Solo più tardi avrebbe forse compreso il motivo di quell'inquietudine.
Quarter Queen aveva appena finito di dare da mangiare ai pesci tropicali di sua madre. Era pomeriggio inoltrato ormai e ogni singola costola della schiena invocava pietà a causa di tutti i pavimenti lavati.
Il suo fisico basso e mingherlino non era decisamente adatto ai lavori domestici. Dakota gliel'avrebbe pagata cara...
Tornò a fissare l'acquario. Non aveva mai visto pesci più brutti di quelli. L'unica cosa che si salvava forse era il loro colore sgargiante e vivace, ma sembravano tutti strabici, molto più dei comuni pesci rossi.
Controllò l'ora sul pendolo, in soggiorno. Le 18.16.
Dakota era in stratosferico ritardo e lei aveva apparecchiato la tavola da un pezzo.
Afferrò il cordless sul mobiletto in legno di ciliegio del salotto e compose il numero di cellulare della sorella.
<< ...Ma che diamine! Rimbambito, ho la precedenza io qui!! >> strillò Dakota, clacsonando aggressivamente contro il pick up che aveva avuto la brillante idea di tentare un sorpasso nel bel mezzo dell'ingorgo. Per poco non le aveva fatto saltare via il fanalino sinistro.
Era una sacrosanta rottura di scatole, ogni giorno, dalle 18 alle 20 traffico era la parola d'ordine per i temerari che si addentravano nelle strade di Los Angeles. Era l'orario in cui un sacco di gente terminava di lavorare e non vedeva l'ora di tornare a casa, farsi una doccia e gustarsi un pasto caldo, per poi uscire e godersi la serata sotto le luci che avvolgevano la Città degli Angeli.
Sbuffò, colta da un intenso attacco di sfinimento.
Spesa fatta, ginnastica fatta. Era sudata marcia.
In palestra aveva incontrato alcuni compagni di liceo e ne aveva approfittato per andare a bere qualcosa con loro. Si era accorta dell'ora solo quando la madre le aveva inviato un messaggio, ricordandole di usare il servizio di piatti in porcellana blu per apparecchiare la tavola.
Ed eccola qui adesso, intossicata dal calore e dallo smog di almeno un centinaio di veicoli.
Il cellulare sul cruscotto prese a vibrare.
Lesse il nome sul display: Quarter Qua Qua Queen. In realtà quello era il numero di casa, ma siccome alla sorellina non era permesso possedere un cellulare, Dakota aveva improvvisato un nomignolo tutto per lei, quando ancora la sua vocetta infantile le ricordava il verso delle papere.
<< Pessimo momento per farmi la predica, piccola. >>
<< Dove cavolo sei, lo posso sapere? >> l'attaccò immediatamente la tredicenne.
<< Sono a cinque minuti da casa in auto, il problema è che sono nel mezzo di un bell'imbuto automobilistico. >> rispose sinceramente la ragazza, strofinandosi gli occhi con una mano.
<< No, non dirmelo! >>
<< Te l'ho appena detto. >> ribattè Dakota, evidenziando l'ovvietà.
<< Per quanto pensi di averne ancora? >> le chiese la sorellina.
<< Mah. Facciamo quaranta minuti al massimo. >>
<< Ho capito... vabbe', ti aspetto. Cerca di fare il più presto possibile, però. >>
<< Ci proverò. Ehi, aspetta! Fammi un favore, vai sulla mia e-mail e controlla se il mio istruttore mi ha mandato l'invito di partecipazione alla gara estiva della campestre! >>
<< Tanto non riuscirai a vincere la scommessa... >>
<< Taci e fai come ti ho detto. >> la zittì Dakota, mentre la coda di veicoli avanzava di dieci centimetri.
<< Password? >>
<< 14041989 >>
<< Ehi, è la mia data di nascita!>>
<< E allora? Datti una mossa, su!>>
Quarter spalancò gli occhi.
<< Ehi, è la mia data di nascita! >>
Bella questa!
Perché non aveva inserito la sua?
<< E allora? Datti una mossa, su! >> la rimbeccò la sorella, impaziente.
Quarter si apprestò a fare come le era stato detto, quando sentì suonare il campanello.
<< Aspetta, hanno suonato! >>
Si allontanò dalla scrivania e uscì dalla camera di Dakota, dirigendosi verso la porta d'ingresso.
Dakota aggrottò la fronte.
<< Ma chi è? Non può essere la mamma, è troppo presto... >>
<< E che ne so io? >>
Guardò dallo spioncino della porta e rimase perplessa.
<< E questo chi è...? >>
<< Chi? >>
<< Non so chi sia... aspetta, resta in linea un momento... >> rispose la bambina, prima di aprire la porta.
Dakota si lasciò sfuggire l'ennesimo sbuffo, che le fece svolazzare una ciocca di capelli castani sulla fronte.
Si mise a canticchiare mentre attendeva la risposta della sorella.
Udì la serratura della porta scattare, il cigolio dei cardini e infine la voce della sorellina.
<< Che cosa vuoi? >>
Dakota non capì immediatamente cosa successe pochi istanti dopo.
Smise di canticchiare quando sentì dei rumori molto strani, rantoli soffocati uniti a gemiti di sorpresa.
Si sforzò di ascoltare con più attenzione e per un attimo pensò che la sorella le stesse facendo uno scherzo.
<< Quarter? >>
Non le rispose.
<< Ehi, che succede, rispondi! >>
Lo schianto che udì un secondo dopo fu talmente forte da farle fischiare l'orecchio e gelare le ossa dal terrore.
Lui l'aveva aggredita senza alcun preavviso, neanche un'emozione gli aveva contrastato il volto impassibile, seminascosto dai capelli neri, mentre con una mano le afferrava il volto, soffocandole le urla di sorpresa.
Una mano della ragazzina corse automaticamente ad avvolgergli il polso, nel tentativo di fargli mollare la presa, l'altra reggeva un cordless in mano.
Senza sprecare neppure un secondo, aumentò la stretta sul suo volto e con una spinta la buttò per terra.
Quarter Queen lanciò un grido terrorizzato, rialzandosi in fretta e cercando di raggiungere la porta, ma il killer la richiuse con un calcio, bloccandola all'interno dell'appartamento.
<< Quarter? Quarter!?! >>
Adesso la mano sinistra di Dakota stringeva convulsamente il volante, le nocche bianchissime, le orecchie ferite dalle urla che udiva dall'apparecchio.
<< Quarter, ma che sta succedendo?! >>
<< Aaaaaaaaaaaaaahhhhhh!!! Dakotaaaa!!!!!! >>
Fu il grido più agghiacciante che l'orecchio umano avrebbe mai potuto sentire.
Bastò a far perdere un battito alla ragazza, che improvvisamente atterrita si slacciò la cintura, balbettando:
<< Chia... chiamo subito aiuto, non aver paura!!! >>
Uscì dall'auto in preda al panico.
L'intruso la afferrò con forza per i capelli biondi, strappandoglieli, sollevandola come se fosse un pupazzo di cinque chili, per poi scagliarla brutalmente contro la tavola apparecchiata.
Il colpo fece rovesciare il mobile e Quarter si ritrovò una scheggia di legno nel ginocchio. Singhiozzando, si aggrappò ai bordi per rialzarsi, ma lui le fu di nuovo addosso.
<< Signore, per favore, chiami la polizia per me!! Signore... signore!! Per favore... >> gridò Dakota, bussando con forza contro il finestrino dell'Audi nera che l'uomo al suo interno si era apprestato a sollevare, con aria disgustata.
<< Vi prego, aiutatemi, è urgente! >> ritentò, ma nessuno sembrava prenderla sul serio.
Zigzagò tra i veicoli, urlando a squarciagola.
Le urla continuavano, incessanti. Le sentiva tutte attraverso il cellulare.
<< Qualcuno ha un telefono?! >> supplicò allo stremo delle forze. Quasi le parve un miracolo quando un giovane ragazzo in moto le disse di sì.
<< Ehi, tu laggiù!! Sposta quella macchina, stai bloccando tutti, stupida!! >> gridò un uomo la cui testa sporgeva dal finestrino di un tir, una decina di metri dietro di lei.
<< Grazie! Puoi chiamare la polizia per me? Dì loro di andare a casa mia subito, Third Avenue, appartamento 605!!! Quarter! >> gridò poi, al cellulare. << Mi senti? Ho fatto chiamare la polizia, presto saranno lì! Ti prego, resisti!! Io sto con te al telefono, non ti lascio!! >>
<< Io sto con te al telefono, non ti lascio!! >>
Il cordless giaceva a un paio di metri da lei, il vivavoce era attivo e lei poteva ancora sentire la voce spezzata e affannata della sorella.
Gli occhi della bambina piangevano fontane di lacrime, mentre tossiva sangue a causa del calcio che quel mostro le aveva appena inferto nello sterno.
Tentò di rialzarsi per fuggire.
Chiudersi in camera.
Allontanarsi da lui.
Fu inutile.
Un secondo calcio la colpì in pieno petto, quando era ancora inginocchiata. L'impatto la fece cadere di schiena sul pavimento. Lui le si mise addosso, inchiodandole le braccia in una morsa degna di un serpente.
Usò l'altra mano per serrarle la gola.
<< Sto correndo da te, Quarter! Non aver paura, tra poco sarò a casa! Ti prego, resisti Quarter!!! >>
Dakota...!, pensò disperatamente Quarter, focalizzando nella sua mente oltraggiata il volto e la voce calda della sorella.
Non seppe come, ma riuscì a mordergli la mano che la strangolava.
Il suo assalitore si lasciò sfuggire un'esclamazione di dolore, per poi serrare la mano a pugno e colpirla con forza animalesca, fratturandole il naso.
Le si tolse di dosso e le afferrò con le mani i lati della testa. Infine, con un forte movimento verso destra, la mandò a sbattere con la tempia direttamente contro lo spigolo del tavolo ribaltato.
Corse.
Corse come non aveva mai fatto in vita sua, scavalcando i cofani delle auto per giungere dall'altro lato della strada, corse, corse, corse.
Pur avendo le gambe rigide come il piombo, la sua mente oltrepassava i confini del tempo, percependo le grida, il pianto disperato carico di dolore, i colpi, i tonfi, rumore di oggetti spezzati...
In una frazione di secondo le tornarono a scorrere sotto la pelle, sotto ogni terminazione nervosa, tutte quelle sensazioni...
Sospetto.
Disgusto.
Prudenza.
Angoscia.
Paura.
<< Senti la mia voce, Quarter! Sono qui con te, piccola, non ti lascio...!! >>
Un colpo inaspettato di clacson, una sterzata... Dakota fece appena in tempo a realizzare che un taxi le stava arrivando addosso e che lei stava attraversando di corsa l'ultima corsia prima del marciapiede.
Gli pneumatici stridettero, il taxi slittò bruscamente nel tentativo di deviarla... tuttavia, la prese comunque.
Dakota si sentì sbalzata in avanti di almeno un paio di metri e il cellulare le sfuggì di mano. Tutt'intorno a lei si riempì di clacsonate, esclamazioni concitate.
I suoi polmoni si svuotarono di tutto il fiato trattenuto in quel momento e Dakota si rimise in piedi, traballando.
Stava bene.
D'un tratto, le gambe le cedettero e lei crollò a terra, sbucciandosi le ginocchia contro l'asfalto bollente.
Si mosse carponi, raggiungendo a fatica il cellulare.
Il conducente del taxi era sceso, preoccupatissimo, chiedendole se stesse bene.
Dakota dovette far ricorso a tutta la sua forza per far sì che le mani smettessero di tremare, quel tanto che bastava per tenere il cellulare premuto convulsamente contro l'orecchio.
C'era silenzio.
Troppo.
<< Quar... ter...? >> sussurrò, mentre gli occhi iniziavano a bruciare.
L'aggressore l'aveva appena stordita.
Era ancora viva; gli sarebbe bastato un minuto per terminare l'opera.
Ora che la mocciosa non strillava più, una voce attirò la sua attenzione.
Si voltò e vide il cordless, in mezzo a un mucchio di schegge e frammenti di vetro. La lucina verde segnalava che l'apparecchio era in funzione.
Lo prese tra le mani e se lo accostò all'orecchio.
Fu debole, appena accennato, ma lei lo sentì.
Un rumore.
Come un fruscio, qualcosa che si muoveva.
Poi, un respiro ovattato, appena affannato.
Comprese immediatamente che c'era qualcuno dall'altra parte.
<< Chi c'è? >> sussurrò, gli occhi sgranati dall'orrore.
Il suo cuore batteva così in fretta che minacciava di spaccarle la cassa toracica da un momento all'altro.
<< Chi sei? >> ripetè, senza rendersi conto che stava urlando, ora.
L'ultima cosa che udì fu un click agghiacciante, segno che la telefonata era stata interrotta.
[ continua ]
Questa storia la dedico a Menhiteve.
A te, che disprezzi le ingiustizie.
Questa è la seconda sera di fila che pubblico, non mi era mai capitato.
Onestamente, dopo un primo capitolo del genere, mi è passata la voglia di fare battutine...
Non so quanti di voi apprezzeranno questo tentativo, ma ci tenevo a provarci.
BB è un personaggio che adoro, anche se non penso che gli attribuirò mai più una parte così crudele come in questa storia!!
Volevo solo offrire il mio tributo al romanzo Another Note... e mi rendo anche conto che non tutti riusciranno a comprendere appieno la storia, proprio perché non tutti hanno letto il romanzo e vi chiedo subito scusa per questo.
Inoltre, volevo provare a valorizzare un legame fraterno. Noto un sacco di mie coetanee che hanno sorelle e che sospirano sempre su quanto io sia fortunata a non averne, ma l'ho sempre pensata diversamente :)
Vi va di lasciarmi un parere riguardo a questo esperimento? :)
P.S. Non voglio approfondire troppo questa storia, perciò penso che la relativa lunghezza raggiungerà al massimo 6 o 7 capitoli. Ah, l'omicidio di Quarter Queen è leggermente differente da come veniva presentato nel romanzo, ho preferito descrivere la scena trasmettendo la tragicità del momento e prendendo come riferimento una parte del film " La prossima vittima".
E con questo, auguro a tutti voi buona notte,
vostra Luce Lawliet.