Il
buffone del momento
Sbatterti
al muro. Stringerti i polsi.
Come
lo vorrei, credo che un giorno dovrei farlo.
Sarebbe
strano, forse; dopotutto se alto quasi il doppio di me.
Ogni
tanto mi capita di pensare che sarebbe stato meglio per me essere un
maschio: corteggerei la ragazza che amo, le bacerei con delicatezza le
labbra alternando momenti di passione sfrenata, accoglierei nel petto
la gelosia per poi buttargliela in faccia e farla sentire solo mia.
Gelosia,
già. Forse il problema è che non riesco ad
esserlo; mi correggo, lo sono, ma solamente dopo aver perduto la
persona che amo.
Amo.
Amo. Non amavo, no. Amo.
Sai
che sto facendo? Ascolto Masini. Ti immagini? Non
c’è Mimì nelle casse, non
c’è Laura, non ci sono De Andrè, Vasco
Brondi, Cristicchi, Roberto e Stefano dei Ratti della Sabina, e no, non
c’è nemmeno il “violinista
pazzo”, il nostro adorato violinista; non
c’è nemmeno De Gregori. C’è
un cantante che non mi fa pensare costantemente a te, ma forse domani
non ci sarà più, perché ormai ho
attaccato anche lui a te.
Sai
che la notte stringo la tua maglietta? L’ho fatto per mesi
dopo che ci siamo lasciati, finché ho vissuto a Viterbo, poi
l’ho messa da parte per utilizzarla solo in casi speciali e
infine eccola lì, infilata sotto il cuscino in attesa che la
abbracci e doni a lei quell’amore che non riesco a tenere
solo per me. “In casi speciali”: ho scoperto che,
quando mi sento a pezzi e piango e singhiozzo e urlo e tu sai bene
cos’altro faccio, devo infilarla, devo respirare un odore che
ormai non c’è più, perché
l’ho lavata e lavata, tanto il tuo odore ce l’avrei
sempre avuto addosso. Ho dato troppe cose per scontato, ho dato per
scontato la tua sincerità a volte brutale.
Forse
sto scrivendo per sfogo, oppure per mostrare come riesco a rendere
poesia per me ciò che mi fa stare male, mi piace riciclare
così il dolore, o ancora perché forse spero che
mi chiami durante la notte per stare un’ora al telefono
e… Basta, mi sto accoltellando. Come se Masini non bastasse.
Torniamo
al punto di partenza: vorrei sbatterti al muro. Stringerti i polsi.
Mettermi in punta di piedi e aggrapparmi ai tuoi capelli e affondarci
le dita anche se sarebbe difficile perché non
c’è luogo dove affondare e baciarti con violenza e
baciarti con passione e baciarti facendoti capire che sei mio solo mio
di nessun altro al mondo. Voglio baciarti finché non capirai che
devi ricambiare e allora mi accarezzerai la testa e mi stringerai a te
e tutto allora tornerebbe ad avere un senso perché questi
mesi senza te sono stati mesi senza senso e forse dovrei chiamarti
“senso”.
-
Sei senza senso?
-
Eh, sì, mi ha lasciata.
Ma
ti rendi conto di cosa dico? No, perché è senza
senso, ed è senza senso perché è senza
te.
Poca
punteggiatura, tante “e”, mi sento un po’
Isabella e un po’ Hemingway. Che poi ho letto solo un libro
di Hemingway, potrebbe anche non essere il suo stile.
Oggi
ho visto quell’attore che ti somiglia, urlava per la prima
volta alla sua amata: - Ma lo vuoi capire che ti amo? -.
Scrosci
di applausi. Gridolini emozionati. Tante lacrime e abbracci.
Ho
immaginato te dirmelo. Che bello che è stato, eri
così bello e mi amavi, ti bastava questo per essere bello.
Sai,
non te ne vai da qui. Insisti a spingere nella mia mente e fai male,
comincio a sanguinare e le ferite non si rimarginano se tu non ti fai
sbattere al muro. Con violenza. Con passione. Con la speranza di
poterti amare ad occhi aperti.
Leggi
le mie storie su Harry Potter, in alcune potrai vedermi.
C’è chi mi ha anche detto che si capisce che sto
parlando di un dolore vero, che non è solo la protagonista a
provarlo. Ma com’è che mi sono innamorata di Pansy
da quando mi hai lasciata? Forse perché Ginny è
forte e non si fa battere, riesce alla fine ad ottenere ciò
che vuole, mentre Pansy spera e spera, ma poi Draco sposa
un’altra. Forse vorrei solo farle avere una rivincita.
Ho
bisogno di sfogarmi, ho bisogno di sfogarmi. Stringimi, fatti sbattere
al muro. Fammi essere l’uomo che cerca l’amata,
perché non riesco più ad interpretare la ragazza
che si prostrerebbe ai tuoi piedi chiedendoti pietà
perché non vuole essere giustiziata. Perché vuole
tornare ad avere un senso. Perché non riesce a smettere di
avere il pianto tra le attività quotidiane.
Senti,
chiamami, ok?
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Scritta perché amo scrivere. Per sfogo, anche. Ma non per
cercare consolazione; a meno di non conoscermi, valutate la storia solo
dal punto di vista stilistico, tematico o quello che vi viene in mente.
Niente consolazioni, niente abbracci virtuali, tranne da Chi-So-Io, che
spero non sia un lontano parente di Tu-Sai-Chi.
E' una storia introspettiva, vedetela così.
Lui potrà leggerla? Uhm, sì, forse. Potrebbe
capitare qui, ma giusto se cerca tra le mie cose, se cerca di me. E se
cerchi di me fa' quello che c'è scritto nell'ultima riga del
testo, ok?
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