-Dai, Kirachan, vieni da me!- esclamò Penguin, ma lui era
irremovibile.
-Lascia stare, ti ricordo che siamo nemici.-
Certo!
Lo disse, ma non ci credeva pure lui. Anche se si ostinava a mettere su
quella facciata scettica, ormai cedeva molto spesso al pinguino. E Kidd
a Law, ovvio.
A proposito, i due capitani erano rimasti a darsele in
un’osteria del centro città, mentre le due ciurme
si erano disperse. E non era certo per la massima “Io quelli
non li conosco!”, ma quanto per evitare di scoppiare a ridere
loro in faccia.
Nemici…
-Certo certo, facciamo finta che ti sequestro come al solito?- propose
il pirata degli Heart.
-Oggi non ho voglia di farmi sequestrare.- rispose Killer, sorridendo
al sicuro da dietro la maschera.
-Porti il tuo culetto nel sottomarino di tua spontanea
volontà?-
-Sì, facciamo di sì, non ho voglia di discutere.-
Penguin sorrise, anch’egli protetto dalla visiera e dai
paraorecchie del cappello. Proseguirono verso il porto a passo svelto,
in silenzio per un po’.
-La marina ci segue.- commentò canticchiando il moro
–Penserà che stiamo cospirando contro il mondo
intero?-
Killer mise le mani in tasca, vicinissime alle lame, pronto a scattare.
-Spero per loro che continuino a pensare questo.-
-Sei ancora in fase di negazione, Kirachan?- lo istigò
Penguin.
-No, in fase di rassegnaz…- la mano del moro gli
impedì di proseguire il discorso e prima che il Massacratore
potesse ribattere, l’altro sibilò, teso come una
corda di violino.
-Sssst…-
Killer non capì il perché e fece per protestare,
senza distogliere lo sguardo dall’altro che non era
più solo teso, ma proprio nervoso. Per la prima volta
Penguin sudava freddo e i suoi occhi vagavano guardinghi e irrequieti
per la via. A un certo punto, la sua mano scattò,
artigliandogli il braccio.
-Andiamo via…- disse deglutendo e ostentando una calma che
non possedeva.
Killer percorse la strada con lo sguardo, ma eccetto i soliti marines
appostati non vedeva nient’altro che potesse incutere tale
timore.
Chi aveva spaventato il pinguino?
Un marine? Naaaa, un ammiraglio forse, ma perché un
personaggio di tale grado avrebbe dovuto trovarsi in un paesino come quello, al
seguito di due pesci relativamente piccoli?
Bocciata.
Forse un cacciatore di taglie particolarmente ostico o un Trafalgar Law
con un diavolo per capello. Ecco, quello era un buon motivo per essere
nervosi, ma non riusciva a scorgere tipi sospetti e tantomeno un
cappello maculato all’orizzonte.
Penguin aveva accelerato il passo. Non scherzava più, non lo
guardava, serrava i denti e sudava. I suoi occhi si ostinavano a
rimanere fissi sulla strada che percorreva, eppure ogni tanto si
guardava intorno.
-Ehi, vecchio…- disse piano il Massacratore, esasperato
–Si può sapere cos’hai?-
-Nulla.- ribatté secco l’altro.
Il nervosismo era quasi palpabile e anche Killer iniziava a non essere
tranquillo. Guardandosi intorno s’aspettava di vedere nemici
pericolosi spuntare da ogni angolo.
Penguin s’irrigidì d’improvviso, come
paralizzato, bianco in volto.
-Penguin, si può sapere cos’hai?-
domandò il biondo e poiché l’altro non
rispose, seguì il suo sguardo colmo di terrore e allora
capì.
-Hanno portato la squadra cinofila…- commentò.
Penguin deglutì.
-Ma…- sì, aveva capito il problema –Non
sono i marines a preoccuparti, vero?-
Scosse il capo.
-Sei cinofobico?-
Annuì.
-Hai la pistola?-
Annuì nuovamente.
-Continua a camminare.- disse fermo Killer –Devono solo
avvicinarsi…- lasciò la frase in sospeso ma
Penguin vide che le sue mani fremevano, pronte a infilarsi nei supporti
delle lame e sorrise, rilassandosi un poco, ma giusto un po’.
-Non ti faccio ridere?-
-Oh, sì, da morire.- fece ironico –Ma per stavolta
non infierirò.-
-Sei un bravo moccioso.-
Sia benedetta per l’ennesima volta la Maschera del
Massacratore. Killer arrossì al sorriso dolce e colmo di
gratitudine di Penguin e dovette concentrarsi all’istante su
un qualsiasi altro pensiero per evitare di avere strane reazioni come
infilargli la lingua in bocca o cose simili. Represse
quell’istinto, così come Penguin soppresse la
paura, proseguirono fino al sottomarino, ma cambiando strada per far
perdere le proprie tracce dai cani che, li sentivano, erano sempre alle
loro calcagna.
Penguin correva per primo, Killer dietro di lui, ormai le lame erano
state sfoderate del tutto. Quel paesino era piccolo, ma le sue vie
erano infiniti corridoi a cielo aperto, intricate come dedali al punto
che i due temettero di essersi persi.
E poi…
Poi si trovarono circondati, da uomini e cani. Penguin
s’aggrappò con forza alla propria arma, riponendo
nei proiettili la sua speranza di salvezza. Non faceva neppure commenti
idioti, il che infastidì Killer fin nel profondo, facendogli
odiare i soldati e persino le bestie che si portavano dietro. I cani
abbaiavano e ringhiavano minacciosi e il moro esitava a uccidere.
Se colpiva i padroni, i cani gli sarebbero saltati addosso.
Se sparava agli animali, sarebbe stato lo stesso. Non poteva ucciderli
tutti in una frazione di pochi secondi. Erano troppi.
E ringhiavano, latravano verso di lui, fiutando il suo terrore. Uno dei
marines lasciò la presa sul guinzaglio e l’animale
si lanciò verso di lui, feroce. Penguin
indietreggiò in uno scatto incontrollabile. Le fauci aperte
dell’animale, della belva, del mostro, erano sempre
più vicine.
Già poteva sentire i suoi denti affondare nella carne,
già il dolore gli annebbiava il cervello.
Il sangue zampillò nell’aria sotto i suoi occhi
sbarrati dal terrore.
Killer si rimise dritto, fiero, con la lama destra grondante di sangue.
Sul selciato rotolava inerme la testa dell’animale che non
era neppure riuscito ad avvicinarsi al pirata degli Heart, il quale,
ancora sorpreso, non riuscì a reagire in alcun modo quando
Killer compì quella carneficina sotto i suoi occhi.
Tutto si tinse di sangue scarlatto e solo quando anche
l’ultima bestia perì istantaneamente, Penguin
riprese a respirare.
Killer gli porse allora la mano, serio, senza commentare, senza dire
nulla come “Vecchio, perché cazzo ti sei
imbambolato?!”
-Andiamo.- disse soltanto, e Penguin, tremante e scosso, gli prese la
mano e sorretto da lui proseguì lungo la via ormai deserta.
-Grazie…- sussurrò appena impercettibilmente,
vergognandosi da morire.
Killer annuì –Non è successo nulla.-
rispose.
Non avrebbe parlato, nessuno avrebbe saputo, come per il suo viso, era
un segreto solo loro.
Note:
Allora, io dovevo scrivere una cosa più lunga e scema, ma ho
deciso che la scemata la scrivo a parte. Io non odio i cani, ma ne ho
il terrore, perciò, non so voi, in questo caso io sono
Penguin. Non che io voglia uccidere tutti i cani che trovo per la mia
strada, ma vorrei semplicemente non vergognarmi o sentirmi dire
-Tranquilla, è bravo.- ogni santissima volta. Killer mi
farebbe davvero comodo xDD Non so se ho urtato i nervi di qualcuno
amante dei cani con questa storia, non era mia intenzione, a me
piacciono, anche se da lontano, quindi, se così è
stato, mi dispiace U///U''
Killer ha comunque ucciso gli animali sul colpo, in fondo che colpa ne
hanno loro se sono stati addestrati per combattere il crimine? Ecco
>_>
No, a parte tutto questo, tutto nasce dal mio incontro quasi
ravvicinato coi due cuccioli di famiglia, entrambi evitati con gran
classe, tiè! Vabbè, torno alla PenKira idiota che
doveva essere il proseguo di questa situazione, solo che, dopo
l'esperienza Penchan non è molto allegro e motivato per le
stupidaggini XDDD L'avviso fluff c'è perché, a
modo suo, Killer è tenero nei confronti di Penchan, anche se
non saprei che altro avvertimento mettere. Angst? Mah...
Vabbè. Baciottiiii!!
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