Note:
dunque,
la storia è collocata dopo “Aladdin e il re dei
ladri”, due
settimane dopo il matrimonio all'incirca, di ritorno da una lunga
luna di miele.
Non
ho voluto inserire intere strofe nella fan fiction, bensì
alcuni
versi che secondo me sono molto importanti e, perché no,
calzanti.
:)
La
canzone a cui si ispira la fan fiction è "Can't
take my eyes off you", dei Cary Brothers.
È stata rifatta in
tante versioni, ma
questa è quella che preferisco.
Il
titolo, invece, si ispira ad una frase della popolare serie tv
“Grey's Anatomy”, ma ciò non
è così importante ai fini della
storia.
Questa
storia, inoltre, si è classificata seconda al contest
indetto da FataFaby89 sul forum di EFP - "L'unico
e solo Multifandom Contest".
I'm
your person
“You...
Can't take my eyes off you
You...
Can't take my eyes off you. ”.
Dal
palazzo di Agrabah il mondo sembra molto più grande, quella
è la
prima constatazione che Aladdin riesce a fare a mente lucida.
È
ancora presto per abituarsi alla nuova realtà, per quanto
banale
possa sembrare; sono trascorsi appena quindici giorni dal matrimonio
del
secolo, Aladdin ha appena fatto ritorno da un
lungo viaggio di
nozze e, sembra realizzare solo a distanza di settimane, la
sua vita
è finalmente
vincolata a quella di Jasmine.
Volge
lo sguardo oltre il terrazzo, Agrabah è così
infinita da sembrare
irreale a primo acchito: si estende da est verso ovest,
attraversando
il
sontuoso palazzo di famiglia, le mura cittadine e
l'immensità del
deserto. Sparisce in corrispondenza di due grandi colline di sabbia,
la visuale
non gli permette di scorgere oltre – eppure, da quella
prospettiva, pare che Agrabah appartenga alle
stelle.
Dei
passi si avvicinano lesti, Aladdin li riconosce all'istante: Jasmine
pensa di averlo sorpreso, le sue braccia si stringono forti
all'altezza della vita.
«Avevo
bisogno di respirare l'aria di casa», sorride Aladdin,
prendendo il
suo volto tra le mani e scrutandolo con attenzione.
Le
stelle, a quel punto, non hanno neppure bisogno di riflettersi nel
suo sguardo: negli occhi di Jasmine brilla una costellazione
ben
più
luminosa, Aladdin vi si rispecchia ogni sera.
«Per
un momento ho temuto che ti fossi pentito, Al», sorride
teneramente
Jasmine, cercando un abbraccio.
Aladdin,
allora, fa sì che quell'abbraccio diventi molto
più che un semplice
desiderio: lascia che sua moglie trovi appiglio sul suo petto,
Jasmine
dovrebbe sapere che quelle
insicurezze sono assolutamente
inutili – dopo tutte le peripezie che hanno affrontato per
arrivare
a pronunciare
l'agognato
“sì”,
dovrebbe essere il minimo – , eppure sembra doverglielo
ricordare.
“I've
come to tell you all the truth”.
«Non
potrei mai pentirmene», sussurra Aladdin, a bassa voce,
impigliando
le sue dita nei lunghi capelli corvini di Jasmine,
un gesto che
vorrebbe essere amorevole.
Forse
ambedue hanno paura del futuro, in quel momento, ecco perché
non
osano proferir parola: ogni constatazione sarebbe pressoché
inutile,
rovinerebbe quel magico
attimo di quiete.
Ebbene
sì, lontano dall'imprevedibile genio della lampada, dalla
fedele
scimmietta e dal tappeto magico, compagno fidato di pericolose
avventure.
Ed
ecco la ragione per la quale Aladdin ama di gran lunga l'atmosfera
notturna a quella diurna: di notte, ben più che di giorno,
le parole
rinascono
e confidano segreti inconfessabili.
«Sai,
io penso che amore
significhi poter dire ogni giorno: “tu
mi hai reso una persona migliore, ti ringrazio”»,
bisbiglia d'un tratto Aladdin, allontanando un po' da sé
Jasmine.
Lei,
allora, si stringe nella pregiata veste di seta e boccheggia
ripetutamente per un paio di secondi. Poi, come se avesse
cavato il
coraggio dal proprio cuore,
risponde di rimando:
«Aladdin?», gli
accarezza la guancia, inclinando il capo di lato,
«Tu
mi hai reso una persona migliore».
È
perfetto, sì, non esistono parole più calzanti
per descrivere quel
momento: sono i loro sguardi che si incontrano, le labbra che
si
cercano – e, senza
troppa fatica, si concedono le une alle altre –,
le punte dei piedi di Jasmine che si alzano ed il volto di Aladdin
che si abbassa,
quel che basta per trovare la felicità.
«Ti
ringrazio», termina Aladdin, apostrofando quelle parole con
un che
di saccente.
Jasmine
ride sonoramente, poi aggiunge un piccolo “grazie”
a bassa voce; le parole volano nell'aria, il resto non è
nient'altro che storia:
Aladdin e Jasmine, da qualche
parte in questo vasto mondo, osservano
le stelle dal terrazzo di un secolare palazzo e se ne stanno
lì,
abbracciati, a
ringraziare la
divinità che ha permesso loro di
incontrarsi.
“And
though you always had the proof of it”.
©
Can't take my eyes off you – Cary Brothers.
|