rotn
«Tesoro,
agganciati la cintura di sicurezza, per favore» sussurrai, facendo retromarcia per uscire dal vialetto di
casa.
«Francis…
lo sai che mi dà fastidio»
borbottò in risposta, con uno sbuffo irritato.
«Se
facciamo un incidente? Lo sai che potresti farti male. Anzi, potreste farvi
male» specificai, lanciando
un’occhiata al pancione.
«Non
succederà nulla, ok? Dobbiamo andare a La Bohème, ci arriviamo in meno di
mezz’ora. Su, Francis, non essere pessimista. E poi ho chiesto al Dottor Ross e
mi ha detto che non è obbligatoria la cintura di sicurezza» spiegò, girandosi per controllare
che nel sedile posteriore non ci fossero problemi.
«Lo so, ma
ormai manca poco e non voglio che vi succeda nulla». Svoltai all’incrocio, appoggiando la mia mano sulla gamba di
quella ragazza così testarda che avevo sposato.
Quasi sei anni di matrimonio.
Potevano sembrare tanti, ma non per me. Non quando mi
trovavo di fianco una moglie che conoscevo da sempre.
«Papà, ci
sarà anche Rosalind?» con la
sua vocetta il mio bambino interruppe i miei pensieri.
Lo guardai attraverso lo specchietto retrovisore: era
impegnato a cercare di completare una faccia del cubo di Rubik.
«Certo
Isaac. Ci saranno Rosalind e anche Steve»
risposi, tornando a concentrarmi sulla strada.
Non mi sfuggì però il suo sorriso soddisfatto.
Lo vidi sistemarsi gli occhiali da vista e quel gesto mi
fece sorridere.
Nonostante Isaac assomigliasse ad Ashley, in alcuni piccoli
gesti mi rivedevo in lui.
«Chissà
come saranno diventati grandi»
mormorai, guardando nostro figlio, sul sedile posteriore.
Isaac avrebbe compiuto cinque anni due mesi dopo. Il tempo
scorreva troppo velocemente.
«Sono
curiosa di vedere Rosalind. Voglio capire se ha ancora gli occhioni di suo
padre» mormorò Ash, dando
voce ai suoi pensieri.
Era da quasi un anno che non ci ritrovavamo, a causa dei
miei impegni di lavoro e dei loro.
Ash fortunatamente riusciva a scambiarsi i turni con le
colleghe. Le infermiere dell’ospedale di Los Angeles erano tutte gentili, per
questo ne avevo sposata una.
Sogghignai tra me e me a quel pensiero e sentii gli occhi di
Ash addosso.
«Che c’è?» chiese, divertita dal mio
sorriso.
«Stavo
pensando» ribattei, cercando
di non dire a cosa.
«Precisamente?». Si appoggiò con la schiena al
finestrino, sedendosi composta dopo lo sguardo di ammonimento che le avevo
dato.
«Non li
vediamo da quasi un anno. È tanto»
mentii, sperando che non se ne accorgesse.
L’avevo imparato quattro anni prima e in alcuni casi mi
piaceva giocarci un po’. Quando Ash era incinta, non riusciva sempre a capire
quando mentivo.
«Lo so. Mi
mancano» sospirò, mentre
posteggiavo la macchina nel parcheggio del locale.
«Papà, mi
manca l’ultimo quadratino, puoi aiutarmi?». Un cubo di Rubik comparve di fianco a me, facendomi
sussultare.
Solo una faccia era quasi completa: mancava una casellina.
Cominciai a ridere, notando che l’altra faccia, quella
gialla, la stessa che lo avevo aiutato a comporre, non c’era più.
«Isaac,
guarda» spiegai, girando
lentamente le facce del cubo, fino a quando tutto il lato bianco si completò, «non è facile, non ti preoccupare
se non riesci a farlo adesso».
Non volevo che si sentisse uno stupido perché a cinque anni non riusciva a fare tutto
il cubo. Gli feci una linguaccia per farlo ridere, mentre io e Ash scendevamo
dall’auto.
«Ricordami
perché gli hai regalato quel coso a Natale» bisbigliò mia moglie, affiancandosi a me per aprire la
portiera di Isaac.
«Perché si
allena la mente con gli algoritmi»
spiegai, prendendolo in braccio mentre Ash chiudeva lo sportello.
«Perché a
cinque anni deve allenarsi con gli algoritmi? A ventisei devo ancora capire che
cosa sono» bofonchiò,
stringendo la mia mano mentre entravamo nel grande salone de Le Bohème.
«Sono
metodi per ottenere risultati»
spiegai, cominciando a sorridere quando vidi Zac.
Si alzò dal tavolo, camminando verso di noi.
«Dio come
sei diventato grande»
sogghignò il mio amico, scompigliando i capelli a Isaac.
«Ciao zio». Isaac si allungò verso Zac,
perché potesse prenderlo in braccio.
«Sei
diventato vecchio, Zac»
scherzai, prendendolo in giro.
Ash stava parlando con una ragazza, anzi, una donna, mentre
abbracciava una bimbetta dai capelli castani e con gli occhi più azzurri che
avessi mai visto.
Solo quelli del suo papà erano più azzurri dei suoi.
«Rosalind» mormorai, abbassandomi perché
potesse salutarmi.
Fece un sorriso imbarazzato, prima di nascondersi dietro
alle gambe della sua mamma.
«E tu?
Quanto sei diventato grande? Sei un piccolo ometto, Steve». Mi avvicinai a lui, cercando di
afferrargli un braccio. Quel gesto lo fece ridere.
«Francis,
per favore. Siamo in un locale»
mi ammonì Ash, facendomi ridere.
Mi guardai attorno ma sembrava che gli altri clienti non
fossero interessati a noi.
Meglio così.
«Ashley,
la tua pancia è… enorme»
constatò Mac, senza pensare di salutarmi.
«Ehi, puoi
anche degnarti di dirmi un ciao, eh»
sbottai offeso, dandole un piccolo schiaffo sulla spalla.
«Non è il
momento Francis. Prima devo sapere tutti gli sviluppi della seconda gravidanza.
Come procede?». Mac tornò a
parlare con Ashley, ignorandomi.
«Papà» chiamò Isaac, tirando leggermente
i miei jeans perché lo guardassi.
Gli sorrisi prendendolo in braccio e mi sedetti di fianco ad
Ash.
Zac e Mac, assieme a Rosalind e Steve, seguirono il nostro
esempio.
«Stai
seduta bene, Rose» la ammonì
Zac, sistemandole un ricciolo che le ricadeva sulla fronte.
Lei rispose con un sorriso sdentato che mi fece ridere.
Isaac continuava a fissarla in silenzio, rigirandosi il cubo
di Rubik tra le mani.
«Rosalind,
quanti anni hai?» chiesi,
sperando che cominciasse a parlare.
L’ultima volta che ci eravamo visti era diventata meno
timida ma solo quando Isaac aveva cominciato a disegnare assieme a lei.
«Quattro
dopodomani» mormorò, quando
Zac le accarezzò la piccola testolina riccia.
«Oh, sì! È
vero» ricordai
improvvisamente.
«E Steve?». Guardai quel piccolo bambino con
gli occhioni azzurri. Non era lo stesso azzurro della sorella, però.
Assomigliava quasi al verde della mamma; la stessa che continuava a cullarlo.
«Uno e
mezzo» rispose Zac, guardando
poi con un sorriso divertito Isaac.
«Sapete
già se sarà maschio o femmina?».
Con un cenno del capo indicò il pancione di Ash.
«No, sarà
una sorpresa. Tanto manca poco, meno di un mese» spiegai.
Isaac alzò la testolina bionda, guardando Zac.
«Sarà un
fratellino» spiegò, sicuro di
quello che diceva.
Io e Zac non riuscimmo a trattenerci e cominciammo a ridere.
Le donne, attirate dalle nostre risate, smisero di parlare e
avvicinarono le sedie a noi.
«Che cosa
stavate dicendo?» chiese Mac,
rivolgendosi finalmente a me.
«Cose che
non ti interessano, amore»
ribatté Zac.
Nonostante fossero passati anni, non riuscivano ancora a non
punzecchiarsi.
Forse era proprio questo il segreto della loro felicità.
«Come
procede su a Providence?»
chiesi a Mac, circondando le spalle di Ash con un braccio.
«Bene, adesso
insegno al secondo anno di un liceo abbastanza piccolo. Tanti si credono geni e
di informatica non sanno nulla e qualche secchione che però non riesce ad
hackerare nemmeno il sistema della scuola» spiegò, facendo ridere Ash.
«E a te?». Mi rivolsi a Zac, ansioso di
sapere come procedesse la sua carriera di assistente universitario.
Sapevo che quasi sicuramente, molto presto, la cattedra
sarebbe stata sua.
Insegnare ingegneria al MIT per un ragazzo di nemmeno
trent’anni era un evento unico, ma il professore era rimasto talmente colpito dalle sue potenzialità che
gli aveva promesso la cattedra, una volta andato in pensione.
«Moore
dovrebbe andare in pensione tra tre anni, quindi ancora per un po’ sarò
assistente. Ma mi piace»
asserì, soddisfatto del suo lavoro. «E
tu Ash? Come ti trovi in quell’ospedale?»
chiese, facendo saltellare Rosalind sulle sue ginocchia che rideva divertita
dall’improvvisata giostra.
«Bene.
Sono tutti molto gentili con noi infermiere, mi piace. Alla fine è il lavoro
che ho sempre sognato». Si
portò una mano sulla pancia, massaggiandosela lentamente.
«Grazie
per avermi chiesto come va in quel laboratorio. Siete tutti molto gentili con
me» borbottai, fintamente
offeso.
Mac cominciò a ridere, contagiando anche il piccolo Steve.
La sua risatina riuscì a metterci tutti di buonumore.
«Qualcuno
ha sentito John?» domandai
poi, curioso di sapere se tutto procedesse bene a Londra.
«No. Dopo
l’università, da quando è partito per Londra non l’ho più sentito. Ha mandato
sempre meno mail e chiamato raramente. Non so che cosa gli sia successo» spiegò Zac, abbassando lo
sguardo.
«Da quando
Hannah l’ha lasciato si è fatto sentire sempre meno» sospirò triste Mac, accarezzando la testolina di Steve.
«Han non
doveva comportarsi così. Poteva dirglielo in modo diverso che le piaceva un
altro ragazzo» continuò
Ashley, stringendo la mia mano.
«Ragazzi,
non pensiamo più a queste cose, su. Ora John è a Londra e sta facendo carriera.
Noi ci siamo ritrovati dopo quasi un anno. Dobbiamo festeggiare» proposi, prendendo il bicchiere
pieno d’acqua che avevo davanti a me.
«A noi,
che dopo tutti questi anni siamo ancora qui, con i nostri piccoli bimbi» brindò Ashley, avvicinando il suo
calice al mio.
«A noi». Le nostre voci riunite in una
sola.
Strinsi di più Isaac, dando un bacio tra i capelli ad Ash.
La sua mano tornò ad accarezzare la sua pancia arrotondata.
Mac pizzicò un fianco di Zac che le fece una linguaccia,
riparandosi dietro la piccola Rosalind.
Steve, invece, succhiava il ditone con la testolina
appoggiata alla spalla di Mac.
Tutti di nuovo lì, nello stesso locale che ci aveva ospitato
la serata del prom, la stessa sera in cui per la prima volta avevo fatto
l’amore con Ash.
In qualche modo il cerchio si era chiuso: lì avevamo
festeggiato la fine del liceo e lì eravamo ritornati per vederci di nuovo.
Perché l’amicizia con Mac e Zac, nonostante la lontananza,
non sarebbe mai finita.
Se poi si parlava del mio amore per Ash… be’, quello neanche
avrebbe mai avuto fine.
Oooook!
Fine!
:’)
Ammetto
che ho pianto molto di più nello scrivere lo scorso capitolo, forse perché qui
i miei nerdini sono cresciuti e si sono addirittura prolificati. Insomma, sono
cambiate un bel po’ di cose, ecco.
Dunque
dunque dunque, come avevo anticipato già da qualche settimana le coppie non
sarebbero rimaste sempre assieme. E… John e Han… be’, l’avevo fatto capire
anche al Prom. C’era qualcosa, non so bene cosa, ma non stava funzionando come
doveva. Così lei ha pensato di chiamare John e dirgli che ha trovato un nuovo
amore. John ci è rimasto male ed è scappato a Londra, facendo comunque
carriera.
Per
le altre due coppie mi sembra spiegato.
I
pargoli… ho trovato Rosalind e Steve, ma il piccolo Isaac non ha ancora un
volto.
Ah
sì, i nomi dei bimbi: Rosalind è Rosalind Franklin, la donna che assieme a
Watson e Crick ha scoperto il DNA (senza Nobel, perché è morta prima e il Nobel
a differenza degli Oscar non può essere postumo). Steve, be’, lui è facile
Steve Jobs. Mac doveva chiamare suo figlio come Jobs…
Isaac,
devo spiegarlo? Newton, ovviamente. Francis e Ash si sono conosciuti alle
lezioni di fisica, dovevo mettere un riferimento.
Bon,
passiamo ai ringraziamenti:
volevo
ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito, perché siete stati tanti
tanti tanti e mi avete sempre messo un sorriso in viso…
un
ringraziamento a chi ha aggiunto la storia ai preferiti/seguiti/da ricordare
(siete sopra il 200 e per me è proprio tanto).
Un
ringraziamento anche a chi ha solamente letto, chi per sbaglio e chi ha seguito
ogni capitolo.
Questa
storia è nata come intramezzo tra due storie ‘pesanti’. Mi serviva qualcosa di
leggero e spensierato, e i nerd erano l’argomento perfetto.
Mi
dispiace se ci sono state pause tra un capitolo e l’altro, se vi ho fatto
aspettare troppo o se in qualche capitolo non c’è stato quello che vi
aspettavate.
Posso
garantirvi che in qualche modo Francis e tutti i nerd sono fieri di quello che
hanno fatto.
Per
chi vuole, ricordo ‘From Sue Storm
to Diana Prince’, lo spin-off Zac e Mac, quasi finito. Sono 5 capitoletti,
insomma.
Un
grazie enorme a Malia85
che mi ha betato tutta la storia, OS compresa! Senza quella santa donna non so
che capitoli sfornerei! :)
Da
questa settimana comincerò una nuova storia, sempre romantica, ma con tematiche
diverse. Ale ha pensato di fare il teaser trailer della trama che avevo
pubblicato nel gruppo. Lo trovate qui: You Saved Me.
Se
qualcuno vorrà leggere anche quella storia, be’, sarete le benvenute!
Come
sempre, QUESTO è il mio
profilo Fb e QUESTO
il gruppo spoiler (per la storia nuova e per Zac e Mac).
Grazie
ancora di tutto da parte mia, di Francis, Ash, Zac e Mac. E ricordate, sognate,
perché è meraviglioso.
Rob.
|