sora
scusate per il tremendo ritardo, ma ho dovuto dare un esame e sono rimasta indietro...
allora, questo capitolo è un pochino corto, ma succedono molte cose.
su leggete!
Capitolo 8
Kairi era seduta nella cucina di Aeris, tra le mani stringeva una tazza
con disegnati dei fiori e sembrava del tutto assente. Era carina, come
se quella fosse un’occasione importante: un vestitino bianco
senza maniche né spalline con un’ampia gonna lunga fino al
ginocchio. La faceva somigliare ad una ballerina. Si era raccolta i
capelli in un chignon disordinato che gli era sembrato sempre
tremendamente complicato a vedersi, ma che le aveva visto fare con
poche abili e sapienti mosse. Ed aveva messo il profumo, quello che
avevano scelto insieme, perché piacesse ad
entrambi.
Per terra le ragazze avevano di nuovo sistemato le
coperte, per lei questa volta, distrattamente Sora si chiese se
avessero fatto in tempo a disfarlo.
Tirò indietro una sedia dal tavolo e si
sedette accanto a lei, al margine del suo campo visivo colse Tifa ed
Aeris uscire con discrezione per lasciarli soli. Per un lungo secondo
la guardò e basta, mentre lei continuava testardamente a tenere
gli occhi fermi sulla finestra, sui tulipani rossi che si scorgevano al
di là delle tendine semitrasparenti.
«Kairi.» la chiamò piano, avvicinando una mano alle sue.
La ragazza si ritrasse, incrociando le braccia in
grembo, lasciando la tazza, che fino a quel momento aveva stretto,
orfana e sola in mezzo a quel tavolo enorme: Sora provava una strana
empatia per quella tazza. Gli era mancata così tanto,
l’unica cosa che voleva era parlare con lei, avere un suo
consiglio.
«Tifa mi ha detto del ricovero.»
cominciò riportando le mani vicine a sé, per non essere
costretto a pensare di continuo che Kairi non voleva nemmeno toccarlo.
«Sono andato a vedere e Cloud mi ha detto che i Nessuno si
stavano svegliando, alcuni almeno. Non Demyx.» come se a Kairi
importasse davvero che Demyx si svegliasse o no, si diede mentalmente
dell’idiota. «Sarei dovuto tornare da te in quel preciso
momento, lo so, mi dispiace, ma gli avevo promesso la tomba,
ricordi?» nessun cenno da parte di lei. «Ho incontrato
Axel. Ha cercato di uccidermi perché lui…» si
interruppe. «perché lui ama Roxas. Così ho cercato
di dimostrargli che se lo avesse fatto lo avrebbe perso per sempre
e…»
Kairi si mosse, lo fissò apertamente, sfidandolo a continuare.
Sora sospirò. «Mi ha baciato.»
l’inizio della sua fine per colpa di un solo, unico bacio.
«Mi hai tradito.» mormorò amara.
«No!» si sbrigò a giustificarsi. «Kairi, no! Lui ha baciato Roxas!»
«Ma Roxas è te.» la logica di Kairi era inappuntabile quanto frustrante.
«Si, ma…» ci rinunciò.
«non è questo il punto.» si fermò, prese due
respiri e si preparò a continuare. «Io ho sentito
com’era, quando Axel l’ha baciato…»
arrossì, ma proseguì ignorando l’imbarazzo.
«lui si sentiva come mi sento io quando bacio te.»
La ragazza si morse il labbro nervosa. «Continua.»
«Xion.»
Kairi si coprì il viso con le mani disperata. «Sora, tu non capisci.»
Questa volta però lui le afferrò
gentilmente, ma con decisione i polsi, scostandoglieli e fissandola.
«Naminè sa come fare. Sono sicuro che lo sa. Puoi prendere
una parte dei miei ricordi e…» si interruppe,
perché la ragazza lo stava osservando inorridita.
«Sora, ma ti senti?» non rispose la
guardò e basta. «Quando Xion era in giro, quando tu eri
senza ricordi, Naminè ti aveva chiuso in un acquario.» gli
spiegò spietatamente, cercando di essere il più chiara
possibile. «Non ti svegli senza ricordi, figurarsi se ti svegli
senza Roxas.»
«Tu mi hai già svegliato senza Roxas.»
«Non è un scienza esatta.»
«Kairi…» iniziò deciso. «ti prometto che mi sveglierò.»
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
«Oh, beh, allora di cosa mi preoccupo?!» disse tra
sé ironica.
Lui la guardò sconsolato, a parte un eterno
ed infinito ‘ti prego’ non c’era niente che potesse
dire per convincerla. «Io non la volevo questa chiave.»
sapeva – come? Non aveva spiegazioni – che gente si era
allenata, aveva lottato per diventare keyblade master. Sora non avrebbe
voluto, non capiva perché volere spontaneamente un peso del
genere sulle spalle.
Ora l’universo sarebbe oscuro senza di te.
Sospirò chiedendosi cosa fosse passato per la
testa del re Topolino per dare una responsabilità del genere ad
un ragazzino, sospettava che ci fosse un trucco dietro.
È il keyblade a scegliere il suo possessore. – gli ripeté ancora Roxas, come una filastrocca. In quella frase era celata la loro maledizione.
«Così non posso tornare alle Isole con
te.» le disse stringendosi nelle spalle. «Axel ha suggerito
di trasferirci qui, se ti sembra un’alternativa accettabile,
così Roxas starebbe con Axel ed io con te.» propose
fissandola con aria di sfida.
«Sora.» lo rimproverò. Poi chiuse
gli occhi e si addolcì: doveva provare, doveva almeno provare.
Scostò al sedia, posizionandola più vicina a lui e gli
prese le mani. «Torniamo a casa, Sora. Torna a casa insieme a me,
pensa a quanto eravamo felici.» si fermò per guardarlo
supplichevole. «Torniamo a casa.» ripeté.
E l’unica cosa che avrebbe voluto rispondere
Sora era sì. Sì, perché gli mancava la sua casa;
sì, perché l’unica cosa che volesse davvero era
stare con lei, addormentarsi con lei e svegliarcisi; sì,
perché aveva paura di perderla. La cosa peggiore di perdere
sé stesso sarebbe stato perdere lei.
Ma no. No, per tutte le volte che le aveva
accarezzato i capelli e qualcosa dentro di lui li avrebbe voluti
più aranciati; no, per la prima volta che avevano fatto
l’amore, per quanto era stato bello, perché non avrebbe
voluto fare nient’altro per mesi. Non c’era mai stato
niente soddisfacente quanto la pace del dopo orgasmo, quando sembrava
di galleggiare come a Neverland, e lei era nuda e calda e stretta tra
le sue braccia. E Roxas nella sua testa urlava straziando la sua mente.
Come lei, anche Sora le si avvicinò. Le sue
gambe magre e pallide, nonostante il sole costante sull’Isola,
tra le proprie. Si tirò le sue mani al viso e le baciò
con adorazione, perché lui l’adorava. «Kairi, ti
amo.»
Lei sbatté le ciglia umide di un pianto che
ancora non riusciva a liberarsi. «Ma allora perché?»
gli domandò disperata.
«Perché l’unica cosa che voglio
è stare con te.» la fissò, i suoi occhi azzurri nel
blu infinitamente immenso di Kairi, cercando di trasmetterle per altre
vie quello che lei non voleva capire a parole. Eppure gli sembrava
così immediato. «Perché se qualcuno me lo
impedisse, se mi legassero in un posto dove tu non potessi sentirmi io
scalcerei, urlerei, farei tutto per tornare da te. Come sta facendo
Roxas.»
Lei chiuse gli occhi. «Non puoi chiedermelo, Sora.»
Le prese il viso tra le mani. «Tornerò
sempre da te, non c’è altro posto dove tornare. Casa
è dove sei tu.»
«Sora…»
«Ti prego, credimi!»
Lea non si sorprese quando si accorse che a casa sua – di nuovo
– qualcuno era entrato senza consenso. La ignorò diretto
in bagno, non perché avesse effettiva urgenza di usarlo, ma
perché se c’era una persona che non sapeva davvero come
affrontare quella era lei.
Rimase per alcuni secondi davanti al lavello a
fissare il suo riflesso sullo specchio con l’acqua aperta,
sperando che quando fosse tornato di là se ne sarebbe già
andata e, al contempo, del tutto consapevole che non sarebbe stato
così. Provò seriamente a formulare delle scuse, ma doveva
scusarsi? Perché se lì dentro c’era Roxas quel
corpo era suo quanto proprio.
Kairi era seduta sul suo divano, sullo stesso divano
sul quale si era fatto trovare il suo ragazzo giorni prima, lo stesso
divano che avrebbe dovuto fargli da letto, lo stesso divano che era
rimasto inutilizzato. Sulle sue gambe c’era un keyblade chiaro,
leggero, pieno di fiori; ne stringeva l’asta tra le mani,
accarezzandola dolcemente come se fosse l’unica ancora che le
fosse rimasta a cui aggrapparsi.
Lea non disse niente, si sedette accanto a lei nel
più completo silenzio. Era come un funerale, realizzò, ed
avrebbe dovuto sentirsi triste quanto lei, perché nessuno di
loro due sapeva in onore di chi fosse.
«Ho pensato di ucciderti.» disse piano.
«Sono venuta qui con l’intenzione di tenderti
un’imboscata e prendermi il tuo cuore.»
«Perché non l’hai fatto?»
domandò senza scomporsi, senza allontanarsi. E se fosse stato
Roxas quello a finire dentro ad una bara? Per un secondo gli
passò per la mente l’immagine di Sora in lacrime –
perché Lea sapeva che Sora avrebbe pianto – abbracciato a
Kairi che gli sussurrava dolcemente: ‘Hai provato, ma non ci
siamo riusciti.’, felice e sollevata nonostante cercasse di
nasconderlo.
«Credi che Roxas ti amerebbe meno da
morto?» gli chiese in risposta, il keyblade sparì in
un’impronta di luce.
Lui lo avrebbe amato meno da morto? No, altrimenti
non avrebbe cercato di uccidere Sora quella maledetta notte.
Scosse la testa. «Ci sono quattro
possibilità: funziona, tutti e due sopravvivono e siamo felici;
non funziona, entrambi rimarranno eternamente addormentati.»
Kairi tremò. «Funziona solo per Roxas e Sora non ce la fa.
Oppure…»
«Abbracciami.» lo interruppe.
Lea la guardò sorpreso. «Come?»
«Abbracciami come se entrambi non ce l’avessero fatta.»
Sospirando, Lea si avvicinò e la strinse. E
non appena anche Kairi gli passò le braccia intorno alle spalle,
scoppiò nel pianto più disperato che avesse mai sentito;
un pianto nascosto, tenuto segreto, coltivato con affetto e cresciuto
fino a diventare l’unica voce per il dolore più devastante
del mondo. L’uomo non le disse parole consolanti, non poteva
quando c’era la possibilità che al suo eterno dolore
corrispondesse la sua più grande felicità.
L’abbracciò come lei aveva chiesto, cercando di non
pensare al volto cinereo di Roxas dentro una bara.
Kairi era una cosa piccolissima e fragile eppure il
suo cuore era l’unico a non essersi mai perso, fedele a sé
stessa ed al suo amore, aveva abbandonato il suo corpo solo per
nascondersi in quello di Sora. Kairi era l’unica cosa che
terrorizzava Lea, perché quella piccolissima e fragile ragazzina
avrebbe potuto trovare le parole per impedire a Sora di tentare.
«Promettimi di abbracciarmi così se non ce la fanno.»
«Ok.»
«Anche se ce la fa soltanto Roxas.» precisò.
«Te lo prometto.»
Quando Sora entrò in casa li guardò tanto stupefatto da
credere di essere nell’abitazione sbagliata. «Beh,
cos’è questa storia?!» lo dissero in due, Roxas era
stato l’eco perfetto nella sua mente.
Kairi era ancora seduta sul divano, lui non la
abbracciava più, ma continuava a tenerle un braccio intorno alle
spalle. Aveva smesso di piangere, ma appariva comunque depressa, il
naso e le guancie arrossate. Lea capiva perché Sora
l’amasse, era bella sul serio e per un moccioso con un
ingombrante destino da salvatore di damigelle in difficoltà
doveva essere il massimo.
«Mentre voi confabulavate, noi
parlavamo.» fu la semplice risposta di Lea del tutto concentrato
sulla ragazza al suo fianco. Non sapeva perché, ma provava la
destabilizzante sensazione che se avesse smesso di toccarla sarebbe
scomparsa. E se fosse scomparsa, niente Roxas. Badare a Kairi a quel
punto, era un compito anche suo.
Il ragazzo li osservò per niente contento.
«Roxas non è felice della situazione.» disse
infastidito.
Parla per te! – sbottò per niente contento che lo tirasse in ballo senza un vero motivo. Axel con una ragazza? Improbabile.
‘Riesci ad essere geloso di Demyx e non di
Kairi…’ rifletté sconcertato. ‘io proprio non
ti capisco.’
Ma l’uomo rise di gusto. «Invece tu sei
pazzo di gioia, vero?» gli domandò sarcastico distraendolo
dalla sua conversazione interiore.
Riuscì a non ringhiare, ma ci fu tremendamente vicino.
«Sora mi ha detto che hai conservato alcune
tuniche dell’Organizzazione.» iniziò Riku ignorando
la gelosia dell’amico, lui era più abituato a gestirla.
«Ce le puoi prestare?»
«Che dovete farci?» non avrebbe ceduto
quella di Roxas tanto facilmente, era l’unica cosa che gli
rimaneva di lui, l’unica cosa che portasse ancora il suo odore.
«Una festa in maschera!» sbottò
Sora ancora indispettito. «Qual era l’argomento della
puntata precedente?»
Lea li studiò entrambi incredulo.
«State davvero pianificando un assalto al castello del re
travestiti da Organizzazione?!» chiese, quasi sperando che
dicendola ad alta voce quella folle idea avesse senso, ma non era
così. «Cos’è, avete manie di suicidio?»
«Se ci andiamo con i corridoi oscuri
sarà praticamente impossibile per loro prenderci, ma se ci
riconoscono – ed è scontato che sia così –
verranno a cercarci.»
L’uomo provò davvero a riflettere sul
loro piano, ma continuò a sembrargli semplicemente una pazzia e
quel ‘praticamente impossibile’ non lo tranquillizzava
nemmeno un po’. Se avesse perso Sora, niente Roxas. Riaverlo
indietro iniziava a portare un sacco di responsabilità.
«Non sarà un assalto…»
precisò Riku. «un furtino, una cosa veloce ed
indolore.»
«Io vengo con voi.»
Tutti e tre si zittirono e fissarono Kairi sconvolti.
«Non è il caso.» rispose dolce Sora.
La ragazza si alzò decisa, i pugni stretto
lungo i fianchi. «Non era una proposta: io vengo con voi. Non
avete idea di quale sia il libro, ma Naminè sì.»
Sora la guardò sconsolato per un lungo
istante, pensò a tutto quanto e nessuno dei suoi pensieri aveva
esiti positivi.
La nostra disfatta ha i capelli rossi. – commentò Roxas, ma non avrebbe saputo dire se si riferisse ad Axel o a Kairi.
«Descrivicelo.» disse Riku pratico.
«Facci un disegno, Naminè disegnava praticamente tutto, un
libro non sarà un problema per lei.»
Kairi assottigliò lo sguardo furiosa e lo
fissò. «Io non sono Naminè, io non disegno.»
si fermò, poi tornò a guardare Sora. «Io vengo con
voi oppure mi farò riportare da Cid alle Isole del
Destino.» incrociò le braccia sul petto testarda, non
avrebbe cambiato idea, sarebbe stato inutile provare.
«Decidete subito.» lanciò un’occhiata a Lea,
una chiara richiesta di aiuto.
«C’è una terza divisa.»
disse lui. «Sono praticamente certo che le calzerebbe a
pennello.»
«Kairi…» la supplicò Sora.
Lei lo fissò ancora. «Io vengo con voi.»
prossimamente...nel
prossimo capitolo, ma più probabilmente in quello dopo ancora
succederà un cosa...ah! sconvolgente!
...sono l'unica a pensare che Sora vestiro da Organization XIII sia sexy?!
va beh, stupidaggini a parte...nella prossima puntata si va in missione!
cercherò di scriverlo più in fretta possibile, ma
sarà sicuramente un capitolo complicato, quindi se ci saranno
ritardi cercate di capirmi!
baci
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