It's my life

di Metamorfosi
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Angolo Autrice

Salve cari lettori! questa è la prima volta che pubblico una mia fanfiction e, devo ammetterlo, sono dannatamente nervosa >__<
per chi avesse glià letto la fanfic in precedenza, tranquilli, non siete impazziti: ho cambiato il nome del ragazzo da Phil a Chris
per...Diciamo... Motivi personali ^^" tutto il resto è rimasto invariato. Spero gradirete e, VI PREGO ç____ç COMMENTATEEEEEE


~ ♠ ~
 

Percepii una strana sensazione. Sentivo calore e una comodità che non avevo mai provato prima. Profumo dolce, di pulito.
Sono forse in paradiso? No, aspetta, conoscendomi potrei essere solo all’inferno… O magari mi è andata peggio e sono
ancora viva
pensai sarcasticamente, esitando ad aprire gli occhi per paura di scoprire la dura realtà. Poi vinsi la mia “fobia”
e piano piano li aprii: rimasi inizialmente abbagliata, poi disorientata, poi confusa e in fine sconcertata. Mi trovavo in un letto,
sotto un piumone e morbidissime lenzuola. Guardandomi intorno più attentamente mi resi conto di essere in una camera da letto;
anzi, nella stanza… di un ragazzo.
Cercai di non farmi prendere dal panico e di mettermi a sedere. Cosa era successo?? Non riuscivo a ricordare nulla! Poi una fitta
al fianco destro mi riportò alla realtà, e lentamente iniziarono a riaffiorare i ricordi: il combattimento, la fuga, la caduta e…
OMMIODDIO DOV’ È CY?!
Questa volta il panico prese il sopravvento: una scarica di adrenalina mi fece saltare giù dal letto, uscire dalla camera, correre lungo
un corridoio abbastanza lungo e fiondare giù dalle scale verso quella che pensavo fosse la cucina, guidata dall’odore di Cy e
di qualcosa di fritto. Quando mi trovai sulla soglia vidi Cy seduto su uno sgabello di fronte ad un bancone che rideva e scherzava
con un tizio in grembiule intento a girare del bacon in una padella.
Cy si voltò e nel vedermi saltò giù dallo sgabello e mi corse incontro con il suo amabile sorriso e, saltandomi al collo, esclamò
–Jack!! Finalmente ti sei svegliata!!! Stai bene??-
Cercai di uscire dalla modalità “MAMMA ORSA” e lo strinsi forte a me. –Cy!! Sono così felice di vedere che stai bene!!-  e mi trattenni
da un patetico quasi-pianto, rendendomi nuovamente conto di dove mi trovavo. Intanto il tizio si era tolto il grembiule e aveva impiattato
il bacon e delle uova; poi si avvicinò a noi e Cy disse:- Uh giusto! Jack, questo è Chris: ci ha aiutati quando ti sei schiantata nel campo-
- Piacere… Chris - dissi un po’ esitante, - I-io sono Jack… Grazie per averci aiutato…-
- Non c’è di che – rispose lui sorridendo, evidentemente imbarazzato.
- Per fortuna ti sei ripresa; hai dormito per tre giorni! Visto com’eri conciata pensavo di doverti portare all’ospedale, ma il tuo fratellino
mi ha implorato di farlo e mi ha detto che te la saresti cavata da sola come al solito –.
Lanciai un’occhiata a Cy per dirgli Ben fatto!, ma subito dopo mi chiesi allarmata cos’altro potesse avergli raccontato. Poi abbassando
lo sguardo mi accorsi di non indossare i miei vestiti: avevo una camicia spessa a quadri rossa e un paio di pantaloni da pigiama.
- Ah già – disse Chris – Quelli te li ho messi io dopo che ti ho medicato le ferite… Quelli che indossavi erano strappati e sporchi di sangue–
Mi aveva… Medicato?
“Perciò ha sicuramente visto le fessure delle ali! E se avesse visto anche quelle di Cy? E se avesse visto anche il…” Fui assalita da
una sensazione terribile: dovevamo andarcene immediatamente.
Lancia un’altra occhiata a Cy che conosceva benissimo il segnale, ma… Non si mosse. Allora insistetti, e dissi – Ti ringraziamo davvero
dell’aiuto che ci hai dato, ma adesso dobbiamo davvero andarcene – e mi diressi verso l’altra porta della cucina, che probabilmente portava
ad un giardino sul retro. – Fermati!- dissero Cy e il ragazzo – Sei ancora troppo debole! Dove pensi di andare in quelle condizioni?! Fuori
ci sono -13 °C!-. Chris mi seguì, ma io imperterrita proseguii verso l’esterno: non avevo alcuna intenzione di dipendere ancora da qualcuno;
non lo facevo da anni, e di sicuro non avrei iniziato a farlo adesso!
Ma la mia corsa verso la libertà fu interrotta da un’altra improvvisa, dolorosissima fitta al fianco destro che mi fece cadere in ginocchio e
piegare su me stessa, togliendomi il respiro; “Cazzo! Quegli schifosi questa volta ci sono andati giù pesante!” pensai. – Jack!!- sentii, mentre
Chris mi aiutava a rialzarmi; stavo per spingerlo via, quando qualcosa mi bloccò: il tocco delle sue mani.
Mi rimise in piedi, e subito mi fece sedere a tavola. Mentre riprendevo fiato Cy si sedette accanto a me cercando di farmi calmare e
Chris posava i piatti sul tavolo. 
- Punto primo, sei ancora troppo debole per poter uscire di qui. Punto secondo, hai bisogno di mangiare qualcosa dopo tre giorni di digiuno,
o le tue ferite non si rimargineranno così velocemente come al solito -.
Fulminai Cy con la coda dell’occhio, che abbassò la testa per chiedere perdono.
- Su, mangia pure e non fare complimenti – aggiunse vedendomi esitare. Ma resistetti ai morsi della fame che ora più che mai si fecero sentire
nel vedere un piatto ricolmo di uova strapazzate e pancetta. Ancora non mi fidavo, e lui se n’era accorto.
Chris sbuffò e, in tono piuttosto irritato, esclamò: - Non pensi che se avessi voluto farti del male lo avrei fatto mentre eri inerme nel mio letto
invece di avvelenare il tuo cibo?-
A quelle parole non so quale meccanismo scattò nella mia testa, ma sicuramente qualcosa di difettoso perché arrossii violentemente
ed inforcai la forchetta iniziando a mangiare con foga.
Il ragazzo si sedette soddisfatto di fronte a noi e iniziò a mangiare, e Cy accanto a me fece lo stesso.
Dopo aver svuotato il piatto e averlo lucidato minuziosamente mi appoggiai allo schienale della sedia sospirando. – Ci voleva proprio –
dissi, trattenendo per un pelo quello che si sarebbe dimostrato un vero rutto da competizione.
- Certo che mangiate da far paura – disse Chris indicando il piatto immacolato. – Li c’erano le porzioni per tre persone – ; intanto finì di
mangiare anche Cy. - Già – risposi, con un rutto della peste in sottofondo, al che gli lanciai un’occhiataccia. Nel farlo mi sentii
terribilmente ipocrita, perché io per prima non ero mai stata particolarmente fedele al Galateo.
Finì di mangiare anche lui, poi si alzò e sparecchiò la tavola.
- Bene, è ora di ricontrollare le ferite. Andiamo in camera mia-
Mi irrigidii improvvisamente, poi a malincuore lo seguii, pensando alle parole di prima.




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