Quante strade può offrirti il destino?

di GretaTK
(/viewuser.php?uid=125513)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


-Ragazzi, insomma, volete fare silenzio?! Non sento nulla!-.
David li stava riprendendo per l’ennesima volta, mettendosi nell’angolo più isolato possibile della piccola stanza e premendo con forza il cellulare contro l’orecchio destro.
I quattro musicisti fermarono la loro lotta coi cuscini per osservarlo un attimo, e poi riprendere il loro gioco come nulla fosse.
Solo uno di loro, a mio parere il più dolce, sensibile ed anche un po’ più ingenuo, rimase immobile a tentare di captare qualche cosa di comprensibile dalla conversazione che il loro manager stava avendo.
Aveva notato sul viso tirato dell’uomo un espressione preoccupata e quasi disperata.
Qualcosa non andava, e lui doveva sapere cosa di preciso lo spaventasse tanto che non riguardasse un guaio causato da loro quattro e che, solitamente, lui si ritrovava a dover risolvere, nonostante tutto.
Bill si avvicinò furtivo a David, tentando di passare inosservato, nascondendosi dietro un carrello scorrevole pieno zeppo di vestiti.
Allungò le orecchie nella sua direzione, concentrandosi con estremo impegno.
Dopotutto, la sua curiosità non aveva limiti, e credeva che gli sarebbe bastata quella come scusa per scamparla liscia se Jost l’avesse beccato ad origliare.
Ma in quel momento non ci dette troppo peso; se si sarebbe fatto scoprire come un emerito idiota avrebbe pensato al da farsi solo in quel preciso attimo.
-Karoline, ti prego, non puoi farmi questo-.
Karoline. La sua ex moglie. Cosa diavolo stava succedendo di nuovo? Non passava giorno che non litigassero, quei due.
-Sono anche figlie mie, dannazione! Sei stata proprio tu ad avermelo urlato contro qualche mese fa, prima che andassimo in tribunale per il loro affidamento! Non ci provare neanche! Ascoltami Karol, noi due ci odiamo, questo è risaputo, ma non permetterò mai che anche le mie figlie mi odino! Non puoi portarmele via così, ti prego, sono una delle poche cose a cui tengo che mi rimangono… senti, facciamo così, prima parlane con loro e senti cosa ti dicono. Dopotutto ormai sono grandi abbastanza per decidere per loro stesse. D’accordo, va bene, ciao-.
L’uomo si poggiò malamente al muro dietro di sé, massaggiandosi le palpebre chiuse.
Sospirò pesantemente, prima di rimettersi dritto e ricomporsi un po’.
Bill era caduto in uno stato catatonico che non gli permetteva di muovere nemmeno un muscolo. Era completamente scioccato da ciò che aveva appena sentito e che aveva ben capito, nonostante la conversazione intrapresa fra David e l’ex moglie fosse stata solo un monologo disordinato per lui.
Improvvisamente il cantante perse l’equilibrio e cadde addosso al carrello, spingendolo addosso al manager, che dopo qualche secondo emerse boccheggiante da un ammasso incolto di vestiti d’ogni genere.
Si guardò intorno in cerca del colpevole, che trovò poco dopo, intendo a guardarlo con un faccino colpevole e gli occhi sgranati, in attesa dell’ennesima ramanzina della giornata.
-Bill, mi vuoi spiegare che cavolo ci facevi qui dietro?! Non dirmi che mi stavi ascoltando mentre ero al telefono, altrimenti ti bandisco una volta per tutte dalla band! E cerca di essere convincente-
-Io?!- domandò con finta ingenuità indicandosi –Certo che no! Ma come ti viene in mente una cosa simile?! Sai che non oserei mai! Tsk, figurati- terminò con nonchalance, sminuendo la questione con un gesto della mano.
-Wilhem Kaulitz Trümper! Comincia a scappare perché stavolta non sarò magnanimo! Ti strapperò uno a uno i capelli che ti ritrovi in testa!-.
Il ragazzo emise un urletto tutt’altro che maschile, per poi alzarsi con uno scatto e cominciare a correre.
Tom, Georg e Gustav, rimasero un attimo allibiti di fronte a quella scena, seguendo con lo sguardo i due finché non uscirono dal camerino e li persero di vista.
Tutti e tre si guardarono perplessi, poi i loro sguardi si fecero nuovamente maligni e la lotta coi cuscini riprese da dove era stata interrotta.
 
Era il 30 Ottobre 2007, ed i Tokio Hotel quella stessa sera dovevano esibirsi al Mediolanum Forum d’Assago di Milano.
Avevano rispettivamente diciotto, diciannove e vent’anni, e la loro carriera era appena agli inizi, ma già ben promettente.
Quella, però, non fu solamente una notte da ricordare grazie alla meravigliosa esibizione e all’amore incondizionato che i fan italiani mostrarono loro.
Quella notte, qualcun altro, la ricorderà sempre come la notte in cui gli tolsero tutto ciò che di più importante si possa avere nella vita: le proprie figlie.
Sì, avete capito bene: David, quella sera, tornò ad essere solo un manager.
Il titolo di padre gli era stato strappato di dosso come le sue due piccole creature. 

NOTE DELL'AUTRICE
 

E' la prima volta che posto una Fan Fiction che sia più lunga di un capitolo. Sinceramente parlando, faccio molta fatica a portare a termine una storia, però giuro che mi impegnerò il più possibile per non abbandonarla :)
Spero che vi piaccia, e che le vostre manine fatate mi lascino una qualsiasi recensione, per capire se vale la pena continuare a postare i capitoli successivi o meno.
Detto questo, vi saluto!
Un grosso abbraccio, GretaTK. 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=841721