La seconda storia scritta per la challenge: Chi,
con chi, che cosa facevano.
Si lega alla storia: Non
solo manie di protagonismo, di cui è l'antefatto.
Questa è la lista dei personaggi scelti:
- 1.
Lilithmon
- 2.
Taiki
Kudou
- 3.
Phelesmon
- 4.
Vamdemon
- 5.
Metalseadramon
- 6.
Mugendramon
- 7.
Piemon
- 8.
Taichi
Yagami
- 9.
Yamato
Ishida
- 10.
Beelzebumon
(xros wars)
Non immaginate neppure lontanamente le assurdità che
dovrò scrivere *ride come una pazza*
Inoltre, Phelesmon ha avuto fortuna, Yamato... qualcuno lo odia. Ma che
hanno tutti contro il numero 9? *sospiro* e Vabbè. Alla
prossima!!
Prompt: Quel furbacchione di 3 ha scattato delle foto
piccanti a 1 e ora minaccia di mostrarle in giro. Se 3 non conosce
l’esistenza delle macchine fotografiche, tanto meglio.
Le
grandi scoperte portano grandi vantaggi.
Ma non per tutti.
Solita riunione settimanale, solita storia.
Phelesmon aveva da riferire tante di quelle novità che non
sapeva da dove iniziare. La sua principale preoccupazione era far
capire alla Maestra Lilithmon che non era colpa sua se era
“costretto” a partecipare a quelle riunioni. Il
Maestro Belphemon dormiva da chissà quanto tempo, se si
svegliava una volta al mese per un minuto non era certo colpa sua.
Qualcuno doveva pur tirare avanti la baracca, no?
Sospirò divertito.
In realtà c’era una ricompensa al tanto penare e,
suddetta ricompensa, aveva morbidi capelli azzurri e occhi rossi come
il sangue, un caratterino focoso e anche un gran bel fisico. E
un’ingombrante armatura che prima o poi le avrebbe sfilato di
dosso.
Una volta entrato nel castello, la gentile donzella lo fece accomodare
nel salone in attesa che sopraggiungessero anche gli altri attesi
ospiti. Il digimon diavolo attraversò la stanza ammirando
estasiato i quadri alle pareti e la ricchezza artistica di ogni singolo
pezzo d’arredamento. I ritratti trasudavano di una
sensualità non indifferente ed erano senz’altro
opera di un grande artista poiché erano realistici e il
giusto contrasto fra luci e ombre poteva essere realizzato solo da un
digimon con una grande esperienza alle spalle o un grande genio
artistico.
Nel distogliere lo sguardo dal maestoso ritratto della Demon Lady della
Lussuria, il diavolo vide su uno dei pregiati mobili uno strano oggetto
rettangolare argentato.
-Cos’è?- domandò rigirandoselo fra le
mani e scattando all’indietro non appena l’oggetto
infernale lampeggiò accecandolo.
Jet Silphymon, che se n’era rimasta zitta ostentando
indifferenza per tutto il tempo, non riuscì a trattenere una
risatina sincera e cristallina. Il diavolo arrossì
vistosamente (dire che divenne ancora più rosso di quello
che era, sarebbe riduttivo) e ripose l’oggetto sul ripiano.
-Che cos’è questa… questa…-
-Diavoleria?- suggerì la digimon sogghignando.
-Questa cosa.- concluse il diavolo senza staccare gli occhi
dall’oggetto, ignorando la battutaccia.
-E’ una macchina fotografica digitale.- gli rispose la
digimon con aria saccente –Non mi dirai che non sai
cos’è davvero perché non posso credere
che tu sia così fuori dal mondo.-
Coraggiosamente, Phelesmon riprese in mano l’oggetto e
iniziò a prendervi confidenza, scoprendo così
come far scorrere l’obbiettivo e la magia dello zoom. Dopo
aver scattato due o tre accidentali foto al muro si voltò
nuovamente verso la digimon e le domandò –Ma a che
serve?-
JetSilphymon ci provò davvero a controllarsi ma non ci
riuscì e si ritrovò piegata in due sul mobile a
ridere a crepapelle davanti al suo peggior nemico.
-O Goddramon, non posso credere che tu…- neppure riusciva a
prendere fiato, soffocata dalle risate.
Lui proprio non ci vedeva nulla da ridere –Beh, scusa tanto
se ho gusto per il vintage, io.-
-Più che gusto per il vintage direi che sei rimasto
all’età della pietra.- lo derise e avrebbe certo
ribattuto, Phelesmon, se gli ospiti importanti non avessero fatto la
loro entrata in scena.
Daemon, Barbamon, il gigantesco Leviamon. Mancavano Lucemon e
Beelzebumon per ovvi motivi e certamente non sarebbero arrivati, per
cui, la riunione poteva iniziare. Phelesmon seguì i Demon
Lords dopo aver lanciato a JetSilphymon un’occhiataccia,
meditando vendetta, tremenda vendetta.
Una volta riuniti in sala e fatto rapporto, scambiati pareri ed esposti
i piani d’attacco, Phelesmon si permise di domandare a
Barbamon e Daemon cosa accidenti fosse una macchina fotografica
digitale, suscitando così l’ilarità del
Demone dell’Ira. Alla fine però uscì
dalla sala con un malefico piano ad arrovellargli il cervello diabolico
e, ma guarda che fortuna, la macchina fotografica era proprio dove
l’aveva lasciata.
Bussarono alla porta della stanza. Lilithmon si rigirò fra
le lenzuola, infastidita, colpendo leggermente il corpo di JetSilphymon
col piede per indurla ad alzarsi e aprire, ma la digimon dormiva nella
grossa, esausta e non dava segni di volersi svegliare, così,
all’insistente battere del digimon suicida, Lilithmon dovette
trascinarsi di persona ad aprire. Attraverso lo spiraglio scorse
Phelesmon e lo liquidò immediatamente.
-Che diavolo vuoi?!- gli disse con aria di sufficienza, ma lui non se
la prese.
Non se la prendeva mai, era un tipo molto paziente (certo prima o poi
scoppiava, ma poteva definirsi un santo) e quindi non si scompose
affatto, anzi, malignamente mostrò alla Demon Lady la
macchina fotografica, facendola inorridire.
-Come hai osato?!- sbottò Lilithmon tentando di contenersi
dall’urlare contro quel dannato pervertito che aveva osato
fotografarla (non sapeva come e non sapeva perché lui fosse
ancora lì dopo la riunione) in dolce compagnia e in pose
tutt’altro che decenti.
-Si calmi, Maestra.- la rassicurò lui mettendo avanti le
mani –Era solo una curiosità personale, volevo
solo fare qualche fotografia e… ma se vuole, le
renderò la macchina immediatamente.-
Lei inarcò il sopracciglio e allungò la mano
verso l’apparecchio digitale –Ecco, bravo,
ridammela e sparisci.-
-Prima però…-
gliel’allontanò lui, costringendola a sporgersi di
più fuori dalla stanza, coperta solo dal lenzuolo.
-Phelesmon!- lo ammonì la Demon Lady con gli occhi iniettati
di sangue e la testa fumante di rabbia –Non permetterti!
Ridammi quella dannata macchina fotografica!-
-E’ un desiderio questo?- domandò malignamente
spalancando gli occhi ambrati in maniera così inquietante da
suscitare persino in Lilithmon un terrore primordiale.
Esprimere un desiderio significava stringere un patto con lui.
Un patto col diavolo!
Con Phelesmon poi… meglio si decapitava seduta stante.
Imbronciò le labbra sporche di rossetto e socchiuse gli
occhi, Lilithmon –Che cosa vuoi, Phelesmon?- gli
domandò.
Lui si grattò il pizzetto e, con dipinta sul volto
un’espressione vaga, rivolse lo sguardo di lato.
-Ci sarebbe una cosetta…-
Dormiva JetSilphymon, ignara che la richiesta del diavolo riguardasse
proprio lei.
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