Sono
presenti piccoli riferimenti a Milk
Chocolate, ma non ne è indispensabile la lettura
per orientarsi nella fanfic.
Non avrei mai pensato che potesse succedere. Solo un’altra
volta mi sentii così; un San Valentino di tanti anni fa,
quando mi ritrovai davanti Kushina e i suoi sentimenti, racchiusi in
quei cioccolatini al latte di cui ricordo ancora oggi il sapore.
Sorpreso, osservavo il volto di mio figlio. Aveva il volto decorato da
spruzzi rossi d’imbarazzo sulle gote e gli occhi abbassati,
quasi si vergognasse della domanda che mi aveva appena posto.
“Secondo me dovresti farle capire che ci tieni a
lei.” Dissi, sperando di riuscire a dargli un aiuto.
“Non è... facile, ecco. È una persona
un po’ particolare.”
Ridacchiai, appoggiando un gomito sul tavolo per posare il mento sul
palmo aperto.
“Nel senso che ha una personalità completamente
diversa dalla tua?”
“Esatto! Poi, uhm, ha i gusti davvero difficili. Non apprezza
mai nessuna cortesia e mi fa davvero irritare alcune volte.”
Annuii, pensieroso. In un certo senso questa ragazza pare assomigliare
a Kushina ai tempi del Liceo.
“Potresti far leva su questo suo lato. Cercala a ricreazione,
alla pausa pranzo, quando preferisci. Falle capire che ci tieni a
esserle accanto nonostante la sua ritrosia.”
Arriccia le labbra e mi guarda poi con un sorrisino un po’
tirato.
“Peccato che io non sia come te, papà. Tu
sicuramente per conquistare la mamma ti sarai comportato con gentilezza
e disponibilità, ma io proprio non ci riesco! Se provo a
impegnarmi, come l’altro giorno a mensa, ottengo solo un
‘fai silenzio dobe, vorrei almeno mangiare in
pace’!”
Rimasi un po’ esitante.
“Ti chiama dobe?”
“Già! Assurdo, vero? Ma tanto c’era da
aspettarselo!”
Scossi la testa tre volte, guardandolo con affetto.
“Forse dovresti chiedere consiglio alla mamma. Alla tua
età era una ragazza insicura nonostante l’energia
che la caratterizzava. Da quando mi confessai sembrava evitarmi per il
troppo imbarazzo oppure se provavo a prenderle la mano e farle una
carezza, mi additava, rossa e imbarazzata, urlandomi contro che lei non
era una ragazza alla quale bastavano delle moine per cadere ai miei
piedi, e che anche se poteva considerarmi passabile, rimanevo un
ingenuo troppo gentile con la popolazione intera. Magari
saprà spiegarti i sentimenti di questa ragazza che ti piace,
dopotutto una donna capisce meglio un’altra donna.”
Naruto mi ascoltò attento, finché non pronunciai
l’ultima frase. Assunse un’espressione quasi
colpevole e cominciò a rigirare un lembo della felpa tra le
dita.
“Naruto?”
“Ecco… vedi, come dire… concordo in
pieno con quello che hai detto. Una donna capisce meglio
un’altra donna.”
“Però c’è un problema.
Quale?”
Sospirò, strizzando gli occhi.
“Che allora ci vuole un uomo per capire meglio un altro
uomo.”
Aprii un poco la bocca, rapito dal significato nascosto di quelle
parole.
“È un ragazzo, papà. Si chiama Sasuke
Uchiha.”
Incantato, rimasi senza parole e con gli occhi fissi su di lui.
Aveva uno sguardo afflitto e titubante, le gote ormai rosate, gli occhi
lucidi e la bocca semiaperta.
Quando mai avevo visto mio figlio con un’espressione
così? Come se per la prima volta sentisse di star vivendo
qualcosa di grande e importante.
“Naruto.” Chiamai, rilassando le membra
involontariamente tese prima.
Come risposta incrociò il mio sguardo.
“Va tutto bene. Non devi preoccuparti.”
“Ma mi piace un maschio! E non mi era mai successo, manco
adesso, a me piacciono le ragazze papà, credimi! Solo che
lui è… non so, sento per lui qualcosa che, sono
sicuro, non riuscirei mai a provare per nessun’altra
ragazza!”
Sorrisi. Chissà se l’azzurro dei miei occhi
è mai stato intenso come il suo.
“L’importante è questo. Perdonami per
prima, ero rimasto-”
“Scioccato?”
“Qualcosa del genere, solo meno negativo. Ma, Naruto, sai che
ti voglio bene, no?”
In un attimo si agitò, dimenandosi sulla sedia.
“Papà! Sono grande, non c’è
bisogno che me lo ripeti più!”
Feci una finta faccia colpevole.
“D’accordo, d’accordo. Sappi solo che la
mamma la pensa come me.”
Si rabbuiò un’altra volta.
“Davvero?”
“Ovvio. Solo… non dirglielo dopo troppo tempo. Sai
che poi si arrabbia se scopre che ti confidi prima con me che con
lei.”
Gli provocai una mezza risata.
“Vada per quando torna allora. Papà, tu credi che
abbia qualche possibilità?”
Mi prese contropiede e lì per lì non seppi come
argomentare un’opinione, nonostante fossi sicuro della
risposta.
“Sì. Nessuno ha mai zero possibilità
Naruto, ricordatelo. Non saprei però come consigliarti,
anche se penso che dovresti continuare a coltivare questo sentimento e
poi mostrarglielo.”
“Lui però è circondato dalle ragazze,
gli vanno dietro manco fosse un idolo! Sakura-chan è
completamente pazza di lui. Non sembra interessato a nessuna
però. Ma non è gay, di questo sono
certo.”
“Allora perché non gli fai provare quello che tu
senti per lui? Qualcosa che va oltre
l’eterosessualità e
l’omosessualità.”
Naruto aprì la bocca solo per balbettare qualcosa
d’incomprensibile. Portai allora la mano su quella zazzera
bionda, accarezzandola.
“So che hai tutte le potenzialità per farcela.
Possiedi la forza e l’energia di tua madre, non fallirai nel
trasmettere i tuoi sentimenti.”
“E da te non ho proprio preso nulla?”
Ci pensai un po’.
“Lo scegliere un obiettivo e seguirlo finché non
lo vedrai realizzato. Hai sogni come me Naruto, sogni per cui lottiamo
e teniamo.”
Fece un sorriso. E fu così bello, che mi fece pensare a
quella volta in cui Kushina mi disse di essere incinta.
“Grazie papà! Sei il migliore, lo sapevo! Ehi,
anche in questo ho preso da te, no?”
Ridacchiai, arruffandogli le ciocche bionde.
“Ma il tuo urlarlo ai quattro venti è tutto frutto
di tua madre.”
Mi rivolse un’occhiataccia, scostandomi la mano con un colpo
secco.
“Se sono bravo, è ovvio che me ne vanti! Da quando
è sbagliato affermare la verità?”
Non aspettò una mia risposta, alzandosi come una furia e
raggiungendo la porta; la aprì e pensai di vederlo sparire,
ma con mio stupore si voltò un’ultima volta,
regalandomi uno sguardo sereno e dolce.
“Anch’io ti voglio bene.”
Ed ecco che si precipitò fuori, lasciandomi con un senso di
appagamento nelle ossa e nel sangue.
Chiusi gli occhi, e il sorriso che era nato sulle mie labbra
non ne voleva sapere di sparire, troppo felice della sua posizione.
Anche quella volta avvertii un sapore dolce in bocca, nonostante non
avessi mangiato nessun cioccolatino al latte. E, forse, non ebbi
più bisogno di chiedermi il perché.
Credo proprio
che mi sia presa una cotta per la narrazione in prima persona di Minato.
Beh, stavolta ho provato a mischiare ciò che amo di
più: Minato, Naruto, il rapporto padre-figlio, e il legame
che Naruto prova per Sasuke. Secondo il mio punto di vista naturalmente
che, beh, chi mi conosce sa cosa ne penso del rapporto tra Sasuke e
Naruto :)
Grazie per la lettura, spero vi sia piaciuta, è stata una
conversazione non facile quella tra Minato e Naruto, ma ci tenevo
troppo a scrivere qualcosa su loro due. Non volevo fosse comunque
troppo lunga, sembra che vada in questo periodo per le cose semplici e,
si spera, ad effetto positivo ^^”
Ciao a tutti :D
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