Handwriter.
-You
are confusion that never stops.
Gwen non prestava la minima attenzione
alle lezioni.
Odiava quel genere di ore, quelle
passate a rimugugnare su una qualche equazione indeterminata o sui
modi di esprimere una subordinata finale implicita, preferiva di gran
lunga perdersi fra i suoi pensieri.
Amava disegnare, si sentiva libera
nell'esprimere quello che le passava per la testa attraverso i colori
sulla tela, i pastelli ad olio su un pezzo di legno o anche solo dei
pennarelli su una lastra di vetro.
Il fatto che lei non prestasse la
minima attenzione su tutto ciò che non le interessava la
diceva lunga sul perchè il suo rendimento avesse alti e bassi.
Quel giorno, in particolare, il viso
arrogante del professore l'aveva annoiata e schifata al punto che
aveva preso un foglio bianco ed aveva iniziato a scarabocchiarci
sopra.
Intenta com'era nel suo lavoro, non si
accorse del docente che le stava a pochissimi centimetri.
-Dunque, Arrowsmith, potrei sapere
come mai sei così assorta a scarabocchiare sul tuo foglio? Che
c'è, il metodo della riduzione che ti consentirà di
risolvere i sistemi nel prossimo compito in classe non ti interessa
per niente?-
Il professor
Apples sollevò improvvisamente il foglio dal banco di Gwen, e
vi lesse solo una grande parola: Clocks.
-Arrowsmith,
questa è l'ora di matematica, che c'entrano gli orologi?-
Gwen
sgranò gli occhi scuri come il buio. Le parole le uscirono
quasi spontaneamente.
-Non
mi dirà che non ha mai sentito parlare dei Coldpaly?-
L'uomo
dagli occhi verdi e crudeli alzò un sopracciglio.
-I
Coldplay? Non so, forse un paio di volte mia figlia li ha menzionati,
ma non per parlarne bene. Comunque, alla lavagna c'è un
sistema, mentre tu stai pensando ad un insulso complesso musicale!-
La
ragazza sbattè un paio di volte le palpebre. I Coldplay un
insulso gruppo? Dovette metterci tutto il suo impegno per non tirare
una testata al professore, ma riuscì a rimanere semplicemente
ferma al suo posto.
-Io..
Mi dispiace. Starò attenta alla lezione, prometto.-
Detta
così sembrava una proposta per un trattato di pace fra lei ed
il docente, ma l'uomo non accettò.
-Mi
spiace, Arrowsmith, ma il compito è fra solo una settimana.
Fila alla lavagna, completa il sistema. Ti do cinque minuti, poi
vedrò cosa fare di te e del tuo comportamento.-
Gwen
si alzò e si diresse titubante verso la lavagna. Non aveva la
minima idea di come risolvere quell'insieme di lettere e numeri, ma
contava sull'aiuto di Bridgette, sempre presente al primo banco.
Con
un paio di suggerimenti sibilati a denti stretti e il suo immancabile
senso logico particolarmente spiccato, in quattro minuti e venti
secondi, Gwen Arrowsmith riuscì a finire l'esercizio, per poi
sgattaiolare al posto e ricominciare a perdersi nei suoi pensieri.
Era
qualche giorno, forse qualche settimana o anche qualche mese che la
sua mente non faceva altro che vertere su un ragazzo che rispondeva
esattamente al suo canone di perfetto.
Afferrò
un pennarello verde, lo stappò e cominciò a premerne
con insistenza la punta contro il palmo della sua mano.
You are
confusion that never stops.
Impresse queste poche parole con una calligrafia impeccabile sulla
propria mano, poi con gli altri pennarelli e le penne colorate prese
ad abbellire la scritta dedicata a quegli occhi che le
impiastricciavano l'anima.
Il tempo passava, ma la gotica non se ne accorgeva, i professori si
succedevano e parlavano, spiegavano o correggevano frasi e versioni,
ma alla ragazza poco importava.
Stava finendo di scrivere, con un pennarellino nero dalla punta fine,
Clocks - Coldplay nell'angolo in basso a destra della sua mano
sinistra, quando suonò la ricreazione.
Venti minuti tutti per lei e per i suoi pensieri erano davvero pochi,
ma dopo questo momento di distacco dalla scuola le sarebbe rimasta
solo un'ora di greco, la sua materia preferita, e la situazione
sarebbe migliorata.
Camminava distrattamente quando qualcuno le bloccò un braccio
e la inchiodò al muro lì di fronte.
Non fece in tempo a divincolarsi che si trovò davanti due
occhi di cobalto.
Le parole le lambirono le labbra quasi in un sussurro sconsolato.
-Duncan..-
Il
ragazzo smosse la cresta verde e prese a giocherellare con uno dei
suoi tanti peircings.
-Vedo
che hai spirito d'osservazione, Arrowsmith.-
Notò che sulla mano della gotica c'era un qualcosa di
verdognolo, e gliela afferrò per poterne ispezionare meglio il
palmo.
Con fatica, decifrò il complicato intrico di arricciolamenti
ed abbellimenti che, a vederli, si sarebbero detti ricalcati pari
pari dallo stile Barocco.
-You are.. con..
fu.. confus.. confusion that ne.. ve.. r sto...ps!-
Alzò gli occhi dalla mano al viso di Gwen.
-Arrowsmith, a
chi è dedicata questa scritta?-
Gwen impallidì, non poteva certo rivelare al punk chi fosse
l'oggetto di quelle parole.
-McCandid, non è
affar tuo.-
Il
ragazzo
spalancò gli occhi come l'oceano.
-Perchè
tu lo sappia, Arrowsmith, in questa scuola tutto
è affar mio. Pretendo di sapere a chi è dedicato il tuo
mucchietto di parole e riccioli, prima che io__-
Fu
interrotto da una ragazza con dei capelli castani e gli occhi
d'ambra.
-Duncan
McCandid, non sai fare nient'altro che torturare le ragazzine di
primo? Siamo in terzo noi, datti contegno!-
Gwen
sospirò.
Già,
lei stava solo al terzo anno di liceo classico, non era nessuno in
confronto ai 'grandi' del quinto.
La
ragazza si tirò via Duncan afferrandolo per un braccio, poi
rivolse uno sguardo nauseato a Gwen.
-E
poi anche tu! Come ti salta in mente di alzare gli occhi verso uno di
terzo? Datti una regolata, nel comportamento e.. Anche nel vestire.
Io suggerirei una bella parrucca e degli abiti più colorati:
quelle meches verdi e quegli straccetti neri non si possono vedere!-
Scoppiò
in una risata, e se ne andò verso il III E, quella che, a
quanto pare, doveva essere la sua classe, seguita da Duncan.
La
campanella suonò, e la gotica tornò in classe con
l'ennesima ferita nel cuore.
L'ora
di greco non fu leggera come lo era sempre stato.
Di
solito, pur essendo la quarta ora del lunedì, era sempre
passata in fretta, mentre invece quel giorno non passava mai.
La
professoressa, una donna sulla quarantina con degli occhi cerulei dai
quali sprizzavano scintille d'intelligenza, aveva una simpatia
reciproca per Gwen, che, non a caso, era una delle alunne che
riuscivano meglio in greco e latino, e capì subito, dalla
prima domanda che le pose, che quella giornata non era andata bene.
In
effetti la ragazza stava ancora con i pensieri fissi su quel paio
d'occhi che erano capaci di stravolgerle un'intera giornata, e quando
la professoressa le chiese qualcosa come
-Gwen,
sai dirmi cosa distingue autou
con lo spirito dolce dall'autou
con lo spirito aspro?-,
lei ci mise ben più di cinque minuti buoni a balbettare un
-S..
Sì, il primo indica terza persona non riflessiva, il secondo
indica possessività riflessiva.-
La
professoressa la guardò teneramente.
-Gwen,
puoi fermarti cinque minuti dopo la fine dell'ora?-
Pur
non avendo voglia, la ragazza annuì, ma al suonare della
campanella non raccontò alla donna dagli occhi blu i problemi
che la affliggevano.
Quelli
erano proprietà della sua mente, e sarebbero rimasti sempre
tali.
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