Secrets of the Heart Split in Two

di Walpurgisnacht
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"Bene bene bene, interessante questo spettacolino" mormorò fra sé e sé la figura ammantata dal buio del vicolo.
Quelle informazioni sarebbero state utili. Molto utili.
Ignari di tutto questo Mousse e Shan-Pu erano ancora abbracciati uno all'altra, il primo che cercava di consolare il fiume di lacrime esploso dagli occhi della seconda.
"Shan-Pu, su. Ci sono qua io con te. Sfogati pure ma promettimi una cosa".
Lei alzò il viso nella sua direzione. Dovette ammettere con se stessa che era un bel ragazzo. Non forte e sicuro come Ranma, di sicuro, ma aveva un non so che di affascinante. E gli occhiali lo rovinavano davvero molto. Decise di guardarlo meglio senza quei ridicoli fondi di bottiglia a ostruirle la visione.
Con delicatezza glieli tolse. Un singulto particolarmente forte la squassò, rischiando di farglieli scappare di mano, ma per fortuna non successe nulla.
"Cosa vuoi chiedermi?" disse, una volta recuperata la situazione con gli occhiali.
"Beh, inanzitutto perché mi hai privato della vista? Sai che non vedo niulla di nulla senza quei cosi!" pigolò lui, imbarazzato.
"Volevo solo guardarti meglio. Tranquillo, poi te li ridò".
"Ah, capisco. Per quanto riguarda quel che ti ho detto prima..." cominciò, tentennando.
Shan-Pu decise di concedergli il tempo di trovare le parole giuste e approfittò della pausa per cercare di ricomporsi al meglio delle sue possibilità. Senza muoversi dalla... comoda posizione provò a chiudere le cataratte, riuscendoci solo parzialmente. Almeno non singhiozzava ogni quattro secondi, una volta che ebbe finito.
"Allora? Che cos'è questa promessa che dovrei farti?" fece, recuperando una frazione del suo antico atteggiamento verso di lui. Anche se era solo fintamente scocciata e non voleva che lui pensasse si fosse ammorbidita troppo e tutto di un colpo.
Mousse rimase in silenzio qualche secondo, prendendosi il tempo di osservare Shan-Pu. Non erano mai stati così vicini - e Kami, anche se cercava di mantenere la calma era in procinto di tremare quasi più di lei! Anche con gli occhi gonfi di pianto, le ferite del loro combattimento e la stanchezza sul volto, rimaneva sempre e comunque la rgazza più bella che avesse mai visto.
Raccolse tutto il suo coraggio e parò.
"Shan-pu... so che non mi ami, e non so se ci riuscirai mai. E' una cosa che ormai ho finito per accettare, più o meno" ridacchio, non suonando convincente nemmeno a se stesso "però... " "Però...? incalzò la ragazza, incoraggiandolo a parlare. "Senti, nessuno di noi due vuole un matrimonio forzato, è chiaro... e so che dimenticare Ranma sarà qualcosa di estremamente difficile." continuò, e alzò una mano come segno di continuare ad ascoltarlo quando Shan-pu cercò di prendere parola; evidentemente voleva chiedergli come sapeva quel dettaglio, ma Mousse si era accorto di quel dettaglio molto prima di lei. "Ma vorrei... vorrei che mi dessi una possibilità. Lascia che ti ronzi attorno come ho sempre fatto, in quel modo goffo e un pò ridicolo... ma magari stavolta non-" "Non devo trattarti male? Offenderti, umiliarti e- "Si ok, hai riassunto bene il concetto. la fermò. Non c'era bisogno che rigirasse il coltello nella piaga, davvero.
"Comunque si... vorrei che me lo concedessi. Lascia che provi a... conquistarti ecco. Come un ragazzo normale farebbe con una ragazza normale. Non ti chiedo altro, davvero. Ma lasciami provare. E se davvero non funzionasse... ti lascerò in pace. Non insisterò mai più, lo prometto. Ma concedimi almeno questo, ti prego" concluse, guardandola dritta negli occhi.
Shan-pu non credeva alle proprie orecchie. Non si sarebbe aspettata una tale richiesta da Mousse; anzi, si era già aspettata una qualche promessa di matrimonio. Invece se ne era uscito con una richiesta così... normale? E anche giusta, da un certo punto di vista... non gli aveva mai concesso nulla che non fosse un pugno o un insulto, e in quel momento era davvero propensa a dirgli di si... non c'era nulla di male, e ne sarebbe stata anche... felice. Felice, si.
"Allora, cosa mi rispondi?"
Eppure... eppure qualcosa stonava.
Mousse era stato di una dolcezza sconfinata. In quanto fondatore e primo promotore del movimento Da Oggi Viva la Sincerità aveva scardinato il proprio cuore, lasciando uscire tutto quello che vi era risieduto, nascosto e ben protetto, per tutto il tempo in cui erano rimasti lì in Giappone. Aveva detto basta agli atteggiamenti da spasimante matto, sostituendoli con la semplicità dei propri reali sentimenti e di quello che veramente pensava.
Eppure...
E dietro a lui erano arrivate Ukyo prima e Akane poi. La prima che, in una manifestazione di quella che Shan-Pu riusciva a catalogare solo come "follia suicida", aveva sconfessato il proprio amore per Ranma, a quanto le era riuscito di capire di fronte a lui stesso. La seconda che... odiosa, odiosa che non era altro. Si era permessa di farle il terzo grado, di ammonirla e di rimproverarla come neanche sua nonna si era mai messa in testa di fare. Ma ammise, con estrema riluttanza, che non una sola parola di quelle da lei pronunciate era falsa.
Eppure...
Non capiva cosa fosse ma non riusciva a lasciarsi andare all'onda di consapevolezza che pareva aver travolto Nerima nelle ultime ore.
A livello conscio niente le diceva che non avrebbe dovuto: aveva intravisto, forse anche sfiorato, come il loro nuovo corso pareva aver fatto solo del bene a Ukyo e soprattutto a Mousse. Riconobbe il loro spirito come rigenerato dopo anni di sevizie.
Era una questione più profonda e meno identificabile.
"Ecco... io... non lo so... si trovò a balbettare. Non voleva dirgli di no ma non si sentiva neanche di acconsentire.
Lo sguardò di Mousse si frantumò.
Shan-pu si sentì subito in colpa. Per una volta nella sua vita non voleva assolutamente ferirlo, ma ci era riuscita lo stesso - brava Shan-pu, brava!
"M-mu-si no io... non intendevo dire no, è che... sono solo confusa..." balbettò, cercando di risollevare la questione, quando una voce gracchiante alle loro spalle li interruppe.
"Bene bene bene, ma cosa vedono i miei occhi stanchi... eppure ero certa di avervi lasciati in una fase di stallo in cui nessuno dei due sopportava la presenza dell'altro" disse Obaba, avanzando verso di loro sul suo bastone. "Anzi, ricordo persino chiare minacce di morte." insinuò guardando Mousse. Quest'ultimo ebbe il buongusto di mostrarsi imbarazzato.
Dopo qualche istante di silenzio la vecchia sorrise. Difficile dire se fosse realmente contenta o stava macchinando qualcosa in virtù dei nuovi sviluppi tra i due ragazzi; probabilmente, entrambe le cose.
"Non so cosa vi abbia spinto a cambiare idea in maniera così repentina, avremo modo di parlarne poi; quel che è certo è che ora sarà più facile per voi accettare il vostro destino e sposarvi" disse, mentre i ragazzi tentavano di dissimulare il panico. Obaba aveva notato quel lieve cambiamento nelle loro espressioni, ma evitò di sottolinearlo. Improvvisamente la sua espressione e il tono della sua voce si fecero più seri "Ma vorrei ricordarvi che c'è ancora una spia del Gran Consiglio tra di noi. Per quanto rivelarle la verità potrebbe semplificarci la vita, dall'altro potrebbe essere molto rischioso. Le abbiamo comunque raccontato un mare di balle e..." fece una pausa, poi riprese "...diciamo che Xi-Lin potrebbe non prenderla bene. Quindi per ora cercate di farvi vedere insieme il meno possibile, continuate a recitare i vostri ruoli. Non perdete assolutamente la calma, deve continuare a credere che Shan-pu abbia una relazione con la giapponese. Sono stata chiara?" domandò in un tono che non ammetteva alcun tipo di replica.
Shan-Pu frugò dentro di sé alla ricerca di qualche riserva nascosta di forza che fosse sufficiente ad alzare la voce e a rispondere che no, aveva chiuso con le bugie. Le risuonarono in testa le parole di Akane che la accusava di essere infantile e di piegare le leggi della tribù a proprio vantaggio per ritagliarsi una comoda nicchia in cui sprofondare. E parte della sua reazione rabbiosa era dovuta al fatto che l'odiosa ci aveva azzeccato in pieno.
Frugò. E frugò. E frugò. E frugò.
E si ritrovò a mani mestamente vuote.
Fra botte di Mousse, carezze manesche della nonna, tecniche succhia-energia di quella ridicola professoressa, sommovimenti psicologici vari... era stanca. Troppo stanca per ribellarsi anche in quel frangente.
Chinò la testa, ammettendo implicitamente l'assenso agli ordini di Cologne.
Stava per tirare la manica di Mousse, esortandolo a fare altrettanto... se non altro per evitare ulteriori problemi... quando lo senti urlare, stranamente in giapponese.
"No! Basta così! Io ho veramente chiuso con queste scenate del cavolo! Io amo Shan-Pu e non intendo evitarla per compiacere quella là. Capisco la necessità di proseguire con la recita a favore di Xi-Lin, ma mi rifiuto di sottostare al resto. Basta. Basta". Agitava le mani furiosamente, sudava, sbraitava con tutto il corpo. Cologne arricciò un sopracciglio, perplessa. Quand'è che quello scemo l'avrebbe finalmente capita? Stava per dirne quattro a Mousse per l'ennesima volta, quando anche Shan-pu decise di dire la sua.
"Ha ragione lui."
La vecchia inarcò un sopracciglio. La sua nipotina aveva preso ogni genere di batosta in quei giorni, eppure continuava a fronteggiarla a testa alta. Era un atteggiamento irrispettoso per un'amazzone, ma doveva ammettere che ammirava tanto coraggio e sfrontatezza. In fondo le somigliava molto.
"Se dobbiamo continuare a fingere per evitare guai con Xi-Lin e il Consiglio mi sta bene, farò quello che mi dirai" continuò la ragazza "ma non voglio sapere niente del matrimonio. Niente! Non voglio essere costretta a sposarmi solo perchè lo dice una stupida legge! Voglio godermi i miei sedici anni come ho mai fatto finora!" disse, nel suo cinese musicale e quasi commovente, in un tono di voce che lasciava trasparire determinazione ma anche tanta stanchezza. Mousse la guardò, totalmente stupito; se si aveva la pazienza di sopportarne le angherie e si riusciva a guardare oltre la corazza, anche in Shan-pu c'era qualcosa di buono. Poco e ben nascosto, ma c'era.
"E poi... se davvero dobbiamo sposarci... cosa cambia se lo facciamo adesso o tra qualche anno?" chiese, lasciando a bocca aperta sia la nonna che Mousse. Quest'ultimo sentiva già il coro angelico risuonargli nelle orecchie, ma si sforzò di mantenere i piedi per terra. Non era una promessa di nessun tipo, e di matrimonio non voleva saperne nemmeno lui; ma di sicuro, aveva tutta l'aria di una risposta alla sua precedente richiesta, prima che la cariatide li interrompesse. E del tutto positiva.
La vecchia si trovò presa in contropiede. Sua nipote stava... contrattando un pò di tempo per frequentare il paperotto miope? Questa era davvero bella. Il giorno dopo sarebbero di sicuro piovute rane. Stava per rispondere, quando il suo istinto la frenò. Qualcosa non quadrava.
"Torniamo al ristorante" disse "C'è qualcosa che non va."
E mentre il terzetto cinese si avviava verso il Nekohanten in un altro posto, da un'altra parte di Nerima, due ragazze stavano ancora confrontandosi con loro stesse.
Ukyo era ancora sotto le coperte del lettino dell'infermieria, sentendosi addosso gli ultimi effetti dell'Happo Goen Satsu. E una notevole dose di nervosismo, tanto per gradire. Akane era tornata a sedersi di fronte a lei dopo che aveva cercato invano, affacciandosi alla finestra, di capire dove potesse essere finita Shan-Pu.
"Quella è proprio dura come il granito" si trovò a dire sovrappensiero, ma di sicuro non era niente che non avrebbe potuto dire con la volontà di farlo.
"Già. Non riuscirò mai a capire cosa le passa per quella testaccia" confermò l'altra, che poi aggiunse "Akane...".
Voltandosi verso di lei le sorrise.
"Dimmi, Ukyo".
"Io... volevo chiederti... di me e di te...".
La più piccola delle Tendo si portò una mano alla bocca, fintamente scandalizzata: "Oddio Ukyo, ma allora sei davvero dell'altra sponda?". Aveva capito benissimo cosa intendesse ma si sentì, stranamente, in vena di scherzi idioti.
"Ma no!" avvampò la cuoca, paonazza. "Cosa vai a pensare!".
"Lo so, lo so, tranquilla. Ti prendevo solo in giro". Poi, in tono più serio: "Cosa volevi chiedermi?".
Ukyo si grattò il naso, palesemente a corto di parole. Non era facile superare la diffidenza e tutti i loro trascorsi. Ma, si era detta, se oggi ho preso una decisione di dimensioni epocali come quella di lasciar andare Ranchan non vedo perché non potrei fare altre pazzie.
Poi, di fronte all'ostacolo in tutta la sua minacciosità, si era resa conto che se l'abbandonare l'amore della sua vita era stata una pugnalata questo non si sarebbe rivelato poi tanto più semplice.
"Ssai cosa intendo, dai... volevo sapere... ecco... è difficile da dire per me, ora... penserai che sono una stupida...".
Akane sfoderò un sorriso a sessantaquattro denti e cercò di trasmetterle tutta la propria calma: "No Ukyo, non lo penso. E per quanto riguarda me e te: il passato è passato. Tu ti sei guadagnata il diritto di potermi chiamare amica, da ora in avanti. Il tuo sacrificio nei confronti di Ranma è stato qualcosa di così bello, nobile e splendente che non posso fare la carogna e ignorarlo. Ukyo Kuonji, Akane Tendo sarà per sempre al tuo fianco come alleata e persona di cui puoi fidarti. Ti do la mia parola d'onore. Se dovessi venir meno a quanto ho appena detto sentiti pure libera di ricondurmi alla ragione a suon di spatolate".
E il fragile equilibrio psicologico della giovane Ukyo si ruppe per l'ennesima volta, quel giorno.




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