Non so cosa ci faccio ancora alzata a
quest’ora quando domattina ho un esame di Genetica.
Va beh, ho questa storia pronta e ve la
volevo mostrare.
Può ricollegarsi alla mia long “Assassin’s Creed – Inheritance” in quanto il personaggio di Giovanni appare
anche lì, ma può anche essere vista come una storia totalmente a sé.
MA se state leggendo la long e NON volete
spoiler sul personaggio – se non avete già notizie storiche su di lui, dato che
è realmente esistito – fermatevi qui, perché ci sono delle informazioni che
nella long ancora non sono state rivelate.
Detto questo... fatemi gli auguri per l’esame
e aspettate il sequel tra qualche giorno!
(Questo capitolo si è classificato secondo all'Assassin's
Creed contest indetto da Silvar
tales)
Parte 1
Guarda Avanti
12 Marzo 1513, Roma, nei
pressi dell’Aqua Marcia
Una figura esile, di
ragazzo, coperta di abiti bianchi, arrancava sulle antiche pietre
dell’Acquedotto Marcio.
Si tirò su un’ultima
volta, appoggiando finalmente i piedi su una superficie orizzontale.
Le arrampicate non
sarebbero mai state il suo forte. Se
la cavava molto meglio quando c’era un colosso davanti a lui, possibilmente
qualcuno da picchiare a sangue.
Si sedette sull’orlo
dell’enorme costruzione e guardò all’orizzonte, verso nord.
Sapeva che molti
Assassini erano nati con un dono, quello di riuscire a guardare oltre ciò che
vedevano.
Lui non era uno di loro.
Sua madre era stata una
nobildonna molto conosciuta, e quanto a suo padre, un ambasciatore fiorentino
del quale gli era rimasto soltanto il nome, era stato un uomo come tanti. Non
l’aveva nemmeno conosciuto abbastanza da poterlo chiamare “babbo”.
Avrebbe potuto vivere da
nobile.
Ma non era la vita che
voleva.
“Mamma, mi racconti una storia?”
Aveva avuto cinque anni,
quando sua madre era tornata da Roma, con i capelli striati di bianco e il
cuore pesante.
“Un’altra storia dell’eroe con il cappuccio!”
Non era più stata la stessa,
anche se era sempre stata brava a nascondere le cose.
“E dai mamma, per favore!”
Ogni sera c’era stata una
storia.
L’Assassino che trovava
la lama di suo padre e uccideva l’uomo che l’aveva mandato al patibolo.
L’Assassino che salvava
Lorenzo il Magnifico.
L’Assassino che spazzava
via i nobili corrotti da Venezia, che salvava i suoi fratelli maggiori dagli
Orsi, che sollevava il popolo fiorentino contro Savonarola.
L’Assassino che fermava
il Papa corrotto.
“Giovanni, e se ti raccontassi un’altra storia stasera? Che ne dici...
il corvo e la volpe?”
“L’Assassino! L’Assassino! L’As-sas-si-no!”
Erano passati dieci anni.
Eppure, anche a cinque
anni, Giovanni aveva capito che quell’Assassino era una persona speciale.
“... e fuggimmo da Castel Sant’Angelo al
galoppo”
“Mamma, ma è l’Assassino il mio babbo?”
“Giovanni, tuo padre è in cielo. Non voglio farti illusioni, non
tornerà”
Non sarebbero passati
altri sei anni, e anche sua madre sarebbe “andata in cielo”.
Giovanni era stato
affidato ad un lontano zio e a dei precettori, ma la vita che gli si parava
davanti non era stata quella che voleva.
Aveva cercato di scappare
di casa. Prima da sua sorella Bianca, poi a Roma. E puntualmente era stato
acciuffato dalle guardie, riportato a casa e aveva assaggiato il frustino.
Una delle volte era stato
fermato alla porta meridionale di Firenze da un uomo con i capelli scuri e una
spalla storta.
“Cosa stai cercando di fare, ragazzo?”
“Sono affari vostri?”
“So chi sei. So dove sei diretto. Chi stai cercando”
Era stato così che
Giovanni aveva conosciuto il suo maestro, Niccolò Machiavelli.
Una nuova pagina della
sua vita era iniziata. Era tornato a casa, ma filava via ogni volta che poteva,
imparando ad arrampicarsi sui tetti e tirare di spada.
Per un certo periodo, la
sua vita aveva avuto di nuovo uno scopo. Stava imparando qualcosa di utile.
Avrebbe cambiato il mondo, come aveva fatto sua madre. Come aveva fatto l’eroe
delle storie che sentiva da piccolo.
“Maestro, voi conoscevate Ezio Auditore?”
“Se lo conoscevo, Giovanni?”
Un raro sorriso.
“Ci sarebbero fin troppi aneddoti che potrei raccontarti su di lui,
ragazzo. Te ne ha parlato tua madre, vero?”
Machiavelli sapeva.
Sapeva della sua vana
speranza, di quello che l’aveva scatenata.
Sapeva che lui si sentiva
solo.
“Sapete dov’è adesso?”
Aveva scosso la testa e
risposto di no.
I due, tre anni che aveva
passato con Machiavelli erano stati i migliori della sua vita. Non sarebbe mai
stato né sua madre, né Ezio, ma era quasi come uno di famiglia.
Poi Machiavelli era stato
arrestato, e Giovanni si era fatto bandire dalla città come un qualsiasi
delinquente nel tentativo di liberarsi delle guardie che lo stavano portando
via.
Era riuscito ad uccidere
soltanto uno di quei soldati, il più giovane, appena più anziano di lui. Prima
che fosse riuscito a tirare fuori il pugnale dal cadavere, un’altra guardia lo
aveva tramortito da dietro.
Era successo tutto
soltanto un mese prima.
Il suo tutore l’aveva
portato a Roma, e lì era stato accolto subito dalla Confraternita.
Aveva conosciuto altri
Assassini, tra i quali un suo coetaneo e omonimo che gli aveva fatto fare un
giro notturno della città, e Claudia, la sorella di Ezio, nonché l’unica ad
avere sue notizie.
“Dovrebbe tornare a giorni. Adesso è a Venezia”
Nei giorni precedenti,
Giovanni aveva passato delle ore a cercare di essere il primo a vedere Ezio
tornare.
Aveva passato quasi tutte
le ore della giornata a guardare la strada dall’acquedotto, ma aveva visto
andare e venire gruppi di persone, nessun uomo solo.
Aveva visto truppe di
mercenari, gruppi di ragazzi, persino un uomo piuttosto avanti con gli anni che
viaggiava con una donna dai capelli rossi che non poteva che essere sua moglie, più
giovane di lui e visibilmente incinta.
Piccolo o piccola che sei, sei fortunato ad avere ancora i tuoi
genitori, aveva pensato rivolgendosi al bambino che sarebbe dovuto nascere,
spero che il tuo babbo possa vivere
abbastanza per vederti crescere... e magari anche darti un altro fratellino.
Spero che tu possa avere quello che non ho avuto io.
Non aveva parlato più con
Claudia dal giorno dopo che aveva visto quella famiglia, ma gli era parsa
talmente infuriata che aveva preferito non infuriarla ulteriormente.
Probabilmente Ezio stava
facendo decisamente troppo ritardo.
“Ehi, Medici!”
L’altro Giovanni della
Confraternita, quindici anni anche lui, e anche lui con una storia di fughe da
casa e decisamente troppi fratellastri, si era appena fermato sotto
l’acquedotto, e appariva raggiante.
“Nuove, Borgia?”
Poteva anche apparire
strano, che il figlio di Lucrezia Borgia e il figlio di Caterina Sforza non
solo avessero lo stesso nome, ma fossero diventati amici. Ma in quel mese,
complice l’età, l’omonimia e un passato decisamente simile, lo erano diventati.
Soltanto, il maestro di Borgia, Francesco Vecellio,
era un’autentica rottura di scatole.
“Per te, sì. È stato
eletto un nuovo Papa. Uno della tua famiglia”
“E allora?”
“Non ci arrivi, tonto?”
“Non sono di quella parte
dei Medici, Borgia” concluse Giovanni scendendo dalle antiche arcate “Cosa
potrebbe importare a me se il mio secondo o terzo cugino o chissà che salisse
al potere massimo?”
“Non parlavo del Papa,
infatti” rispose Borgia con un sogghigno malandrino che ricordava i parenti
Templari rinnegati da fanciullo “Ma a Firenze hanno ordinato l’amnistia.
Machiavelli è uscito di prigione”
“Sul serio?”
A quel punto, Giovanni
pensò di tornare da lui. Poi si ricordò che lui
era ancora al bando: nessun messaggio lo aveva revocato, o si sarebbe trovato
davanti un corriere, e non il suo amico.
“Ah, giusto, non ci puoi
tornare” Borgia indovinò i suoi pensieri “Beh, andiamo, forse se ti impegni
abbastanza per il tuo cugino di secondo o terzo o chissà quale grado, magari ti
farà ritirare il bando”
“Sai una cosa, amico?
Credo che sarà proprio quello che farò” disse Giovanni prendendo la strada che
riportava in città.
Rivide la piccola
famiglia che aveva visto qualche giorno prima: l’uomo anziano, la moglie con i
capelli rossi, e il bambino che ancora doveva nascere. Stavolta erano diretti a
nord.
Borgia doveva conoscerli,
perché fece loro un sorriso fino alle orecchie e agitò la mano in segno di
saluto.
“Buon viaggio, Mentore! Buon ritorno a casa!”
Giovanni rimase fermo, ma
non si voltò.
Si sentiva uno stupido.
Ezio Auditore gli era
passato davanti, e non una, ma due volte.
E lui non l’aveva
riconosciuto.
Non solo: Ezio Auditore
aveva guardato avanti. C’era un’altra
donna nella sua vita, un altro bambino.
Giovanni sarebbe sempre rimasto
una delle tante persone del mondo per lui.
Non poteva più illudersi
di poter trovare un altro padre: quella porta si era chiusa, e per sempre.
Probabilmente era anche
destino che lui non avesse potuto riconoscerlo.
Giovanni de’Medici non si
voltò.
Se Ezio Auditore aveva
guardato avanti, allora era tempo che lo facesse anche lui.
Avrebbe ripreso il nome
che aveva perso.
Avrebbe ritrovato il suo
maestro, il suo vero maestro.
Avrebbe continuato per la
sua strada.
Per sé, non per ottenere
l’amore di un padre che non era il suo.
Giovanni de’Medici riprese a camminare.
E alla fin fine... ecco come è
stata giudicata la prima parte della storia!
Correttezza
grammaticale: 10/10
Stile: 9/10
Originalità: 9/10
Trattazione dei personaggi: 9/10
Uso del prompt: 3/5
Gradimento personale: 5/5
Tot. 45/50
Mi
sento di poter dire che in pochi paragrafi hai racchiuso un piccolo capolavoro.
Sarò banale, ma ci tengo a dire che la tua è veramente una bella storia. So già
che non scriverò molto - e me ne scuso in anticipo - perché il tuo è uno di
quei racconti che si leggono di un fiato, si assimilano brutalmente e si
guardano con ammirazione dopo un finale spiazzante, senza sapere cos'altro
aggiungere.
La cosa straordinaria di questo racconto, è come tu riesca a parlare così bene
e così elegantemente dei personaggi attraverso gli occhi di altri personaggi;
non solo, attraverso gli occhi di un personaggio sconosciuto al lettore. E così
ci parli della malinconia di Caterina Sforza, del suo amore e della sua
nostalgia per Ezio Auditore che si trasmette teneramente al figlio attraverso
le storie che lei racconta. Così l'assassino diventa un modello, un mito, una
fonte di ammirazione per Giovanni. Sembra quasi che la sua insistenza nel voler
sentire altre storie dell'eroe con il cappuccio provochi ulteriore
sofferenza alla madre; infine, così come Ezio ha abbandonato Caterina, nemmeno
Giovanni può sperare di avere le sue attenzioni, ma non se ne cura più, perché
ha imparato a vivere da solo slegato dalla continua ricerca di un padre che non
può avere.
La psicologia dei due, anzi tre personaggi è tutt'altro che scontata e
trascurata. Solo Giovanni Borgia non è molto approfondito, anche se resta
comunque un personaggio interessante ed originale perché è un assassino -
sperando di non aver capito male - nonostante la famiglia cui appartiene. Devo
dire che mi ha fatto un po' impressione vedere un ragazzo che porta il nome dei
Borgia salutare con gioia e rispetto il Mentore degli assassini. E Giovanni de'
Medici, cresciuto nel mito del grande Ezio Auditore, non lo riconosce nemmeno.
E soprattutto si rende conto di dover abbandonare quel sostegno, quel sogno, e
di dover inseguire il suo modello, la sua vita.
Giovanni ha quasi quindici anni, e non si volterà indietro.
È anche la storia di un ragazzino abbandonato, non solo da Ezio, ma in primis
dal padre. Per questo ha avuto bisogno di crearsi un mito, un punto di
riferimento. Quando, alla fine, Giovanni decide di non voltarsi indietro, anche
se finalmente può incontrare colui che per anni ha alimentato i suoi sogni, ci
si rende conto di quanto il suo percorso di formazione sia compiuto. Lo trovo
molto toccante come personaggio, e dal punto di vista della caratterizzazione,
hai fatto un lavoro più che distinto.
Tutta la storia nel suo complesso è molto interessante e originale, anche se
l'ambientazione non è molto significativa, è abbastanza fine a se stessa perciò
non ti ho dato di più nell'uso del prompt. Lo stile è
scorrevole, non ci sono ripetizioni, non s'inceppa, le frasi sono corte e
chiare. Ti segnalo solo una cosa:
• Aveva avuto cinque anni → se rileggi questa frase nel
suo contesto, è meglio scrivere Aveva cinque anni.
Tornando alla storia, mi è piaciuta la tua scelta di far comparire, per
quell'attimo fugace, Ezio e la sua famiglia, e che Giovanni non si accorga di
aver appena visto l'eroe delle sue storie che anelava tanto incontrare. Devo
dire che per un momento il Mentore mi è sembrato assolutamente crudele, per
aver involontariamente giocato con il cuore di Caterina Sforza e con le
aspettative di Giovanni. Appare crudele, appunto perché ogni cosa è
raccontata dal punto di vista del ragazzo.
Inoltre, ci tengo a precisare anche l'accuratezza del contesto che hai creato
attorno alla vicenda e attorno ai personaggi. È interessante assistere al
dialogo tra Giovanni de' Medici e Giovanni Borgia. La storia di Giovanni de'
Medici è interessante. Soprattutto è perfettamente inserita nel mondo
di Assassin's Creed, e
inoltre mi complimento con te per il lavoro di documentazione supplementare a
quello già presente nella storia.
So che probabilmente questa sarà la decima volta che lo dico, ma ho amato la
particolarità della caratterizzazione di Giovanni de' Medici. La sua quasi
disperata ricerca di un padre, la sua flebile speranza di trovarlo in Ezio
Auditore, è toccante. Finché ci si lascia andare ad un sorriso quando Giovanni
trova la sua strada, quando riesce a crescere, abbandonando i bisogni di
affetto e di punti di riferimento. La sua voglia di appartenere ad un'altra
famiglia, la sua invidia celata per le persone che Ezio ama, per non essere tra
quelle persone, perché sua madre non era tra quelle persone, è toccante. È come
vedere un'altra famiglia, quella che avrebbe potuto essere un'altra famiglia,
quella che Giovanni, anche a causa della sofferta assenza di suo padre,
sognava.
Non finirei mai di ripeterti quanto ho trovato meravigliosa questa one-shot. Hai creato un bellissimo personaggio, e
soprattutto con una bellissima psicologia, con un interessante corredo di
passato, perfettamente inserito nel mondo di Assassin's
Creed.
Mi hai talmente incuriosito che credo che leggerò le altre storie che hai
scritto su Giovanni de' Medici. Mi dispiacerebbe concludere con questa breve one-shot la storia di questo personaggio appena avviato.
Non saprei che altro dire, complimenti, davvero complimenti.
Hai scritto un qualche cosa di speciale, e di nuovo soprattutto.