Contrabbando per affetto
Quando Spagna
varcò la soglia del soggiorno, Olanda era già
all’interno, in piedi con le spalle rivolte a lui.
Antonio rimase a guardarlo, attonito e perplesso, per qualche momento.
«Oh, hai fatto
presto» constatò, chiudendosi piano la porta alle spalle,
controllando che nel corridoio non ci fosse nessuno.
L’olandese si voltò verso il castano, osservandolo imperturbabile dall’alto della sua notevole statura.
«Li hai... portati,
vero?» chiese Fernandez avvicinandosi pian piano all’altro,
guardandosi intorno furtivo, quasi avesse timore che le pareti stesse
potessero udire quella conversazione ed andare a riferirne i contenuti
a terzi.
«Ovviamente,
altrimenti non sarei qui» fu la replica tutt’altro che
sussurrata di Olanda, il quale per parte sua non temeva minimamente
d’essere scoperto.
Quella casa - nella quale
aveva trascorso tanto tempo assieme a sua sorella Belgio - era enorme e
c’erano probabilità veramente scarse che qualcuno degli
abitanti passasse davanti alla stanza proprio mentre stavano parlando.
Spagna tirò un basso
sospiro di sollievo: se li aveva con sé, la cosa si sarebbe
potuta concludere facilmente ed in modo rapido. In un certo senso,
anche lui sperava di risolvere il tutto velocemente: non si sentiva
affatto tranquillo sapendo di stare facendo qualcosa di illegale.
«A-allora?» domandò, fissando Olanda in trepida attesa.
Quest’ultimo riusciva
a sentire a pelle la paura che strisciava in corpo allo spagnolo, ma
evitò accuratamente di parlarne. Dopotutto, lui era lì
per affari, mica per fargli la predica.
Si allontanò di
qualche passo, andando a recuperare da dietro il divano una grossa
cassa di legno chiaro che sembrava averne passate veramente di tutti i
colori. Quando la sollevò dal suolo come se niente fosse,
Antonio per un attimo temette che si spezzasse tra le braccia del suo
interlocutore; invece, non accadde niente.
Olanda tornò sui
suoi passi e depose tra le braccia di Spagna la cassa, lasciando la
presa su di essa senza il minimo preavviso.
L’improvviso carico
pesante sulle proprie braccia costrinse Carriedo a far leva sulle gambe
e sulla schiena per sorreggere il prezioso fardello. Non osò
posarlo a terra: già faceva fatica a sostenerlo, figurarsi se
riusciva a sollevarlo una seconda volta dal pavimento.
Fernandez guardò la
cassa: erano tempi di guerra e i suoi contadini si rifiutavano di
lavorare i campi per protesta contro le imposizioni fiscali
straordinarie che aveva dovuto istituire per sovvenzionare la battaglia
che lui e Austria stavano conducendo contro buona parte d’Europa
- Olanda incluso. Tuttavia, l’olandese - benché gli fosse
nemico - era un mercante con un gran senso degli affari. Pur di
guadagnare avrebbe strinto patti con chiunque senza guardare in faccia
nessuno: i tempi, a ben vedere, erano duri per tutti.
Per questo lo spagnolo si era rivolto a lui per farsi portare dei generi alimentari specifici
dall’America senza dover obbligatoriamente sostenere le spese dei
dazi doganali - che nel caso specifico del continente d’oltremare
avevano raggiunto livelli esorbitanti che lui non poteva permettersi di
pagare a causa della povertà portata nella sua nazione dalla
guerra.
«Bene...» borbottò Antonio, affaticato «Per quanto riguarda il pag...».
«Ho fame...!».
Spagna sobbalzò
nell’udire una vocina maschile familiare alle proprie spalle.
Olanda lo guardò senza muovere un dito mentre rischiava di far
cadere la merce per la sorpresa.
«Romano...
perché non vai di là? Arrivo subito» disse
Carriedo, girando per metà la testa verso il bambino che gli era
comparso all’improvviso alle spalle.
Si chiese come avesse fatto
il piccolo italiano ad entrare senza farsi notare: di solito era
abbastanza chiassoso anche mentre camminava in giro per casa.
Il pargolo assunse
un’espressione più severa mentre allungava una mano per
stringerla attorno al tessuto dei pantaloni di Spagna.
«Ma io ho fame adesso, bastardo!» si lamentò con più insistenza, cominciando a strattonarlo.
I pasti negli ultimi tempi
erano più frugali e gli ingredienti diversi da quelli cui era
abituato, fatto che lo portava a mangiare meno e lamentarsi di
più per la fame.
«Aspetta,
Romano...!» tentò di farlo ragionare il più grande,
cercando allo stesso tempo di non sbilanciarsi troppo, altrimenti la
cassa sarebbe caduta e allora avrebbe potuto dire addio al contenuto -
buttando via tutta la fatica che aveva fatto per mettersi in contatto
con Olanda e i sacrifici che aveva fatto per mettere da parte
abbastanza soldi per pagare.
In quel momento, l’olandese si avvicinò ai due e Lovino, nel vederlo, sbiancò per la paura.
«C-c-che cosa v-vuoi?
V-v-vattene, bastardo!» balbettò terrorizzato, facendosi
scudo con Spagna senza pensarci due volte: quell’uomo era
veramente enorme e faceva paura.
«Sparisci,
ragazzino» intimò con voce ferma e dura Olanda,
l’espressione che lasciava ben poco adito a indugi. Sembrava
perfettamente in grado di cacciarlo personalmente: voleva concludere
l’affare in fretta e non voleva che banalità come i
bisogni di un moccioso viziato lo intralciassero.
Il messaggio arrivò
chiaro e tondo al piccolo Vargas, a giudicare dai passi tremuli che
mosse nell’arretrare lentamente verso la porta, prima di darsela
definitivamente a gambe scoppiando in lacrime.
Antonio storse la bocca in
un’espressione ferita e colma di disappunto nel vedere con che
espressione terrorizzata era corso via il bambino. Il suo istinto quasi
paterno nei suoi confronti gli imponeva di andare a cercarlo per
consolarlo e cercare di calmarlo.
«I soldi?» tagliò corto Olanda, interrompendo i suoi pensieri.
Spagna si volse dandogli le spalle: prima finiva con lui, prima sarebbe potuto andare in cerca di Romano.
«Sono nella
busta» rispose, accennando col capo alla busta da lettere bianca
che gli spuntava da una delle tasche posteriori dei pantaloni.
L’olandese l’afferrò senza esitazione, controllando di non essere stato truffato.
«È... stato un
piacere fare affari con te» si congedò Olanda, uscendo per
primo dalla stanza, lasciando Spagna da solo all’interno.
Quest’ultimo
sospirò, grato che l’incontro fosse finito: anche a lui
quel giovane incuteva un discreto timore.
«Adesso, andiamo a
posare questa in cucina... e poi cerchiamo Romano...» si disse a
mezza voce, deciso, arrancando faticosamente fuori, dirigendosi verso
la cucina.
«Chissà che faccia farà quando gli preparerò la pizza!» rifletté Spagna «È da tanto che non la mangia, data la scarsità dei raccolti dell’ultimo periodo...».
Solo l’immaginarsi la
felicità del bambino rese Antonio felice di aver chiesto a
Olanda di portargli una cassa di pomodori dall’America, anche se
si era trattato di commercio di merci contrabbandate.
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