capitolo 4
I personaggi presenti in questa
storia non mi appartengono. Essa è stata creata
esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
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Capitolo
4
La sala continuava a girargli
intorno come quella volta che, al luna
park, era salito su una montagna russa altissima... Quando era sceso si
era sentito morire e aveva dovuto restare fermo su una panchina
respirando profondamente per dieci minuti prima di riprendersi un po'.
La sensazione era la medesima.
"Forse non avrei dovuto bere mezza bottiglia di limoncello da solo...
anche se è stato fottutamente divertente! ...oddio, ma che
figura ci faccio con i miei amici. Non mi hanno mai visto ubriaco e ora
proprio lucido non sono... ne è la prova che sto parlando da
solo con me stesso... aiuto, sono proprio andato. Non devono capirlo,
è meglio che stia un po' seduto e mi riprenda un attimo..."
Questi erano i pensieri di Merlin, accasciato sul divano accanto ad una
loquacissima Morgana.
La ragazza stava raccontando un aneddoto
divertente di quando era piccola e tutti stavano ridendo.
Merlin sentiva, ma non stava realmente ascoltando.
Era immerso nei suoi pensieri al confine del mondo, e in più
l'acool non aiutava di certo.
"Quando mi sarò un po' ripreso devo ricordarmi di
ringraziare
Lancelot per avere invitato Arthur! ...no aspetta... se lo ringrazio
capirà immediatamente che mi piace e lo
spiffererà a
tutti... e Morgana mi metterà palesemente in imbarazzo con
lui... e io non potrò più farmi vedere dalla
vergogna..."
Povero Merlin! Non si era davvero reso conto che tutti quanti, anche le
pareti
color crema e i mobili della
casa, compresi tavolo e sedie,
avevano capito quanto Athur gli piacesse.
D'altra parte, se con le parole era un asso a non lasciare trasparire
neppure il più piccolo segreto, il linguaggio del corpo
spesso
lo tradiva.
E le orecchie rossissime, lo sguardo lucido e il respiro lievemente
accelerato dai baci sotto al vischio non erano affatto sfuggiti ai suoi
più che sagaci amici.
Per sua fortuna avevano deciso di tacito accordo di non punzecchiarlo,
mettendo avanti il loro affetto per lui alla più che sana
curiosità di chiedergli qualcosa...
Non c'è che dire, Merlin era davvero fortunato ad avere
amici così preziosi.
- ... e così mi sono ritrovata nella mia stanza senza
neppure
aver visto lo spettacolo! - Morgana chiacchierava allegramente e gli
altri erano davvero concentrati sui suoi racconti divertenti.
Merlin si riscosse quando una mano dolcemente gli si
appoggiò sul gomito.
Non si era reso conto di essersi appisolato ed ora Gwen lo stava
osservando.
- Dormivi? - chiese dolcemente.
- No, avevo solo chiuso gli occhi per riposarli... che ore sono? -
chiese il ragazzo sbadigliando sonoramente.
- Sono quasi le 2. Forse potremmo dirigerci verso le camere... -
- Ma certo, così possiamo iniziare a prepararci per la
notte. -
Merlin domandò uno sforzo notevole al suo corpo e si
alzò in piedi.
Per
fortuna quei minuti di riposo erano serviti ed ora riusciva a stare in
piedi senza ciondolare da una parte all'altra.
- Ragazzi, vado a prepararvi il divano-letto per la notte -
comunicò agli altri.
- Hai bisogno di una mano? - chiese Lancelot, fiero delle occhiate
adoranti che gli stava lanciando Gwen.
- No, tranquillo Lance, grazie, faccio io. -
E così dicendo Merlin lasciò la stanza,
dirigendosi velocemente al piano di sopra.
La sua camera era il suo orgoglio personale, la stanza che
più amava della
casa, la più ampia, la più accogliente. Si
sentiva sicuro e protetto quando era lì ed era proprio
per questo motivo (oltre che per lo spaziosissimo divano-letto in
stoffa rossa) che aveva deciso di lasciarla ai suoi ospiti, per
rifugiarsi nella altrettanto confortevole, ma molto più
piccola
cameretta per gli ospiti.
Preparò il divano-letto per Morgana, Lancelot e Gwen e
cabiò le lenzuola al suo, per permettere ad Arthur di
riposare in
un letto pulito e fresco.
Sì, aveva fatto proprio un buon lavoro!
Si affacciò sulla scala interna e sentì che i
suoi amici erano impegnatissimi in una conversazione politico/sociale.
Non aveva voglia di chiacchiere.
Aveva bisogno di un momento tutto per sè.
La
camera degli ospiti era piccola e accogliente.
Il
letto singolo dal materasso spessissimo e morbido, l’armadio
a specchio, il
divano in pelle rivestito in rosso, il tavolo di legno chiaro in tinta
con il
parquet dalle assi lucide e calde… tutto era impersonale,
dal gusto sobrio, ma
elegante e confortevole.
Proprio
il luogo adatto per rifugiarsi quando i pensieri erano troppi e
accavallandosi
rischiavano di fare andare in tilt la mente già un
po’ annebbiata dall’alcool e
dalle emozioni di Merlin.
In
silenzio si accoccolò sul bracciolo del divano, le ginocchia strette al petto, la testa
bruna piegata di
lato appoggiata sulla sinistra, lo sguardo perso fuori dalla finestra a
vasistas, rapito dai candidi fiocchi che lievi avevano iniziato a
danzare e che
già lasciavano un primo spruzzo bianco sui tetti.
Si
sentiva tranquillo, euforico, disperato, innamorato, spaventato,
disilluso…
confuso.
Era
come se fosse egli stesso uno di quei fiocchi che si rincorrevano nel
cielo
reso limpido e terso dal freddo.
La
testa girava, metteva a fuoco una realtà, ma immediatamente
si ritraeva e si
acciambellava nella consapevolezza di qualcosa di illusorio, per poi
velocemente risollevarsi in volo, portando con sé lo stomaco
e il basso ventre
in una scarica di adrenalinica energia.
Una
notte, tanti anni prima, quando era ancora un bambino senza pensieri o
preoccupazioni, aveva fatto un sogno che lo aveva fatto sentire
esattamente
allo stesso modo.
Era in piedi, sguardo
all’aria, nel
cortile di un castello bianco.
Alte torri si stagliavano sopra
di lui
ed il sole cominciava a diventare rosso. Probabilmente si stava
avvicinando il
crepuscolo.
C’era odore di guerra
nell’aria… anche
se ancora non sapeva cosa fosse.
Si
ricordava la sensazione di meraviglia e la confusione nella mente
perché gli
sembrava di essere già stato in quel luogo prima di allora.
Ogni
dettaglio era chiaro, eppure sfuggente.
La
percezione di famigliarità disarmante.
Nessuno, silenzio, solitudine.
Poi,
come se avesse appena chiuso le palpebre, aveva aperto naturalmente gli
occhi e
tutto era svanito, tuttavia… non lo era veramente.
Si
era sentito strano, appagato, felice, a casa.
Il
sogno non era durato tanto, giusto un paio di minuti, ma non
l’aveva mai
dimenticato.
Non
ci era mai riuscito.
Non aveva mai voluto.
E
fino ad allora non aveva mai provato da sveglio una sensazione simile.
Eppure
ora era lì, chiara come la neve che stava guardando
attraverso il vetro.
Un
brivido, forse di freddo, forse di emozione, forse di paura, gli
attraversò la
schiena e in quel momento Merlin si accorse delle guance bagnate, dei
piccoli
singhiozzi che gli spezzavano il respiro, delle proprie mani fra i
capelli
scuri e disordinati.
Non
sapeva da quanto era in quella condizione.
Sapeva
solo che aveva il cuore spezzato e non sapeva neppure lui il
perché.
Come
si può provare rimpianto per una realtà irreale?
Come
si può provare passione ardente per qualcosa di
giusto… ma non ricordare cosa?
Come
si può provare dolore per una perdita senza realmente aver
perso qualcosa?
Come si può provare
nostalgia per
qualcosa che non si ha mai avuto?
Un
tocco lieve sulla spalla lo fece sussultare.
Si
girò di scatto e si trovò a guardare il paio di
occhi chiari che l’aveva
gettato nella confusione più totale.
-
Arthur…-
solo un sussurro.
-
Merlin…-
sguardo immobile, voce calma, calda, attenta - Merlin…
perché piangi? -
…
e si perse e si ritrovò in quel viso così
conosciuto e straniero allo stesso
tempo da risultare doloroso.
Non
riusciva a togliere lo sguardo da lui… da Arthur…
non riusciva e non voleva,
come quando aveva visitato il castello nel suo sogno ed aveva paura di
chiudere
gli occhi perché tutto avrebbe potuto svanire da un momento
all’altro.
Quando
si riscosse dall’abisso vorticoso di emozioni in cui era
precipitato, si rese
conto che stava guardando l’amico quasi
famelicamente… come se fosse stato una
settimana nel deserto e gli si fosse parata improvvisamente dinnanzi
un’oasi
all’orizzonte.
Ma
ciò che più lo lasciò sconvolto fu che
anche Arthur sembrava guardarlo allo
stesso modo… Da profondi e silenziosi i suoi occhi erano
diventati
improvvisamente inquieti e selvaggi.
Si
sentiva svuotato da tanta forza, attirato fatalmente da quel corpo e da
quel
viso che conosceva (come
è possibile?)
da sempre, intimidito dalla voracità con cui
l’altro guardava i suoi occhi, le
sue guance scavate e arrossate dal batticuore, le sue ciglia frementi e
spalancate, le sue labbra socchiuse…
Se
lo ritrovò accanto in un istante.
-
Cazzo
Merlin… cosa sta succedendo? …cosa mi stai
facendo? - la voce di Arthur era inquieta
ed eccitata allo stesso tempo.
Sentiva
il suo polso destro sulla guancia, delicato, un po’ ruvido.
-
Oh
Dio… io... non lo so, non lo so! È tutta la sera
che ho deja-vu su qualcosa che
non riesco a capire… vedo cose che non so da dove escano e
in tutte quante ci
sei tu! Cazzo Arthur, ma cosa stai facendo tu a me! Chi sei davvero?
Dove ti ho
conosciuto? -
Guardando
quel piccolo ragazzo dagli occhi blu terrorizzati e le orecchie enormi
agitarsi
sconvolto fra le sue mani, Arthur accantonò istintivamente
tutta la paura e lo
strinse fra le braccia forti.
Non
poteva lasciare che soffrisse ancora…
Non poteva dopo tutto quello che aveva
passato…
Che lui gli aveva fatto
passare…
…
da dove diavolo spuntavano questi pensieri? Erano suoi, non
c’era dubbio… ma
allo stesso tempo di qualcun altro, di qualcuno lontano e vicino, nel
passato
come nel futuro…
Tuttavia
sapeva che era la cosa giusta da fare.
Rassicurare
Merlin.
Stringerlo
a sé.
Coccolarlo
fino a quando non avesse smesso di tremare.
Prendergli
nuovamente il viso fra le mani.
Seguire
l’istinto e baciare con delicatezza quella bocca sconvolta e
dolcissima...
Era bastato solamente il calore avvolgente del corpo di Arthur per
tranquillizzare il battito impazzito del cuore di Merlin.
Si era sentito protetto come mai in questa vita.
Certo... non era assolutamente preparato a quello che era seguito.
Le labbra di Arthur... oh, come sapevano piacevolmente di limone e
pandoro...
Quelle labbra ora erano sulle sue e danzavano insieme una coreografia
armoniosa e sensuale.
Merlin si sentì sciogliere il cuore, le ossa, la mente e
l'anima.
Si era sempre chiesto che cosa si provasse a baciare un ragazzo, ma non
ebbe modo di pensarci, stretto fra le braccia di Arthur,
perché era troppo impegnato a vivere.
Estasi, calore.
Timore, stupore.
Coraggio, magia...
Quando riaprirono gli occhi, avevano entrambi il fiato
corto.
Non c'era più paura nell'aria, solo una infinita dolcezza.
I fiocchi di neve continuavano a cadere lenti sulla città e
Arthur non potè fare a meno di pensare che non aveva mai
visto niente di più meraviglioso, poiché li stava
guardando riflessi nei grandi occhi blu di Merlin.
Restarono così, abbracciati, a guardare fuori dalla finestra
l'uno dagli occhi dell'altro, finché non sentirono gli amici
risalire pigramente le scale.
- Merlin, Arthur, tutto ok? - urlò Lancelot dalle scale con
una punta di malizia che non sfuggì al biondino.
- Tutto bene, grazie. Abbiamo fatto due chiacchiere - rispose Merlin
con tono magistralmente tranquillo, in contrasto con
l'espressione ancora sconvolta.
Si ritirò in fretta nella parte destra del divano, lontano
da Arthur, così da non destare sospetti quando i tre amici
si affacciarono alla porta.
Ed in effetti la scena che si presentò ai loro occhi fu di
due ragazzi seduti tranquillamente sul divano, il moro con le ginocchia
rannicchiate sotto di sè, il biondo con le gambe allungate e
le braccia dietro la testa, intenti a conversare di chissà
cosa.
Sotto sotto Morgana ci rimase male... aveva sperato di trovarli in
qualche posizione compromettente, magari avvinghiati l'uno all'altro
intenti a scambiarsi baci bollenti... e invece Merlin era il solito
lesso e Arthur non sfruttava l'occasione...
... non sapeva quanto i suoi pensieri fossero vicini alla
realtà!
- Uffa Merlin, potevi almeno sfruttare l'occasione che vi abbiamo dato
e baciarlo, no? - insinuò civettuola.
- Morgana! Contegno! - si indignò Lancelot.
- Cosa! È
vero! Avrebbe potuto...-
- Certo che sì, ma non sta bene. Anche Arthur
però... non lo facevo così addormentato... -
riflettè con un dito sulla tempia e lo sguardo perso nel
vuoto.
- Oh smettetela voi due! - rispose Arthur con una risata. - Solo
perché siamo stati un po' da soli non significa che dovevamo
saltarci addosso a vicenda...- e lanciò un occhiolino
segreto a Merlin, seduto a meno di un metro da lui, incendiandogli le
guance di piacere.
L'intimità di quel gesto, nuovamente la sensazione di essere
protetto, la condivisione di un segreto...
Merlin si alzò velocemente e si avvicinò alla
porta della camera, pronto a fare nuovamente gli onori di casa.
- Venite, miei illustrissimi ospiti! Vi guido nelle vostre stanze. Se
volete precedermi... da quella parte, prego. -
Fra le risatine degli amici, Merlin si voltò un istante.
Arthur ancora seduto sul divano lo guardava serio.
Grazie
mimò con le labbra verso di lui.
Il sorriso che ricevette in cambio fu ciò che di
più perfetto avesse potuto sperare.
*Angolo
dell'autrice*
Stanza piccola, capitolo breve, ma intenso.
Merlin coccolino e Arthur senza macchia e senza paura... Aaaaah!
*♥amore amore amore♥*
Ho trovato davvero complicato cercare di ispezionare anche i pensieri
di Arthur... Non so se sono riuscita a mantenerlo un po' IC. Io lo
spero! Devo essere sincera, è il capitolo che fino ad ora ho
trovato più difficile scrivere.
Mi piacerebbe davvero davvero tanto sapere cosa ne pensate...
Un abbraccio gigante e un ringraziamento particolare a chi, con i suoi
commenti, mi fa rinascere ogni volta il desiderio di continuare a
scrivere questa storia!
snowfeather
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