I had a dream that I could fly
I had a dream that I could fly
I can feel each moment as time goes by.
We'd never be too far away,
You would always be here, I heard you say.
Un
raggio di sole, pigro, filtrava dalle tende della finestra, rifrangendosi sul
suo viso. La ragazza corrugò lievemente la fronte, serrando gli occhi e
volgendosi dall’altro lato. Era sicura d’aver tirato le tende, la sera prima. Ne
era quasi certa.
A dire il vero non ricordava bene, ma solitamente la chiudeva.
La coperta non c’era più. Un attimo prima era lì, però, di questo era
sicura. Allungò una mano sottile, a tentoni, cercando di riprenderla per
coprirsi. L’estate andava finendo, ormai, cominciava ad avere freddo con il
cotone leggero.
Non trovò la coperta, tuttavia trovò una mano.
”Sakura?”
Sakura?
Scosse
il capo, quasi volesse scuoter via le reliquie del sogno. Cos’aveva sognato? Non
riusciva a ricordarlo bene, ma poco importava. La voce insisteva nel chiamarla.
”Sakura, svegliati.”
Era una voce assonnata, un po’ ovattata dall’età. Sua madre.
Cosa ci faceva sua madre in piedi a quell’ora? Era appena l’alba. Di solito era
lei, Sakura, ad abbandonare per prima il rifugio delle lenzuola, per andare
dalla Godaime.
Si costrinse a voltarsi verso di lei, tirando appena su con il naso. Ora doveva
solo trovar la forza di volontà per schiudere gli occhi.
Scoprì di non averla, ora come ora.
”… cosa?” l’unico mormorio che riuscì a cacciar fuori dalle labbra.
”Non hai sentito suonare, giù? C’è Ino che ti aspetta, di sotto. Pare piuttosto
agitata.”
Ino?
Si
costrinse a sollevare le palpebre, cacciando via il lieve mal di testa.
Cos’aveva fatto la sera prima? Era andata a dormire tardi, comunque. Il volto di
sua madre sembrava piuttosto preoccupato, alla flebile luce del sole nascente.
”E’ successo qualcosa, Sakura?”
Lei si limitò a mugugnare un “nonloso” ben poco convincente, e a
sollevarsi seduta fra le lenzuola fresche. Riluttante poggiò i piedi sul
pavimento.
Freddo…
Battendo
ciglio. Quasi senza pensare, mente completamente svuotata di tutto, si levò in
piedi, muovendo passi assonnati verso lo specchio a figura intera addossato alla
parete. L’armadio poco più in là.
La sua immagine ricambiò lo stesso sguardo inebetito, prima che aprisse le ante
di legno leggero.
”Sakura?”
”Mh?”
”Sembrava piuttosto urgente.”
”Oh, quella scrofa potrà aspettare cinque minuti.”
No, non
era di buon umore se svegliata prima del previsto. Contando soprattutto che il
previsto era comunque fin troppo presto. Sua madre mormorò un “Se lo dici tu”,
facendo spallucce, e chiudendo la porta alle sue spalle.
Sakura tirò giù il vestito, con un sospiro di rammarico.
Non ricordava cosa stesse sognando, ma era sicura fosse un bel sogno.
I
never thought
Thought that it
would be our last goodbye.
Erano passati quasi tre anni da quando lui aveva rotto ogni legame con il villaggio della Foglia.
E quasi un anno dall’ultima
volta in cui l’aveva visto, vivo. Si era ripromessa di fare un bel po’ di cose in quell’occasione - suonargliele era una di
queste.
Certo, chi voleva prendere in giro?
Non aveva fatto niente, come al solito.
Ancora si malediva, per quel comportamento. Ma oltretutto, non poteva fare altro.
Quell’unico incontro aveva aperto una ferita da poco – se mai – rimarginata. Se aveva creduto di poter affrontare la
faccenda a sangue freddo, si era sbagliata. Se pensava di poter andare avanti senza indugiare in mille “se”,
si era sbagliata.
Era tornata al villaggio sconvolta. E si era persa in fantasie che la seguivano ovunque, notte e giorno, sonno e veglia.
Mentre raccoglieva le erbe mediche per le lezioni con Tsunade. Mentre mangiava il ramen di Ichiraku in compagnia di
Naruto. Mentre attendeva, alcune mattine, l’arrivo di Kakashi-sensei per quegli incontri che li riunivano, di tanto in tanto,
ma sempre più sporadici.
Era Naruto, quello che si allenava con Kakashi. Non lei. Mai lei.
Un tempo era Sasuke. Oh, se la cosa faceva imbestialire Naruto. Era così geloso, che Kakashi-sensei avesse insegnato a
lui il Chidori.
Forse avrebbe fatto meglio a non farlo, considerando com’era andata a finire.
Naruto e Sasuke erano speciali, ognuno a modo suo. Lei…
Lei era soltanto una persona molto normale, capitata lì per caso fra persone molto speciali. Tuttavia, una volta, il loro
maestro le aveva detto che era lei a tenerli uniti.
Beh, il tempo aveva dimostrato quanto lui si fosse sbagliato.
Non era riuscita a tenerli uniti, affatto: e persino quell’unico compito per cui Kakashi-sensei pareva contare su di lei,
quell’unico compito l’aveva fallito.
Lui se n’era andato, questo è tutto. Ed ormai s’era rassegnata a credere che, a Konoha, ci sarebbe ritornato da morto.
E soltanto da morto.
Forse è per questo motivo che, quando seppe il motivo della sveglia inaspettata da Ino, aveva sentito la terra mancarle
da sotto i piedi, ed era riuscita a sorreggersi a malapena.
”L’hanno trovato, Sakura.”
I
still can dream
That one day love will fall out from the sky.
Certamente, era
inutile chiedere chi avessero trovato. L’espressione della sua
amica/rivale di sempre era fin troppo facile da interpretare.
Pensare che c’era voluto il suo abbandono per farle riavvicinare, a volte la
faceva sorridere amaramente. Che senso aveva continuare a litigare per qualcosa
che non c’era più? Qualcosa che non si poteva avere?
Sarebbe cambiato tutto di nuovo? Era tornato.
No, sarebbe stato troppo bello crederci. Si sarebbe illusa, per poi venir a
sapere che la notizia era sbagliata, che Ino si era sbagliata e che era tutto
sbagliato.
Fece l’unica cosa plausibile.
Scoppiò a ridere.
”Ino, lo sai che non è possibile.”
”Ah, no? L’ho visto, Sakura. L’ho visto con i miei occhi. Shikamaru l’ha visto
con i suoi occhi! Era con Asuma, per quella faccenda dell’Akatsuki, e…”
”E cosa? Magari l’hanno trovato lì che si stava facendo una passeggiata, e
l’hanno accompagnato a casa? Si, una bella favola, Ino!”
”Non sta bene, Sakura! Ti mentirei mai su una cosa del genere?”
Sakura fece qualche passo indietro, prima di ricadere contro il muro, le mani
giunte in grembo. Scostò lo sguardo, rifiutandosi di guardare con quanto ardore
l’altra ragazza pronunciava quelle parole. Era sincera.
Ma in fondo, lei lo sapeva.
Ma come credere ad una verità tanto opportuna? Sapeva troppo di bugia, alla fin
fine.
Non potevano distruggere quella convinzione che aveva costruito così
amorevolmente, dopotutto.
”Sakura, è qui, ed è ancora vivo. Vuoi fartelo entrate in quella fronte
gigantesca che ti ritrovi? Svegliati. Naruto e Kakashi sono già dalla Godaime.”
”… cosa?”
Questo parve scuoterla dal suo torpore, facendole riportare lo sguardo
sull’altra ragazza. Batté ciglio, quasi fosse certa d’aver sentito male.
”Beh, non hanno perso tempo a convincersi che fosse tutta una farsa ben
architettata, loro.”
Quando non ottenne alcuna risposta da Sakura, si limitò a sporgersi in avanti, e
tirarla per un braccio, energicamente.
Lei non pensò minimamente d’opporsi, ed Ino si lasciò sfuggire un sospiro,
tirandola fuori dalla porta.
”Ve la riporto intera più tardi, signora Haruno.” Chiamò distrattamente, prima
di chiudere la porta alle sue spalle. Non si curò d’attendere la risposta.
Non era neppure sicura che avessero sentito, ma che importava? Prese a correre
per la via impolverata, tirando dietro l’amica di una vita. Né l’una né l’altra
si lasciarono sfuggire una parola di più.
Sakura probabilmente, era ancora lontana dal capire il vero significato di
quella notizia.
Do
you still remember all the time that has gone by?
(do you believe?)
Do you still believe that love can fall out from the sky?
Sakura non
voleva andare all’ufficio di Tsunade-sama. Perché doveva perdere tempo a quel
modo? Ino non le aveva detto che lui era lì? Lui… lui non stava male?
E allora perché non andavano all’ospedale? Perché Kakashi-sensei e Naruto non
erano all’ospedale? Non gli importava più niente?
La Godaime voleva vederli, per qualche motivo. Ma lei non voleva vedere la sua
maestra.
Lei voleva vedere il suo Sasuke-kun, i suoi capelli scuri, i suoi occhi nei
quali poteva perdersi. Perché non poteva?
Ino, tuttavia, la stava trascinando su per le scale, e Sakura non riusciva a dar
voce a quelle sue lamentele. Sarebbe stato inutile, quella scrofa non l’avrebbe
ascoltata comunque.
Si sentiva assonnata, confusa, perplessa, svuotata. Non sapeva cosa pensare, o
cosa gli altri supponevano dovesse pensare. Cosa sarebbe stato giusto provare in
quel momento.
Non era sicura neanche di crederci, prima di tutto. Non era sicura neppure di
essersi già svegliata quella mattina, e per quel che le riguardava, tutto questo
sarebbe potuto essere un sogno.
Sarebbe stato bello credere fosse vero, comunque. Chi era per negarlo? Giunsero
davanti alla porta dell’ufficio dell’Hokage, che stranamente era già aperta.
Incrociarono sulla soglia Shikamaru e Asuma, che bisbigliò qualcosa ad Ino
passandole accanto. Lei si fermò a guardarlo, annuì silenziosa, prima di far
cenno a Sakura di entrare.
Come in un sogno, lei lo fece, e chiuse la porta alle sue spalle.
If from where you're standing, you can see the sky above
I'll be waiting for you, if you still believe in love
(do you still
believe?)
Naruto non si
girò a guardarla, e sembrava piuttosto imbronciato. Non quell’imbronciato
infantile che lo aveva caratterizzato anni prima, quell’espressione quasi di
ripicca.
No, era… era arrabbiato. Era furioso, e Sakura poteva vedere i suoi pugni
tremare lungo i fianchi.
Kakashi-sensei era semplicemente Kakashi-sensei. Se ne stava lì, fermo, poggiato
contro lo stipite della porta, quell’espressione totalmente neutrale sul viso.
Sakura non era mai riuscita a leggere quell’unico occhio che lui mostrava al
mondo.
La Godaime era seduta dietro la sua scrivania, espressione grave sul volto,
gomiti poggiati sul legno, mento poggiato sul dorso della mano. La guardava, e a
Sakura parve di scorgere un po’ di riluttanza in quello sguardo.
Nessuno parlava, e le sembrò giusto rompere il silenzio.
Le stavano rubando tempo, Sasuke-kun stava male e …
E probabilmente
tutto questo aveva a che fare con Sasuke, vero?
”Cosa…?”
Come suonava sbagliata la sua voce, così fioca e debole nel silenzio della
stanza. Vide Naruto mordersi il labbro, e rifiutarsi di guardarla.
Kakashi-sensei spostò lo sguardo su di lei.
Tsunade lasciò sfuggire un sospiro. “Il consiglio non vuole che Uchiha Sasuke si
svegli, Sakura.” Asserì infine, espressione stanca sul volto.
Sakura batté ciglio una volta. E ancora. Prima di sussurrare un semplice:
“…Perché?”
L’ultimo Uchiha era tornato a Konoha. E’ vero, meritava di esser punito ma… era
tremendamente assurdo. Addirittura… lasciarlo morire, così… come se fosse un…
”Per quel che li riguarda, potrebbe benissimo essere Orochimaru.”
Find a way to bring back yesterday
Find a way to love
I
hope we stay
When tomorrow becomes today
Love will find a way
“E’
impossibile.” Eppure lei stessa l’aveva detto un po’ troppo velocemente.
”Sakura, non lo sapremo finché non si sveglia. E forse neppure allora potremo
esserne certi. E’ un rischio che il consiglio non vuole correre.”
”Non possono!”
”Da una parte, Sakura, non posso fare altro che dar loro ragione. Sono passati
quasi tre anni, e lo scopo di Orochimaru è sempre stato quello. Sempre, da
quando ha posato lo sguardo su di lui. Non possiamo sapere se lo scambio sia già
avvenuto o meno. Tuttavia…”
”…Cosa!?”
Cercò lo sguardo di Kakashi-sensei, ma lui stava guardando l’Hokage. Cercò
quello di Naruto, ma lui era impegnato a guardare il pavimento. E dal modo in
cui pareva tremare tutto, Sakura intuiva che provasse qualcosa di simile a ciò
che lei stava sentendo in quel momento.
Assoluta indignazione.
”Eppure hai… hai permesso che continuassimo a cercarlo, ha lasciato… hai
lasciato che...”
Hai lasciato che mi illudessi. Dai, dillo. Perché non riesci a dirlo?
La voce le si smorzò in gola, e non aggiunse altro. Morse il labbro, scostò
lo sguardo. Sentì la sua maestra sospirare, e quasi la vide scuotere il capo.
”Tuttavia” riprese, con quel tono di chi, ormai, è fin troppo stanco della sua
posizione “E’ pur sempre l’ultimo del clan degli Uchiha che potrebbe riportare
in vita uno dei clan più prestigiosi del villaggio. Niente è sicuro, ora come
ora, Sakura. Ma dato che era comunque vostro compagno, ho preferito avvertirvi
di questa possibilità. Ho un incontro con il consiglio, e si prenderà una
decisione. Sicuramente, in un modo o nell’altro, si prenderanno provvedimenti.
Ha pur sempre tradito il villaggio, e di solito costa la morte. Lo sapete
benissimo.”
”Col cavolo che ve lo faccio ammazzare, dopo tutta la fatica per cercarlo.”
Borbottò Naruto, poco più d’un ringhio, prima di voltare le spalle e dirigersi
verso la porta. La aprì, un movimento brusco.
”Naruto… dove…?” mormorò Sakura, voltandosi appena.
”All’ospedale da quel bastardo. Dove sennò? Mica ho aspettato tutto questo
tempo, e alla fine non posso neanche guardarlo in faccia, Sakura-chan. Oh,
vedranno se mi faranno passare.”
Ostinato fino alla fine, sebbene sembrasse più serio, privo di quel tono solare
che accompagnava spesso la sua voce. Sakura non se lo fece ripetere due volte.
Neppure si voltò a guardare Tsunade, seguendolo all’esterno e lasciando che la
porta si chiudesse alle sue spalle.
Passò davanti ad Ino, la vide mentre la guardava con cipiglio preoccupato. Non
ricambiò lo sguardo, non disse nulla. Si precipitò per le scale, raggiungendo
Naruto, e lasciando che il suo sguardo si posasse sul sole del mattino.
Era una mattina come tante, al villaggio. I civili si erano svegliati e andavano
avanti come nulla fosse.
Il mondo andava avanti come nulla fosse.
Con che diritto, poi. Il suo Sasuke-kun era tornato a casa, era tornato da lei,
aveva bisogno di lei.
E loro volevano… semplicemente lasciarlo alle spalle.
Il mondo sarebbe andato avanti. Il sole sarebbe sorto di nuovo.
Non per lui, però.
Non per lei.
Affondando il canino nel labbro inferiore – non doveva piangere, non ne aveva
alcun diritto – si portò al fianco di Naruto sulla strada polverosa, fin troppo
familiare, che portava all’ospedale.
In silenzio, nessuno dei due disse una parola.
Nessuno dei due sapeva cosa dire.
I’ve been waiting for you, in my heart you were the one.
If
I cannot find you, I will look up to the sun.
La canzone
per questo capitolo è "If you still believe", dell'OST di Legend of Dragoon. La
cantante è Elsa Raven.
E questo è il Sequel di "You are My Sunshine", ma che può essere tranquillamente
letto a parte. A dire il vero è la mia prima fanfic a capitoli, quindi si tratta
solo del prologo, ora come ora.
Ho scelto anche uno stile più leggero per la narrazione in generale, anche se
qalche capitolo sarà sicuramente nel mio stile più confusionario, quando ci
vuole ci vuole *_*
Non saranno tantissimi capitoli, quelli che bastano. Ogni capitolo stile
Song-fic, che alla fine è lo stile che mi piace di più *_* A Bientot °.°
Trovassi l'accento circonflesso lo scriverei anche bene. u.ù
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