Reenlisting Fic
Cinque
modi per impedire al tuo amico di arruolarsi
Nota
dell'autore: Benvenuti alla mia prima fanfiction a più capitoli.
Il primo non è molto rivelatore, ma vi prometto che si arriverà
presto al cuore della vicenda. La storia è ambientata dopo “L'ultimo
saluto”, per cui ci troviamo di fronte ad uno Sherlock Holmes in
pensione che ha appena risolto il caso Von Bork. Le indicazioni a cui
mi sono attenuto sono: Watson non si è mai risposato e lavora a
Londra, mentre Holmes vive nel Sussex. Qualunque errore nel canon è
interamente colpa mia. Ringrazio medcat, regina delle beta,
per avermi aiutato con questo primo capitolo, e Barbossa's
Monkey per avermi dato una mano con le idee della storia. E
sì, ne ho rubata una delle tue.
Disclaimer:
Non possiedo nulla, eccetera eccetera.
Nota
del traduttore: Ho trovato questa fanfiction incredibilmente
comica e malinconica allo stesso tempo, e con uno stile molto
raffinato. Tradurla è stato molto divertente! Ringrazio
stupidpenname per avermi dato il permesso, e per avermi
pietosamente aiutato per tutte quelle espressioni con cui non
riuscivo a venire a capo. Spero che vi piacerà! Potete trovare
l'originale in inglese a questo link:
http://www.fanfiction.net/s/6155586/1/Five_Ways_to_Stop_a_Friend_from_Reenlisting
Prologo
– La Decisione
Non
avevo detto a Holmes che avevo intenzione di ri-arruolarmi. Questo
può sembrare alquanto ridicolo, col senno di poi, ma il fatto è che
stavo aspettando il momento giusto. Holmes possedeva il carattere più
testardo che io abbia mai incontrato, ed ero certo che non avrebbe
capito la mia decisione. Probabilmente non avrebbe voluto nemmeno
sentirne parlare. Avrebbe sicuramente cercato di dissuadermi con
un'infinità di ragioni: la mia età, la mia gamba, il fatto che
avevo già adempito ai miei doveri verso il re e la patria almeno un
migliaio di volte. Queste ragioni erano piuttosto ovvie, per me e per
chiunque altro. Tuttavia, mentre la tensione aumentava sempre di più
in tutto l'impero e sempre più giovani con le uniformi nuove di
zecca marciavano per le strade davanti ai miei occhi, non potevo fare
a meno di ripensare a quando anch'io ero stato uno di loro.
E
a quanto poco sapevo, all'epoca, di quello che era in serbo per me.
Ciononostante,
per un breve periodo di tempo ero riuscito a rimanere distaccato
dalla realtà: ovvero dal fatto che dietro al prorompente panorama
politico vi erano dei volti umani. Ma a quel punto il destino, così
parve, decise di mandarmi un messaggio chiaro e tondo.
Stavo
ritornando al mio studio dopo aver imbucato una lettera quando vidi
un uomo che camminava verso di me. Era una delle molte nuove reclute
che ho descritto poco fa. Una sacca al fianco sinistro, fucile sulla
spalla destra e stivali lucidati fino all'impossibile. Avevo
intenzione di superarlo, ma quando l'uomo mi arrivò vicino mi scrutò
con aria interrogativa, per poi fermarmisi proprio davanti.
“Ehilà!
Che mi venga un colpo se non è il dottor Watson!”
Trasalii
e indietreggiai leggermente per avere una visuale migliore dell'uomo
che mi stava di fronte. Sicuramente aveva un'aria familiare, ma mi ci
volle qualche secondo per identificare quegli occhi astuti e quel
ghigno un po' sbilenco.
“Wiggins!”
esclamai quando finalmente ebbi l'illuminazione. Ero sorpreso di non
averlo riconosciuto immediatamente. Ad essere onesti non vedevo la
faccia di quel ragazzino – no, di quell'uomo – da anni, e anche
allora era sempre stata nascosta sotto un bello strato di sporcizia e
un berretto sudicio. Per le persone costrette a girarci intorno,
mentre ci stringevamo le mani con entusiasmo e ci davamo cameratesche
pacche sulle spalle, sarebbe stato impossibile immaginare che
l'individuo in piedi di fronte a me una volta era un ladruncolo di
strada. La sua pronuncia molto particolare era scomparsa con gli
anni, trasformandosi in qualcosa di comprensibile, cosa che mi
rattristò un poco. Aveva anche messo su un viso aperto e sbarbato di
fresco e spalle squadrate, che lo facevano assomigliare ad un
manifesto di reclutamento che avesse preso vita. Di certo non
sembrava il tipo di persona capace di rubarti portafoglio, orologio e
fazzoletto senza che tu neanche te ne accorgessi. Mi chiesi se aveva
conservato quell'abilità.
Restammo
lì a chiacchierare per Dio solo sa quanto tempo, con grande
irritazione della gente che ci camminava intorno. Era magnifico
vedere come il ragazzino che avevo incontrato per la prima volta a
Baker Street, tanti anni prima, era cresciuto ed era diventato un
adulto fatto e finito, con una vita che si era sviluppata al di là
dello svolgere commissioni di natura legalmente dubbia per il mio
amico. A quanto pareva la sua vita aveva subito
una svolta drammatica quando era stato ingaggiato come marinaio sulla
nave di un certo Capitano Vernert, che era venuto a far visita al
fratello medico mentre era ormeggiato a Londra. Dopo aver lavorato
duro per molti anni nel commercio delle spezie Wiggins aveva deciso
di continuare sulla terraferma piuttosto che in mare, ed aveva avuto
una discreta fortuna o, perlomeno, un impiego rispettabile. Mi
raccontò di come aveva corteggiato la sua adorabile moglie Louise
raccontandole che era proprio LUI il Wiggins di 'Uno studio in
rosso'. Di come la piccola Sophie adorava le mie storie a tal punto
che aveva divorato tutte le copie dello Strand in loro possesso. Di
come Isaac si era rotto un braccio, qualche anno prima, quando suo
fratello maggiore David l'aveva convinto ad unirsi a lui in una
drammatica riproduzione di Reichenbach Falls sul tetto di casa, e di
quando Ivy aveva perso il suo primo dentino e l'aveva lasciato cadere
in mezzo alla strada, per poi uscire dai gangheri vedendo che suo
padre non convocava Holmes per il caso seduta stante. Mentre il mio
cervello tentava di assorbire tutte le informazioni che mi venivano
scaraventate contro – Per amor del cielo! Wiggins? Sposato? Quattro
figli? Certo che no! – riuscii a fare la domanda che mi ronzava in
testa da un po' di tempo.
“Bene,
vedo che è entrato al servizio di Sua Maestà.” dissi, esitante.
Wiggins si raddrizzò istintivamente, pieno di orgoglio patriottico.
“Proprio
così, Dottore. Ho intenzione di dare ai tedeschi una bella batosta
quando verrà il momento. Louise non era affatto entusiasta all'idea,
ma sa che questo è il dovere di ogni vero cittadino inglese.”
Mi
sforzai di rivolgergli un sorriso d'incoraggiamento, ma dentro di me
non potevo fare a meno di condividere le preoccupazioni della signora
Wiggins.
“Devo
ammettere che sono curioso. Che cosa l'ha indotta ad arruolarsi? Ha
detto che sua moglie era preoccupata per la sua decisione, quindi è
stato qualcun altro a convincerla?”
Wiggins
sollevò appena il mento, mentre un'espressione raggiante si
diffondeva attraverso i suoi lineamenti.
“Indirettamente
sì, Dottore. Indirettamente.”
“Chi?”
“Lei,
Dottore.”
Ebbi
la sensazione che la mia lingua si fosse gonfiata a dismisura,
occupando tutto lo spazio disponibile nella bocca. “Io?”
“Proprio
così, Dottore.” Sistemò la pistola in un'altra posizione e si
appoggiò al muro con aria noncurante. “Vede, mi ricordo che quando
ero solo un fattorino che aiutava lei e il signor Holmes nei casi,
non riuscivo proprio a comprenderla.”
“Davvero?”
“Sì.
Lei ha sempre coperto le spalle del signor Holmes, fin dall'inizio.
Non importava se erano le tre del mattino o la gamba le faceva male o
c'erano buone probabilità di farsi spaccare la testa da qualche
malvivente, eccetera. Lei era sempre pronto con quella sua pistola, e
lo seguiva nel bel mezzo della notte esattamente dove lui aveva
bisogno che fosse. Io pensavo che lei fosse pazzo, a dir la verità.
Ma poi, quando sono cresciuto un po', mi sono reso conto che lei
aveva imparato ad agire in quel modo nell'esercito. Deve essere stato
così. Se laggiù non avesse imparato a stare in guardia anche per i
suoi compagni sareste stati uccisi tutti quanti, no? Proprio come me
e tutti gli altri ragazzini di Baker Street. Lei era come noi.
Finalmente lo capii. Fu allora che decisi che, se mai ci fosse stato
bisogno, mi sarei arruolato anch'io nell'esercito.
Ero
senza parole, incerto se essere lusingato o orripilato. Avevo sempre
creduto che fosse Holmes quello che Wiggins idolatrava. Di certo
l'aveva osservato molto attentamente da ragazzino, sempre traboccante
d'ammirazione se ricordavo bene. Aveva osservato anche me con la
stessa intensità? La stessa venerazione infantile? Come potevo aver
avuto un simile effetto sulla vita di un giovane uomo senza
rendermene minimamente conto? Simili pensieri vennero interrotti
dalla risatina di Wiggins.
“Vedo
che l'ho messa in imbarazzo! Non si preoccupi di questo, Dottore.
Spero solo di rendere fieri lei e il signor Holmes.” E con
quest'ultima frase come commiato mi salutò riprendendo il suo
cammino, e scomparve dalla mia vista prima che avessi il tempo di
replicare. Se n'era andato, ed era molto probabile che non ci saremmo
mai più rivisti. Sentii un'ondata di nausea che mi invadeva, e mi
appoggiai al muro per sostenermi. Ero io la ragione per cui Wiggins
si era arruolato? Ero sempre stato orgoglioso del servizio che avevo
svolto a Maiwand, e non avevo mai smentito la mia identità di
soldato. Era possibile che me ne fossi vantato senza accorgermene,
proiettando una falsa immagine di valore e avventura su un ragazzo
impressionabile? Ero io la ragione per cui un uomo avrebbe potuto
essere ucciso, una moglie diventare vedova e dei bambini orfani?
Quella
notte non riuscii a dormire. La mia mente era invasa da immagini di
Wiggins, passate, presenti e future. Il ragazzino che scorrazzava al
221B di Baker Street nel 1887, l'uomo dall'uniforme immacolata che
avevo incontrato quel giorno, e lo stesso uomo su un campo di
battaglia lontano che moriva, emettendo un verso strozzato, grondante
di fango e di sangue.
Quando
la luce del giorno oltrepassò i vetri della finestra, illuminando le
tende, avevo preso la mia decisione. Non potevo restarmene lì seduto
a godermi una vita agiata sapendo che al di là della Manica degli
uomini – no, dei ragazzi – venivano trucidati a migliaia. Non
quando non avevo nessuno a cui provvedere. Non quando avevo le
capacità per salvarli.
Ero
deciso. Ero in pace.
Solo
non sapevo come l'avrei detto a Holmes.
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