SPECIAL 1
| E piovve dalle stelle |
| Introduzione |
Questa storia affonda le sue radici
nel tempo: risale infatti all'ormai lontano anno 2000, quando ancora ero un
funghetto superinnamorato di Dragonball, una ragazzina a cui piaceva sognare ed
immergersi in universi paralleli insieme ai suoi eroi.
Di recente ho ritrovato questa
'saga' tra le scartoffie e non mi andava per niente di lasciarla ai tarli, per
cui ve la presento - riveduta e corretta, sperando di riscuotere un discreto
successo.
Considerate la comparsa del nuovo
nemico come una trovata per intensificare i rapporti tra i protagonisti, nulla
più... dopotutto anche negli OAV capitano le medesime situazioni, no? xDD Per
cui perdonate anche il fatto che la trama è un po' infantile, ma è del tutto
giustificabile: al momento della prima stesura ero appena una teenager! ^^'
Un piccolo PS. Se la storia
riscuoterà quel certo successo sopraccitato, sistemerò anche i capitoli
successivi. Per ora, buona lettura.
| Una moglie per Piccolo | Parte 1 |
Sotto lo sguardo paziente di un
assonnato Son Goku, Chichi camminava freneticamente per la cucina con
un'espressione alterata e contrariata.
Il sole era sorto da qualche ora e
tutt'intorno le montagne avevano preso a cantare sotto una fievole luce
carminia.
Una delle cose che a Goku piaceva di
meno era il vedere la moglie sotto pressione di prima mattina, ben consapevole
che quando Chichi era arrabbiata, la giornata sarebbe stata tutt'altro che
tranquilla. Normalmente non se ne preoccupava, anzi, da quando era cominciata,
aveva sempre identificato la vita famigliare con un bel sorriso spontaneo;
niente di meglio per descrivere il tempo trascorso nella serenità di una casetta
tra i boschi con le persone a lui più care.
-
Calmati,
tesoro. Vedrai che Gohan si starà solo allenando un po’...- disse, dopo un ampio
sbadiglio. La donna si fermò di botto.
- E' proprio quello che voglio
evitare! Lui deve diventare un importante ricercatore! Come potrà
esserlo, se non si dedica quasi mai allo studio?!-
- Beh, non è correndo su e giù per la
casa che risolverai il problema.- ribatté lui, stiracchiandosi - Se ti ho detto
che si sta allenando, non lo troverai certo qui.- concluse, massaggiandosi le
spalle.
Chichi emise un lungo sospiro. Dopo
tanti anni di matrimonio ancora si stupiva della innata spontaneità del marito,
del suo modo di fare apparentemente frivolo e del suo vivere la vita quotidiana
senza problemi, né preoccupazioni. Lo vedeva serio e risoluto solo quando si
trovava a fronteggiare potenti avversari, il che la faceva sentire fiera di lui,
della sua grinta, della sua forza, ma... d'altra parte, in un angolino del suo
cuore, si sentiva un po' triste, un po' sola... come se la famiglia fosse un
gioco o qualcosa di cui ancora non aveva compreso il significato. Ecco perché si
accaniva con così tanto fervore sul futuro di Gohan: non voleva che seguisse
passo per passo le orme di suo padre, un temibile guerriero, certo, ma anche un
consorte un po' sbadato.
-
Scusa
caro, sono solo un po’ preoccupata.- sospirò di nuovo - Lo sai, ultimamente sta passando troppo
tempo a fare allenamenti, per giunta in compagnia di Piccolo e io... beh, non
sono per niente d’accordo.-
Goku si alzò dalla sedia del tavolo,
portandosi le mani ai fianchi e sorridendo nel tentativo di persuadere la donna.
-
Oh,
ma dai. Piccolo è un bravo ragazzo... emh, almeno credo! E' cambiato molto da
quando desiderava ucciderci tutti ed impossessarsi della Terra! Si starà
prendendo cura di nostro figlio!-
I muscoli di Chichi s'irrigidirono e
la sua espressione mutò alquanto all'udire la frase 'ucciderci
tutti ed impossessarsi della Terra'. Certo Goku voleva esserle d'aiuto, ma
decisamente aveva scelto le parole sbagliate.
-
Tesoro,- riprese, forte dell'ansia
causata dal ricordo del ventitreesimo torneo Tenkaichi - io sono
preoccupata! Non è normale che Gohan esca di casa di prima mattina, senza
avvisare.-
- Posso andare
a cercarlo, se ti fa sentire più tranquilla.- sorrise l'altro, assumendo
un'espressione risoluta, ma Chichi pareva proprio non volersi lasciare
convincere, ferma ed immersa nelle sue congetture.
- Non
se ne parla! Ti conosco bene Goku. Finirai per sparire anche tu!-
Tentando di trovare qualcosa di
efficace da controbattere, il giovane guerriero si ritrovò sprofondato in
diverse probabilità di sbrogliare la situazione, nessuna delle quali
evidentemente realizzabile, quando...
- Ah, ho trovato!- sbottò d'un tratto,
battendosi una mano sul palmo dell'altra - Che ne dici se andiamo al
santuario di Dio? Lui saprà di sicuro dov’è
Gohan!-
Chichi, rimasta in ascolto, non aveva
l'aria d'essere molto convinta. E se Gohan fosse tornato e non li avesse
trovati? Ma alla fine, pur di sapere dove si trovasse e cosa stesse combinando il
suo adorato figliolo disperso, decise di accettare la proposta del marito.
Dopotutto, anche se il piccolo fosse ritornato e la casa avesse dovuto essere
vuota, ci avrebbero messo poco a ritornare, grazie alla notevole velocità di cui
Goku aveva dotato la sua tecnica di levitazione.
Quest'ultimo, dal canto suo,
non se lo fece ripetere due volte, così, con aria soddisfatta, prese in braccio la moglie
e richiamò a sé la nuvola Kinton, fedele compagna di infiniti viaggi sin da
quando era bambino.
L'espressione della donna si fece
piano piano malinconica, mentre la nuvola d'oro sfrecciava tra i cieli ed i
cirri giocavano con i suoi capelli, facendole il solletico. Si strinse al
marito, socchiudendo gli occhi. Oramai non era più abituata a volare... non
ricordava più l'ultima volta che l'aveva fatto... forse appena prima che
nascesse Gohan.
Una cosa che non aveva mai dimenticato
era la sensazione di estrema libertà che le trasmetteva il cavalcare il vento.
Riportava la sua mente a giorni spensierati, a quando era ancora una ragazzina
che sognava d'essere mamma e donna... ed allora la sua espressione malinconica
mutò in un sorriso.
Rivivendo queste emozioni non si
accorse di essere arrivata al santuario. La Kinton si fermò ed il marito scese,
per poi prenderla per i fianchi ed accompagnarla a terra.
- Ehilà! C'è nessuno?- la voce
squillante di Goku risuonò per l'intero spiazzo e solo dopo qualche istante Dio
comparve sulla soglia del palazzo, sorreggendosi con il bastone.
- Goku?- la sua voce profonda aveva
assunto un tono interrogativo. Ci volle poco perché
Chichi lo precedesse e gli spiegasse
ogni cosa.
Senza perdere tempo, il
namecciano si spostò sull'orlo del
santuario, tentando di individuare la posizione del giovane Gohan. I
suoi occhi spaziarono tra distese desertiche e montagne, acque e cieli,
concentrando le sue energie sulla lontana aura del ragazzino.
-
Lo vedo.- annunciò solenne, dopo
qualche attimo - Si sta allenando alla cascata poco lontano da casa vostra, non
capisco perché abbiate fatto tutta questa strada.- aggiunse poi, aggrottando un
sopracciglio ed assumendo un'espressione perplessa.
Chichi non badò all'osservazione e
fece un passo avanti.
-
E non è solo, scommetto! Con lui c’è
Piccolo, vero?- esclamò in tono poco gentile.
- Esatto.- Dio annuì - Ho visto anche
lui.-
-
Ah! Lo sapevo!- questa volta la
pazienza della donna venne direttamente scansata, in favore di una
considerazione a voce alta - Così finirà che me lo rovina quel bambino! Ma è possibile
che
quello non abbia niente di meglio da fare!?-
-
Ma... ma
cara, - intervenne Goku - non ti pare di esagerare un po’? Infondo
Piccolo lo fa per il bene di Gohan!-
-
Ma
quale bene!?- la donna non voleva sentire ragione - Passano la maggior
parte della giornata assieme, un bambino della sua età dovrebbe stare a
studiare! Ma Piccolo non ha qualche altro interesse
oltre a mio figlio?! Non potrebbe giocare a golf... o... o fare jogging...?!
Ah!- sospirò lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi - Peccato che i namecciani non possano sposarsi! Se Piccolo si trovasse una ragazza,
lascerebbe in pace Gohan!-
A questo Goku non fu immediatamente in
grado di rispondere, ma Dio lo fece al posto suo.
- Se posso dissentire, Chichi... - disse
assumendo la sua aria sapiente - Chi ha detto che i
namecciani non possono sposarsi?-
All'udire quelle parole, negli
occhi della donna si accese una lucina di speranza.
-
Vuo- vuole dire che... voi di
Namecc
potete sposarvi?! Ma io ho sempre creduto che... foste solo individui maschi e
che per questo faceste le uova!-
Lo sguardo di Goku parve darle man
forte nella sua incredulità e questo spinse l'anziano saggio a spiegare meglio e
dal principio ogni cosa.
- I namecciani si riproducono per
mezzo di uova solo quando sono in pericolo di
vita; è una facoltà della nostra razza. Così come il riuscire a sopravvivere
bevendo solo acqua. Siamo dotati di un apparato digerente proprio come gli
esseri umani, quindi possiamo mangiare il vostro cibo, anche se non è
strettamente necessario. Credo che qui sulla Terra sia
considerato come un metodo per far fronte alla selezione naturale.- fece una
pausa, si mosse di qualche passo, poi riprese - Namecc non è un popolo di
guerrieri e per questo, quando è soggetto ad attacchi nemici, rischia molto più
delle altre razze. La forza dei namecciani risiede nella saggezza, nella facoltà
di riuscire a superare i periodi di calamità non necessitando di nutrimento
organico e nella
facoltà di salvaguardare la propria specie attraverso la produzione di uova.-
- Proprio come fece il Grande Mago
Piccolo, anni fa, per evitare la completa sconfitta!- intervenne Goku.
- Esattamente.- annuì Dio - Io stesso,
una volta recuperati i frammenti del mio passato, a poco a poco, ho ricordato
d'essere stato inviato sulla Terra dai miei genitori, per sfuggire alla
catastrofe. Due genitori. Una madre ed un padre. E' una capacità del nostro
popolo usata ai fini della sopravvivenza, quando non si ha la possibilità e...
la controparte... per
generare discendenti nel modo
tradizionale. Come dici tu, Goku, il Grande Mago Piccolo, al momento della sua
morte, ha creato l’uovo da cui è nato Piccolo ai fini della vendetta e... beh,
non disponeva di una compagna e dunque di un erede. Lo stesso vale per il Capo
dei Saggi dello stesso Namecc, lui ha dovuto ricreare un
intero popolo, e ha pensato bene di produrre delle uova, in questo modo ci
avrebbe messo meno tempo e... beh, fatica!- concluse con un mezzo sorriso.
- Caspita! Questa sì che è una
sorpresa!- intervenne di nuovo Goku, decisamente interessato.
- Oh,
ma è grandioso!- Chichi pareva molto più che interessata - Lo sapete che farò? Troverò una ragazza
a Piccolo, così sarà costretto ad allontanarsi dal mio Gohan! Oh, sono un
genio!-
Dopo
questo insolito consulto, il ritorno a casa della coppia fu decisamente più
sereno, nonostante Goku non presagisse nulla di buono dal piano della moglie
che, dal canto suo, era fermamente convinta di aver avuto l'idea più splendida
dell'umanità dopo la scoperta dell’acqua calda
Ci volle poco tempo prima che
l'orologio toccasse mezzogiorno e la figura di Gohan comparisse dalla soglia,
accompagnata da un raggio di sole alto nel cielo che filtrò nel piccolo ambiente
domestico.
- Gohan!- Chichi non fece in tempo a
fargli muovere un solo passo, correndogli incontro e trascinandolo dentro - Era
ora che tornassi!-
Contrariamente a quanto Goku si
aspettava, la moglie si sporse dalla porta, invece di richiuderla sonoramente,
scrutando il cielo. Il suo obiettivo stava levitando qualche metro sopra la sua
testa.
- Oh,
ciao Piccolo! Che ne dici di rimanere a
pranzo?-
Il namecciano, conscio del fatto di
essere quasi odiato dalla madre di Gohan, mantenne la sua espressione glaciale
ed alzò un sopracciglio.
- Cos’hai in mente, Chichi?-
domandò con il suo tono tetro.
- Io?- la donna si strinse nelle
spalle - Proprio niente! Vorrei solo invitare a cena un amico di famiglia! Credo
che anche Gohan ne sarebbe felice! Vero caro?-
Il
bambino, ignaro delle malefiche mire della madre, uscì di nuovo di casa
lanciando esclamazioni di gioia ed approvazione. Non poteva davvero credere che
sua madre stesse così cordialmente invitando a pranzo il suo maestro! Magari,
finalmente, aveva capito che combattere non gli avrebbe impedito di perseguire i
suoi obiettivi nella vita...
A questo punto Piccolo si
lasciò convincere e scese lentamente verso terra, pur rimanendo guardingo nei
confronti degli occhioni brillanti della terrestre.
- Ah, così va bene.- sorrise lei,
annuendo - Avanti, ora! Lavatevi le mani, il pranzo è pronto!-
Così tra piatti, portate ed eloquenti
sguardi rivolti al marito, Chichi si sciolse sino a trasformarsi in un barattolo
di miele.
- Allora, Piccolo... emh...- fece,
allungando il pane a Gohan - che cosa ci racconti?-
- Cosa dovrei raccontare?- rispose
lui, alzando lo sguardo negli occhi della donna, che non demorse.
- Beh... qualcosa della tua vita, ad
esempio, vivi sempre tutto solo?-
- E con questo?- fece di nuovo il
diretto interessato, tentando di capire dove Chichi volesse arrivare.
- Oh, così... per fare un po' di
conversazione!- sorrise lei - Dunque ciò significa che non hai una... una
famiglia?-
- Ah, vediamo un po'...- Piccolo fece
finta di pensarci su, per poi sfornare nuova ironia - Mio padre è morto prima
che io nascessi e mia madre non esiste.-
- Emh... Chichi, ma tutte queste cose
le conosci già, perché gli stai... umghf!- l'innocente obiezione di Son Goku
venne troncata sul nascere da un involtino di riso ripieno.
- Dicevo, Goku...- riprese la
donna, pulendosi le mani nel tovagliolo e lanciando un'occhiataccia al marito -
...certo che conosco queste cose. Con 'famiglia' non intendevo dei genitori, ma
una compagna... ecco... qualcuna con cui generare dei piccoli frugoletti verdi.-
concluse con un nuovo, zuccheroso sorriso.
- M-ma che dici?!- questa volta
l'espressione impassibile di Piccolo s'incrinò - Ti sembra che io abbia dei
piccoli frugoletti verdi?!-
- Oh oh oh oh!- la risatina di Chichi
fu accompagnata da un leggero gesto della mano - Mi dispiace, non volevo certo
farmi gli affari tuoi, solo... beh, curiosità.-
Nonostante l'ossimoro contenuto
nell'ultima frase, il namecciano si ricompose e decise di non badarci, almeno
non finché la cosa fosse diventata fonte di nuovo fastidio... non era nuovo che
lui fosse un tipo piuttosto irritabile. Forse anche per questo l'interesse della
donna sembrò allontanarsi dalla conversazione, o piuttosto perché aveva ottenuto
ciò che voleva.
Il resto del pranzo trascorse
piacevolmente, o perlomeno senza considerare la soggettività dell'affermazione,
fatto sta che Chichi pareva davvero soddisfatta: probabilmente nel suo piano
mentale aveva già catalogato il primo obiettivo come 'raggiunto'.
La sera stessa,
dopo aver messo a letto Gohan, Goku e
la consorte si ritrovarono in quella stessa cucina, ormai teatro di svariate
congetture.
- Goku,
ho bisogno che tu mi aiuti! Devi convincere Piccolo!- esordì la donna,
appoggiando una mano sul tavolo. A quelle parole, il ragazzo saltò su dalla
sedia, sgranando gli occhi.
- Cooosa? Un
momento! Io che c’entro in questa storia!?- esclamò, assumendo un'espressione
tra il contrariato e lo stralunato.
-
Oh, andiamo, tesoro!- ribatté Chichi,
decisa - Tu e
Piccolo siete amici da tanto tempo! Devi solo parlargli un po'... hai visto
anche tu che a me non da retta.-
-
Ma tesoro... lo sai com'è fatto Piccolo! Se solo
provo a dirgli una cosa simile mi fa fuori!-
-
Ma tu non sei il più forte
dell’universo?!-
L’allegra chiacchierata andò avanti sino verso a
mezzanotte finché Goku, stremato, decise di accettare l’idea della moglie...
soprattutto forte del fatto d'essere stato minacciato più volte di rimanere a
digiuno per mesi.
La luce del mattino si era appena
levata oltre gli alberi di levante, illuminando l'aria spensierata del giovane
Gohan che stava per uscire di nuovo per raggiungere Piccolo nei pressi della
cascata.
Il suo intento fu fermato sul nascere
da uno strattone di Chichi, che lo ricondusse dentro casa.
-
Fermo lì, ragazzino!- fece la donna,
portandosi le mani ai fianchi - Dove credi di andare?! Oggi
studierai come avresti dovuto fare anche ieri!-
Dopo un primo istante di stordimento,
il ragazzino ebbe la forza di replicare.
-
Ma... ma mamma! Il signor Piccolo mi
aspetta!-
-
Il signor Piccolo
aspetterà invano.- il tono della madre si fece compiaciuto - Andrà Goku ad avvertirlo
che non potrai più allenarti con lui.-
Detto questo lanciò un'occhiata al
marito che, con aria rammaricata si incamminò fuori.
- Non ti preoccupare, Gohan, ci penso
io.- sorrise al figlioletto, prima di prendere il volo. Dal canto suo, il
bambino rimase a guardare il padre volare via finché non sparì nel cielo, poi
abbassò lo sguardo e si liberò lentamente dalla stretta della madre.
-
Mamma, cosa significa che non potrò più allenarmi
con Piccolo?-
Chichi sorrise di nuovo gentilmente.
-
Proprio quello che ho detto, Gohan! Piccolo ha trovato un
nuovo interesse!-
- Un nuovo... interesse?-
Una volta avvertita la sua aura
spirituale, Goku scese levitando ai piedi della cascata dove Piccolo soleva
solitamente meditare.
- Ehilà, Piccolo!- esordì
gioiosamente. Il namecciano aprì distrattamente un occhio e, dopo aver
incontrato la sagoma del saiyan poco sopra la sua testa, lo raggiunse.
-
Come mai sei qui?-
-
Eh eh!- Goku si portò una mano dietro
la nuca - Volevo farti una visitina-.
-
Vieni al sodo, Goku. Cosa vuoi?-
ripeté Piccolo, guardandolo con un certo sospetto.
- Ehi, da quando sei così diffidente?-
rise nervosamente - Beh, capisco che lo sei sempre stato, ma mi pareva che tra
noi la rivalità si fosse placata.-
- Non è questione di diffidenza: le
parole 'volevo farti una visitina' non sono nel tuo vocabolario.- spiegò
l'altro, mantenendo le braccia incrociate al petto. Il saiyan, messo alle
strette, prese una distanza di sicurezza dall’amico, si appoggiò al tronco di un
albero ed iniziò a spiegargli tutto quanto.
-
Ecco, è tutto. Non volevo
mentirti, Piccolo, anche perché mi sarebbe riuscito difficile! Eh eh! Perciò ti ho spiegato anche
il motivo dell’idea di mia moglie.-
Piccolo, che nel frattempo aveva
mantenuto la sua espressione glaciale e paziente, con l'andare del discorso era diventato
pian piano viola dalla rabbia, pur seguitando ad essere impassibile. Ma quando
Goku terminò il suo intervento, il namecciano scoppiò.
-
Ma tu sei fuori! Vuoi che mi presenti a questa specie di provino
per trovare una ragazza?! Se volevo una moglie, me la trovavo da solo! E,
soprattutto, se Chichi vuole tenermi lontano da Gohan, basta che me lo dica, non
c'è bisogno di queste messe in scena!-
Son Goku
fu assalito dalla disperazione.
- Oddio, per favore, Piccolo! Non dirmi di no! Se ritorno a casa con
una risposta negativa, Chichi mi priverà del pranzo per dei mesi! Non hai nemmeno un briciolo d pietà per
il tuo amico??-
- No.-
-
Ti prego! Lo sai come sarò ridotto
domani se ora vado da Chichi e le dico che hai rifiutato?!-
Goku prese a
lamentarsi come un condannato a morte e iniziò anche a delirare riguardo al
fatto che quando si era sposato non aveva la minima idea di cosa fosse un
matrimonio, che quando Chichi prendeva una decisone era peggio di Freezer e che,
a proposito, stranamente non aveva sentito la sua mancanza quando aveva
viaggiato da solo
nello spazio profondo.
Piccolo, commosso, ma soprattutto
stanco ed innervosito da quel monologo pirandelliano, decise di accettare la proposta,
anche perché Goku aveva tirato in causa Gohan, asserendo che entrambi
conoscevano il suo potenziale combattivo e che se avesse dedicato la vita
esclusivamente allo studio, sarebbe stato sprecato, oltre che infelice.
In questo modo salvò
il saiyan da una fine sicura.
-
Ricordati che mi devi un favore. Anzi,
due!- il namecciano sospirò, richiudendo per un attimo gli occhi.
-
Certo!- annuì deciso l'altro, negli
occhi una gratitudine senza confini - Ti darò tutto quello che vuoi!-
I due, finalmente, fanno ritorno verso
casa di Goku, dove Gohan, che era stato prima
informato del piano e poi minacciato se solo avesse provato ad opporsi,
cominciava a farsi strane idee sull'idea della madre, che decisamente non
vedeva di buon occhio.
-
Oh, bentornato caro!- Chichi, dal
canto suo, era sempre più convinta che il suo progetto sarebbe andato a buon
fine - E c’è anche Piccolo! Ma che sorpresa!-
Il namecciano si trattenne dall'agire
d'impulso, dopotutto lui era l'emblema della razionalità, non poteva smentirsi
in un modo sciocco... tanto più col rischio di far diventare orfano Gohan.
-
Ho già fatto sapere a mezza città che
qui c'è un bello scapolo che cerca una
ragazza,- riprese la donna, tutta esaltata - Oggi pomeriggio si presenteranno qui! Avanti, vieni con me, ti devi
cambiare!-
Piccolo tentò di risponderle in modo
educato.
-
Per prima cosa io non sto cercando nessuna
ragazza! E, secondo, non mi cambio, chiaro?!-
Qualche tempo dopo Goku e Gohan
avevano finito di preparare lo spazio all’aperto dove si sarebbero tenuti i
cosiddetti 'provini'.
- Papà, come credi che finirà questa
storia?- domandò il bambino, con aria un po' rammaricata.
- Oh, non ti preoccupare, Gohan.-
sorrise il padre - Sai com'è fatta tua madre... basta che l'assecondiamo, può
essere divertente! E poi nessuno può impedirti di fare la cosa che ti piace di
più al mondo. Nemmeno lei.-
- Vuoi dire allenarmi?-gli occhi di
Gohan si illuminarono.
- Esatto.- Goku gli strizzò un occhio.
- Oh, papà... studiare mi piace, ma
non posso sacrificare gli allenamenti. Se solo mamma capisse che sono in grado
di fare entrambe le cose...- sospirò. Il padre gli portò una mano su una spalla.
- Vedrai che lo capirà, le ci vorrà
solo un po' di tempo... e scommetto che questa piccola avventura sarà d'aiuto!-
Il ragazzino fece per dire
qualcos'altro, quando Chichi uscì tutta contenta da casa, seguita dal riluttante
namecciano. Anche questa
volta la donna era riuscita nel suo intento: aveva fatto cambiare d’abito Piccolo,
che decisamente non si sentiva a suo agio indossando una camicia
blu e dei pantaloni neri. Chichi aveva insistito nel fargli mettere la cravatta, ma non
c’era stato verso di convincerlo, anche perché Piccolo, già scomodo con quei
vestiti, aveva staccato di netto i primi due bottoni della camicia.
Trascorse qualche ora prima che le
candidate cominciarono a presentarsi in un numero alquanto importante. Goku, Gohan,
Chichi e Piccolo erano seduti dietro al tavolo rettangolare preparato per
l'occasione, mentre nella lunga coda antistante, le ragazze avevano preso a
mollarsi spintoni per stare
in fila.
Nonostante la paradossale, insensata
situazione, i provini ebbero inizio.
La donna iniziò a riempire di domande le
giovani, con un entusiasmo ed una professionalità mai mostrata. Al suo fianco
Goku sfoggiava il suo sorriso più incoraggiante, cominciando sul serio a
considerare divertente la situazione. Gohan si era distratto, prendendo a
rincorrere le farfalle per la radura e Piccolo, completamente indifferente e
quasi infastidito da tutta quella massa di debole carne dalle variegate
espressioni e dalla poca risoluta riservatezza, aveva chiuso gli occhi, molto probabilmente addormentandosi.
Poche ore dopo, Chichi stava ancora
ponendo domande alle ultime quattro
aspiranti fidanzate, mentre anche Goku aveva raggiunto il mondo dei sogni e Gohan
aveva preso a giocare a rincorrersi con il draghetto. Ma fortunatamente il turno
dell'’ultima candidata era quasi terminato.
- Bene. E, dunque, cosa ti piace fare nel tempo libero?-
le chiese Chichi. La ragazza si riavviò una ciocca di capelli castani dagli
occhi, portandosi una mano al fianco.
- Mh, vediamo
un po’... ci devo pensare. Credo... sì, mi piace fare shopping!- esclamò,
sorridendo.
- E... che altro?- la incoraggiò la
donna.
- Altro? Beh, nient'altro. Mi piace
fare shopping!- ripeté quella, stringendosi nelle spalle e ridendo giuliva.
Chichi si sforzò di rispondere al sorriso.
- Emh... bene!- disse, riordinando i
fogli per gli appunti che occupavano il tavolo - Ti richiameremo noi, se ce ne
sarà bisogno!-
Udito ciò, la ragazza alzò i tacchi
con uno sfacciato movimento dei fianchi, allontanandosi verso la fine della
radura.
Chichi fece appena in tempo a
riavviarsi un ciuffo di capelli sulla fronte ed ad alzarsi dalla sedia per
sgranchirsi le gambe, che un violento boato fece tremare la terra sotto i suoi
piedi. Riuscendo a malapena a mantenere l'equilibrio, la donna si appoggiò alla
spalla di Goku, che era subito saltato sull'attenti, corrugando la fronte in
un'espressione impensierita.
- Che cos’è stato?!- gridò la moglie,
stringendo una mano al petto.
- E' un
saiyan!- intervenne Gohan, portandosi al centro della spianata. Il frastuono
udito poco prima era tipico dell'atterraggio delle navette saiyan, ma d'altra
parte non era sicuro di ciò che aveva appena affermato: la forza spirituale che
sentiva era qualcosa di simile ma totalmente diverso... e non riusciva a
capacitarsi, non riusciva a capire di chi o cosa potesse trattarsi.
- Non è un saiyan.- Piccolo
intervenne a dissipare i suoi dubbi, concentrato nell'avvertire ogni singola
vibrazione nell'aria. Goku annuì, scrutando il cielo.
- Già, o perlomeno, lo è solo in
parte.- affermò - Purtroppo, però, l’altra metà dell’aura non
riesco a percepirla... -
- Che intendi dire, papà?- lo sguardo
del figlio era colmo di preoccupazione.
- Vedi Gohan, è
come nel tuo caso.- tentò di spiegarsi il più velocemente possibile - Tu sei per metà saiyan e
per metà terrestre, possiedi un'aura formata da due controparti distinte, che
permette agli altri di essere individuata e riconosciuta come tua proprio per
queste caratteristiche.- fece una pausa, cambiando repentinamente la direzione
dello sguardo - Questo essere, invece è chiaramente per
metà saiyan, ma l’altra parte è... è come oscura, non riesco a riconoscerla,
probabilmente perché non ho mai incontrato nessuno che appartenga all'altra
razza...-
- Ed è anche molto forte.- fece di
nuovo Piccolo. Era come se un brivido l'avesse attraversato tutto d'un tratto.
Il percepire quell'aura variegata
l'aveva impensierito e turbato molto più di quanto non fosse accaduto a Goku,
perché sentiva che la parte sconosciuta di quella creatura gli era talmente
affine da poter quasi azzardare di appartenere alla stessa razza. Il che era
molto improbabile: un saiyan e un namecciano non avrebbero avuto né il modo né
la possibilità di unirsi, tanto più che conoscevano benissimo l'essenza
spirituale degli abitanti di Namecc e quindi la metà sconosciuta non poteva
provenire da un loro simile.
- Abbassate i livelli delle vostre
forze spirituali, prima che ci individui!- esclamò poco dopo, serrando i pugni.
- Oh accidenti!- gridò Gohan, voltando
la testa dove il padre si stava concentrando già da diversi istanti - Troppo
tardi! Si dirige qui!-
Chichi si era portata entrambe le mani
al petto, raccomandando al figlio di stare indietro, mentre nel
cielo aveva cominciato a comparire un puntino che, avvicinandosi, si faceva
sempre più nitido. Oramai impossibile anche allontanarsi, i tre si erano
preparati ad un eventuale scontro.
- Chichi, entra in casa.- intimò il
saiyan. La moglie obbedì senza obiezioni, afferrando Gohan per la mano e
richiudendo dietro di sé la porta.
- Mamma! Io voglio stare là fuori con
papà!- si lamentò il bambino, appoggiandosi al vetro della finestra, per poter
almeno assistere all'incontro con il misterioso mezzo guerriero.
- Ah, non se ne parla!- fu la risposta
della madre - Ogni volta che un saiyan atterra su questo pianeta ti succedono
delle cose impensabili! Una volta sei sparito per un anno intero e un'altra sei
finito nello spazio! Ora lascia che ci pensi tuo padre, è lui il più forte.-
nelle sue ultime parole, pronunciate con più pacatezza rispetto alle altre, il
bambino scorse una vena di fiducia che lo tranquillizzò.
D'altro canto, Goku e Piccolo si
trovavano davanti al personaggio appena atterrato, di altezza e corporatura un
poco inferiore alla media per un guerriero, ma il fatto che fosse incappucciato
non aiutava per nulla nella valutazione complessiva.
- E' stato facile.- furono le sue
prime parole, dopo aver scrutato attentamente i due. La sua voce possedeva un
tono tutt'altro che roco e intimidatorio, anzi pareva gelido e muto come un
pezzo di ghiaccio.
- Kakaroth, non è così?- chiese poi al
saiyan, prima che lui stesso gli potesse domandare la propria identità e lo
scopo della sua venuta.
- Io mi chiamo Son Goku.- ribatté lui,
deciso.
- Oh, non mi interessano le varie
identità trasversali.- disse il nuovo arrivato, scoprendo una mano guantata da
sotto il mantello - Sei l'unico individuo che possiede l'aura di un saiyan su
questo pianeta. Il mio era solo un modo carino di svelare l'evidenza.-
Con gran sorpresa, il giovane
guerriero immagazzinò quella preziosa informazione, trasformandola in
un'affermazione.
- Quindi, se sai già chi sono, sei in
grado di avvertire le forze spirituali.-
- Sono in grado di farlo.- annuì
l'interlocutore, con il medesimo tono sterile - Ma prima di occuparmi di te, ho
un'altra piccola curiosità.- si voltò verso Piccolo, rimasto fino ad allora in
silenzio e con i nervi a fior di pelle, a causa di quella strana sensazione che
gli attanagliava lo stomaco - Tu invece sei il namecciano chiamato Piccolo,
vero?-
- Sono io.- confermò quello,
lanciandogli un'occhiata guardinga e indagatrice.
- Perfetto.- fu il commento dell'altro
che, con un gesto lento ma deciso, tirò la cordicella che manteneva fissato il
nodo del mantello, per lasciarlo scivolare a terra.
Gli occhi di Gohan, ben nascosti al di
là del vetro, si spalancarono dalla sorpresa. Non aveva mai visto un'uniforme
saiyan di quel genere... o forse, non aveva semplicemente mai visto un'uniforme
saiyan indossata da una donna...
Questa liberò con poca difficoltà i
capelli biondi dal cappuccio, raccolti in una lunga coda alla base della nuca e
si sistemò i guanti bianchi a livello del seno, fasciato e costretto all'interno
della corazza.
Per un attimo gli occhi scuri di Goku
si rifletterono in quelli di zaffiro della nuova venuta ed in lei avvertì
qualcosa di incredibilmente familiare. Qualcosa di lontano, ma nonostante tutto
di spaventosamente vicino; qualcosa di Radish, ma anche qualcosa di Chichi;
qualcosa di mostruoso, efferato ed allo stesso tempo di placido e silenzioso. Fu
una sensazione di cui non riuscì a capacitarsi; ci volle un solo sguardo
distratto per provocarla, ma che lo invase e perdurò per diversi istanti lunghi
come secoli... anche quando la ragazza tornò a rivolgersi a Piccolo.
- Ti farà piacere sapere che sono
venuta qui appositamente per te.- annunciò con un sorrisetto soddisfatto,
dondolando la coda con fare infantile.
Per una stupida e sconosciuta ragione,
nella testa di Chichi balenò l'idea che quella donna potesse essersi presentata
a loro proprio per il provino che aveva indetto per quel giorno, ma il suo
aspetto minaccioso e lo sguardo di ghiaccio la persuasero subito a togliersi
quella balzana idea dalla testa.
- Cosa vuoi da me?- ribatté il
namecciano, dopo un breve attimo di scompenso. Il fatto che fosse giunta lì per
incontrare lui, unito alle sensazioni di poco prima, non lo faceva sentire per
nulla tranquillo.
Le labbra della ragazza si distesero e
si curvarono lievemente da un lato, per formare un nuovo sorriso compiaciuto e
crudele.
- Nulla di difficile. Solo... preparati a morire!-
le ultime parole furono pronunciate con slancio, quando ormai aveva assunto la
posizione di guardia. Ci volle poco perché contraesse energicamente i
quadricipiti nudi e si lanciasse contro colui che aveva designato suo
avversario.
Piccolo parò l'attacco appena in
tempo, prima di venire scaraventato poco lontano dal contraccolpo. Sapeva di
dover agire di velocità, la potenza dell'altra aumentava sempre di più e la cosa
non era certamente una buona notizia. A quanto pareva anche lei era in grado di
trattenere la sua forza spirituale, per farla scoppiare durante lo scontro.
Un pugno lo raggiunse mentre stava per
levarsi in volo ed allontanarsi dalla radura per combattere in cielo. La ruvida
stoffa che ricopriva le nocche della mano della ragazza gli graffiò la pelle,
lacerandogli lo zigomo. Non riuscì a trattenere un gemito soffocato, portandosi
le dita alla ferita e rivolgendo di nuovo lo sguardo a lei. Gli stava davanti,
pronta ad attaccare di nuovo con occhi freddi ed impenetrabili.
Non doveva distrarsi, altrimenti
avrebbe rischiato grosso. Soprattutto doveva prendere tempo per elaborare una
strategia, prima di finire schiacciato sotto i colpi di quell'incredibile
avversario.
- Chi diavolo sei?- ringhiò, serrando
i pugni - Mi sembra di aver diritto ad una spiegazione, visto che sei così
decisa ad eliminarmi.-
Lei chinò il capo da un lato,
mantenendo il volto senza alcuna espressione. Si scambiarono un lungo sguardo,
interrotto solo dai sibili del vento e dal fiato corto di Piccolo.
La sensazione di affinità e disagio di
poco prima non l'aveva abbandonato, anzi, era cresciuta a dismisura con
l'evolversi dello scontro... e più la guardava in quegli occhi di azzurra
tenebra, più gli pareva di trovarsi davanti alla figura sconosciuta e conosciuta
di suo padre, davanti alla bocca degli inferi stessi.
Fu quando la sconosciuta parlò di
nuovo che i suoi pensieri tornarono a canalizzarsi sulla battaglia.
- Avresti ragione, se non fosse per il
fatto che... - serrò i pungi e si lanciò di nuovo all'attacco - ...io non parlo
coi cadaveri!-
Gohan era uscito di corsa di casa
immediatamente dopo il primo colpo subito da Piccolo, senza che Chichi fosse
riuscita a trattenerlo oltre.
- Papà!- aveva gridato, incapace di
dire altro, ma chiedendosi come mai Goku non fosse intervenuto in aiuto del suo
maestro.
Il saiyan era rimasto pensieroso al
centro della radura, tra gli appunti della moglie che svolazzavano verso gli
alberi.
- Che sta succedendo?- esclamò lei,
raggiungendoli e tentando di recuperare gli ultimi fogli, rincorrendoli,
afferrandoli e stringendoseli al petto - Dove sono andati?!-
- Papà, dobbiamo aiutare il signor
Piccolo!- fece Gohan, insofferente. Ma il padre scosse il capo.
- Non è necessario.- rispose,
mantenendo la sua espressione seria ed assorta.
- Cosa?!- il bambino spalancò la
bocca.
- Quando l'ho... guardata negli
occhi... - spiegò - ...è come se me l'avesse detto... -
- Ti ha... detto cosa?- il piccolo
tentava disperatamente di capire le parole del padre - Hai visto... hai
avvertito quant'è forte! Dobbiamo fare qualcosa!-
- Non sento alcuna minaccia provenire
da lei.- dichiarò infine il guerriero, voltandosi verso il figlio, negli occhi
tutta la saggezza che possedeva.
La ragazza gli sferrò un nuovo calcio
al ventre e lui si dovette piegare per non cadere al suolo in preda allo spasmo.
Con uno sforzo riuscì a tornare a
guardarla negli occhi, in quel viso placido che lo fissava dall'alto. Pareva non
essersi affaticata per nulla, che il combattimento fosse quasi un gioco.
- Ti faccio una proposta.- si sentì
dire, tutt'un tratto - Se riesci a colpirmi anche solo una volta, ti svelerò
ogni cosa. Ma immagino dovrai usare tutta quanta la tua forza e smetterla di
tentare di prendere tempo. Il tuo amico non arriverà.-
Per Piccolo l'udire quelle parole fu
un affronto. Come si permetteva di parlargli a quel modo, violando ogni sua
intima verità? Detestava vedersi costretto a dar fondo ad ogni energia contro un
avversario sconosciuto, ma doveva ammettere che non c'erano vie d'uscita:
avrebbe dovuto concentrarsi al massimo, dare tutto sé stesso per non soccombere
sotto i colpi sempre più pressanti e letali del nemico.
Gli costò molto l'ammettere tutto
questo a sé stesso.
- E sia.- annunciò infine con solenne
rabbia, prima di espandere all'infinito la propria potenza e lanciarsi di nuovo
all'attacco.
Lei lo schivò con facilità, quasi se
l'aspettasse, e prese a parare con altrettanta semplicità la carica dei colpi
del namecciano che, dopo qualche ulteriore battuta, si trovò ad intrecciare le
proprie mani alle sue nel tentativo di piegarla a terra, anche se al momento era
lui quello in difficoltà.
La ragazza non pareva per nulla
spaventata dalla massa muscolare sempre crescente di Piccolo, né tantomeno dal
suo sguardo efferato, sembrava piuttosto ostentare una certa sicurezza.
- Così va meglio, direi.- sussurrò,
quando il suo volto si trovò a qualche millimetro da quello del rivale. Questo
si sentì penetrare nel cervello quelle lame azzurre che lo fissavano con
sfacciata irriverenza. La spinse via, strappando il contatto che li univa ed
immediatamente sentendosi come perso al tal punto che dovette, come guidato da
una forza profonda ed incontenibile, tornare ad attaccarla per ottenere una
nuova fonte d'avvicinamento.
Per poco non perse il controllo.
Si frenò appena in tempo per
realizzare e razionalizzare ogni pensiero, carburare una sfera d'energia nella
mano destra ed un'altra di poco più piccola nell'altro palmo. Non si era mai
fatto prendere dalle... sensazioni... in ogni singolo scontro che era stato
chiamato a sostenere, solo in quegli istanti, solo contro quell'avversario era
preso da una smania incontenibile di combattere, di non fermarsi mai, nemmeno a
riflettere sulle sue mosse, quasi di volerla sbranare.
Ed onestamente la cosa lo spaventò
alquanto, ma non da farlo desistere nel suo intento. Lanciò velocemente il primo
globo e, come previsto, la ragazza lo evitò senza sforzi. Non appena lei si fu
voltata, scagliò anche la seconda sfera, che andò a seguire la prima.
Piccolo curvò le labbra in un
sorrisetto compiaciuto.
- Vieni avanti.- la incitò, con tono
di sfida. Lei non se lo fece ripetere e si portò di nuovo all'attacco.
Pochi, energici colpi ed ecco che le
sfere si fecero largo tra le nuvole ad una velocità talmente elevata da non
poter essere evitate di nuovo. Il namecciano, allora, trasformò in una presa il
pugno che stava per sferrare e le cinse un braccio, immobilizzandola.
L'avversaria si trovò d'un tratto tra
due fuochi, senza via d'uscita. Giusto il tempo di lanciare uno sguardo a
Piccolo, poi i globi d'energia colpirono, creando un'elevata onda d'urto. Quando
la luce si fu dissipata, poté tornare soddisfatto a guardare il volto niveo
della ragazza, contratto in una smorfia di dolore ed un rivolo di sangue colarle
dalle labbra di rubino. A quella vista fu come se le sensazioni di poco prima si
accavallassero l'una sull'altra freneticamente, unite al senso di smania
crescente che l'aveva accompagnato per tutto il combattimento.
Ora senza espressione e come guidato
da una forza inconscia, la afferrò per la nuca con la mano rimasta libera.
Le sue dita affondarono tra i fili di
seta dorata che, dopo l'urto, non erano più stretti nel fermaglio nero alla base
della nuca. Li strinse forte, quasi con rabbia contro il suo palmo, fluenti e
sconosciuti, rendendosi conto di non aver mai toccato nulla del genere e che
nemmeno aveva mai provato desiderio di fare una cosa del genere, nemmeno con una
delle numerose donne che poche ore prima sfilavano sorridenti ed ignare davanti
a lui.
Forse lasciò trascorrere troppi
istanti, perché quando se ne rese conto, gli occhi della ragazza erano di nuovo
aperti e diretti verso i suoi.
- Credevi fosse così facile?- sorrise
cupamente, prima di sferrargli una possente ginocchiata nello stomaco e, con
questa, fargli intendere che la vittoria assaporata per quell'attimo era stata
solo lo specchio di una gentile concessione.
Stavolta Piccolo ci mise un po' di più
a riprendersi, realizzando che ogni colpo che aveva ricevuto prima non era nulla
in confronto alla vera potenza del suo avversario. Fece per parlare un'altra
volta quando un nuovo boato scosse l'aria e nel cielo si disegnò un arco che
bucò le nuvole, causato dall'accelerazione di una nuova navetta.
Entrambi si voltarono appena in tempo
per scorgere il profilo di un nuovo saiyan dietro il vetro protettivo.
- Vegeta!- esclamarono all'unisono.
Si scambiarono un'occhiata
interrogativa della durata di un battito di ciglia, come a volersi domandare
come mai l'altro conosceva il nome e l'identità del principe, poi la ragazza
tornò a fissare il tragitto che la capsula sferica avrebbe coperto sino
all'atterraggio.
- Mi dispiace, la tua esecuzione sarà
rimandata a più tardi!- gridò a Piccolo, prima di partire a tutta velocità verso
il punto d'impatto.
Goku e Gohan raggiunsero il namecciano
proprio quando anche lui stava per lanciarsi all'inseguimento della navetta.
- Signor Piccolo! Sta bene?!- domandò
trafelato il bambino.
- Piccolo, che è successo?- gli fece
eco il padre, distendendo le braccia lungo i fianchi.
- Non so per quale motivo tu non sia
intervenuto, ma ti ringrazio.- fu la replica dell'altro, che si strappò i
brandelli della camicia ormai ridotta in pezzi - E' come se avessi avuto fiducia
nel mio orgoglio.-
Goku socchiuse gli occhi ed annuì,
muto.
- Ad ogni modo sto bene, ciò di cui
dobbiamo preoccuparci è ben altro.- riprese Piccolo - Prima di tutto scopriamo
chi è e cosa vuole quella ragazza e poi per quale motivo Vegeta è ritornato così
presto ed in così cattive condizioni.-
- Allora l'ha sentito anche lei! La
sua aura si sta progressivamente indebolendo!- esclamò Gohan, intervenendo di
nuovo con fervore. Il maestro fece cenno con il capo, poi, senza perdere altro
tempo, prese a dirigersi verso la convergenza delle forze.
- Sembra che quei due si conoscano.-
fece subito dopo, rivolto a padre e figlio.
Quando i tre atterrarono trovarono il
portellone dell'astronave sferica spalancato e Vegeta semiriverso sul terreno.
- Avresti dovuto aspettare!- gli urlò
la ragazza, mentre lo scuoteva, tenendolo per la collottola.
- Lasciami andare, dannazione!-
imprecò lui, sputando sangue e mostrando il volto tumefatto.
Lei lo prese alla lettera e mollò la
presa, facendolo finire dritto con la faccia nel terriccio.
- Puah!- Vegeta si tirò su coi gomiti
- Tale quale a Nappa e a quell'idiota di tuo fratello Radish... zotici senza
cervello!- inveì di nuovo, riprendendo fiato.
- Bada a come parli. Io e te non
abbiamo niente da spartire, per cui risparmiati paragoni del genere.- sibilò la
ragazza, portandosi le braccia al petto e liberando la coda.
Goku si avvicinò di qualche passo,
scrutando le ferite del saiyan.
- Sei tornato presto, Vegeta.- disse.
- Me ne sarei volentieri stato lontano
per i prossimi tre anni ma, purtroppo per voi, stanno per raggiungerci dei
guai.- rispose quello, con la sua caratteristica ironia, ma trattenendo una
fitta di dolore al petto.
- Cosa? Che genere di guai?- domandò
Piccolo, impensierito. L'altro espirò profondamente, lasciandosi cadere di nuovo
a terra, privo di forze.
- La... parola 'Freezer'... ti
dice niente?- borbottò con voce roca, prima di perdere i sensi.
- Freezer!- ripeté Gohan, sgomento. Ma
il padre si voltò verso l'altera ragazza, con sguardo serio ma sereno.
- Dovremo lavorare di squadra.-
asserì. Quella spalancò gli occhi.
- Che?!- esclamò - Vi siete
dimenticati che vi ho attaccati non appena messo piede qui?!-
- Non potrai fare molta strada.-
ribatté lui - Vegeta ha bisogno di cure, per questo devi venire con noi.-
Nemmeno Piccolo, che si era trovato a
doverla fronteggiare fino a poco prima, si oppose alla decisione dell'amico.
Probabilmente i guai di cui aveva accennato il saiyan erano veramente difficili
da gestire e si sarebbero trovati tutti a combattere sul medesimo fronte...
anche se gli pareva che fosse stato così dal principio.
- E per quanto riguarda il tuo
attacco... credo di averne inteso il motivo, ora.- concluse Goku, con un
sorriso.
- Anche se ci devi delle spiegazioni.-
intervenne il namecciano - Non m'interessa se ti sei fatta colpire di proposito,
hai lanciato tu stessa la proposta.-
La bionda rimase per un attimo come
sconcertata, poi scosse il capo in un sorriso di resa, riprese a far dondolare
la coda e mise le mani avanti.
- Come volete, ho dato la mia parola.-
annuì, rivolta verso Piccolo.
Anche se Gohan era rimasto piuttosto
stupito dal susseguirsi degli eventi e dalla decisione del padre, non aprì bocca
per contraddirlo. Si fidava ciecamente di lui e delle sue sensazioni, a tal
punto che se c'era stato qualcosa che l'aveva spinto ad agire a quel modo, era
certo che di lì a poco avrebbe ricevuto gli esaurienti e legittimi chiarimenti
che avrebbero giustificato le teorie di Goku.
Senza perdere altro tempo,
quest'ultimo si caricò Vegeta sulle spalle e prese il volo, seguito dai
compagni.
- Dove stiamo andando?- chiese la
ragazza, scrutando il cielo dritto dinnanzi a sé.
- A casa mia.- rispose il saiyan - Lì
ci prenderemo cura di Vegeta e ci scambieremo le dovute spiegazioni.-
[Fine prima parte - Continua...]
- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla
visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo
ogni mia produzione:
http://silenceandwords.altervista.org/
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