salvo che...
Ringrazio anche solo chi legge.
DEDICATA A NONNA PAPERA ^_^
Salvo che...
Cosa
fai
con la mano? Sono il tuo capitano! Cosa fai col bacino quando il
capitano è
chino?
Peter
afferrò con entrambe le mani due foglie appoggiate sul
suo petto e le tirò, sistemandosi più in alto il
vestito. Controllò che le
ragnatele reggessero, alzando a turno le gambe oscillando leggermente
sul ramo.
Avvertì un fruscio e spostò di scatto la testa,
il tronco tremò leggermente e
si sentì forte il rumore quando il pugnale si
conficcò nella corteccia.
“Non
male per un vecchio!” si congratulò osservando
Uncino
sotto di lui.
“Lo
so quello che sei” rispose l’uomo incrociando le
braccia.
Peter si
guardò e braccia osservando la polvere dorata che brillava
sulla sua pelle chiara, si spinse in avanti e scese giù.
< Cielo
azzurro e libero in cui sfrecciare > pensò. Raggiunse
il capo del suo avversario sguainando il suo piccolo pugnale,
volteggiando
intorno al capitano pirata.
“Sono
il migliore che ci sia mai stato!” si vantò il
ragazzino.
“Sei
una tragedia” mormorò cupo l’uomo.
Sfoderò la spada
stringendo forse l’elsa nella mano. Si voltò verso
il più giovane, fissandolo
negli occhi.
Peter
scattò all’indietro e, deglutendo, si
soffermò a
guardare per la prima volta gli occhi del suo eterno rivale. Le iridi
color dei
fiordalisi erano velate dalle lacrime, una luminosa goccia rossa
scivolò lungo
la guancia scura bruciata dal sole.
“Io?
Una tragedia?” domandò il biondo.
Allungò il pugnale
fino alla guancia dell’uomo e con la lama afferrò
la goccia.
<
Assomiglia al veleno-medicina che ha bevuto
campanellino > valutò.
“Ti
ha lasciato Pan. Anche l’ultima Wendy è partita!
Perché
sarebbe dovuta rimanere? Che cosa hai da offrire?”
sussurrò suadente il pirata.
Gli appoggiò la lama alla gola e il ragazzino
sgranò gli occhi colto di
sorpresa. Sentiva il freddo del metallo strofinare contro la pelle e un
leggero
bruciore.
“Sei…
incompleto. Loro crescono e non restano con te”
ringhiò
il pirata.
Il ragazzino si
spostò all’indietro, fece una capriola in aria una
volta che il suo collo fu fuori pericolo e con un movimento, delle
gambe e dei
reni, si allontanò. Non volava più in alto e i
suoi piedi nudi strofinavano
contro l’erba con la punta delle dita.
“La
vedo già nel futuro Wendy” disse l’uomo,
tornando a
usare un tono più dolce. Si passò la mano,
coperta da un guanto di velluto, sopra
l’uncino metallico. Inspirò e sorrise, chiudendo
del tutto gli occhi.
“…
E’ nella stanza dei giochi e la finestra e chiusa”
mormorò
scandendo le parole.
“La
aprirò!” gridò Peter, strinse i pugni e
si sporse in
avanti.
Uncino
negò con il capo, accennò un sorriso e
riaprì gli
occhi.
“E’
vietato” sussurro e spostò il capo di lato
osservandolo.
“Chiamerò
il suo nome!” strillò il giovinetto. Il viso era
arrossato e digrignò i denti fino a farsi male.
“…
Lei non può sentire”stabilì
l’uomo. Risistemò la spada al
suo fianco e alzò le spalle, sollevando il capo e aumentando
il sorriso.
“No!
Wendy!! ”ululò Pan. Gli occhi azzurri si fecero
liquidi, si arrossarono e bruciarono per le lacrime. Strinse fra loro
le labbra
con forza, tirò su con il naso e trattenne le lacrime.
“…
Lei non può vedere… ha dimenticato tutto di
te!” sancì.
Si chinò, afferrò un fiore e ne gustò
il profumo.
< Un
colore così vivo andrebbe sicuramente bene vicino a
un rosso sanguigno. E un odore tale si accompagnerebbe bene a un
allegretto
suonato al piano insieme a un buon bicchiere di porto >
considerò.
“Basta!
Per favore, basta! Fermati!”mugolò il
più giovane.
Atterrò, chinò il capo e scoppiò a
piangere.
< Anche
la mia nuova amica se n’è andata.
I bambini
sperduti sono di nuovo senza mamma > pensò
rattristato.
< Non
lo reggi un altro rifiuto, vero? > pensò il
pirata, tornando ad osservarlo, lasciando cadere il fiore che teneva in
mano.
“…
E chi è questo che vedo? …
C’è un altro al tuo posto, si
chiama marito!” disse il
Capitano
indurendo il tono. Strisciò con la punta dello stivale
contro l’erba, alzò lo
sguardo osservando una fatina che si era avvicinata preoccupata al
biondo.
“Io
non credo nelle fate” disse l’adulto, sporgendo
leggermente le labbra.
La creatura
fatata s’irrigidì gelata e cadde a terra
priva di vita.
Il ragazzino
cadde in ginocchio e strinse l’erba con forza con
entrambe le mani, ringhiò e il viso divenne ancor
più accesso.
< Mi
manca l’aria > pensò sconfortato.
L’aria si fece
fredda, il mare si ghiaccio e il cielo divenuto scuro si
riempì di fulmini.
Il
pirata s’inginocchiò con una gamba davanti a lui e
con grazia gli afferrò il
mento e gli sollevò il viso.
“Morirai
solo e non amato. Proprio come me”. Gli soffio sul
volto, aveva l’alito caldo con un retrogusto di liquore che
fece storcere la
bocca al più piccolo.
“Noi non possiamo
morire”mormorò. Spostò il viso pulendo
gli occhi con la mano e singhiozzò
ancora.
“Allora
ci aspetterà l’eternità in solitudine,
salvo che…”sussurrò
il pirata.
Lo
afferrò per i capelli biondi e lo trasse a sé,
appoggiò
con forza le labbra su quelle del biondo e le premette con vigore. Lo
tenne
fermo con la mano, impedendogli di voltarsi di nuovo.
A sua volta
Peter afferrò i suoi capelli, socchiudendo gli
occhi con una luce dispettosa brillante in essi. La parrucca cadde
insieme al
copricapo dalla grande piuma bianca del moro, lasciando liberi i suoi
veri
lunghi e lisci capelli neri.
Pan divenne
totalmente rosso e si sprigionò una forza
energia tutt’intorno, chiuse gli occhi e stringendo il collo
dell’adulto ricambiò
il bacio. La sfida proseguì nella lotta delle loro lingue
che richiamava quella
delle loro lame: una era adulta ed esperta che si muoveva lenta e una
più
piccola e rapida.
|