Autobus
in amore
Naruto
Uzumaki non aveva davvero bisogno di prendere l'autobus per tornare a
casa da scuola, abitava talmente vicino che ci avrebbe messo molto
meno tempo a piedi, eppure ogni giorno finite le lezioni camminava
verso la banchina e attendesse che il mostro arancione e carico di
gente arrivasse. Quando qualcuno gli chiedeva come mai lo facesse,
Naruto rispondeva sempre che era troppo pigro, troppo stanco o aveva
la cartella troppo pesante per affrontare il breve tratto a piedi, ma
la verità era un'altra.
Il
motivo per cui prendeva il bus, era perché si era
perdutamente
innamorato del ragazzo che ogni giorno intorno a quell'orario lo
prendeva.
Era
iniziato tutto per caso: Naruto un pomeriggio doveva svolgere una
commissione fuori porta e aveva preso i mezzi pubblici. Si era seduto
là dove aveva trovato posto e si era messo a scrutare, con
la
curiosità tipica di chi non è solito andare sui
pullman, le persone a bordo. Una vecchina simpatica che leggeva una
rivista, una donna dall'aspetto stanco, un uomo d'affari impegnato in
una conversazione in una lingua straniera al telefono... e poi lui:
un ragazzo bellissimo dalla pelle nivea e i capelli corvini.
Il
cuore di Naruto aveva avuto un tumulto: era la prima volta che gli
capitava una cosa del genere. Era la prima volta che sentiva le
emozioni turbinare così forti dentro di lui per una persona
che nemmeno conosceva... Non lo aveva mai provato prima, eppure gli
era bastato guardare quello sconosciuto un attimo per capirlo: era
amore a prima vista. Amore vero. Amore folle e incondizionato.
Restò
sul mezzo tre fermate in più del previsto, scendendo solo
quando ormai era troppo tardi, ma non gli importava davvero. Per
tutto il tempo, da quando mise il piede giù dal mezzo a
quando
si sdraiò nel suo letto la sera successiva,
continuò a
pensare a quel ragazzo stupendo che fissava con aria assente fuori
dal finestrino.
Avrebbe
dovuto prendere di nuovo quel bus. Sperò con tutto
sé
stesso che quel ragazzo fosse un pendolare e non si trovasse
lì
per caso come lui, perché se non fosse stato così
ritrovarlo sarebbe stato impossibile... Iniziò
così la
sua bizzarra routine.
All'inizio
si era sentito strano, come un maniaco, ma poi la cosa era diventata
divertente. Osservandolo aveva capito moltissime cose di lui: sapeva
che era un ragazzo preciso, lo riusciva a capire dal modo impeccabile
in cui portava la divisa scolastica. Non era un uomo di molte parole,
perché quando qualcuno gli rivolgeva la parola cercava
subito
di mettere a tacere la faccenda per tornarsene nei suoi pensieri,
perché era un ragazzo riflessivo e di questo Naruto ne era
certo. Aveva scoperto che si chiamava Uchiha quando in un freddo
pomeriggio autunnale il moro aveva tirato fuori un quaderno con
scritto in copertina il suo cognome a pennarello. Quasi un mese dopo
lo aveva visto a bordo con una bella ragazza dai capelli rosa che lo
aveva chiamato per nome, Sasuke. Sasuke Uchiha era il ragazzo di cui
Naruto Uzumaki era segretamente innamorato. Se lo ripeté un
paio di volte nella mente per vedere l'effetto che faceva: era
inebriante, bellissimo. Sorrise. Sasuke Uchiha era un nome perfetto
per quel ragazzo, gli calzava a pennello.
Continuò
così per quasi un anno. Ogni giorno Naruto prendeva
l'autobus
e si metteva dove poteva vedere bene l'altro ragazzo. Ogni giorno
Naruto sperava che il moro lo notasse e gli rivolgesse la parola.
Ogni giorno Naruto saliva sul mezzo e pensava a mille modi in cui
avrebbero potuto entrare in contatto: poteva cadergli casualmente
addosso per via di una brusca frenata, poteva fingersi interessato a
qualcosa che lo riguardava, poteva chiedere un informazione su come
raggiungere qualche posto, l'ora o... La fantasia lo portava lontano,
eppure lo ancorava sempre a Sasuke. Non riusciva a toglierselo dalla
mente, non riusciva a smettere di pensare a quanto lo amasse, senza
alcuna ragione logica. Non soffriva per amore, non pensava di avere
una possibilità con un ragazzo del genere. Erano entrambi
uomini, eppure così diversi... Naruto era eccentrico, Sasuke
ordinario. Naruto era esplosivo, Sasuke ricordava la neve. Non voleva
nemmeno conoscerlo per davvero... Sapeva che all'altro sarebbe solo
sembrato un idiota, forse lo avrebbe addirittura preso in antipatia.
Il suo amore per Sasuke era ... effimero. Destinato a spegnersi,
probabilmente. Era un'illusione dolce che si stava protraendo troppo
a lungo, una fissazione, un vizio da cui era difficile liberarsi...
Ma
in fondo, lui non voleva liberarsene affatto.
La
pioggia cadeva con violenza dal cielo, rumorosa e crudele si
abbatteva addosso alle persone che correvano da una parte all'altra
in cerca di riparo. Quando l'autobus arrivò, Naruto era
bagnato dalla testa ai piedi e di pessimo umore: la giornata era
stata davvero atroce. Era stato interrogato per tre volte e aveva
fatto solo una gran figuraccia, aveva smarrito il tagliando per la
gita scolastica ed era stato punito con dei compiti extra per aver
chiacchierato durante l'ora di giapponese. Era una giornata destinata
a finire nell'albo nero.
Si
mise al solito posto alzò gli occhi verso il moro, certo che
con uno sguardo la tensione sarebbe scivolata via dalla sua mente
esattamente come le gocce di acqua ghiacciata scivolavano rapide
contro i finestrini al suo fianco, ma... Di Sasuke non c'era traccia.
Naruto si allarmò: Oh no – pensò
– forse ha
comprato una macchina. Forse ha smesso di prendere l'autobus per
sempre. Si alzò sulle punte dei piedi, agitato, e si
scrutò
attorno. Sentì le guance e le orecchi bruciare –
era
sparito. Non c'era traccia di Sasuke Uchiha. Non era sul bus, non
c'era! Era la prima volta che non lo vedeva, la prima volta in
assoluto... Il cuore iniziò a martellargli nel petto.
Forse
stava male. Forse era in ospedale. Forse... Forse...
«Cerchi
qualcuno?» Oh dio. Avrebbe riconosciuto quella voce tra
mille,
perché apparteneva alla persona che perseguitava. Non poteva
crederci. Era un'allucinazione? In quel caso, sperò durasse
a
lungo. Naruto si voltò lentamente e arrossì ancor
di
più quando vide Sasuke Uchiha scrutarlo, con un ghigno sulle
labbra.
«Io...»
«Non
dire una parola, dobe. Pensavi non l'avessi notato?»
Sussurrò
a voce abbastanza alta perché nessuno oltre al biondo
potesse
sentirlo. Naruto trasalì, un po' perché il tono
di voce
di Sasuke in quel momento era così basso da fargli vibrare
il
cuore, e un po' perché... beh, lo aveva chiamato dobe!
«Io...»
tentò di nuovo Naruto, ma venne interrotto. «Un
paio di
occhi che ti scrutano sono abbastanza pesanti.»
Sentì
una mano di Sasuke toccargli una coscia e per poco Naruto non si
sentì mancare. Era un sogno. Un sogno. Solo un sogno. Sasuke
non lo stava palpeggiando, assolutamente no.
«Mi...
dispiace, tantissimo» disse Naruto deglutendo a vuoto
«Io...»
«Oh,
è la tua fermata» Sasuke si allontanò
dal corpo
del biondo, sorridente. «Continueremo questa chiacchierata
più
tardi.» Cosa intendeva? Naruto avrebbe voluto chiederglielo,
ma
dovette affrettarsi a scendere la veicolo. Tutto quello che era
appena successo era così irreale, così ...
strano. Si
toccò dove la mano di Sasuke lo aveva sfiorato, con
imbarazzo... Oh, quante seghe si sarebbe fatto su quel tocco!
Arrossì
al solo pensiero. Sentì qualcosa nella sua tasta,
infilò
la mano dentro e quando la tirò fuori vide un cartoncino con
il nome del moro e un numero di telefono.
Oh.
Un
sorriso luminoso come il sole comparve sulle sue labbra, a dispetto
del cielo torvo e temporalesco.
La
vita era bella.
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