Resta
ad un passo
E
intanto mi spari i tuoi occhi negli occhi,
e
la mano tua è sopra la mia.
Socchiudi
le labbra, sorridi
e
ti aspetti da me chissà quale bugia.
(Marco
Masini)
-
Ehi, Davide, guarda chi c’è!
Davide
si voltò verso il punto indicato da Lorenzo e
sospirò, portandosi una mano alla fronte.
Ma quella non si
arrende mai?
I
suoi amici sghignazzarono, nascondendosi dietro di lui,
mentre una ragazza dai lunghi capelli castani si avvicinava a loro,
ancheggiando. Davide lanciò al suo gruppo uno sguardo
seccato.
-
Perché non le dici di sì? – lo prese in
giro Massimo. –
Che ti costa? E’ bella, giovane e pronta a spalancare le
gambe per te!
-
Max! – lo strillò Angelica, seduta al tavolo
dietro di
loro. – Ti sembrano cose da dire?
-
Beh, però ha ragione – esclamò Lorenzo,
bevendo un sorso
di birra dal bicchiere della sua ragazza. – Valentina non
vede l’ora di
spogliarsi per Davide…
-
E’ una ragazzina
– sibilò il suo amico, intimandogli di chiudere la
bocca per non farsi sentire
da Valentina. – Ehi, sei venuta! – la
salutò, fingendo di essere contento di
vederla.
La
ragazza gli rivolse un sorriso accattivante, gli occhi
scuri appena visibili sotto un pesante strato di trucco.
-
Pensavi che mi sarei persa un vostro concerto? – gli
chiese, civettuola, sbattendo le lunghe ciglia. Si sporse per dargli un
bacio
sulla guancia.
Davide
la osservò, reprimendo una smorfia: si reggeva su
tacchi alti e sottili, infilata chissà come in un vestito
troppo corto e troppo
attillato; la sua bocca era evidenziata da un rossetto cremisi.
-
Mi offri da bere prima di cominciare? – continuò
Valentina, gettando dietro le spalle i capelli piastrati; Davide sapeva
che non
erano lisci naturali, le prime volte che la ragazza andava ai loro
concerti non
dava troppa importanza all’aspetto e girava con una bella
chioma riccia, che
lui preferiva di gran lunga.
-
Sì – rispose, appoggiandole una mano sulla schiena
e
sentendo il suo corpo tremare, percorso da un brivido.
Allontanò rapidamente il
braccio e le fece cenno di precederlo all’interno del locale.
-
Ma perché non smette di farsi tutti questi problemi e se
la porta a letto? – sospirò Massimo, appoggiandosi
allo schienale della sedia.
-
Perché ha la metà dei suoi anni –
replicò Angelica. – E
perché Davide ha capito che non è la ragazza
facile che vuole far credere.
-
E come mai dovrebbe fingere di essere una puttanella?
Angelica
alzò un sopracciglio. – Riuscirai mai a moderare
il
linguaggio? In ogni caso, secondo te Davide noterebbe una diciottenne
che
dimostra la propria età?
-
Che pezzi suonerete stasera? – si interessò
Valentina,
accavallando le gambe nude; teneva la mano su quella di Davide, che
cercava il
momento giusto per ritrarre la sua, ma non l’aveva ancora
trovato.
-
I soliti, quelli dell’ultimo album.
-
E mi dedicherai una canzone?
Davide
la vide sorridere, socchiudere le labbra e aspettare
una risposta, forse una bugia che neanche sapesse di verità.
Valentina
giocherellò con una ciocca castana e lo fissò
negli occhi, stando attenta a non
battere le palpebre; alla fine fu lui a distogliere lo sguardo e ad
allontanare
finalmente la mano.
-
Ma vuoi finirla? – la prese in giro in modo gentile.
–
Potrei essere tuo padre, non ti fa senso pensarci insieme?
-
Naaa, mio padre ha una decina d’anni più di te e
nemmeno
un capello in testa, mentre i tuoi… -. Valentina
allungò un braccio per
scompigliarli i capelli neri. – E comunque non mi fa senso,
sapessi quello che
immagino!
Davide
si ritrovò controvoglia ad arrossire, stupito dalla
sua sfacciataggine.
-
Sei piccola, potrebbero arrestarmi.
Valentina
mise su un finto broncio. – Non sono piccola, ho
diciotto anni.
-
E io trentasei, perciò…
-
Non sei perseguibile per legge! – sorrise.
-
Vale, piantala – le intimò Davide. –
Capisco giocare, ma
sono grande, va bene? Non faccio per te, trovati un ragazzo della tua
età.
-
Ma io voglio te -. Valentina inspirò profondamente, poi
pronunciò le parole fatidiche. – Io ti amo.
Maledizione!,
pensò Davide. Perché quelle parole lo facevano
sussultare? Era una ragazzina,
non sapeva nemmeno quello che provava, non poteva essere innamorata a
diciotto
anni!
-
Torna a casa subito dopo il concerto – esclamò,
alzandosi
per salire sul palco. – Le mie canzoni non sono state scritte
per te, devi
capirlo.
-
Forse in fondo lo sono, ma tu non te ne sei ancora
accorto…
-
Massimo scrive le canzoni, va bene?
Valentina
aggrottò la fronte, incredula. – Massimo?! Quel
maniaco scrive canzoni d’amore?
Davide
non riuscì a trattenere un sorriso divertito. –
Già,
so che è difficile da credere -. Poggiò una mano
sui suoi capelli perfetti per
scompigliarli, ma se ne pentì immediatamente, ritrovandosi a
respirare il suo
profumo. – Ti accompagno a casa io, ma solo se copri quella
scollatura: devi
capire che non tutti gli uomini non approfittano della situazione come
me.
La
ragazza annuì, soddisfatta.
-
Bernardi!
Valentina
sussultò e distolse gli occhi dal diario, su cui
aveva incollato una foto di Davide, per portarli alla professoressa di
italiano,
che la osservava con severità, mentre Alessandra e Leonardo
sedevano alla
cattedra per l’interrogazione.
-
Vuoi degnarci della tua attenzione, Bernardi? – la prese
in giro l’insegnante. – O forse i tuoi compagni
sono troppo piccoli per essere
ascoltati?
Qualcuno
soffocò una risata; Valentina sentì lo sguardo
della classe puntato su di lei e si guardò le dita smaltate.
-
Di cosa stavano parlando i tuoi compagni, Bernardi?
-
Leopardi – rispose, senza il coraggio di alzare la testa.
-
Curioso… Quindi Leopardi avrebbe parlato di Renzo e Lucia?
Altre
risatine. Valentina si fece finalmente forza e rivolse
un’occhiata di sfida alla professoressa.
-
Sapere che ne aveva parlato Manzoni non mi aiuta nella
vita.
L’insegnante
sostenne il suo sguardo, poi tornò alla cattedra.
-
Due, Bernardi: un’altra cosa che non ti aiuta nella vita,
ma contribuirà a non farti ammettere alla
maturità.
Quando
l’interrogazione fu terminata e la campanella della
ricreazione suonò, Alessandra si avvicinò alla
sua compagna di banco.
-
Lo fa perché sa che hai del potenziale, vuole spronarti
–
le sussurrò. – Sei cambiata durante
l’estate, a giugno avremmo scommesso tutti
che saresti uscita dal liceo con il massimo.
-
Allora si accontentasse del lavoro che ho fatto in quattro
anni e mi mettesse tranquillamente un nove sulla fiducia –
replicò Valentina,
allontanandosi verso la finestra.
Alessandra
la raggiunse e si mise come lei a guardare i
ragazzi che schiamazzavano in cortile.
-
Nessun successo con Davide, vero?
Valentina
scosse la testa. – Ma stasera c’è un
altro
concerto e farò il possibile per conquistarlo.
-
Ti piace proprio, eh?
Le
parole di Alessandra le strapparono un sorriso. – Lo so,
pensate tutti che ci stia provando con lui solo perché non
reputo i miei
coetanei alla mia altezza.
-
Però è vero, tu sei più intelligente
di quegli idioti -.
Alessandra indicò con un cenno del capo un gruppo di ragazzi
del suo anno che
fischiavano alle donne che passavano davanti al cancello della scuola.
-
Solo che non è questo il punto: a me Davide piace
veramente… -. Arrossì al ricordo di
ciò che gli aveva detto una settimana
prima. – Gli ho confessato anche il mio amore.
Alessandra
rimase a bocca aperta. – Stai scherzando? E lui?
-
Ha cercato di dissuadermi, ma alla fine mi ha
riaccompagnata a casa. Secondo me, crede che mi basti un ragazzo molto
più
grande di me, che mi accontenti di farmi vedere in giro con un
trentenne, e mi
ha offerto un passaggio per evitare che finissi nelle mani di qualche
maniaco.
Uff, perché non riesce a capire che ho perso la testa per
lui?
-
E dire che chiunque l’ha capito. Potresti smettere di
andare ai loro concerti per un po’…
-
Assolutamente no! Ho bisogno di vederlo… In
realtà ho
bisogno di sapere che lui abbia bisogno di me -.
-
Valentina!
Valentina
sbuffò, fermandosi in fondo alle scale; si voltò
verso la cucina per ascoltare ciò che suo padre aveva da
dire.
-
Dove stai andando? – le chiese lui, stringendo gli occhi
quando la vide truccata pesantemente e con indosso un vestito
esageratamente
scollato.
-
Al concerto.
-
Non ci vai.
Valentina
sollevò un sopracciglio: ormai le parole dei suoi
genitori non avevano più importanza, ma era curiosa di
sentire il resto.
-
Perché?
-
Ha chiamato la tua professore di italiano – spiegò
suo
padre.
-
Quella vacca – sussurrò tra i denti Valentina.
-
Hai preso un due, non è vero? Non avevi mai preso un voto
sotto l’otto in italiano.
-
E’ vero, ma molto spesso le cose cambiano.
Suo
padre sbatté un pugno sul tavolo, facendo rovesciare
l’acqua del suo bicchiere. – Ma perché
sei cambiata di punto in bianco? Quel
gruppo…
-
Non parlare male di loro! – lo interruppe Valentina,
pronta a difendere Davide e i suoi amici.
-
Hai perso la testa per quei ragazzi! Ma sono grandi, non è
gente che fa per te…
-
Che ne sai tu, di quello che fa per me?
-
So solo che non ti fa bene girare come… come una puttana!
Le
parole di suoi padre le rimbalzarono addosso come sempre,
ma fu l’espressione di sua madre, rimasta fino a quel momento
in silenzio, e
ciò che disse, a farla correre fuori di casa.
-
Perché ci fai questo? Cosa ti abbiamo fatto di male?
Niente, mamma, non
avete fatto niente, avrebbe voluto risponderle. La colpa è solo mia.
Quando
arrivò al locale dove si sarebbe tenuto il concerto,
dovette nascondersi tra due macchine per non farsi vedere in lacrime da
Davide.
Pianse più che poteva, maledicendosi per quello che stava
diventando pur di
farlo innamorare, ma cercò comunque nella borsetta il
trucco, nella speranza di
apparire quella di sempre ai suoi occhi. Dopo qualche secondo di
ricerca, si
rese conto di non avere preso niente e lanciò la borsetta
lontano, imprecando e
tornando a strofinarsi gli occhi con i pugni chiusi.
La
borsetta, per uno scherzo del destino, atterrò ai piedi
di un uomo che stava passando di lì per andare a prendere
qualcosa in auto; l’uomo
si inginocchiò di fronte a lei e le passò una
mano tra i capelli.
-
Vale?
No, non lui! Non dopo
tutti gli sforzi che aveva fatto in quei mesi per mostrarsi adulta!
Mentre
il cuore le batteva più rapidamente del solito,
alzò
lo sguardo sull’uomo che aveva di fronte e scoprì
Davide, che la osservava preoccupato
con i suoi occhi verdi. Guardandolo bene da vicino, notò sul
suo viso
particolari che le erano sempre sfuggiti, come le rughe appena
accennate sulla
sua fronte, alcuni capelli più chiari, la curva delle
sopracciglia quando era
preoccupato.
-
Che è successo? Qualcuno ti ha aggredita?
Valentina
scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore. –
Mio padre… - mormorò, mentre le lacrime tornavano
a bagnarle le guance. – Mia
madre… Li ho delusi, mi vedono come una… -. Non
riuscì a terminare la frase e
scoppiò in singhiozzi.
Davide
la strinse al petto, senza pensare a come lei avrebbe
potuto interpretare quel gesto, preoccupandosi solo di darle conforto;
lei si
aggrappò alla sua maglietta, odiando le unghie dipinte di
rosso scuro e i
capelli su cui aveva passato ore.
-
Se vuoi, stasera ti dedico una canzone – scherzò
Davide,
riuscendo a farla ridere.
La
guardò negli occhi, osservò ogni particolare del
suo viso
privo di trucco e riconobbe la ragazza che aveva conosciuto ai primi
concerti;
sulle sue labbra spuntò un sorriso, mentre il battito del
suo cuore si univa a
quello di Valentina.
Ma
cosa stava pensando? Lui era troppo grande, lei era
troppo piccola, venivano da mondi diversi; probabilmente Valentina
credeva
perfino di amarlo solo perché le piaceva l’idea di
correre dietro a un
cantante, anche se dalla fama ristretta. Voleva allontanarla da
sé, magari presentarle
qualcuno della sua età; un’ altra volta,
però: ora doveva solo stringerla e
asciugarle le lacrime. Ci avrebbe pensato un’altra volta.
Ma
intanto la mano di Valentina era sopra la sua.
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