Capitoli revisionati
" How the hell did we wind up
like this
Why weren't we able
To see the signs that we missed
And try to turn the tables "
[...]
" Someday , somehow
gonna make it allright but not
right now
I know you're wondering when
You're the only one who knows
that "
( Someday - Nickelback )
Faceva freddo, ed era
buio, troppo buio.
La schiena gli doleva,
e il poco
fiato che aveva non riusciva ad uscire dalla bocca accartocciata in una
smorfia di dolore che gli irrigidiva il viso.
Era steso su qualcosa
di duro,
viscido e ruvido al tatto, una strada forse, non più il
manto
sabbioso della sua isola o il viottolo pietroso che portava al
villaggio.
Era una strada di pietra intarsiata da ghirigori che si
ritrovò a seguire con le punta delle dita tenendo
gli
occhi chiusi.
Non che non volesse
schiudere le
palpebre, ma era stanco, affaticato, dolorante in più punti,
come se un gruppo di uomini lo avesse arpionato per ogni suo arto
tirando nella propria direzione per vedere quanto a lungo avrebbe
resistito prima di spezzarsi.
E c’era una
voce, quella voce
che continuava ad urlare il suo nome mentre tutto diventava nero
e quegli occhi azzurri continuavano a cercare sul suo viso
una
risposta che neanche lui si sarebbe saputo dare.
- Dove stai andando
Pluto? Hai sentito qualcosa?
Una voce di donna,
gentile e venata
di curiosità rimbalzò da parte a parte,
quasi fosse
rinchiuso in antro piccolo e limitato, il vicolo stretto e umido nel
quale la voce di donna tornò a spezzare il silenzio dei suoi
pensieri.
- Allora?
Hai forse …oh!
Quell’esclamazione
di
sorpresa fu seguita dal fiato caldo e dalla linguetta umida che aveva
cominciato a scorrere sul suo volto impolverato prima che un profumo di fiori gli
stuzzicasse il naso.
Un odore dolciastro e delicato che lo convinse a schiudere debolmente
le palpebre per seguirne la fonte, e quando le ciglia grigie vibrarono
sui suoi occhi stanchi Riku non vide il cielo nero trapuntato
di
stelle, rinchiuso fra le due mura di mattoni, ma un viso
ovale e
pallido che fendeva il paesaggio e la sua vista sfocata.
Perchè
c'era una
ragazza china su di lui, seduta sui talloni,
intenta ad
osservarlo con la guancia poggiata su un pugno, gli occhi
verdi
vibranti di curiosità.
- Stai bene? Hai
bisogno di aiuto?
Aveva delle belle
labbra si ritrovò a pensare.
Labbra bianche e sottili piegate innaturalmente verso
l’alto, quasi faticasse a non sorridere
continuamente, ed
aveva una voce calda e morbida come quella di sua
madre,
una voce che non poteva fare male.
Una voce che forse non avrebbe vibrato dall'orrore come quella di Sora.
- Allora?
Non ti ho mai visto da queste parti. Da dove vieni? Ti sei perso?
Parlava troppo, ma
aveva una voce allegra, e Riku era troppo stanco per sentirsi
infastidito o quantomeno irritato.
Voleva solo chiudere gli occhi e smetterla di sentire e di pensare a
quello che aveva fatto.
A quello che aveva fatto a tutti loro.
- Capisco
– mormorò la donna, picchiettando un dito sul
mento con aria comprensiva e decisa.
Riku dubitava che
quella ragazza
avesse davvero capito il perché della sua presenza
in un
vicolo, di notte, ma quando un palmo caldo si accostò alla
sua
fronte non potè che rabbrividire nel percepire le
parole
confuse dell’allegra sconosciuta, una sorta di
litania.
Era fastidioso quel
bisbiglio, ma
faceva un po’ meno freddo, e il buio cominciava a schiarirsi,
ma soprattutto Riku non lo sentiva più urlare.
Ed era quello che più importava, che l’espressione
tradita
di Sora smettesse di strizzargli il cuore facendolo sentire un mostro.
°°°
- Sei la solita
sconsiderata! Non puoi portare qui chiunque trovi svenuto per strada!
Fu una voce rabbiosa
quella che lo
strappò dal faticoso dormiveglia, un vibrare di corde vocali
molto simili al gorgoglio profondo di un leone irritato, un tono di
rimprovero che non sembrò smorzare l’allegria di
quella
voce che Riku aveva continuato a sentire persino nei suoi sogni.
- Dovresti smetterla
di aggrottare
così tanto le sopracciglia o ti verranno
le rughe! Guarda qui!
Sembri una vecchia tartaruga brontolona!
Uno schioppo
improvviso lo
ridestò completamente, e quando riaprì di scatto
gli
occhi ci fu di nuovo quel viso ovale ad attenderlo, delicato
e
arrossato un poco a causa della risata che ancora le solleticava la
gola.
- Scusalo, sembra un
tipo
scorbutico ma è solo preoccupato per me
– mormorò
lei dolce, ammiccando con gli occhi alla porta appena chiusa
con
forza.
- Come ti senti?
Scusami se ti abbiamo svegliato.
Come
stava?
Riku fece mente locale
sui dolori
alla schiena e al petto che lo avevano fatto gemere di dolore poco
prima, ma ora non percepiva nulla se non un piacevole tepore
lì
dove i muscoli avevano rischiato di accartocciarsi per lo sforzo che
stava esercitando su se stesso.
Stava bene, almeno fisicamente, mentre non si poteva dire la
stessa cosa della sua mente.
Nella sua testa
cominciavano
infatti ad accavallarsi i ricordi confusi di una
porta, di
una voce melliflua che lo chiamava dalle ombre e dello
sguardo
sorpreso e spaventato di Sora, inghiottito dal nulla assieme a lui.
E no, non stava bene,
almeno, non
lo sarebbe stato fino a quando non avesse trovato Kairi e Sora,
probabilmente sperduti e confusi quanto e più di
lui .
- Perché
quella faccia triste? Hai perso i tuoi amici?
La donna
allungò una mano
sul suo volto, strofinando i polpastrelli sulla pelle fredda della
guancia per raccogliere la lacrima che Riku non si era accorto di aver
appena versato, e fu in un moto di disagio che le si
allontanò
con sguardo duro e diffidente.
Una smorfia
dispiaciuta
irrigidì il viso della ragazza seduta sul ciglio
del letto, un lampo di tristezza che la sua voce allegra e delicata
ripulì dal suo viso.
- È
successo anche a te?
Riku si
schiacciò contro la
parete tenendo d’occhio la porta dove
l’uomo era uscito
poco prima e inarcando un sopracciglio alle parole prive di senso della
ragazza.
La donna lo
osservò con
l’ombra di un sorriso consapevole, puntando le iridi chiare
sullo
stralcio di cielo che si riusciva ad intravedere dalla finestrella .
- Il tuo
mondo intendo. Anche il tuo è stato invaso dagli
Heartless?
Continuava a non
capire, a non
comprendere quel suo sguardo così triste e amaro,
ma fu un
attimo, un momentaneo sguardo addolorato che la donna
scacciò
con un lungo sospiro prima di stirare le labbra in
un
sorriso mite.
- Ti
aiuterò a trovare i
tuoi amici – se ne uscì
d’improvviso, saltando
giù dal letto con gli occhi grandi e colmi di aspettativa.
- Ti
aiuterò io! E sono
sicura che anche Leon vorrà aiutarti –
continuò
euforica, battendo le mani tra loro con una risata allegra, e Riku
non ebbe nè la forza nè la
voglia di
contraddirla o di andarle contro.
Era troppo felice,
troppo gentile, troppo
tutto, e lui non avrebbe avuto la forza di smorzare tutta
quella sua allegria, non ne vedeva il motivo in quel momento.
Poi lei
tornò a guardarlo, e
fu uno sguardo che da quel momento in poi, senza saperlo,
Riku
non sarebbe mai più riuscito a dimenticare.
- Non ti ho chiesto la
cosa più importante.
Passi frettolosi
cominciarono a tuonare fuori dalla porta, passi pesanti , maschili e
quasi arrabbiati.
- Qual'è il
tuo nome? Io mi chiamo-
- Aerith!
Quello fu il suo primo
incontro con Leon.
Durò meno
di un istante.
Un breve scambio di sguardi diffidenti e circospetti, carichi
di
domande alle quali ogni risposta avrebbe deciso se considerare l'altro
nemico o amico.
Riku
arricciò le
labbra nel sentire lo sguardo annoiato del ragazzo
levitare
su di sè, ma ancor prima che potesse sbottargli contro
Aerith
picchiettò due dita tra le sopracciglia profondamente
aggrottate
dell’uomo, incurvando l’angolo della bocca verso
l’alto con un sorriso affettuoso che presto avrebbe imparato
a
riconoscere ed amare.
- Vecchia tartaruga
– gli
ricordò lei severa, lisciando la pelle arricciata
con i
suoi polpastrelli, incurante del colore bluastro assunto dal
compagno ma incuriosita dal sorrisetto a mezza bocca del suo nuovo
amico tanto silenzioso.
Mago Merlino fece
appena in tempo
ad afferrare la pozione esplosiva prima che questa cadesse a terra
sotto l'onda d’urto generata dalla
voce maschile che il mago aveva imparato a riconoscere anche a distanza
di porte spazio-temporali.
Una voce che
periodicamente urlava
il nome della sua tenera allieva, la ragazza dagli occhi
verdi e
dal sorriso misterioso dalla quale tutta la città
di
Mezzo sapeva di poter ricevere un aiuto che lei non avrebbe mai negato
a nessuno.
Continua...
Un crack-pairing nato
dalla visione di un video su youtube che mi ha fatto apprezzare questa
strana coppia.
Riku & Aerith,
una coppia insolita, ma dai risvolti più che
interessanti .
Buona lettura!
Un saluto caloroso,
Gold eyes.
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