aveva sentito
raccontare quello che era successo, si era limitato ad accarezzarmi la
testa
borbottando divertito qualcosa sulla fantasia dei bambini.
E
invece no, Bob, altro che fantasia!
La
mia prima fidanzatina ufficiale, però, l’ebbi
solamente a
dieci anni. Lei era Eileen, la ragazza più bella che
l’universo abbia mai visto;
o almeno questo era quello che pensavo di lei ogni volta che mi
rivolgeva un
sorriso. Abbiamo cominciato a “uscire insieme”
quando l’ho difesa da un
compagno di classe che la prendeva in giro per il fatto che continuava
a
portarsi dietro, anche a scuola, il suo peluche preferito,
un’anatra rosa piena
di macchie di cioccolato: a pranzo mi ha offerto il suo succo di frutta
e il
giorno dopo camminavamo mano nella mano.
Siamo
stati insieme per molti mesi. Quando scoprii di essere
un mago e di dover partire per Hogwarts, le raccontai la scusa che mia
madre
rifilava a tutti i nostri conoscenti – e fratelli,
perché chissà quanti pony
avrebbe chiesto Ellen sapendo che avevo una bacchetta! –,
cioè che mi avevano
iscritto a una scuola in Irlanda. Avrei voluto mandarle un sacco di
lettere
durante il mio primo anno, ma non sapevo come avrebbe preso
l’arrivo di un gufo
sul davanzale della sua finestra; così ho aspettato di
tornare a casa per le
vacanze estive e ho scoperto che aveva buttato via la sua anatra rosa e
anche
me. Aveva conosciuto un ragazzo scozzese, a quanto pare. Piansi un
po’, giusto
quei dieci minuti che mi concessi, poi corsi a giocare con i miei
fratellini.
Non
ho avuto una fidanzata fino al quinto anno, se si
esclude il bacio che ho dato a una sconosciuta Tassorosso per evitare
Eloise
Midgen che cercava in tutti i modi di invitarmi al Ballo del Ceppo. In
quel
periodo avevo una cotta pazzesca per Lavanda Brown, ma non riuscivo a
trovare
il coraggio di dichiararmi, poi alle riunioni dell’ES conobbi
Ginny Weasley; in
realtà sapevo bene chi era, ma non avevo mai avuto occasione
di parlarci.
Scoprii che la sua timidezza di un tempo era sparita e la nuova Ginny
mi
piaceva un sacco, senza contare i suoi capelli rossi così
simili a quelli di
Tibby. Lei, però, sembrava così
innamorata di quel Corvonero… almeno
finché non l’ha lasciato ed è corsa da
me per farsi consolare. Va bene, sto mentendo: nella Stanza delle
Necessità
ogni tanto scambiavamo qualche parola, riuscivo a farla divertire con
qualche
battuta su Eloise Midgen e i suoi brufoli – posso sembrare
cattivo, ma ero
veramente rimasto traumatizzato da lei! – e un giorno ci
ritrovammo a baciarci.
Com’è potuto accadere? Non lo so, ricordo solo il
tocco dolce delle sue labbra.
L’amavo
tanto, Ginny. Mi sembrava perfetta: era un’ottima
giocatrice di Quidditch, forte e determinata, e poi era oggettivamente
una
bella ragazza. Ogni tanto mi appariva distratta quando eravamo insieme,
come se
avesse voluto essere da un’altra parte, ma solo verso la fine
del mio sesto
anno ho capito perché: io amavo Ginny, lei amava Harry.
Così sono stato di
nuovo lasciato per amore di un altro, anche se la scusa che aveva usato
era che
“litigavamo troppo”.
Non
ebbi molto tempo per pensare al suo addio: Silente morì
poco dopo, Voldemort salì al potere e io dovevo scappare.
Non avevo mai
scoperto chi fosse mio padre, quindi non potevo affermare con certezza
di non
essere un Nato Babbano.
La
prima ragazza che incontrai dopo tanto tempo fu Luna
Lovegood. Ad essere sincero, non l’avevo mai presa molto in
considerazione, mi
sembrava un po’ matta, sempre persa nei propri pensieri con
quel suo sguardo
sognante; quando, però, la rividi a Villa Malfoy, sentii una
stretta al cuore:
il suo volto era scavato per la sofferenza e il dolore che doveva
provare, ma
gli occhi erano splendenti, pieni di vita. Capii che non poteva
esistere una
ragazza più incredibile di lei.
Passammo
insieme un po’ di tempo a casa del fratello di Ron,
stringendo una sincera amicizia. Devo ammettere che ogni tanto provavo
l’impulso
di baciarla, ma ogni volta che lo pensavo lei, come se mi leggesse
nella mente,
mi prendeva la mano e ripeteva che, quando sarebbe tornata a casa,
avrebbe
aggiunto il mio ritratto a quello dei suoi amici.
La
guerra finì e io mi trovavo ancora senza uno straccio di
ragazza. Non che fosse più importante della salvezza della
mia vita, ma mi
mancava avere qualcuno accanto: forse fu per questo motivo che cercai
conforto
tra i caldi seni di Lavanda. Ah, non ve l’avevo detto? A
quanto pare, mentre io
mi struggevo d’amore per lei, Lavanda non faceva che pensare
a me, ai miei
capelli ricci, alla mia pelle morbida – parole sue
–, ma senza trovare il
coraggio di confessarmelo; aveva allora deciso di provarci con Ron per
suscitare la mia gelosia, finendo poi per affezionarsi a lui. Io,
però, non ero
mai uscito completamente dal suo cuore, per cui dopo Hogwarts mi ha
cercato per
vederci: ci sono volute ben tre uscite per capire che voleva altro da
me che
una semplice amicizia, e io che continuavo a pensare che volesse
scrivere un
articolo sul mio viaggio con i folletti! Non dovevo essere un grande
amatore,
però, perché dopo qualche mese anche lei si
è stufata di me, ma stavolta non ho
voluto indagare tra le braccia di chi si fosse fiondata.
Facciamo
il punto della situazione: Ginny ha sposato Harry,
Lavanda non voglio saperlo, Luna è in giro per il mondo con
un tale Rolf
Scamandro, Eileen è la spogliarellista più
rinomata della Gran Bretagna.
E
Tibby? Per quanto ne so, è andata a vivere a Dublino; non
porta più le trecce, ma ha tagliato i capelli in un ordinato
caschetto. Mi
hanno detto che ha trovato lavoro come segretaria in una ditta
importante e che
ha appena avuto il suo secondo bambino. Il marito? Un tale Dean Thomas.
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