Credo
di avere alcune precisazioni su questa nuova storia. L’immagine mi
è venuta in mente per caso mentre mi stavo addormentando, mi è
piaciuta in sé e per sé, pur sembrandomi assurda. Ma poi,
lavorandoci stamattina, ho pensato che non lo era poi così tanto. Tutto
si chiarificherà nel primo capitolo –che poi ce ne saranno solo
due, oltre questo prologo.
E’
semplicemente questo: e se… le morti di Sirius e Albus fossero entrambe volute?
E
se qualcun altro collaborasse con loro per attuarle?
…
ciao ciao
suni
E perfavore, commentate...
HEROES AND SACRIFICES
PROLOGUE
La
porta del sotterraneo si chiuse pesantemente alle sue spalle mentre Severus
avanzava nella penombra nella stanza di pietra. Il viso arcigno e pallido era
concentrato, assente. La bocca sottile era arcuata da un piega amara. Con un
pesante sospiro, si avviluppò un po’ più strettamente nel
mantello, e con un pigro movimento della bacchetta fece più luce nella
stanza, e si lascio andare, seduto alla sedia della sua scrivania scura. Stancamente,
poggiò il gomito sulla superficie del legno e lasciò che la
fronte aggrottata si reggesse sulla sua mano bianca.
Certo,
ora Dolores Umbridge non sarebbe stata più un
problema.
Per
qualche tempo almeno, neanche… neanche Lucius.
E
ora, finalmente, tutto il paese avrebbe dovuto accettare la realtà, il
ritorno dell’Oscuro Signore; e comportarsi di conseguenza.
Potter era un passo più vicino alla vittoria, o alla caduta,
in ogni caso alla soluzione di quella guerra infinita.
E
la Profezia era al sicuro, per sempre.
Sì,
era andata come avevano sperato che andasse. Il punto questa volta l’avevano
segnato loro. E se anche Voldemort adesso si stava consolando al pensiero che
almeno aveva provocato a Potter e all’Ordine un
grande dolore, fiaccato le speranze del ragazzino... Beh, lui non sapeva. Non
sapeva che Harry Potter doveva rimanere solo.
Il
pensiero lo fece sospirare silenziosamente. Sì, solo. E presto sarebbe toccato
a lui fare la sua parte. Forse tre mesi dopo, forse dieci, ma presto, troppo
presto. Avrebbe ucciso, per l’ultima volta. Ma quell’omicidio
gli era odioso, insopportabile. Qualcosa dentro di lui si dibatteva,
divincolandosi, per ribellarsi a quel dovere mostruoso e aberrante che gli
veniva imposto.
Per l’Ordine, Severus. Per
la vittoria contro Voldemort. Non abbiamo scelta, Severus, anche io devo morire
e ritengo non ci sia uomo più adatto di te per questo compito ingrato.
No.
No, non lui, lui non lo poteva fare.
Severus… Ciò che
c’è in ballo è molto più delle nostre singole,
misere vite. Questo gesto cambierà le sorti della lotta. Un ultimo
sforzo, non te lo chiederei se non fosse così importante.
Parlava
sempre sorridendo. Merlino, quel sorriso. E sarebbe stato lui… lui, a
cancellare quel sorriso.
Odiava
essere l’uomo di fiducia di Silente molto più che essere quello di
Voldemort.
Odiava
il suo ruolo. Sempre subdolo, sempre in piedi, sempre un vile agli occhi di
tutti. E adesso doveva costruire e nel secondo caso dare la morte a quei due. Ma
come tirarsi indietro, sapendo quale fosse la posta in gioco…
Si
riscosse, sollevando la testa. Nei suoi occhi e sul suo volto aleggiò
una ferma decisione, qualcosa che gli assottigliò le labbra fece
corrugare la fronte. Non era ancora tempo di pensare a questo. Se già
ora si lasciava tormentare dalla propria debolezza, che sarebbe successo due
giorni prima del compimento della missione?
Lui, quarantott’ore prima della propria missione, ovvero due
giorni avanti la propria morte, era seduto a tavola a mangiare. Lentamente.
Ormai
era quasi tutto organizzato. Mancavano
pochi dettagli. Come Potter avrebbe raggiunto Londra,
era la domanda più impegnativa a cui dovessero ancora rispondere. E
certo da lì a due giorni sarebbe stato chiarito.
Silente
gli aveva affidato un altro compito ingrato, passare da Grimmauld
Place per mettere a punto gli ultimi dettagli. Per
verificare che il testacalda fosse non troppo fuori
di sé, non troppo agitato, per non rischiare di compromettere la
missione.
Aveva
avuto una singolare sorpresa, entrando in casa.
Che
strana serata…