-Yamato, sono arrivato!- esclamò Gabumon una volta
materializzato dall’altra parte del varco fra la Terra e
Digiworld. La prima cosa che vide fu il solito disordine che regnava
sovrano nella stanza del suo compagno.
Poi vide i vestiti in terra e infine percepì del penetrante
odore di profumo. Il solito profumo che da un bel po’ di
tempo stava appiccicato anche sul digiprescelto. Gabumon non si
lamentava, ma era davvero un odore fastidioso che dava alla testa.
“Forse è meglio se ripasso più
tardi…” si disse preparandosi a riattraversare il
varco, quando un vocio indistinto lo fece desistere.
Si affacciò alla porta della stanza. La cucina era nel
solito caos, eccetto che per delle bottiglie di liquore che non
dovevano esserci.
Perché Yamato non beveva (quasi) mai.
La porta del bagno era aperta e un sottile fascio di luce tagliava la
penombra del corridoio. Le voci si fecero distinte man mano che il
rettile si avvicinava alla porta a passo lento, quasi intimorito. Lo
scroscio dell’acqua rendeva difficile sentire tutto, ma
Gabumon udì chiaramente Yamato alterarsi.
-Lasciami...- biascicò.
-Non fare storie!- ecco, quello era Piemon… ma non aveva
altro da fare quel digimon? Stava più lui con il suo
compagno che non Gabumon stesso. Non aveva una sua prescelta da
importunare?
Sì, era un puntino geloso, effettivamente, ma prima di tutto
c’era la preoccupazione, perché il tono di voce
del prescelto dell’Amicizia si era alterato ancora di
più.
-Smettila!- urlò.
-Dove credi di andare, idiota?- anche il digimon parve molto irritato e
quel tono, quasi omicida, fece scattare il campanello
d’allarme nel cervello del rettile che aprì la
porta di scatto, pronto a evolvere Metalgarurumon per raffreddare i
bollenti spiriti del Padrone delle Tenebre.
Yamato tentò di svignarsela, nudo e completamente fradicio
ma Piemon, altrettanto nudo, lo trascinò nuovamente sotto la
doccia senza sforzo.
Non si accorse di Gabumon e costrinse il ragazzo a tenere la testa
china sotto il getto dell’acqua freddo, a stretto contatto
col suo corpo niveo.
-Vuoi stare buono cinque secondi?-
-Sei il solito maniaco!- urlò Yamato –Non riesci a
pensare ad altro?!-
-Lascialo in pace!-sbottò il digimon
dell’Amicizia, infuriato, irrompendo nella scena.
Piemon alzò il capo verso di lui, con disappunto e stupore,
mentre il digiprescelto si divincolò mugugnando qualcosa
circa i suoi neuroni inguinali e compì un passo verso la
salvezza, per poi fermarsi, tremare visibilmente e…
-Torna qui, rischi di…- Piemon si scostò dalla
traiettoria del rigurgito appena in tempo.
Scosse la testa, paziente, e si portò alle spalle del
ragazzo, iniziando a massaggiarlo con gentilezza.
-La tua resistenza all’alcol fa ridere…-
commentò compunto.
Lo sapeva, e, infatti, non voleva farlo bere, non quella volta, ma lui
gli aveva preso il bicchiere dalle mani e poi…
Certo che gli umani fanno cose davvero strane...
Alla fine Yamato crollò addormentato e la doccia per fargli
passare la sbornia servì a ben poco. Piemon e Gabumon
rimasero svegli e lucidi, in silenzio, davanti al suo letto.
Il rettile si vergognava di pocanzi e il suo disagio era evidente,
quasi tangibile.
-Mi spiace…- disse.
-Eh?-
-Prima in bagno… ho sentito Yamato urlare e ho pensato che
gli stavi facendo qualcosa di male…-
Piemon non parve prendersela.
-Se fossi riuscito a farlo tornare lucido forse…-
insinuò e il digimon rettile socchiuse gli occhi.
Sapeva dove voleva andare a parare.
Insomma, se Yamato non si fosse ubriacato sino a vomitare forse Piemon
gli sarebbe saltato sopra… beh, gli sarebbe saltato addosso
comunque, in effetti, almeno quello, pensava. Invece, a scapito di quel
pregiudizio, il digimon dell’Amicizia aveva dovuto ammettere
a se stesso che, per quanto il Padrone delle Tenebre fosse ossessionato
dal corpo del suo compagno, si era premurato di fargli passare la
sbornia e non ci aveva fatto nulla. L’odore di sesso ormai lo
conosceva, Gabumon. E poiché non percepiva
quell’acre sentore, dovette ammettere a se stesso di essersi
totalmente sbagliato.
-Torno a Digiworld.- disse Piemon, dopo aver rimboccato le coperte al
ragazzo che dormiva nella grossa. Neppure le cannonate
l’avrebbero risvegliato, poco ma sicuro.
-No, forse è meglio se vado…- rispose Gabumon
–Pyomon e i cuccioli mi aspettano per cena…-
-Insisto.- rispose il mega, aprendo il digivarco che dava alla sua
dimora –Anche perché non ha fatto che lamentarsi
del fatto che ti stava trascurando, quindi è meglio se trova
te al suo risveglio.-
Gabumon non poté negare di essersi sentito un poco felice in
quel momento.
Quando il digivarco si chiuse al passaggio del Padrone delle Tenebre,
rimase però solo a riflettere su come tutto fosse cambiato
da quando Yamato era solo un bambino.
Lo guardò dormire sprofondato sotto il piumone. Ormai aveva
vent’anni sulle spalle e tutto il diritto di amare chi
voleva. Lui non aveva forse scelto la sua Pyomon?
Si sentì egoista nel provare quella profonda nostalgia per
il passato, per i giorni dei bambini prescelti e delle loro lotte, per
la sensazione d’orgoglio che avvertiva quando doveva
proteggerlo e si rendeva conto di essere l’unico a poterlo
fare, a poterlo comprendere.
Erano ormai cose del passato, però. Non doveva
più proteggerlo da niente e da nessuno, perciò,
dopo averlo atteso con pazienza per anni e anni e averlo aiutato a
crescere ed essere divenuto a sua volta un digimon migliore, Gabumon si
domandò quale fosse il suo scopo ora che Yamato era,
ufficialmente, diventato un uomo.
Due braccia forti gli cinsero il collo come a dar risposta a
quell’interrogativo pressante.
-Gabumon…- sussurrò Yamato, con la voce impastata
dal sonno e gli occhi chiusi. –Gabumon…-
Il digimon arrossì violentemente.
-Gabumon…- continuò a chiamare il suo compagno.
Il rettile sospirò, sorridendo timidamente sotto la sua
pelliccia.
-So… sono qui…- disse prendendo le mani calde del
ragazzo fra le sue fredde e squamose.
-Ti voglio bene…- biascicò il ragazzo. In
realtà, Gabumon percepì un borbottio quasi
indistinto, ma comprese benissimo e non poté non sentirsi
felice. Perché alla fine si era fatto solo un sacco di
pensieri inutili.
-Anch’io…- rispose, accoccolandosi fra le braccia
dell’amico al calduccio sotto le coperte.
Alla fine doveva solo continuare ad essere ciò che era per
Yamato.
A dispetto di quanto credeva, forse non era affatto cresciuto
più di quel bambino mingherlino e scontroso di nove anni
prima.
Note: Ehm...
questa doveva essere una cosa scema all'inizio, con la faccenda
dell'equivoco e tutto... ma poi è venuta fuori una cosa un
po' triste. Gabumon è così coccoloso... lo
strittolerei per ore se mi capitasse fra le mani... e vabbè,
baci peluchiosi a tutti!! ^_-
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