«Maurino! Vieni alla finestra!».
La mia padrona sa essere seccante, a volte.
Lentamente mi alzo dal cuscino sul divano e ciondolo sulle
fredde mattonelle fino ai suoi piedi. Lei è affacciata alla finestra e
sembra guardare il monotono panorama cittadino che si vede dal salotto,
ma noto che è stranamente allegra.
Mi prende in braccio e io mi lamento con un miagolio.
«Guarda, Maurino», mi dice mentre mi posa sul davanzale in
granito. Anche quello gelido.
Sto per andare via per cercare un termosifone acceso, ma lei mi
fa i grattini dietro le orecchie.
Ecco, così sì che si ragiona.
Miagolando felice e facendo le fusa per quelle carezze, rimango
a darle udienza e volto lo sguardo verso un punto che continua a
indicarmi.
Aguzzo lo sguardo e noto un arco dagli strani colori nel cielo
che sembra si inabissi tra i grattacieli della città dove abitiamo.
«Quello è un arcobaleno, Maurino!», trilla lei, accarezzandomi
sotto il mento. «Sai, si dice che alla base dell’arcobaleno ci sia una
pentola piena di monete d’oro! E ora andiamo a vedere se la troviamo!».
COSA?! Uscire? Giammai! Io sono un gatto grasso con le zampette
corte e paffute, in più fuori è umido perché ha appena piovuto! Non
vorrai che mi si gonfi tutto il pelo! Inoltre la tua storiella è falsa
come il topino di plastica che mi avete regalato per Natale!
Ma le mie lamentele escono come miagolii incomprensibili per
voi stupidi esseri umani e mi stringi a te, coccolandomi ancora per
ingraziarmi.
«Sono certa che ci divertiremo! Non ho mai visto la base di un
arcobaleno», sussurrò felice, accarezzandomi il pelo.
Ronfo ancora, chiudendo gli occhi.
Mi fanno impazzire i grattini, e lei lo sa bene!
A volte mi viene voglia di graffiarla, ma, in fondo, rimane
sempre la mia adorata padroncina dalla quale non mi separerei mai. Chi
potrebbe mai farmi le carezze come lei? Chi potrebbe mai scaldarmi solo
con un abbraccio quando nevica? E chi saprebbe mai preparami quelle
gustose leccornie che chiama “avanzi”?
Prima mi ha raccontato la storia della pentola d’oro, ma in
realtà la mia mamma mi raccontò una leggenda ben diversa. Si dice che
noi animali domestici quando moriamo andiamo ai piedi di un posto
chiamato Ponte Arcobaleno, che sta a metà tra cielo e terra. Lì le
nostre anime continuano a vivere serene in un immenso prato verde dove
giocare e mangiare in quantità. Che paradiso! Potremmo attraversare il
ponte quando vogliamo, ma non possiamo. Non ancora. Perché c’è qualcosa
che non vogliamo lasciare indietro: alla base dell’arcobaleno ci sono
le nostre anime che attendono quella del padrone ancora in vita, così
quando morirà si avvicinerà a quell’arco colorato, ci troverà e insieme
potremo attraversare quel ponte per stare per sempre insieme.
Chissà quale delle due leggende è quella vera…
Però, a pensarci, preferirei trovare lei alla base
dell’arcobaleno e poter stare così insieme senza che nessuno possa più
dividerci, piuttosto che una stupida pentola di monete d’oro… Meow!