Ore buie

di anonima K Fowl
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ORE BUIE

 
Passai la mano sull’umido muro di pietra accanto a me e la feci scivolare sempre più in basso, avvertendo sotto le dita il freddo della parete.
Era da ore che mi trovavo accucciato in quella stessa posizione, le ginocchia strette al petto e il battito cardiaco accelerato.
Avevo le orecchie arrossate da quanto forte le avevo serrate nelle mie mani, anch’esse indolenzite, nel tentativo vano di non sentire. Di non sentire nulla.
Per la prima volta da quando mi ero chiuso nella cantina avevo alzato lo sguardo, un minimo di speranza accennata sul mio volto stanco: era da parecchi minuti che non sentivo urla e grida disumane provenire dalla camera di mia madre. Non aveva preso bene la notizia della scomparsa di mio padre.
Mio padre, Artemis senior.
Anche pensare a lui era una sofferenza.
Ricacciai indietro le lacrime e mi chiesi sconsolato come fosse possibile che ne avessi ancora da versare: quando finalmente le avrei terminate?
Chissà poi che ore erano.
Avrei potuto dare un’occhiata al mio orologio digitale, di certo sarei riuscito a vederne i numeri sullo schermo nonostante l’oscurità che regnava nell’angusta stanza, ma ero ormai così abituato alla mia scomoda posizione che anche solo alzare il braccio e scostare la manica dal polso mi sembrava un gesto inconsueto.
In quel momento ricominciarono gli strilli: serrai forte gli occhi, strinsi le orecchie nelle mani e le lacrime stavolta ricominciarono a sgorgare.
Quando sarebbe finita?
Quando, quando...?

 
 
 
Allora, cosa vi è sembrata?
So che è un po’ (un po’ tanto in realtà) triste, e non credo non sia necessario spiegare a che periodo della vita di Artemis si riferisce. Ho pensato che, magari, in un primo momento sua madre sarebbe stata peggio e solo successivamente si sarebbe “stabilizzata” in un relativamente calmo periodo di follia e ho decritto un Artemis ancora un po’ bambino, vulnerabile…
 
Ok, è tutto, recensite pure!




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