Di Trilly, Wendy e altri pensieri di poco conto

di Ramiza
(/viewuser.php?uid=39264)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Una fata e il suo bambino

 

Tu lo guardi, Campanellino, ma dimmi, cosa vedi?

Lo guardi come tutti lo guardono, ma il tuo sguardo è diverso dal loro, così piccolo e azzurro, e i tuoi occhi colgono altre sfumature, altri colori.

È Peter Pan, lui.

È Peter Pan dunque che tu vedi. Un bambino e il suo nome che gli scintilla addosso.

Cosa vedano gli altri puoi solo immaginarlo.

Una guida, un fratello maggiore, un capobanda forse i Bimbi sperduti.

Un eroe, un salvatore Giglio tigrato.

Un nemico mortale, un demonio, una sfida i pirati.

E Wendy... oh, Wendy vede probabilmente un sogno realizzato, la proiezione di un desiderio, l’incarnazione dell’amore.

Tu non vedi nulla di tutto ciò, lo so bene. È troppo complicato, probabilmente, per il tuo piccolo piccolo cuore. E tu odi le complicazioni, non è vero, Campanellino?

È Peter Pan, lui.

 

Così lo guardi e non vedi che Peter Pan, il tuo bambino.

Non ti interessa se sia un eroe o un demonio, né se esistano o meno fiabe che parlano di lui. Non ti curi del fatto che sia egoista, ed egocentrico, e forse persino incapace d'amare. Non ti importa del fatto che sai bene, oh lo sai bene, che quando un giorno te ne sarai andata, dissolta nei colori dell'arcobaleno, lui ti dimenticherà in fretta.

Ti interessa che lui ci sia adesso, e che sappia volare, e che sappia esultare, e che abbia un sorriso tagliente come un coltello e gli occhi di un folletto, verdi come i prati dell’Isolachenoncè.

 

Sai bene che un giorno, troppo presto, lo dovrai lasciare, ché le fate vivono poco seppure sono così piccole che quel periodo a loro pare lunghissimo.

Ti chiedi cosa penserà, quel giorno, cosa proverà senza averti più lì. Ti chiedi se lo sa già, se è consapevole, distratto e incosciente come sempre, di ciò che il futuro gli riserva. Probabilmente ti dimenticherà in fretta, ti dici. Sparirai dalla sua mente come altri hanno già fatto, te ne andrai in un soffio, velocemente e senza lasciare tracce di dolore.

Dovresti sentirti triste, ti suggerisce qualcosa dentro, ma perché poi?

È Peter Pan, lui.

La tristezza non è per le fate, né per Peter Pan. Ad altri il dolore, a voi la gioia del tempo trascorso insieme e cos’altro chissà.

Ti dimenticherà in fretta, credi.

Per sicurezza, comunque, gli cospargerai il capo di polvere di fata, giusto un attimo prima di dissolverti in un arcobaleno di colori, tanto per essere sicura che il dolore non lo prenda, e anche per sapere, quando lo guarderai dall’alto di quell'arcobaleno, che se ti ha dimenticato non è stato per colpa sua.

Si chiama barare, Campanellino. Ma lo farebbe anche lui, in fondo.

È Peter Pan, lui.

 

 

 

Breve nota conclusiva.

_Polla ha ispirato questa storia, ricordandomi questa faccenda della morte di Campanellino che la mia mente aveva inconsciamente quasi rimosso. E così, ecco la mia visione dei fatti. Zio Barrie non ci ha detto tutto, per come la vedo io. Grazie per quest'idea!





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=982427