IL
SUO MARE
-
Salute, Uncino.
Il
vecchio beve un sorso del suo rum alla fioca luce di una
lanterna, continuando a guardare dritto davanti a sé; non
dà segno di essersi
accorto del visitatore. Il mare, fuori dalla baracca di legno,
è in tempesta,
ma nella casa dell’uomo il suono delle onde arriva attutito,
come se l’oceano
avesse deciso di lasciargli passare in pace gli ultimi momenti di vita
che gli
sono rimasti.
Una
mano si posa sulla spalla del vecchio, il suo tocco è
allo stesso tempo caldo e gelido: porta con sé le emozioni
di una vita intera.
-
Non mi offri da bere?
-
Sarebbe inutile. Sei un bambino, no?
Mentre
lo dice avverte le lacrime salirgli agli occhi e le
mani tremano, stringendosi intorno al bicchiere. Ancora non si
è voltato a
guardare il visitatore, che è scivolato nella baracca senza
fare rumore. Tipico
di lui, si muove come l’aria, ma portandosi dietro la bufera.
-
Sì, sono ancora un bambino.
Quelle
parole fanno inspirare profondamente Uncino. Ha
capito, ora non ha più dubbi. – Perché
sei qui, Peter? – chiede. – Sei venuto a
prenderti gioco di un povero vecchio per l’ultima volta?
Peter
sbuffa e Uncino immagina il suo sorriso sghembo,
divertito, quel sorriso che avrebbe tanto voluto togliergli dalla
faccia, un
tempo. Non ora, no.
-
Un povero vecchio! – esclama il ragazzo. – Sempre
la
solita scusa.
-
Oh, no, ragazzino, stavolta parlo sul serio. Sono solo un
povero vecchio… Vecchio e solo.
-
Guarda il lato positivo, Uncino: non sei ancora defunto!
Il
volto di Uncino si deforma leggermente in un ghigno, che
si perde subito tra le rughe. – Manca poco. E’ per
questo che sei qui?
Peter
scoppia a ridere. – Stai scherzando? Dovrei essere io
a toglierti la vita? No, Uncino, Peter ha smesso di combattere.
Una
lacrima riesce a raggiungere il viso del vecchio, scende
fino alla punta del naso, cola sulle sue labbra sottili. Uncino porta
lo
sguardo sulla mano che ha perso, si accarezza con l’altra il
ferro che la
sostituisce.
-
E sei cresciuto – mormora infine. – Sei scappato
dall’Isola, ti sei sposato e hai avuto dei figli. Una bella
vita, davvero.
-
Fa schifo.
-
E’ per questo che ora sei qui come bambino, perché
ripudi
l’adulto che sei diventato?
-
Sono qui perché mi hai voluto tu: mi hai cercato per tutti
questi anni e alla fine sono venuto. Sono come vorresti che fossi
ancora.
-
La mia ciurma mi ha abbandonato – sussurra Uncino tra le
lacrime, la voce rotta dal poco fiato che gli rimane. La vecchiaia lo
sta
uccidendo, lui che nemmeno Peter Pan era mai riuscito a sconfiggere
definitivamente. – Poi sei scomparso anche tu. Dovevamo
lottare per l’eternità,
moccioso! Dovevamo batterci finché ne avremmo sentito il
bisogno! Ora siamo perduti
e… e… -. Con le poche energie che gli rimangono,
batte un pugno sul tavolo,
facendo cadere il bicchiere di rum. - Che mondo può essere
senza di noi?!
Peter
lo lascia sfogare, non dice una parola. Uncino sa che
sta andando via, che il suo acerrimo nemico sta abbandonando ancora una
volta
il campo di battaglia, lasciandolo solo con i suoi incubi, le sue
visioni, il
suo mare. E non fa nulla per fermarlo, perché non ne ha
più la possibilità.
Resta
lì, vecchio e solo, con i suoi incubi, le sue visioni,
il suo mare.
|