Inaspettatamente

di Nero inchiostro
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Inaspettatamente

Per le cose non dette.

Per i tempi ormai passati.

Per i rimpianti.

 

 

Ci ritrovammo l’uno di fronte all’altra, come due schiere di soldati con gli occhi di fuoco.  Dominavano sguardi taglienti e distanze calcolate alla perfezione: due centimetri per le mani, insieme i respiri e quei quindici a separarci gli occhi.

Deglutii e vidi che lui fece lo stesso.

Avanti, so che vuoi farlo. Passare  oltre e guardarmi mentre te ne vai ed io faccio lo stesso.

 

Ci ritrovammo l’una di fronte all’altro, come il caldo e il freddo che vogliono creare la pioggia. Dominavano i nostri sguardi infuocati, vittime di tempi quasi astiosi. Il silenzio mi permetteva perfino di sentire la musica del suo respiro, le nostre mani si sfioravano, attente a non toccarsi e gli occhi, sempre gli occhi, si fronteggiavano.

Avanti, so che non lo farai. So che non mi dirai quello che pensi, non l’hai mai fatto.

 

Abbassai lo sguardo in attesa di sentire i suoi passi allontanarsi, ma non lo fece.

 

Alzai lo sguardo in attesa di perderla ancora, ma rimase lì, immobile.

 

Di nuovo gli occhi combattevano una battaglia troppo grande.

Infondo sei stato tu a rompere il vetro, ora ci sono solo frammenti sul pavimento e non li raccoglierai.

 

Ancora gli occhi cercavano qualcosa nel buio, forse una parola.

 Se solo volessi, potresti rompere questa nebbia che ci avvolge, ma non lo farai.

 

Rimanevamo l’uno di fronte all’altra, come due binari del treno. Sguardi incollati e vite che non s’incontrano mai.

E lo sguardo si fece sereno, arcobaleno dopo la tempesta.

 

Continuavamo a stare l’una di fronte all’altro, come due lampioni accesi, perennemente a debita distanza. Gli sguardi puntati in direzione perfetta e una febbricitante voglia di stringersi e possedersi nell’aria.

E lo sguardo bagnò le sue guancie, la pioggia che attendevamo.

 

Il tempo non seppe dire se fu lei a corrergli incontro in quel breve spazio o lui ad afferrarla muovendo l’aria intorno a sé. Fatto sta che nel battito dell’ala di un angelo, i due erano una cosa sola. Non si riconosceva il confine fra le loro braccia avvinghiate ai corpi, i loro capelli accarezzati dalle loro mani, le sue labbra poggiate sulla fronte di lei, le sue mani poggiate sulla schiena di lui. Tutto era loro e anche il tempo che se ne accorgeva fremeva per separarli ma era tutto inutile. Le loro anime si appartenevano da troppo ormai. Gli sguardi chiusi immaginavano l’uno il sorriso dell’altra e le lacrime si lasciavano asciugare da un bacio. Da troppo tempo quelle labbra non s’incontravano e le une sentivano la mancanza delle altre. E poi quel bacio terminava per tornare a stringersi in quell’abbraccio fatale. Se quella fosse stata la loro fine avrebbero ringraziato di essere insieme.

Ma i sorrisi si spensero e l’uno non si accorse della morte della gioia dell’altra.

 

Avanti, so che vuoi farlo. Scioglierci e andare via, guardarmi mentre te ne vai ed io faccio lo stesso.

 

Avanti, so che non lo farai. So che mi guarderai con quegli occhi allegri e dimenticherai tutto, non lo dirai.

 

“Ehi, starei qui per sempre. Ti stringerò fra le braccia fino a quando comparirà la sera e la notte ti penserò assiduamente, ci rincontreremo in un sogno in attesa di vederci appena sorgerà il sole.”

 

“Ehi … ti amo.”





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