La notte del fantasma
Victoria
attendeva con impazienza l’arrivo della sua amica Emily.
Qualche
ora prima, mentre stavano chattando, Emily le aveva praticamente ordinato di
raggiungerla il più velocemente possibile.
Ho
una notizia sensazionale, devi venire SUBITO da me.
Victoria
s’era affrettata ad eseguire l’ordine, anche se con un certo timore: l’ultima,
sensazionale, trovata di Emily era stata organizzare un pic nic notturno al
cimitero cittadino.
Al
solo pensiero, Victoria aveva ancora i brividi anche se, in fondo, si era
divertita: aveva ancora il calco in carboncino che Emily aveva fatto ad una
lapide particolarmente antica.
Emily
fece il suo ingresso nel salotto dove Victoria la stava aspettando. La padrona
di casa era una goth, alta ed esile come un giunco e pallida come un fantasma.
I suoi capelli sarebbero stati corvini, ma lei ne aveva tinto alcune ciocche di
blu elettrico, in modo che richiamassero il blu intenso dei suoi occhi. Suonava
il violino e il pianoforte, disegnava abiti e scriveva racconti e poesie.
Victoria,
invece, era la classica ragazza acqua e sapone: corporatura ed altezza erano
nella norma, aveva lunghi e lisci capelli castano chiaro e dei timidi,
pensierosi, occhi azzurri.
A
scuola, nonostante l’impegno profuso nello studio, non era mai eccelsa in
nulla. La sua unica, vera, passione era il canto: Emily adorava la sua voce e
aveva iniziato un corteggiamento serrato per averla come cantante per il suo
progetto di metal sinfonico.
“Sentiamo,
quale sarebbe questa novità incredibile?” Domandò Victoria, con una malcelata
nota di diffidenza. Emily sorrise radiosa, prima di porgerle una pergamena
chiusa da un sottile nastro rosso.
Victoria,
dopo aver rivolto uno sguardo dubbioso ad Emily, aprì la pergamena: era la
mappa di un territorio poco esteso, probabilmente di un parco o qualcosa
del genere.
“Che
cos’è?” Domandò Victoria, studiando la mappa.
“La
mappa di Mount Pleasant!” Rispose Emily, visibilmente soddisfatta. Victoria
rabbrividì, notando improvvisamente i vari siti indicati con “crypt” nella
mappa: Mount Pleasant era il cimitero più grande di Toronto ed il fatto che
Emily ne avesse la mappa non presagiva nulla di buono, soprattutto considerando
che mancava appena una settimana ad Halloween.
Halloween is the night/
The legend says the ghost will rise./
On Halloween they can't redeem/
A restless soul from ancient scene/
“Quella
pergamena è un invito per la notte del fantasma! Non sai quanto sia stato
difficile procurarmene una!” Spiegò Emily, con gli occhi che le brillavano.
“La
notte del fantasma?” Domandò Victoria, perplessa. Emily la fissò come se avesse
appena bestemmiato senza ritegno.
“Vicky,
non puoi non saperlo! Non conosci la leggenda?” Domandò la goth. Victoria scosse la testa.
Emily
sospirò rassegnata prima di cominciare a raccontare: “La leggenda narra che la
notte tra il trentuno Ottobre e il primo Novembre del 1876, alcuni uomini
avevano ucciso un certo Jason Finnigan, convinti com’erano che quell’uomo fosse
in grado di parlare con i demoni.
Per
non essere accusati dell’omicidio, occultarono il cadavere proprio a Mount
Pleasant, che sarebbe stato inaugurato qualche giorno dopo. Nessuno trovò mai
il cadavere di Jason, ma da allora accadono cose strane a Mount Pleasant la
notte di Halloween: la gente giura di aver sentito gli agghiaccianti rintocchi
di una campana arrugginita rimbombare nel cimitero e di aver visto una figura
luminescente aggirarsi tra le lapidi, dicendo che rivoleva il suo cuore”.
“Quindi
tu pensi sia una buona idea trascinarmi in un cimitero, di notte, sapendo che
uno spirito tormentato sta cercando il suo cuore.” Osservò sarcasticamente
Victoria.
“Non
saremo da sole, sciocchina! Di solito riescono ad intrufolarsi almeno una
cinquantina di persone. Poi sai che io non credo nei fantasmi, è soltanto
un’ottima occasione per trascorrere un Halloween più eccitante del solito!
Verrai con me, vero?” Disse Emily, tentando di convincerla.
Victoria
sospirò, indecisa: nemmeno lei credeva ai fantasmi ma l’idea di trascorrere
Halloween in un cimitero sconosciuto, al buio, magari circondata da persone in
vena di fare scherzi di cattivo gusto… No, non le sembrava un granché. D’altro
canto, però, le dispiaceva abbandonare Emily: era la sua migliore amica e si
vedeva quanto ci tenesse a partecipare alla notte del fantasma.
“Posso
avere un paio di giorni per pensarci?” Domandò la giovane dai capelli castani,
con un timido sorriso. Emily non riuscì a nascondere una certa delusione,
evidentemente sperava che la sua amica avrebbe subito accettato, ma acconsentì.
At the sound of the demon bell/
Everything will turn to hell/
Rise...rise...rise...it's Halloween/
Rise...rise...the ghost will rise/
Alla fine, come sempre, Victoria si fece convincere e si
ritrovò, alle undici di sera del trentun Ottobre, davanti alla splendida Massey
Family Crypt, in compagnia di Emily ed altri cinquanta sconosciuti.
L’atmosfera era surreale: i vetri del meraviglioso edificio in
pietra rilucevano debolmente, colpiti dal fascio delle torce fornite ai
presenti dagli organizzatori. Victoria rimpiangeva l’assenza della luce solare,
che faceva apparire meno macabro quell’edificio in stile neoromanico. Il
semplice fatto che i vetri multicolori apparissero ora grigi e spenti la faceva
rabbrividire.
“Vicky, tutto bene?” Domandò Emily, mentre studiava nuovamente
la mappa con l’ausilio della torcia. La goth pensava di ripetere il tour del
cimitero, già compiuto nel pomeriggio, trovando che sarebbe stato molto più
suggestivo alla luce lunare. Già, peccato che fitte nuvolo scure impedissero a
qualsiasi astro di rischiarare il paesaggio.
“Sì, sto bene. Però non credevo che il buio facesse sembrare
questo posto così inquietante!” Rispose Victoria, guardandosi intorno: gli
alberi non mostravano più i loro sgargianti colori autunnali e i sentieri
sembravano più un dedalo incomprensibile che non delle tranquille e rilassanti
passeggiate.
Nel frattempo Oscar, uno degli organizzatori, aveva narrato la
leggenda di Jason Finnigan e stava concludendo dicendo: “Temete il suono delle
campana del demone, perché esso può tramutare qualsiasi cosa nell’Inferno
stesso!”. Persino Emily, abituata a racconti e film dell’orrore, non poté che
rabbrividire a quelle parole.
“Ed ora andate, miei coraggiosi amici! Chissà che qualcuno di
voi non incontri il caro Jason!” Esclamò Oscar, incoraggiando i presenti ad
esplorare il cimitero.
Victoria ed Emily s’incamminarono verso la cripta di Timothy
Eaton, benedicendo la presenza di qualche lampione che evitava loro
d’inciampare ad ogni passo. L’aria fredda le faceva rabbrividire, ma anche
Victoria doveva riconoscere che c’era qualcosa di estremamente suggestivo in
quel luogo. Qualcosa di lugubre, certo, ma suggestivo.
Improvvisamente, però, nell’aria risuonarono alcuni rintocchi
di campana. Un suono sgradevole e spaventoso, dalla provenienza incerta. La
voce di Oscar aggiunse, subito dopo: “Urla anche tu, grida sempre più! è questo il nostro Halloween!”
L’urlo di Victoria si unì a quello di molte altre persone ma, mentre la maggior
parte delle grida erano state lanciate in risposta all’invito di Oscar, l’urlo
della timida giovane era veramente terrorizzato.
Ad Emily sfuggì una risatina nervosa. “Stai tranquilla Vicky!
Stanno soltanto rendendo la cosa più eccitante!” Aggiunse la goth.
“Preferirei che non lo facessero, davvero!” Rispose Victoria,
intimorita. Emily le passò un braccio intorno alle spalle, cercando di
rincuorarla.
“Dai, non fermiamoci, altrimenti ci geliamo!” Disse poi Emily,
convincendo Victoria a proseguire il cammino.
Giunte alla cripta di Eaton, le due giovani incontrarono un
gruppetto di cinque persone. Tra loro c’era una ragazza decisamente scossa, che
piangeva disperata.
“Io l’ho sentito! C’era qualcuno che ordinava al fantasma di
sorgere!” Diceva la ragazza, in preda ai singhiozzi.
“Angela dai, non preoccuparti! Era solo qualcuno che voleva
spaventarci!” La rassicurò un giovane, passandole un fazzoletto.
Emily e Victoria si allontanarono un po’, decise a fare una
fotografia al mausoleo neoclassico, quando udirono anche loro la voce: “Risorgi Jason, risorgi! è Halloween, vieni a cercare il tuo
cuore!”. Non era certamente la voce di Oscar!
Terrorizzata, Angela urlò prima di fuggire nelle tenebre,
mentre due dei suoi amici la rincorrevano. Victoria indietreggiò spaventata,
frenando a fatica il suo desiderio di fuggire immediatamente, mentre Emily
puntava il fascio della sua torcia nell’oscurità, alla ricerca dell’autore di
quello scherzo tanto idiota, ma non vide nessuno .
Reconciled with powers of darkness/
(...)
You'll won't believe? See for yourself/
“Emily, stanno veramente esagerando! Io ho paura,
andiamocene!” Disse Victoria, guardandosi nervosamente intorno: era certa che
quegli eventi inquietanti altro non fossero che lo scherzo di qualche cretino,
ma era comunque spaventata.
“Vicky, non fare così! Stanno soltanto cercando di
spaventarci!” Rispose Emily. Non voleva già andarsene via, chissà quando
avrebbe avuto di nuovo l’occasione di trascorrere una nottata del genere in un
cimitero così maestoso!
“Lui… lui ci ucciderà tutti, non capite?! Si è riconciliato
con le forze delle tenebre, ci sacrificherà per ottenere i loro favori!” Urlò
la voce di Angela. I suoi amici erano riusciti a riprenderla, ma la giovane
stava vaneggiando in preda al terrore.
“Angela, i fantasmi non esistono, calmati!” Le disse la voce
di un uomo evidentemente seccato.
“Ah, non mi credi? Vedrai tu stesso che dico la verità!
Dobbiamo andarcene subito!” Rispose, urlando, Angela.
“Dai, andiamo via di qui, quella è impazzita!” Intervenne
Emily, prendendo per mano Victoria e conducendola con sé. La timida giovane
seguì l’amica senza opporre resistenza, ma nel profondo del suo animo avvertì
una strana sensazione.
I hear bell/
A sound fron Hell, the demon bell/
I see a light in shadow in between the graves/
Swinging his sword of hate towards the gates of Heaven/
"Beelzebur, Astaroth...bring me the Devil"/
And as he says these words I can't believe my eyes/
Più e più volte la campana del demonio risuonò a Mount
Pleasant, ed ogni volta urla terrorizzate si levarono nell’aria come a voler
rispondere all’orrido suono stridente della campana.
I nervi di Victoria erano sensibilmente provati, così Emily
decise di lasciare il cimitero e raggiungere l’ostello della gioventù. Si
sarebbero concesse qualche ora di sonno per poi fare ritorno ad Ottawa con il
primo treno disponibile.
Avanzando nell’oscurità che precedeva l’alba, le due stavano
per raggiungere il cancello del cimitero, quando Emily si accorse che qualcosa
non andava: una luce evanescente avanzava tra le ombre delle lapidi. La goth si
fermò ad osservare quella strana apparizione, ignorando i richiami di Victoria:
la luce sembrava formare una figura umana armata di spada, che emanava malsani
bagliori verdastri nell’oscurità della notte.
Victoria trattenne a stento un urlo quando vide ciò che aveva
notato Emily: era un fantasma, non c’era alcun dubbio! Sperando con tutto il
cuore che l’ectoplasma non le avesse già viste, Victoria tentò di tirare verso
di sé Emily, che però pareva non rendersi conto del pericolo che stavano correndo.
“Chissà come hanno fatto a fare una cosa simile.” Mormorò la
giovane dagli occhi blu, prima di seguire l’amica. Fu allora che il fantasma
alzò il capo, urlando con voce incredibilmente acuta: “Beelzebur, Astaroth,
prendetele!”.
Victoria afferrò saldamente il braccio di Emily e corse
disperata verso i cancelli del cimitero. Fu tutto inutile: all’improvviso le
due giovani si sentirono afferrare alle spalle e trascinare con forza
all’indietro, lontano da quei cancelli che ora sembravano quelli del Paradiso.
Il fantasma le seguiva soddisfatto, un ghigno maligno stampato
sul suo volto scarno e un profondo buco nel petto.
Emily, in preda alle lacrime, continuava a ripetere: “Non
temere, è solo un brutto un sogno, i fantasmi non esistono!” Victoria era già
svenuta, il corpo inerme tra le braccia possenti del demone che la
imprigionava.
Jason aveva faticato a perdonare i demoni per non averlo
protetto da quei bastardi ubriaconi che lo avevano ammazzato e che avevano
persino osato privarlo del suo cuore. Soltanto quando aveva compreso che, se
una notte ogni dieci anni poteva mettersi alla ricerca di un cuore adatto al
suo petto era merito delle forze oscure, era riuscito a riappacificarsi con
esse.
Con un fendente della sua spada incorporea, Jason fece spalancare
i cancelli della cripta della famiglia Massey, al cui interno giacevano alcuni
cadaveri.
Sull’altare, disposti intorno ad un boquet di fiori appassiti,
v’erano alcuni cuori, ancora sanguinanti e pulsanti. Purtroppo, nessuno di essi
era adatto a ridare la vita a Jason: c’era bisogno del cuore di un’anima oscura
quanto la sua e non era ancora stato in grado di trovarlo.
Victoria ed Emily vennero sbattute sull’altare e il loro peso
schiacciò alcuni cuori rossi. Jason dubitava che le due giovani avessero
un’anima oscura, ma l’idea di farle uccidere non gli dispiaceva: vedere il
sangue scorrere lungo le pareti dell’altare era uno spettacolo che non si
stancava mai di ammirare.
“Beelzebur, Astaroth: uccidetele e portatemi i loro cuori.
Sono le ultime, per quest’anno, l’alba sta ormai arrivando. Dopo fate sparire
tutto questo disastro!” Ordinò imperiosamente l’ectoplasma, osservando i suoi
infernali servitori eseguire l’ordine.
Si stupì di come la ragazza dai capelli striati di blu
continuasse a ripetere, fino alla morte: “Solo un brutto sogno, solo un brutto
sogno…”.
You better believe
or see for yourself.
L’angolo
dell’autrice
Eccomi di
nuovo tra voi, con una storiella horror creata per partecipare a due contest,
ossia “This is Halloween” indetto da Nihila sul forum di Efp e “Ghosts are
coming back” indetto
da LoLLy_DeAdGirL sul forum di Efp. Entrambi
i contest purtroppo non hanno avuto molto successo, ma ringrazio Nihila per il “Premio
Pipistrello” (storia più originale e poi… io AMO i pipistrelli) e per il
banner.
Qualche
piccola NdA: Le
informazioni riguardanti il cimitero di Mount Pleasant sono tratte da “La
Bibbia Gotica” di Nancy Kilpatrick (mi ha affascinata soprattutto il fatto che
sull’altare della Massey Family Cript sia sempre presente un boquet di fiori
secchi) e da Wikipedia. Il cimitero aprì il 4 Novembre 1876.
La canzone a cui mi sono ispirata,
presente in corsivo nel testo, è “At the sound of the Demon Bell” dei Mercyful
Fate, dall’album “Melissa”.
Detto ciò, mi dileguo, a presto!
Carmilla Lilith.
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