chapter five: effy
Chapter five: Effy
Si dice che la notte
porti
consiglio, il buio, il silenzio. All'inizio mi piacevano, quando nel
mio mondo c'ero solo io, protetta dall'enorme scudo che avevo creato
attorno a me con pazienza e dedizione,
adesso che quel muro è crollato la notte mi spaventa, io
chiusa
in una stanza buia in silenzio. Tutte le notti continuo a fare lo
stesso sogno, mi rivedo in quella piccola stanza buia dove trascorrevo
il tempo
in compagnia di John Foster ma adesso, ero rimasta solamente io
circondata da una folla di sagome scure senza volto, silenziose, invano
cercavo di parlare con loro, volevo sapere che cosa volevano e
non appena chiudevo la bocca esse diventavano nitide e ogni sagoma
ritraeva Freddie. Lo vedevo immobile, con lo sguardo perso nel vuoto
davanti a me e ogni volta che cercavo di allungare una mano
verso di lui, lo sentivo ripetermi la stessa frase, come un juke box
impazzito
» Che cosa vuoi da
me Eff? Perchè mi stai facendo questo? «
e come ogni notte la sua immagine spariva nel nulla e io mi svegliavo
immersa nel sudore e con l'affanno. Quando aprii gli occhi lui era
sdraiato accanto a me, la sua pelle abbronzata risaltava sotto i
raggi della luna che entravano attraverso la finestra aperta della mia
stanza. Passai dieci minuti con lo sguardo fisso su di lui, studiai i
suoi lineamenti come se lo stessi guardando per la prima volta, i suoi
occhi
chiusi, le sue labbra leggermente piegate, i suoi capelli, il suo
petto. Quando rialzai lo sguardo vidi una sagoma davanti allo specchio
e fui quasi certa che fosse Karen, ma che ci faceva in casa mia a
quest'ora
della notte.
»
Perchè gli stai facendo questo Effy? Lui non se lo merita,
è un bravo ragazzo e tu lo hai rovinato «
la sua voce era rotta da un pianto incessante, percepivo la
disperazione dietro quelle parole e spalancai gli occhi incredula
» Cosa? «
»
Perchè Effy, perchè lui? «
»
Perchè lui è diverso. Perchè io lo
amo! «
mi sollevai dal letto scostando le lenzuola e il tono della mia voce
divenne simile a quello di Karen
» Devi lasciarlo
andare o finirai per distruggerlo «
aprii la bocca cercando le parole adatte per rispondere ma non dissi
nulla, vidi la sua figura scomparire e realizzai che aveva ragione, lo
avevo amato sin dall'inizio, e sapevo che lui aveva fatto lo stesso ma
Karen aveva ragione, Freddie stava cambiando, lentamente. Mi alzai e
infilai una lunga maglia e uscii cominciando a camminare per le strade
deserte della città interrogandomi su quello che aveva detto
Karen
anche se in realtà erano idee che provenivano dalla mia
stessa
testa. Perchè Freddie? Perchè Freddie e non Cook?
Io e
Cook abbiamo modi diversi, vite apparentemente simili ma che in
realtà sono divise da
un oceano, un vasto e profondo oceano. Eppure lui sta con Helena e da
quando sta con lei è diverso, come se fosse cambiato, lui
però in meglio. Ma ancora non ho risposto alla mia prima
domanda
e credo
che non riuscirò mai a dare una risposta forse
perchè in
realtà, guardando le cose da un'altra prospettiva,
guardandomi
intorno, una scelta realmente non l'ho ancora fatta. O forse l'idea di
fare del male a Freddie
mi spaventa più di qualsiasi altra cosa al mondo e se stare
con
lui significasse questo, cambierei le carte in tavola anche se
ciò dovesse significare ferirlo. Solo così
riuscirei ad
allontanarlo definitivamente da me, fare
in modo che l'unico sentimento che riesca a provare per me sia odio,
solo così lo proteggerei dall'incubo che mi perseguita.
Arrivai
davanti al laghetto e mi sedetti su una panchina godendomi i primi
raggi dell'alba e
quando mi voltai vidi Helena accanto a me con lo sguardo fisso sul lago
e quando parlò, la sua voce era priva di vita, come se parte
di
essa le fosse rimasta bloccata in gola
»
Smettila di nasconderti dietro le tue paure, Freddie è
grande
abbastanza per capire ciò che è bene per lui e
ciò
che non lo è «
la
guardai incredula per la seconda volta, era ancora la mia mente che
parlava e mi sentii divisa in due, una parte di me dava ragione a lei,
un'altra dava ragione a Karen e il mio cuore era l'unico che non aveva
voce
in capitolo, non poteva averne.
» Sai bene che
l'unico modo che hai per allontanarlo da te è spezzandogli
il cuore «
» Lo so «
» E spezzerai
anche il mio «
» Cosa vuoi dire? «
non riuscivo
più a seguire
il suo discorso, non capivo in che modo avrei potuto spezzare anche il
suo cuore. Anche lei amava Freddie? Anche lei avrebbe sofferto insieme
a lui? Non riuscivo a comprendere.
» Buongiorno «
mi voltai e vidi Cook in piedi alle mie spalle e lo osservai qualche
secondo per capire se era vero o se un'altra coscenza voleva parlare
con la faccia di Cook ma quando vidi i suoi occhi fissi nei miei capii
che era
reale perchè fino ad ora io non ero riuscita a guardarmi
negli occhi.
» Giorno «
gli risposi quasi sussurrando mentre tornai ad osservare il lago, lo
sentii girare attorno alla panchina e sedersi accanto a me
» E' un deja-vu.
Ti prego, dimmi che però questa volta ti ricordi di tutto
Effy «
» Non è
divertente «
lo guardai di traverso ed entrambi sorridemmo, lo guardai e non
riuscivo a distogliere lo sguardo, e lo vedevo cambiato, vedevo una
persona diversa e in qualche modo riuscì a capire i miei
pensieri e prese la parola
» So che
è difficile da credere, ma la amo «
» La ami o credi
di amarla? «
il mio tono divenne duro, Helena era diventata come una colonna che
sostiene un pesante muro e non capivo nemmeno io dove esattamente
volessi arrivare ma vedere Cook cambiato in questo modo per lei mi
fece pensare e in qualche modo credo che mi sentii invidiosa,
perchè quando io e lui stavamo insieme era diverso, io non
ero
riuscita a tirar fuori questa parte di lui.
» La amo Effy «
questa
volta era il suo tono ad essere duro e deciso e fu il suo modo per
dichiarare chiusa quella conversazione, si stiracchiò
emettendo
diversi suoni e poi si alzò infilando le mani in tasca e
allargando le gambe alla
Cook e lo guardai in silenzio
» Muovi il culo,
andiamo a casa. Ci staranno aspettando «
mi alzai dalla panchina seguendolo in silenzio, camminammo uno di
fianco all'altro entrambi con un passo lento e ciondolante, le sue mani
erano ancora nelle tasche mentre le mie erano libere di dondolare lungo
i
fianchi. Quando arrivammo davanti a casa di Freddie non fui tanto
sorpresa di vederlo seduto in giardino con in mano una tazza di
caffè fumante intento in una piacevole e divertente
conversazione con Helena.
Lei, la ragazza approdata a Bristol dopo essere rimasta chiusa nella
casa di John per lungo tempo, per un attimo mi domandai se anche lei al
posto mio avrebbe fatto la stessa cosa, ma fra me ed Helena
c'è
una
differenza, io ho paura, ho paura di sbagliare, ho paura di scegliere,
ho paura di ammettere le mie emozioni e scatenare una nuova tempesta
ora che le cose sembrano essersi calmate.
»
Oh andiamo Effy, ma chi credi di prendere in giro? L'unica che vuole
sentirsi libera sei tu e stai solo usando Freddie come scusa «
mi voltai verso Cook incredula alle sue parole e lo guardai infastidita
» Che hai detto? «
la sua espressione fu sorpresa, come se gli avessi chiesto di ripetere
una cosa ovvia e con tranquillità parlò ridendo
»
Ho detto: Hai intenzione di osservarli per un altro pò o ti
decidi a muoverti e andiamo a fare colazione con loro? «
» Oh . . . «
» Ma che ti prende
Effy? «
» Niente «
parlai con aria di sufficenza alzando le spalle e mi avviai davanti a
lui verso il tavolo, finalmente attirai l'attenzione di entrambi che mi
salutarono con un ampio sorriso e un buongiorno, mi sedetti accanto ad
Helena
senza alzare lo sguardo, afferrai un piccolo toast che sporgeva da un
bianco piatto in porcellana ricamato qua e la con piccoli fiorellini
gialli e verdi. Quando rialzai lo sguardo incrociai gli occhi di Cook,
quegli occhi
che tempo fa guardavano solo me. Fu in quel momento che ricordai tutti
i nostri momenti insieme e fu in quello stesso momento che presi atto
di amarli entrambi, amavo il modo ossessivo di Cook di amarmi e di
inseguirmi, sentivo il suo caldo fiato lungo il mio collo come la
nostra prima volta, le sue mani,rovinate dalle numerose risse nelle
quali erano state coinvolte,sfiorare la mia pelle, e poi incrociai gli
occhi di Freddie.
I suoi occhi erano diversi, percepivo la sua fragilità, il
suo
modo di amarmi come se fossi l'unica ragazza al mondo, il suo modo di
prendersi cura di me, la paura di perdermi e poi mi voltai verso
Helena. Non sapevo
darle realmente un ruolo nella mia vita, sin dal suo arrivo a Bristol
è stata come una di quelle possenti colonne che reggevano il
peso di uno di quegli antichi templi di origine greca, era esattamente
come me eppure
ai miei occhi appariva migliore, lei era molto più forte di
me,
decisa e determinata. E per un attimo avrei voluto dimenticare e
seppellire la parte di me che amava il suo ragazzo ma sapevo che non ci
sarei riuscita,
io sono fatta così.
Passarono due settimane durante le quali mi presi una piccola pausa da
tutto rinchiudendomi nella vecchia casa fuori città di mio
padre, avevo passato pomeriggi interi distesa fra l'erba fresca ad
annusare l'aria
pungente e ad ogni respiro sentivo i polmoni bruciare eppure era una
sensazione che mi faceva dannatamente piacere, sentivo un fuoco ardere
e non volevo spegnerlo. Non avevo fatto altro che pensare a Cook,
a Freddie e poi ancora a Cook . . . avrei deciso che sarei tornata in
città e avrei affrontato la realtà. Io e Cook
avevamo
fatto un salto nel passato, avevamo ricordato com'era passare tutta la
notte fuori al freddo
a divertirsi e bere e poi ancora divertirsi e per una sera tornammo ad
essere i due ragazzi folli e spensierati di sempre, i due ragazzi ai
lati della società che ridono tutta quella gente falsa e
ridicola che cerca di fare di
tutto per essere accettata. Eravamo solo Cook ed Effy e poi il mattino
seguente ero scappata, semplicemente sparita Avevo raccattato le mie
cose, un paio di scarpe consumate e un giubbino di pelle nera e mi ero
rintanata lontano dalla realtà. In quelle due settimane
avevo
realizzato che l'unica cosa che volevo era ricominciare a vivere, una
vita divertente e spensierata ma senza alcool o altro, solo
divertimento puro, quello
che ti fa sentire un brivido lungo la schiena e ti permette di
ricordarlo anche quando apri gli occhi il giorno dopo. Quando tornai a
Bristol sentii nell'aria il cambiamento, eppure tutto era
apparentemente normale.
Camminai lentamente verso il laghetto e prendendo posto sulla panchina
che ormai era stanca delle mie visite, il cielo era scuro e avrebbe
cominciato a piovere di lì a poco, le poche anatre rimaste a
sguazzare
nell'acqua si stavano lentamente ritirando lungo la riva dall'altro
lato del lago e lasciai cadere la testa all'indietro chiudendo gli
occhi e assaporando ogni minimo momento di quel freddo piacevole che mi
accarezzava
i capelli. Ricordo la telefonata di Freddie, poche e fredde parole Cook ha parlato con me ed
Helena, non volevo che tra noi andasse in questo modo. Addio Effy avevo
ottenuto ciò che volevo, avevo
lasciato andare Freddie, perchè è questo che si
fa quando
ami una persona ma ti rendi conto che insieme non andreste da nessuna
parte se non direttamente sotto terra, eppure non ero nè
triste
nè felice, ero come
in uno stato di pausa.
» Alla fine
restiamo sempre noi due eh? «
la voce piatta di Cook mi riportò alla realtà e
mi
raddrizzai guardando la figura davanti a me, i suoi capelli chiari
contrastavano con il cielo scuro e la sua espressione era per la prima
volta indecifrabile, non riuscii
a capire con esattezza che cosa stesse provando in quel momento e fui
certa che non l'avrei mai capito.
» Non potevo
mentire a Freddie, nonostante i nostri precedenti, è come un
fratello per me «
» Come mai non
dici niente su Helena «
» Non ho molto da
dire. Ho sbagliato, le ho chiesto scusa, per quanto possa sembrarti
strano, e lei è andata via. «
percepii come una nota di dolore nella sua voce, una nota che mai avrei
giurato di sentire nella voce di Cook. E per un momento mi sentii in
colpa ma continuavo ad essere certa di aver fatto la cosa migliore per
tutti
» Mi dispiace « fu l'unica cosa
che riuscii a dire
»
Non è vero Effy, questo era essatamente quello che volevi. E
anche questo è strano, ma è anche di questa parte
di te
che mi ero innamorato «
sorrisi sommessamente e mi voltai leggermente verso di lui incrociando
i suoi occhi.
» Alla fine
restiamo sempre noi due, Effy e Cook. «
»
Dovremo accontentarci di passare le nostre giornate seduti su questa
panchina con una sigaretta in bocca a guardare le anatre nuotare in
cerca di cibo finchè
non saremo vecchi abbastanza da chiuderci in casa e finire
lì i nostri giorni «
» Seduti su una
vecchia poltrona a sorseggiare del liquore scadente ridendo senza
fermarci «
completai il piano futuro che Cook aveva in mente ed entrambi ridemmo
mentre il cielo sopra di noi si era aperto filtrando qualche raggio di
sole che illuminava la figura di James. Fu in quel momento che una
parte di
me cominciò a sentirsi realmente parte di questo mondo.
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