Frammenti

di DontMindMe
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Hyde Park (prompt: sorriso)


Quando mi sorride in quel modo sincero, non posso che credere che riesca a guardarmi attraverso, fin negli oscuri anfratti del mio cuore che io stesso ignoro. E arrivo a chiedermi se non sia pietà quella nei suoi occhi quando li fissa nei miei, che lo scrutano in venerazione per poi distogliersi in vergogna. Ma quella sfumatura leggera in quello sguardo è dolce, mi ricorda l’amore più che la commiserazione ed alimenta la mia speranza: quella di valere per lui quanto lui vale per me. 
Sorride e quel sorriso è insolito e per questo splendido sul suo viso. Mi porge una mano e io lo lascio aggrapparsi al mio braccio mentre passeggiamo in Hyde Park e la sua voce mi accompagna in mondi fantastici sussurrati piano all’orecchio.

King's Cross (prompt: mani)


Gli prendo le mani e le stringo fra le mie. “E sappia che io l’amo e l’amerò sempre!” Quelle parole scivolano dalla mia bocca seguendo il flusso del discorso con una facilità che lascia allibito persino me stesso. Perché ora, perché in questo luogo affollato e rumoroso, non ne ho idea.
“Oh, Watson! Sta parlando a sproposito!” Esclama cautamente, con incollato in faccia quello sguardo indagatore che tanto spesso ho scorto su di lui. Ma i suoi occhi tremano appena di speranza, le sue guance si colorano e le sue mani non si ritraggono. Anzi, le sue lunghe dita affusolate si intrecciano alle mie in una stretta che parla di troppe cose che non sono sicuro di riuscire a cogliere. 
“So quel che dico Holmes.” È la mia risposta secca, forse un po’ stizzita a questo punto, che si perde in parte nel rumore di un treno di passaggio. Lui abbassa lo sguardo sulle nostre mani, muovendo appena le dita in una specie di carezza, come se cercasse le parole giuste per rifiutarmi. E invece sorride. 
“Se sapessi davvero cos’è l’amore, e a cosa serve, lei sarebbe di sicuro l’unico e il solo destinatario della mia totale devozione, Watson.”
Non mi sarei mai aspettato così tanto da lui. La sua mente razionale e il suo invadente orgoglio, ero sicuro l’avrebbero spinto il più lontano possibile da me. Invece gli hanno solo fatto formulare una goffa e pure splendida dichiarazione d’amore che io ricorderò per il resto dei miei giorni.

Baker Street (prompt: solitudine)


Posso quasi sentire lo scorrere del tempo sulla pelle seduto sulla sua poltrona, le ginocchia al petto come lui stesso era solito sedere. I rintocchi della pendola rimbombano nella mia testa e amplificano il peso del silenzio e della solitudine di queste stanze. Le sue carte e i suoi alambicchi ancora gettati alla rinfusa sulla scrivania e sul pavimento, l’odore del trinciato forte che fumava lui ancorato saldo alla tappezzeria.
Se non stringessi al petto la sua lettera d’addio, potrei quasi illudermi che sia ancora vivo e che oltrepassi quella porta un’altra volta, riversandomi addosso l’entusiasmo di una nuova vittoria.

Chiudo gli occhi e cerco di richiamare alla mente la sua immagine mentre, dandomi le spalle, suonava le mie arie preferite al suo violino, la sua sagoma scura contro la luce che filtrava dalle tende alle finestre su Baker Street. E le lacrime vengono giù da sole.

Non metterò più piede in questa casa, il dolore è troppo e la solitudine mi soffoca. Perchè lui non tornerà e con lui è morto per sempre anche il vecchio John Watson.




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