Seguimi.
Prologo.
“E ancora me
lo chiedi?”Gli risposi acida
mentre tutta me urlava il suo nome,invocava le sue braccia e correva
verso il
suo ghigno;ma lui come Edward che gioiva non si sbilanciò e
anzi sorrise,
“per quanto pensi di dover
pagare questo debito?”Chiese,
sicuro di se con estrema arroganza quasi intorno a lui ci fosse un
enorme muro
di pietra impossibile da penetrare,
“quale
debito?”Chiesi anch’io sicura di me,ma una lacrima
traditrice scivolò sul mio volto rompendo la mia maschera
come se fosse di
polistirolo,
“basta,dici chi vuoi amore”s’intromise
Edward calcando in modo esagerato la parola amore,
“è
ovvio”continuai senza dar cenno di una scelta,era ovvio
no Rio.
“Rio, dobbiamo
andare”commento Zeus sorridendo per la scena,
“ora
aspetti”rispose Rio,
“voglio rimanere con
Edward”mentii io.
Vidi il viso calmo di Rio mutare in
un’espressione colma di
rabbia e odio,odio verso di me,odio verso di Edward,odio verso la
chiesa odio
verso di tutto anche verso quel povero prete che guardava la scena
impaurito.
Con non curanza il gatto nero ormai
completamente
trasformato iniziò a dare forti calci alle panche per poi
mirare alle finestre
e romperle con i pugno facendosi sanguinare le mani,avevo le lacrime
agli occhi
sebbene dentro di me ridevo perché in realtà
avrei voluto rompere anch’io ogni
cosa di quella chiesa,di quella prigione che altro non era.
“Adesso
basta”finì Edward liberando le grandi ali bianche
ma
Rio non contento si diresse verso il prete prendendolo per la tonaca.
“se li sposi; ti
ammazzo”urlò in preda all’ira il
gattaccio
lasciando un lieve taglio sul collo del prete che codardo
annuì per poi
scappare via quando la stretta presa della morte lasciò la
sua stupida
tonaca,seppur non approvavo quel modo di fare,seppur non era dal mio
gattaccio,seppur
avevo scelto Edward in quel momento ammiravo con tutta me stessa Rio e
l’aura
di libertà che lo circondava.
“Allora da oggi sarò il tuo protettore
addio”finì acido lasciandomi a bocca
aperta,lui era il mio protettore quindi io ero la mutaforme in
questione,colei
di cui era pazzamente innamorato fin dall’inizio,io ero
quella persona che ora
lui è per me.
“Rio”lo chiamai
sottovoce facendolo girare verso di me con
uno sguardo pieno di delusione,”così rinuncerai
alla tua tanto bramata
libertà”dissi lasciando che un’altra
lacrima solitaria bagnasse il mio viso,ma
lui invece sorrise e con il suo solito ghignò
finì dicendo:
“giuro che un giorno
verrò a liberarti.”
Finì andandosene
così com’era venuto lasciando me e chiunque
in quella sala a bocca aperta,con quella sola singola frase
riuscì a colpire in
pieno tutto,il mio stato d’animo,la mia situazione che
equivaleva ad una
prigione,una prigione cercata,una prigione stupida.
“Dai amore
andiamocene”
“eccomi”risposi
stranita con lo sguardo e la mente distratta,lui
se ne accorse ma si limitò ad uno sguardo contrariato ed ad
un sorriso
forzato,mentre io scoppiai in una vera risata,una di quelle risate
piene di
malinconia e tristezza,ma non m’importava perché
ridere insieme al mio gatto
nero mi mancava e anche tanto.
“Copriti le
gambe”mi rimproverò Edward alludendo al vestito
stracciato che mostrava anche le mie mutande rigorosamente rosse,feci
un lieve
sorriso e a capo chino come se avessi commesso un errore salii in
macchina
senza proferire parola,senza neanche parlare,e sotto gli sguardi
indiscreti
dell’autista, una parte del mio cervello o forse il cuore
incominciò a pensare
vagando a Josh e Simone e un qualcosa mi spinse a pensare a cosa
facessero quei
due se fossero rimasti insieme o se si fossero divisi,se ora vivevano
ancora in
quelle sottospecie di roulotte,infondo mi mancava quel santarello ex
assassino
di Simone e il pervertito di Josh,mi mancavano le carote e le solite
stronzate
insieme ai sbalzi d’umore del mio gattaccio.
Edward si era chiuso in stanza per
pensare,così mi aveva
urlato mentre io rimanevo in intimo su uno stupido sgabello piangendo
sul mio
stesso vestito da sposa,per un attimo che durò anni
desiderai di sparire,di
morire in modo da dimenticare tutto ma ero sicura che neanche la morte
sarebbe
stata capace di cancellare i ricordi,di impararmi a dimenticare seppur
era una
fuga veloce;m’incamminai verso il mini frigo prendendo in
malo modo una
bottiglia di latte –zimil perché lui non beveva
mai latte intero- e incominciai
a berlo pensando che niente più dell’alcool puliva
i propri pensieri,e non
avendo alcool usavo il latte ugualmente buono e un uguale droga per me.
“Alyce puoi
venire?”Mi chiamò infastidito Edward.
Entrai silenziosa in camera da letto
trovandolo con gli
occhi neri infossati e gonfi per le lacrime che gli scivolavano leggere
sul
viso,mentre le mie pesanti picchiavano terra quasi facendo un buco,
“perché
piangi?”Gli chiesi andando vicino a lui,ma senza
ottenere risposta allora gli appoggiai il viso sul seno in modo da
farlo
calmare insieme al battito cardiaco forse fermo,piano piano i suoi
singhiozzi
insieme alle lacrime smisero e come un bambino si addormentò
ma lo dovetti
spostare e iniziai come se fossi un robot a lavare la casa,iniziando
dai piatti
sporchi per poi lavare anche quelli puliti e rilavarli anche tre
volte,accesi
la tv e la radio in modo da creare rumore,un rumore che distruggesse il
silenzio,anche se sapevo che quegli unici pensieri malinconici si erano
annidati in qualche parte del mio cervello per poi sbucare fuori
all’improvviso
per distruggere prima la mia mente ed infine il mio corpo che
già dava segni di
cedimento,ma ero decisa a non tradirlo,non potevo era contro la mia
etica,che
senso avrebbe avuto farlo resuscitare per poi lasciarlo andare?Non
aveva alcun
senso,infatti era la cosa più sbagliata che io avevo potuto
mai fare,eppure
l’avevo fatta credendo fermamente che quello fosse il
giusto,avevo sbagliato ma
d’altronde tutti sbagliano,nessuno è perfetto e
perché proprio io dovrei essere
quel nessuno?
Certo
se avrei ragionato non
sarebbe mai successo tutto questo,ma se avrei ragionato non mi
chiamerei
neanche Alyce Tide pensavo mentre lavavo per la sesta volta il
pavimento o
asciugavo le pentole mai usate eppure già lavate otto
volte,ma nel tardo
pomeriggio una volta finito qualsiasi lavoro che si potesse fare in
casa e
averlo ripetuto minimo cinque volte uscii di casa senza una meta
sicura,senza
sapere dove stessi andando ma camminavo.
Cammini
Cammini
Cammini
Corri
Corri
Scappi
Corri
Piangi
Scappi
Ma
da cosa?Da cosa scappi per
cosa piangi?Per dove corri,qual è la tua meta?Dove cerchi
d’andare da cosa vuoi
fuggire?
Mi
domandavo mentre ad ogni
passo una lacrima si soffermava sul mio viso,ma non mi fermavo convinta
che
camminando avrei dimenticato,convinta che correndo avrei vinto la mia
prigione,pensieri stupidi eppure mi portarono dinanzi un altro
lago,laddove non
c’erano laghi ora c’era,avevo fatto solo un ora di
cammino sapendo benissimo la
strada e ad occhi chiusi mi ci tuffai chiedendomi se fosse stato uno di
quei
laghi magici o semplicemente vero.
Caddi
nel vuoto chiudendo gli
occhi senza paura,senza paura di morire,
Riaprii
gli occhi trovandomi in
un'altra dimensione dal cielo sempre sereno e delle splendide rose blu
in
ottima forma nonostante facesse freddo,mi avvicinai alla casetta di
legno
ricordandomelo quel posto,ricordandomi della padrone dai capelli neri
come gli
occhi che mi aprì la porta.
“Oh
Alyce sei tornata.”
Non
mi ricordavo d’averle detto
il mio nome,ciò che mi ricordavo era solo il suo odio
espresso molto bene nei
miei confronti,ma nonostante tutto feci un sorriso leggendo la
distruzione nei
suoi occhi.
“Avevo
voglia di vederti”
“non
posso dire lo stesso”.
D’un
tratto mi ricordai di tutta
la sua onestà e schiettezza d’altronde non mi
sembrava proprio antipatica come
cercava d’essere e lo intuivo dal fatto che aveva croccantini
per cani
dappertutto,
“come
hai passato il
Natale?”Chiesi cercando di sorridere,
“una
merda,tu?”
“Anch’io”
“ma
non hai il tuo vero amore
ora?”
“Come
fai a saperlo?”
“Segreto,rispondi”
“non
è il mio vero amore”
“allora
perché hai scelto
Edward?”
“Perché
sono in debito con
lui”sorrisi ma una lacrima mi tradì e
scivolò sul mio viso facendola
sorridere,e in un attimo mi ritrovai rinchiusa in suo abbraccio
piangendo come
una disperata,cercavo di raccontarle tutto ma non ci riuscivo non
riuscivo
neanche a guardarla in faccia,lei mi odiava eppure era vicino a me a
consolarmi,l’unica che era vicino a me.
Ci
addormentammo sul pavimento e
al risveglio ringraziandola di tutto corsi a casa da Edward,rimanendo
allibita
per la casa distrutta e un biglietto sul pavimento.
Lo
aprii con furia quasi avessi
solo due minuti di vita e divorando ogni parola iniziai a leggere.
Cara Alyce,
ho quasi il dubbio che tu non mi ami più
come prima;
scusa per ciò che ho fatto in casa,ti
aspetto in chiesa.
P.s
Mettiti un vestito elegante.
Con tutto il mio amore
Edward.
Angolo
me: Rieccomi!Sono
tornata presto con un altro prologo,non potevo lasciar Cercami
inconclusa anche
perché l’ultimo capitolo era forse il
più brutto che io abbia scritto (-.-)
così rieccomi qui a scrivere,anche se vi confesso non volevo
continuare non
perché non avevo fantasia ma avevo paura che magari questa
storia non piaceva
come la precedente,ma chi non risica non rosica no?!Poi ero anche
troppo
affezionata a Cercami per lasciarla irrisolta con un brutto finale
ù_ù Poi
vorrei ringraziare NemySalvatore,DolceMemole,Maryangy.LoLitaLOVE, che
hanno
sempre recensito e mi hanno dato sempre ottimi consigli,grazie **
Al
prossimo capitolo ù_ù
A
Natale sono tutti più buoni.
A Natale regalano tutti più recensioni.
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