Una storia un po' speciale...

di elefiore
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«Buon giorno, Mulan.» le sussurrai, quando la vidi aprire gli occhi.
Sorrise.
Quanto è bella! Come farei senza la mia amata Mulan?
Anch’io sorrisi.
«Perché non mi hai svegliata?»
«Dormivi così bene… mi dispiaceva» ammisi.
«Che ore sono?»
«Più o meno le dieci»
«Le dieci?! Io… io mi dovevo…» disse, allarmata. Non le feci finire la frase.
«Allenare? Non ti preoccupare. Più tardi se vuoi ci alleneremo insieme. Ti prego resta ancora un po’ qui con me»
Si avvicinò a me ed appoggiò le mani fredde sul mio petto.
«Hai le mani gelide… hai freddo, forse?»
«Può darsi…»
La abbracciai e le diedi un bacio sulla fronte.
«Meglio?»
«Molto» sorrise «Ora però dovremmo andare.»
«Dobbiamo proprio? Si sta così bene qui…»
«Sì, Shang, dobbiamo. Non dimenticare che potrebbe succedere qualsiasi…» ma un boato assordante la precedette.
Allarmati, ci vestimmo in tutta fretta e in un attimo eravamo fuori dalla porta.
«Mulan! Shang! Venite, presto!» disse una bambina, correndo verso di noi.
«Cos’è successo?» chiedemmo in coro.
«Guardate!» rispose, indicandoci del fuoco verso est.
Ci bastò uno sguardo.
«Portaci lì.» dicemmo all’unisono.
La bambina ci portò di corsa verso le fiamme.
«Fa Mulan! Generale Shang! Mio figlio è la dentro!» gridò una donna, indicando una delle case in fiamme.
«Vado io» disse Mulan, correndo verso l’entrata.
Più in ansia che mai, cercai di impegnare la mente per non pensare a cosa le sarebbe potuto accadere: aiutai la gente a spegnere i fuochi.
Dopo un po’ la vidi sulla soglia. Aveva in braccio il bambino. Di colpo, però, una trave cedette e le cadde addosso.
«Mulan!» gridai, spaventato per lei.
Corsi alla casa e cercai di spostare la trave che la schiacciava.
Riuscii a sollevarla abbastanza da permettere al bambino di uscire ma non riuscivo a liberare Mulan.
«Resisti, Mulan. Dirò a qualcuno di chiamare Chien-Po. Ti prego resisti!»




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