Per
quella genievolissima dell’AliH.
Perché senza di lei non mi
sarebbe mai – mai mai
– venuto in mente di scrivere una MattMisa;
perché la sua anima demente
riesce sempre a contagiarmi (e
questo è bene U_U);
perché prima o poi ce la
farò a connettermi a MSN.
Sperando che gradisca ;D
Riflesso
Misa
Amane era una vivace ragazza giapponese, bionda, con gli occhi
grandi.
Pedinandola,
Matt aveva avuto modo di constatare che fare shopping le
piaceva da matti, ma ancor prima di iniziare a seguirla sapeva che
Mello la riteneva il secondo Kira.
Quel
pensiero, forse, avrebbe dovuto fargli perdere un po’ di
baldanza, ma Matt trovava assai difficile avere paura di una ragazza di
venticinque anni, specie se la suddetta aveva l’aspetto
ingenuo di una quattordicenne.
Quel
giorno aveva piovuto, e nelle pozzanghere i capelli di Matt non
sembravano di un castano virante al rossiccio: piuttosto, avevano un
colore marrone grigiastro, e i goggles calati sugli occhi del giovane
parevano una macchia tremolante sopra al suo naso.
Il
ragazzo agì senza ragionare. Se ci avesse pensato su,
probabilmente se ne sarebbe rimasto buono buono a distanza di
sicurezza, frenato dalla prospettiva di venir scannato dal suo
amorevole migliore amico, invece così annullò
quella lontananza con un paio di falcate rapide e decise, portandosi
alle spalle della giovane ex modella.
In
quel momento, lei si stava rimirando sulla vetrina di un negozio di
vestiti, ma si accorse subito di avere un ragazzo alle spalle, ed ebbe
un sussulto sorpreso, appena percettibile.
Matt
si accese tranquillamente una sigaretta prima di parlare.
«Posso sapere cosa stai facendo?»
Misa
Amane non si voltò nemmeno. «Misa stava
guardando il suo riflesso» rispose, quasi in tono di sfida.
Aveva
la voce di una bambina che fa la lingua ad un compagno di gioco,
e le labbra di Matt si contrassero automaticamente in un sorriso.
«Buffo» commentò il giovane,
«anch’io stavo facendo la stessa cosa».
A
quelle parole, Misa si voltò per fronteggiarlo. I suoi
capelli biondi erano liscissimi, e sembravano freschi di shampoo.
«E su quale vetrina?» lo affrontò.
Matt
non poté fare a meno di scoppiare in una breve risata,
bassa e roca.
«Chi
ha parlato di vetrine?» domandò,
divertito, quasi con scherno. «Lo guardavo nelle
pozzanghere».
Gli
occhi di Misa Amane si ingigantirono e la diffidenza
svanì dal suo viso. «Nelle…
pozzanghere?» ripeté lei, con la fascinazione e la
curiosità di una bambina.
«Già»
rispose Matt, soffiando via la
cenere dalla punta della propria sigaretta. «Avrai pur
sentito l’acquazzone che è venuto giù
stanotte…»
Lei
inclinò il capo, prima di ammettere:
«Sì, Misa l’ha sentito».
Matt
inspirò una boccata di nicotina, fingendo di rimuginare
sulla risposta di lei. «Ti piace la pioggia?»
domandò alla fine.
Misa
Amane aggrottò la fronte. «No»
rispose, storcendo le labbra. «La pioggia fa diventare il
cielo di un grigio orribile».
Matt
si portò una mano dietro la nuca, con noncuranza.
«Oh, a me invece piace» affermò, e la
ragazza lo guardò con aperto sospetto.
«Perché?»
gli chiese, quasi si sentisse
presa in giro.
«Be’,
perché di solito è
un’ottima scusa per rimanere barricati in casa»
replicò Matt, sinceramente. A dirla tutta, gli piaceva anche
perché gli riportava alla mente i pomeriggi piovosi alla
Wammy’s House, quando provava tutto il gusto di saltare a
piè pari in una pozzanghera, schizzando ovunque acqua e
fango.
«A
me piace andare in giro» dichiarò
Misa Amane, guardandolo storto.
“L’ho
notato” pensò Matt, ma
si limitò a mormorare: «De gustibus non
disputandum est».
La
ragazza lo fissò, con espressione stranita.
«Sui
gusti non si discute» spiegò
perciò Matt.
Inaspettatamente,
lei scoppiò a ridere, una risata argentina
e rumorosa. «Non era più facile dirlo
così da subito?!» esclamò, con
l’aria di divertirsi un mondo.
Matt
per un attimo rimase a fissarla, con l’inusuale
sensazione di esser stato preso alla sprovvista. C’era
qualcosa, in quella ragazza… «Può
darsi» le concesse, tirando una boccata dalla sigaretta
mentre aspettava che lei smettesse di ridere.
Misa
Amane non impiegò molto a calmarsi, ma quando lo fece i
suoi occhi continuarono a brillare.
Fu
allora che Matt si rese conto di quanto erano spenti prima che lui
la avvicinasse. Gli erano sembrati vivaci ed entusiasti, ma adesso
capiva che potevano esserlo molto di più.
«Quindi
il latino ti diverte e uscire ti
piace…» considerò, ad alta voce.
«Oh,
a Misa piacciono anche molte altre cose» disse
lei, in tono spedito. Era ovviamente già pronta a partire
per la tangente, perciò Matt si stupì quando la
ragazza sembrò cambiare idea e decidere di non aggiungere
altro.
«E
cosa, per esempio?» la spronò, in
tono più impaziente che incoraggiante.
«I
bei vestiti» cominciò Misa Amane,
questa volta più lentamente. «Le feste. Le onde
del mare. I gatti. Le giornate di sole. I film romantici. Stare a casa
con Li…» Si bloccò, come se si fosse
ricordata improvvisamente di qualcosa, ma poi terminò, in
tono sommesso: «Con Light. Light».
«Uh».
Matt pensò fosse saggio non
commentare più loquacemente. «E così
sono tante le cose che ti piacciono…» Per un
momento, distolse gli occhi dal viso di Misa, facendo vagare altrove lo
sguardo, ma poi tornò a puntarli in quelli di lei.
«E di’, ti piacerebbe baciarmi?»
La
prima reazione della ragazza fu arrossire, aprendo la bocca in
un’espressione scandalizzata. «Sei un ragazzo
sfacciato» lo rimproverò, non appena
riuscì a raccogliere le parole.
Matt
si strinse nelle spalle. «Può darsi. Ma ti
piacerebbe?» insistette.
Lei
fece una risatina nervosa. Il giovane non riuscì a
comprendere se ad agitarla erano la sua sfacciataggine o il fatto di
non riuscire a distogliere gli occhi dai suoi.
«Ma
se non so neanche il tuo nome e la tua
età!» protestò Misa.
«Ho
diciannove anni, questo facilita la tua
risposta?» domandò Matt, tralasciando volutamente
di fare qualsiasi accenno al proprio nome.
A
quanto pareva, però, non la facilitava affatto, dato che
Misa reagì con una specie di squittio. «Sei
più piccolo di me!»
Matt
inarcò un sopracciglio. «Perché?
Tu quanti anni hai?» domandò, nonostante lo
sapesse benissimo.
Misa
lo guardò indignata. «Non si chiede
l’età alle ragazze!» esclamò,
in tono di biasimo.
«D’accordo,
scusami» la calmò
Matt.
«Sei
un po’ maleducato, oltre che
sfacciato» rincarò la dose Misa.
«E
tu non mi hai ancora risposto» le fece notare
Matt.
Lei
incrociò le braccia. «Sei un
ragazzino» disse, «e io i ragazzini non li
bacio».
«Però
ti piacerebbe baciare me» la
stuzzicò Matt, facendola diventare rossissima di sdegno.
«Inoltre» proseguì, «non credo
di essere poi così giovane… Senti, facciamo
così».
Misa
sembrava molto offesa, ma stranamente rimase ad aspettare che lui
finisse di parlare.
«Non
manca molto al mio prossimo compleanno» disse
Matt. «E quando avrò vent’anni
sarò grande abbastanza, non ti pare?»
Lei
lo guardò. «Dove vai a parare?»
chiese, in tono sospettoso.
«Sul
fatto che per il mio compleanno voglio un tuo bacio, e
quel giorno verrò a prendermelo».
Misa
Amane sembrava ancora risentita, ma Matt si accorse che in qualche
modo le sue parole l’avevano lusingata.
Tuttavia
la ragazza scosse la testa, e i suoi capelli biondi
ondeggiarono un po’. «Non sai neanche dove
abito» obiettò.
Matt
si strinse nelle spalle. Si chiese cos’avrebbe fatto,
lei, se avesse saputo che in realtà lui non solo conosceva
il suo indirizzo lì a Los Angeles, ma anche quello
giapponese…
«Ti
troverò» le disse, deciso, lasciando
cadere a terra la sigaretta.
La
pestò con la scarpa, schiacciando forte per spegnerla.
Misa
aveva gli occhi sgranati. «Ma non sai niente di
me!»
“Errato”
pensò Matt.
Poi
gli venne da sorridere, serenamente. «So che ti chiami
Misa».
Allungò
un dito a toccarle il naso appena arrossato dal
freddo, «Ciao, biondina», dopodiché le
diede le spalle e si allontanò.
«Ciao
a te» la sentì replicare, proprio
quando era ormai convinto che se ne sarebbe rimasta zitta.
Di
solito, Matt era bravo a prevedere le reazioni altrui, ma aveva idea
che Misa Amane andasse contro molte delle sue aspettative.
Quando Misa scopre della morte di
quel ragazzo, è al Teito
Hotel.
Ha da poco concluso la telefonata
con Light, ma già
l’eccitazione di trovarsi in quell’albergo di lusso
inizia a scemare. La ragazza sprofonda nel divano su cui è
seduta, sbuffando annoiata.
Decide di andare su Internet con il
cellulare, ma pare proprio che
negli ultimi giorni non sia successo niente, a parte… Misa
non può fare a meno di sgranare gli occhi, quando trova la
notizia del rapimento e della morte di Takada.
Arriccia il labbro inferiore,
sforzandosi di ricordare come suonava la
voce di Light quando l’ha sentito. Non le sembrava
particolarmente scosso.
Per quanto riguarda lei, non
può proprio dire di sentirsi
triste. Takada, in fondo, non le è mai piaciuta.
Muove pigramente le dita sul
cellulare, muovendosi da un sito
all’altro ma continuando la ricerca su quanto è
successo il 26 Gennaio.
Ed è così,
per caso, che lo trova.
Lui.
Lo riconosce in una foto scattata
da un curioso riuscito ad arrivargli
piuttosto vicino, sgusciando tra le guardie del corpo di Takada.
Quel ragazzo sfacciato è
disteso sull’asfalto, il
viso rivolto verso l’alto come se stesse guardando il cielo,
ma i suoi goggles rendono impossibile capire se abbia gli occhi aperti
o meno.
Il respiro di Misa accelera, come
per paura di soffocare.
Quasi senza accorgersene, Misa
avvicina di più il viso al
cellulare, fissando quella foto così intensamente da sentir
bruciare i propri occhi.
Riesce a vedere il sangue che gli
macchia i vestiti e bagna il cemento.
E sembra quasi finto,
più fasullo che nei film.
Misa non riesce nemmeno a pensare
se ha voglia di piangere o meno,
perché nella sua testa continuano a rincorrersi mille e
più pensieri.
Allora il ragazzo era
lì, era in Giappone… Era
davvero arrivato vicino a lei, ma Misa è confusa,
perché lui era il complice del rapitore di Takada, e per un
attimo si chiede quand’era il suo compleanno…
Poi, però, un pensiero
la colpisce, ed è
così forte che prevale su tutti gli altri.
Lì, nella foto, il
ragazzo ha ancora una sigaretta tra le
labbra, e si riesce a capire persino che è ancora accesa.
Misa si chiede se qualcuno
gliel’abbia tolta di bocca. Se
qualcuno l’abbia spenta, prima che arrivasse a bruciargli le
labbra, quelle stesse labbra che volevano baciare le sue.
Non ce la fa più, e
chiude di scatto il cellulare, per poi
premerlo forte contro il proprio mento.
«Light oggi
catturerà Kira, ragazzino»
sussurra, le labbra fredde. «Non ti preoccupare».
Le viene da pensare al proprio
riflesso sulla vetrina di quel negozio
d’abbigliamento: un riflesso così trasparente da
essere quasi del tutto inesistente.
Misa si chiede se, quando lei
sarà morta, i contorni del suo
viso sbiadiranno poco a poco.
Lei
si specchiava sulle vetrine dei negozi.
Lui
cercava il proprio riflesso nelle pozzanghere.
Note:
Credo che questa sia, tra le mie storie, quella con più
lavorazione alle spalle.
L’idea di base (delle vetrine e delle pozzanghere) mi
è venuta tempo fa, poi c’è voluto
almeno un anno prima che decidessi di svilupparla, e a quel
punto… be’, questa che vedete è la
quarta stesura O.O
Vabbe’, spero vi sia piaciuta ^-^
(Ah, non sapevo esattamente che generi mettere. Credete che Commedia e Malinconico vadano bene?) |