Non ti
ho
Mai
Chiamata
“Mamma”
Una mattina di
aprile. Il sole brillava in cielo, schermato qualche volta da piccole, sottili
nubi che, spinte da una sottile brezza, attraversavano il cielo azzurro
brillante.
Un’atmosfera così
serena stonava con lo stato d’animo del giovane che, mentre avanzava verso
l’alta quercia con un mazzo di fiori in mano, scrutava la lapide posta ai piedi
dell’albero.
Non una lacrima
sgorgava da quegli occhi verde smeraldo, occhi che sembravano contenere ogni
dolore del mondo e che non erano in grado di liberarsene. Neppure la brezza che
gli scompigliava gli scuri capelli riusciva a spazzare via quel
dolore.
Depose il mazzo di
fiori ai piedi della pietra tombale. C’erano piccole violette e rose rosse a
gambo lungo, giunchiglie dall’odore inebriante e piccole margherite che,
candide, sembravano spruzzi di neve sul verde brillante delle felci.
- Questi sono per
te- sussurrò- Non mi dimenticherò mai di te.
Una mattina di
sole.
Di
nuovo.
Era così anche quel giorno,
ricordi?
Una mattina qualsiasi.
Eravamo felici. Tutti insieme alla Tana.
Ricordo di aver sognato quel
momento per tutto l’anno scolastico. Silente ci aveva accordato questa piccola
libertà solo per le vacanze pasquali. Una piccola festa a casa
tua.
Non credevo
che sarebbe finita così. Ma perché non ho guardato prima quel maledetto
orologio? Se solo l’avessi fatto un minuto prima… se avessi visto prima quelle
nove lancette sul segnale “pericolo di morte”… Tu non saresti qui, sotto questa
lapide.
Saresti ancora al mio
fianco, forte donna che per me era come una madre.
Non te l’ho mai detto. Non
ti ho mai detto che quella notte, quando Voldemort è tornato, mi sono sentito
come se fossimo madre e figlio. Mi hai abbracciato ed ho capito come mi sarei
sentito se la mia madre biologica fosse stata ancora
viva.
Molly Weasley, ti volevo
bene e tu ne volevi a me. Ho conservato tutti i maglioni che hai fatto per me.
Ho ancora nel cuore la gioia che ho provato nel vedere quel regalo ai piedi del
letto il primo Natale a Hogwarts. E la gioia di vedere te e Bill ad attendermi
prima della terza prova del torneo TreMaghi.
Io ero un figlio di nessuno
e tu mi hai adottato. Io, che non avevo mai compreso a fondo cosa fosse
l’affetto tra madre e figlio, l’ho scoperto grazie a te quel calore che scalda
il cuore e rende qualsiasi luogo quello in cui vorresti
trovarti.
Questo affetto, però, mi ha
anche fatto soffrire.
Ho perso mia madre quando
avevo un anno. E ne ho persa un’altra un anno fa, quando ne avevo
diciassette.
Giuro che ho
odiato.
Lui, quel maledetto Lucius
Malfoy, ti ha uccisa prima che mi rendessi conto di cosa stava
accadendo.
Sai cosa ricordo di quel
momento? Quella maledetta formula magica e la luce verde che ho visto con la
coda dell’occhio. E il tuo corpo che si accasciava accanto a me, mamma Weasley.
Tu, quella che aveva paura che qualcuno dei suoi familiari morisse, sei stata la
prima ad andartene.
Non ricordo bene cosa sia
accaduto dopo. E’ tutto offuscato… Ron mi disse, qualche giorno dopo, che ho
disarmato quel maledetto Malfoy con
tanta energia da aver infranto il vetro di una finestra ed in seguito ho ferito
qualcuno di quei bastardi in modo tanto serio da farli finire al San Mungo. Non
ci vedevo più dalla rabbia. A volte ho la sensazione che, se non fossi stato
fermato dal professor Lupin e Malocchio Moody, avrei potuto usare una delle
maledizioni senza perdono. Uccidere quei maledetti Mangiamorte che ci hanno
attaccato in un giorno di festa.
Adesso non sono più una minaccia. Voldemort non c’è più.
E’ stata dura ma finalmente non esiste più un Lord Voldemort. C’è solo Tom
Orvoloson Riddle. La sua bacchetta è stata spezzata ed i centauri, nuovi custodi
di Azkaban, lo tengono sotto stretta sorveglianza. Credo che diverrà pazzo, con
loro. Sono degli ottimi guardiani, fedeli al Ministero della Magia, ma i loro
discorsi farebbero confondere qualunque. Non che Riddle sia più molto umano.
Hanno detto che il sigillo imposto da Silente lo terrà tranquillo per il resto
della sua vita, che sarà breve.
Albus Silente… devo andare
da lui, tra poco. Gli devo molto. Con il suo estremo sacrificio ha salvato il
mondo magico.
Là, ad aspettarmi sulla sua
tomba, ci saranno anche Charlie, Bill, Flueur, Fred, Ginny e Hagrid. Mi dispiace non essere stato
in grado di fare di più. Non sono riuscito a salvarli tutti. Hermione è morta
nell’ultimo scontro contro Voldemort. E lo stesso è accaduto per Arthur e Percy.
. E non so neanche se Ron riuscirà mai a guarire. All’ospedale sono ottimisti…
ma ancora non si sveglia ed io sono cosciente che forse lo dicono per non farmi
disperare. Ogni giorno che passa, sento che anche lui sarà presto con te,
Molly.
La guerra è
finita.
Ma questo non toglie che
siano morte tante persone.
Ttu, l’unica donna che avrei
potuto chiamare madre, sei stata assassinata e non ho mai potuto dirti quella
singola parola.
Ti vorrò bene in
eterno.
Anche se tu non l’hai mai
sentito, sono certo che sapessi che, in cuor mio, ti ho chiamata Mamma più di
una volta.
Harry Potter
guardò la lapide con gli occhi pieni di lacrime. La signora Weasley sorrideva
dolcemente dalla foto magica.
- Mamma… ti voglio
bene.
Lo sguardo di Harry,
come ogni volta, scese in basso, dove c’era
un’iscrizione.
Il signor Weasley,
quando gliel’aveva mostrata, aveva detto che certamente sua moglie avrebbe
voluto che fosse così.
“Qui giace
Molly Weasley, moglie fedele di Arthur Weasley e madre affettuosa di Bill,
Charlie, Fred, George, Ginevra, Percy, Ronald e di Harry Potter”
- Non ti ho mai
chiamata “mamma”, ma ti volevo bene come se lo fossi- sussurrò, prima di
allontanarsi e, con uno schiocco, svanire.
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