New enemies

di Kiki Hiwatari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


New enemies


CAPITOLO 1
 

- Mollalo Daichi!- ordinò un ragazzo moro con un cappello bianco,rosso e blu calcato sulla testa, indossava una semplice maglietta rossa e dei jeans.

- Scordatelo Takao!- gli rispose un ragazzino abbastanza basso, dai capelli rossi e dai jeans strappati.

- È mio! Mollalo!- continuò imperterrito il giovane campione di beyblade. Il biondo ragazzo americano seduto accanto a Takao sorrise alla vista dell'ennesimo inutile litigio tra i due amici.

- Credi che un giorno la smetteranno prof.?- chiese ridendo

- Temo proprio di no Max- rispose in un sospiro il professor K perennemente nascosto dalla frangetta bruna che gli copriva gli occhi e dagli occhialoni alzati sulla fronte. Indossava una polo verde militare e pantaloncini marroni. Era impossibile cenare in maniera tranquilla con Takao e Daichi allo stesso tavolo. Più in là due ragazze stavano chiacchierando animatamente. Hilary e Mao erano diventate migliori amiche dall'ultimo torneo e vivevano a casa di Takao insieme a tutti i membri dell'ex-squadra dei blade breakers. Hilary era una ragazza giapponese con lunghi capelli castani e occhi del medesimo colore, indossava un paio di pantaloncini di jeans e una maglietta turchese. Mao, invece, indossava dei pantaloncini rosa ed una maglietta bianca, i capelli rosa erano legati in una coda alta ed aveva gli occhi di un colore dorato e, come Rei, proveniva da uno sperduto villaggio cinese.

Il giovane ragazzo cinese trattenne a stento una risata quando la brunetta, stufa delle urla dei due ragazzi, si portò alle loro spalle e li colpì violentemente sulla testa.

- Aahiiii! Ma sei impazzita?- le chise un Takao dolorante

- Smettetela di fare tutte queste storie per un misero gamberetto. Sembrate due poppanti-

- A chi hai dato del poppante, ochetta?- chiese infuriato Daichi

- Come mi hai chiamato?!- Hilary, arrabbiatissima, iniziò a rincorrere Daichi per tutto il dojo, che intanto scappava urlando delle scuse.

Tra l'ilarità generale Rei propose un piccolo allenamento serale a cui tutti acconsentirono. Kei, il freddo blaider russo dai capelli bicolore e magnetici occhi ametista, fu il primo a dirigersi verso il giardino sistemandosi l'inseparabile sciarpa bianca.

- Socievole come sempre vedo- scherzò Mao, ma Hilary era occupata a osservare il russo che li stava aspettando fuori appoggiato al muro con le braccia conserte e gli occhi chiusi. Indossava un paio pantaloni neri, una maglietta grigia scura con sopra una giacca a maniche corte nera e guanti senza dita del medesimo colore.

- Hilary?-

- È? Scusa hai detto qualcosa?-

- Ti sei incantata- esclamò la cinese con un sorrisino beffardo sulle labbra, facendo arrossire l'amica.

- T-ti sbagli- balbettò prima di raggiungere velocemente il resto del gruppo.

Rei e Max sarebbero stati i primi a sfidarsi. Il cinese indossava un paio di pantaloni neri con sopra una toga bianca, alle mani un paio di guanti rossi e sulla fronte una fascia anch'essa rossa con il simbolo dello yin-yang. Aveva capelli neri legati in una lunga coda bassa e occhi di un colore simile all'ambra. Max invece aveva gli occhi color del mare ed indossava una larga maglietta verde con dei semplici pantaloncini di jeans. Era già da una decina di minuti che combattevano apparentemente alla pari, quando il bey di Max, Draciel, fu colpito da un misterioso bey blu scuro.

- Ma che …?-

- È parecchio che non ci vediamo-

“Quella voce. Possibile?” l'americano si girò di scatto verso l'albero alle spalle di Hilary e la vide, ancora più bella di come se la ricordava. Stava lì, in piedi su un ramo con il caricatore del bey ancora in mano, i lunghi capelli blu mossi dalla leggera brezza serale e i suoi stupendi occhi smeraldini che non lasciavano trapelare nessuna emozione.

- Mariam. Wow, you are very pretty- decretò Max con un sorrisone a trentadue denti e con il battito accellerato. La ragazza arrossì lievemente, ma fu solo un attimo, recuperò immediatamente la sua freddezza e con un agile balzo scese dall'albero, atterrando poco distante dall'americano.

- Hey Mariam- la salutò Takao - Dove sono Ozuma e gli altri?-

- In missione- disse stringendo involontariamente i pugni - Tuttavia la mia non è una visita di piacere. Sono stata mandata qui per avvertirvi-

- Avvertirci di cosa?- intervenì Daichi

- Nelle ultime settimane moltissimi blaider di talento sono stati attaccati in ogni parte del mondo e siamo certi che arriverà anche il vostro turno.-

- Attaccati?-

- Spero che Lai stia bene- disse Mao

- Tranquilla Lai è forte- tentò di rassicurarla Rei

- La domanda è: da chi sono stati attaccati e perché?- disse Kei prendendo per la prima volta la parola.

- Da ...- Mariam non fece in tempo a rispondere, poiché un misterioso beyblade nero era sfrecciato ad altissima velocità all'interno del giardino e distruggendo una parete del dojo. I ragazzi non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che altri quattro bey neri si unirono all'attacco, radendo al suolo il grande dojo in una manciata di secondi.

- Fortuna che il nonno è fuori- decretò Daichi

- Piantala pidocchio ti ho già detto che non è tuo nonno!-

- Non è il momento Takao!- lo riprese il prof.

I blaider stavano per lanciare i proprio bey, quando un grosso furgone con lo stemma della BBA sfondò il portone della casa irrompendo nel giardino semi distrutto.

- Ragazzi aspettate! Non combattete!- urlò nonno J dal sedile accanto al guidatore.

- Nonno! Che cosa succede?!- domandò Takao correndo verso il furgone, seguito a ruota dagli altri.

- Non c'è tempo! Salite!-

Immediatamente un beyblade nero abbatté il possente albero con un colpo solo.

- Hilary!- urlò preoccupato il capitano della squadra, notando che la grossa pianta si stava per abbattere sulla brunetta. Tentò di raggiungerla, ma era troppo distante. Quando l'albero cadde pesantemente al suolo si alzò una spessa nube di polvere che gli impedì di scorgere l'amica per quasi un minuto. Finalmente la polvere si diradò permettendogli di notare l'amica poco distante dall albero sdraiata al suolo con Kei vicino che le cingeva le spalle con un braccio. Takao tirò un sospiro di solievo, fortuna che il blaider era riuscito a salvarla.

Nel frattempo il resto del gruppo aveva raggiunto il furgone sotto le continue esortazioni del nonno di Takao, tuttavia si erano accorti che mancavano tre sedili. Il furgone aveva otto posti compresi il guidatore e il posto occupato da nonno J, dietro vi erano due file di sedili composti da tre posti l'una. Il prof. K, Daichi e Max nella fila dietro, ma per farci stare tutti il biondo dovette prendere il braccio Mariam che tentò invano di rallentare i battiti del suo cuore che avevano accellerato improvvisamente al contatto con l'americano. Stessa sorte che era toccata a Mao nella fila davanti che, per lasciare posto a Takao, Kei e Hilary, doveva stare sulle gambe dell'amico d'infanzia.

Takao si era avviato verso il furgone seguito dagli altri due, quando la ragazza inciampò cadendo a terra. Vedendo che la brunetta non riusciva a rialzarsi, Kei la prese velocemente in braccio, facendo arrossire lievemente entrambi per quel contatto improvviso, e raggiungendo il furgone. Si sedette altrettanto velocemente e, tenendo stretta Hilary, chiuse il portone. Il guidatore ingranò la retro, uscendo dal giardino, poi partì frenetico per allontanarsi il più possibile. Tuttavia i misteriosi aggressori parvero non essere d'accordo e lanciarono i loro bey all'inseguimento.

- Impossibile! Ci stanno raggiungendo!- urlò Daichi guardando indietro.

- Cosa?! Come possono essere così veloci?- chiese Mao

- Tenetevi ragazzi. Sarà un viaggio movimentato- esclamò il guidatore, istintivamente le ragazze si strinsero al blaider a cui erano in braccio, i quali ricambiarono prontamente la stretta, mentre gli altri cercavano di aggrapparsi alle pareti del mezzo alla ben e meglio. Ci misero più di un quarto d'ora per riuscire a seminare quei beyblade, ma per riuscirci il giovane della BBA aveva dovuto ricorre a manovre rapide e abbastanza violente che avevano fatto appiattire i ragazzi su l'un o l'altro lato.

- Finalmente gli abbiamo seminati- disse con un sospiro il prof.

- Già- convenne Takao - Scusi ma lei chi è?- domandò rivolto al guidatore, un ragazzo giovane, più grande di loro di un paio d'anni. Aveva i capelli verdi sparati verso l'alto con un ciuffo che gli cadeva sulla fronte, legata da una fascia marrone.

- Io? Io sono Rex- affermò con un sorriso - Lavoro per il signor Daitenji. Il quale mi ha incaricato di portarvi da lui-

- Ma la sede della BBA non è da questa parte- osservò Rei

- Hai ragione, infatti non stiamo andando alla sede della BBA, ma alla residenza estiva di suo fratello. Il presidente vi aspetta li-

- Come mai a casa di suo fratello?- domandò Hilary ancora abbracciata a Kei, ma accorgendosene si staccò velocemente, nonostante lui continuasse a tenerla per la vita.

- Non ne ho idea. Ma mettetevi comodi perché non arriveremo prima delle due e mezza di notte-

- Vuoi dire che non arriveremo prima di quattro ore e mezza?- esclamò Takao

- Traffico permettendo- rispose tranquillamente Rex

Il gruppo parlò del accaduto per un po', passando poi ad argomenti più lieti. Stanchi e ancora leggermente sotto shock, i ragazzi cedettero dopo un paio d'ore. Nonno J esibì un ampio sorriso alla scena che gli si presentava davanti. Nell'ultima fila vedeva la testa di Max appoggiata a quella della blaider, i piedi di Daichi sospesi per aria, pendenti verso il prof. che era schiacciato contro il finestrino. Nell'altra fila, invece, Mao dormiva in braccio a Rei con la schiena contro il finestrino, la testa sulla spalla del ragazzo e le gambe distese sulla pancia di Takao, Rei era appoggiato con la testa all'amica, ma aveva il braccio del giovane campione in faccia ad infastidirlo. Infatti Takao era scivolato in parte giù dal sedile, tanto che toccava lo schienale solo con la testa, un braccio era, appunto, in faccia a Rei mentre l'altro era avvinghiato attorno alle caviglie della cinesina. Nel sedile affianco Hilary dormiva tranquilla tra le braccia di Kei, con la testa nel incavo tra il collo e la spalle, le mani sul petto di lui e i piedi pericolosamente vicino alla faccia di Takao. Il russo con un braccio cingeva la schiena e il fianco della ragazza, mentre l'altro l'aveva portato dietro la testa.

Anche nonno J si addormentò cullato dal regolare andamento della vettura che sfrecciava sulla strada deserta.









Ciao (: come ho già detto questa è la prima storia che scrivo in assoluto. essendo alle prime armi se avete qualche suggerimento da darmi non esitate. spero che a voi (se esiste un voi) sia piaciuta. per il momento io non ne sono entusiasta ma ci provo lo stesso. ditemi subito se devo continuarla o meno. spero vogliate farmi avere qualche vostro parere. un bacio

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 

I primi raggi del sole gli illuminavano la pelle chiara. Sentiva qualcosa solleticargli il mento, aprì gli occhi ancora intorpidito dal sonno. Improvvisamente si ricordò della serata precedente e quindi anche che Hilary gli si era addormentata addosso. Abbassò lo sguardo sul volto della brunetta semi nascosto dal suo collo, sentendo una strana stretta allo stomaco, forte ma allo stesso tempo piacevole. La attribuì alla fame, dopotutto era già mattina. Rimase a osservare quella giovane ragazza sempre allegra e sorridente per diversi minuti prima che un boato proveniente dal sedile vicino lo ridestasse. Un sorriso appena accennato gli comparve sul volto, era inutile, Takao riusciva ad avere fame persino nel sonno.

-AAAHHHHH!!!- l'urlo di Mao proruppe per tutto il furgone, svegliando di colpo i ragazzi. Solo Daichi dormiva ancora come se nulla fosse. -Takao! Cosa ti passa per la testa?!- chiese con le lacrime agli occhi mentre si massaggiava la caviglia, sulla quale si potevano notare distintamente i segni di denti lasciati dal giapponese. Il ragazzo nel frattempo era caduto rovinosamente per terra e si guardava intorno spaesato. -Che... cosa è successo? Ouahhh- chiese Max con un rumoroso sbadiglio. -Takao mi ha morso!- disse la cinesina visibilmente alterata. L'interpellato esibì un sorriso idiota - Stavo sognando di mangiare la ciambella più grande del mondo- ammise con la bava alla bocca e lo sguardo vacuo.

-Ti consiglio di smettere di sbavare o allagherai la macchina- disse divertita Hilary. Takao fece finta di offendersi, poi sembrò ricordarsi di colpo di qualcosa di importante. Si alzò di scatto, colpendo il soffitto con la testa. -Aihaiahai- si lamentò -Ragazzi, ma questo non è il dojo!-

- Non mi dire- intervenne acidamente Mariam. Il commento suscitò le risate dei compagni, fatta eccezione per quelle di Kei, che fissava qualcosa al di là del vetro. -Takao, scusa ma.. tuo nonno che fine ha fatto?- chiese Rei. -Non c'è nemmeno Rex- constatò preoccupato il professor K -Che strano. Erano qui quando mi sono addormentato...-

-Qui c'è una casa- disse atono Kei indicando il finestrino -Forse allora è lì- ipotizzò la brunetta. Tentando di voltarsi verso il finestrino però si era ritrovata con il viso del blaider russo a pochissimi centimetri dal proprio. Le gote della ragazza presero immediatamente fuoco. -C-che ne dite d-di andare a c-con-controllare?- propose imbarazzatissima evitando accuratamente lo sguardo del ragazzo dai capelli argentei. Aprì la portiera e saltò giù dal furgone. -Ragazzi? E Daichi?- chiese il prof., impossibilitato a scendere a causa del rosso. -Sveglialo- decretò con semplicità Takao. -Ci ho provato, ma non si sveglia-

-Uffa- sbuffò - Ok ti aiuto io-

Intanto il resto dei ragazzi era sceso dal mezzo e si era avviato verso la casa. Anche se definirla casa era un eufemismo: villa o reggia sarebbe stato più appropriato. Davanti al gruppetto si innalzava una gigantesca costruzione antica in stile occidentale. Era immensa e bellissima, le pareti bianche si intonavano perfettamente con il ghiaino chiaro del viottolo. Il prato inglese finemente tagliato e gli alberi in fiore sul retro della villa trasmettevano una sorta tranquillità quasi irreale. Il tutto con un dolcissimo sottofondo di uccellini cinguettanti.

Hilary e Mao non riuscirono a dire nient'altro che non fosse un 'wow' sommesso. Persino Mariam osservava l'edificio con sguardo meravigliato. Gli occhi le brillavano e Max non poté evitare di rimanerne incantato. La ragazza se ne accorse e lo freddò con uno sguardo a dir poco glaciale, ma l'americano sembrò non accorgersene dedicandoli un sorriso prima di voltarsi verso Rei, che aveva appena suonato il campanello. Pochi secondi dopo la porta venne aperta da un uomo sulla sessantina d'anni, vestito elegantemente e dai modi composti.

-Il signore desidera?- chiese in modo austero

-Scusi saprebbe dirmi se un ragazzo dai capelli verdi e un signore anziano sono qui?- chiese gentilmente Rei. Il maggiordomo squadrava, dall'alto del suo metro e novanta, i ragazzi, osservando perplesso Takao che raggiungeva il resto del gruppo con Daichi in spalla ed il professor K immediatamente dietro. L'uomo alzò interrogativamente un sopracciglio, tuttavia rispose: -Si. Il signor J sta riposando in una delle stanze, mentre il signorino Rex sta gustando la colazione in compagnia dei padroni di casa.-

Alla parola 'colazione' Takao scattò come una molla. -Colazione? Cibo? Non è che può farci entrare?- chiese esaltato con uno sguardo famelico che la diceva lunga sull'appetito del blaider.

-Takao si più educato- gli intimò Hilary assestandoli un pugno sulla testa -Scusi il mio scortese amico- continuò la ragazza sottolineando il comportamento scorretto del giapponese.

-Sarebbe possibile vederli?- domandò Mao. -Attendete un momento- l'uomo si richiuse la porta alle spalle e sparì all'interno della villa.

-Però che tipo strano- constatò perplesso il prof. -Certo che qui non manca proprio niente- disse Max -Hanno anche il maggiordomo-

Un verso simile ad un grugnito eruppe in quel attimo di quiete. -Possibile che questo pidocchio non si sia ancora svegliato?- chiese con disappunto -Il gamberetto che mi ha rubato ieri sera si sente. È pesante il marmocchio-

-Ma ci stai ancora pensando?- chiese Mariam a metà tra l'allucinato e lo sbalordito. Takao stava per ribattere quanto la porta si riaprì di scatto facendo sobbalzare il gruppetto. -Hey! Allora ce l'avete fatta a svegliarvi- scherzò Rex, sulla soglia accanto al sessantenne.

-Perché tu sei qui a fare colazione?- gli chiese Takao sentendo i gorgoglii del suo stomaco farsi più frequenti. Hilary notò lo sguardo perso nel vuoto con un espressione mista tra il sognante e il famelico. “Oh-oh. Qui si mette male” -Scusa non è che potremmo magiare qualcosa anche noi prima di fare da colazione al pozzo senza fondo qui accanto?- chiese la brunetta indicando l'amico. La ragazza si ricordava perfettamente di quando Takao, avendo saltato il pranzo, aveva inseguito Max e il professor K, gridando con la bava alla bocca: -Forza venite qui! Voglio solo assaggiarvi, avete un aspetto così delizioso. È dalla settimana scorsa che non mangio cheese burger e patatine fritte!- ed altre frasi di questo tipo. Hilary rise al ricordo di quella situazione.

Rex fece strada ai ragazzi, mentre il maggiordomo spariva in cucina a procurasi altro cibo. Il gruppo giunse in un'immensa sala: al centro vi era un gigantesco tavolo di legno bianco, ad occhio e croce aveva una ventina di posti, due pareti erano formate da luminose vetrate che offrivano una splendida vista sul giardino. I ragazzi erano davvero colpiti, dall'interno la villa sembrava ancora più spaziosa. Finalmente anche Daichi si svegliò.

-Buon giorno miei cari ragazzi- li salutò il presidente della BBA-È un piacere rivedervi-

-Salve signor Daitenji-

- Questo è Gouenji, mio fratello- disse presentando il signore accanto a sé. L'uomo doveva avere qualche anno di meno rispetto al fratello, era molto simile al presidente, nonostante la barba e i capelli un po' più lunghi. -Loro invece sono Rico-

-Piacere- intervenne con un sorriso il ragazzo alto e abbronzato seduto a capotavola. Aveva circa vent'anni, i capelli, che erano bianchi a sinistra e neri nella parte destra, si incontravano al centro creando un piccola cresta, inoltre aveva gli occhi del colore del mare più profondo, nei quali tutte le ragazze parvero perdersi per alcuni istanti. Aveva un abbigliamento che ricordava quello di un pirata: camicia blu con il colletto alzato e le maniche arrotolate fin sopra al gomito, pantaloni di tela con una semplice corda come cintura e anfibi marroni.

-E Christal, i miei nipoti- continuò Daitenji con il suo solito tono, indicando la ragazza abbronzata vicino a Rico. Come il fratello la ragazza aveva bellissimi occhi cerulei e lunghi capelli chiari, tendenti al bianco. Indossava una bandana azzurra che le copriva la testa, una camicia del medesimo colore, una gonna di tela ed un paio di alti stivali di cuoio. Anche lei esibì un ampio sorriso prima di salutare i nuovi arrivati con la mano.

-Infine lei è Kate e, come Rex, lavora per me- L'interpellata alzò lo sguardo sui nuovi arrivati, svelando degli occhi più rossi del sangue, simili al fuoco vivo. Facevano quasi paura, quello sguardo penetrante sembrava volerli trafiggere da parte a parte ed uno strano brivido percorse la schiena del gruppo, compreso Rex che non era ancora riuscito ad abituarsi allo sguardo glaciale della compagna. Kate aveva lunghi capelli neri legati in una coda alta, mentre una ciocca di capelli rossa attraversava tutto il ciuffo che le copriva leggermente il viso. Indossava una bandana, anch'essa rossa, segata intorno al collo, una maglietta maniche corte nera, dei pantaloncini grigi e un paio di stivali bassi neri. Dopo averli lanciato una prima occhiata la ragazza tornò a concentrarsi sulla propria colazione. Allora anche i ragazzi presero posto al tavolo iniziando a mangiare.

La colazione passò tranquilla, parlando del più e del meno, in modo da conoscersi meglio. Il gruppetto scoprì che Rex e gli altri erano blaider come loro. Il bey di Rex, Tellus, era verde e oro ed il suo animale sacro era un armadillo. Quello di Rico portava il nome di Enlil, era bianco e sul bit vi era l'immagine di un pappagallo blu. Christal possedeva Yaw, un beyblade turchese il cui animale sacro era una manta. Infine il bey di Kate era nero con delle striature rosse ed sul suo bit power appariva l'immagine di un tirannosauro, il suo nome era Vanth.

Solamente dopo che la conversazione venne spostata nel ampio salotto della reggia il signor Daitenji decise di spiegare brevemente la situazione ai blaider: -Miei cari ragazzi, vi ho fatto portare qui e non alla sede della BBA per la vostra sicurezza- Takao stava per intervenire ma l'uomo lo zittì con un segno della mano -Le domande alla fine. Allora, stavo dicendo... L'altra sera siete stati attaccati la cinque beyblade neri, giusto? Purtroppo non sappiamo molto sul loro conto- ammise con un sospiro -le informazioni che abbiamo non ci rivelano molto. Sappiamo che il loro capo è una giovane donna russa, che vuole usare il poter dei bit power per scopi malvagi. I bey a loro disposizione possiedono una forza inaudita e nessuno finora è stato in grado di sconfiggerli. Nemmeno voi potete niente contro la loro forza spaventosa- Takao e Daichi tentarono di intervenire, va furono nuovamente zittiti. -Tuttavia... ci sarebbe un modo..- decretò rimanendo sul vago. I blaider erano visibilmente sulle spine. -Non sarà semplice, ma è l'unico modo-

 

 


 

 

Spazio autrice:

eccomi di nuovo (: vi lascio sul vago. He he he xD per quanto riguarda questa seconda parte è un po' un capitolo di transizione. Non ci sono stati avvenimenti entusiasmanti o altro. Insomma, non è niente di che. Spero di non essermi dilungata troppo, di non avervi annoiato e sopratutto di non avervi deluso (più di tanto >___<)

un ringraziamento speciale a chi ha commentato, a chi la messa tra le seguite e le preferite (non credevo che fosse possibile), ma anche a chi legge e basta (:

Fatemi sapere che ne pensate di questo nuovo capitolo, naturalmente anche per quanto riguarda errori e altro

un bacione, Kiki (:

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 

“Dovrete recarvi sull'isola di Purusha. È molto piccola, quindi non è segnalata sulle mappe. Dovrete raggiungerla via mare... ci metterete all'incirca un paio di giorni” Le parole del presidente le rimbombavano in testa “Due giorni... come farò a resistere per due interi giorni?!” questo era l'unico pensiero razionale che riusciva a fare. Avevano lasciato la villa da un paio d'ore tra le continue raccomandazioni del nonno di Takao, la costa non era distante dalla residenza del signor Gouenji e in poco più di mezz'ora l'avevano raggiunta. Lì avevano preso la barca di Rico, piccola per tredici persone, ma dovevano accontentarsi. Aveva quattro stanze al coperto: un piccolo bagno, una camera da letto contenente unicamente un letto matrimoniale, un'altra stanzetta con un letto singolo, mentre nell'ultima vi erano dei divanetti, un tavolo e una mini cucina. Il ragazzo si era dimostrato un abile marinaio, destreggiandosi con naturalezza fra le onde. Ma questo non bastava.. il continuo oscillare del imbarcazione la stava distruggendo. “Da quando soffro il mal di mare?” si richiese ostinatamente. La ragazza era appoggiata alla balaustra della nave, fissava il mare tentando di diminuire quel senso di nausea che la opprimeva da quando erano salpati.

-Che ci fai qui tutta sola?- chiese gentilmente Rex affiancandola

-Niente di cui ti debba importare- rispose freddamente, tentando di nascondere il suo malessere. Odiava mostrarsi debole davanti agli altri ed il suo compagno non faceva eccezione.

-Eddai Kate. Rilassati, prendi tutto troppo seriamente- continuò tranquillamente il ragazzo

-E tu troppo poco-

-Comunque... gli altri sono di sotto che giocano a beyblade. Ti va di unirti a noi?- chiese con un sorriso -No- fu la secca risposta della mora

-Ok. Se hai bisogno sai dove trovarci- disse Rex prima di rientrare sotto coperta.

 

 

 

-Forza attacca Galux!-

-Respingilo Yaw!-

Nel frattempo i ragazzi avevano insistito per vedere all'opera i bey dei loro nuovi compagni. Rex, Kate e Rico erano stati incaricati di accompagnare il gruppetto a destinazione, mentre Christal aveva supplicato il padre per intraprendere il viaggio con gli altri. Il signor Gouenji aveva dovuto cedere, non potendone più dell'insistenza della sua secondogenita.

Ormai era da dieci minuti che Mao e Christal combattevano, ma alla fine, con una mossa rapidissima, Yaw aveva scaraventato il bey della cinesina fuori dalla bacinella, usata come beyblade-stadium.

- Wow, sei davvero brava- si complimentò la cinesina con l'avversaria

-Anche tu non sei niente male- rispose Christal con un sorriso. I blaider stavano decidendo chi sarebbero stati i prossimi a sfidarsi, quando Rei avvisò che la cena era pronta. Dopo aver cenato, i ragazzi andarono a dormire: le ragazze tutte insieme nel letto matrimoniale, Takao e Daichi nella stanzetta con il letto singolo (così non avrebbero impedito agli altri di dormire a causa del loro russare) e gli altri sui divanetti o sul pavimento.

La colazione trascorse rapidamente, così come la mattinata e il pranzo. Erano circa le due del pomeriggio ed il gruppo era seduto sul ponte e discuteva sul da farsi una volta raggiunta l'isola, mentre Rico timonava.

 

 

 

Aprì gli occhi di scatto, sputando un po' d'acqua, ma fu costretta a richiuderli altrettanto velocemente a causa della troppa luce. Tentò una seconda volta e vide sopra di sé il volto sfocato della sua migliore amica. La rosa la osservava con un'espressione preoccupata in volto.

-Mao...- iniziò debolmente

-Per fortuna ti sei ripresa. Ci hai fatto preoccupare- disse in un sospiro

“Ci?” volse lo sguardo a destra della cinesina notando la presenza di un ragazzo. Tuttavia non riusciva a metterlo a fuoco, quindi non avrebbe saputo dire chi fosse. Forse era Rei. Sentiva dell'erba fresca e morbida sotto di sé, ma il profumo dell'acqua salata era ancora distinguibile. Dov'erano finiti? Cos'era successo dopo che si erano imbattuti in quella “cosa”?

 

Erano seduti sul ponte, quando Rico attirò l'attenzione del gruppetto: -C'è qualcosa sotto di noi!- esclamò agitato. I blaider si scambiarono degli sguardi carichi di tensione prima di alzarsi lentamente, avvicinandosi ai bordi per scorgere l'oceano sottostante. Ciò che videro li lasciò a dir poco perplessi. Una grande ombra scura copriva per vari metri le acque intorno all'imbarcazione. Certamente non poteva essere una nuvola poiché il cielo era limpido e sereno, solo il sole spiccava in mezzo a tutto quell'azzurro. I ragazzi si strinsero al centro della barca. All'improvviso numerosi e giganteschi tentacoli verde scuro emersero dall'oceano, circondando l'imbarcazione. La loro stretta divenne così forte da spezzarla, distruggendola in una manciata di secondi. I ragazzi finirono in acqua. Ognuno tentava di aggrapparsi ad un qualunque oggetto che potesse aiutarli a rimanere a galla. La brunetta però non sapeva nuotare ed aveva avuto la sfortuna di non trovare nessun appiglio abbastanza vicino da poterlo afferrare. Inoltre il gigantesco mostro, muovendosi, aveva creato delle onde altissime che le rendevano il compito ancora più arduo. L'ultima cosa che vide fu un ragazzo dai capelli bicolore avvicinarsi a lei a grandi bracciate ed il blu dell'oceano avvolgerla. Sentiva il rumore dell'acqua in movimento e qualcosa o qualcuno afferrarla saldamente per il polso, poi... il nulla.

 

-C-cos'era qu-quella cosa?- chiese Hilary con voce tremante

-Non ne ho la minima idea. Non avevo incontrato nulla di simile in vita mia- sentenziò il ragazzo passandosi stancamente una mano tra i capelli.

-Piuttosto, Hilary, che ti è successo? Sembrava che non riuscissi a nuotare- disse Mao

-Io veramente...-

-Fortuna che il ragazzo qui presente ti ha impedito di annegare- continuò con un sorriso la cinesina, indicando con il pollice il ragazzo al suo fianco. Hilary ora poteva vederlo più distintamente e si sorprese di scorgere davanti a lei un magnifico paio di occhi color del mare. Chissà perché ma aveva creduto che il suo salvatore avesse dei magnetici occhi ametista. Ora il volto sorridente di Rico era nitido davanti a lei.

-Ragazze però abbiamo un problema...- intervenne il giovane guardandosi nervosamente intorno -gli altri.. sono spariti-

 

 

 

Il ragazzo aprì gli occhi lentamente, trovandosi ad osservare le onde che si infrangevano sotto di lui. Ma dov'era finito? Max iniziò a guardarsi intorno, scoprendo di essere sul ramo di un albero. Si trovava su una scogliera rocciosa alta circa tre metri, dove un albero solitario era cresciuto con i rami rivolti verso l'oceano. CRACK! All'improvviso il ramo che lo sosteneva si ruppe, facendo cadere l'americano in acqua. Riemerse velocemente aggrappandosi alla roccia. Iniziò a scalare la pare con qualche problema dovuto alle alghe che vi erano cresciute sopra, ma alla fine raggiunse la sommità. Oltre vi erano delle colline rocciose ricoperte solamente da erba e arbusti secchi.

-Aaaahhhhhhh!!-

Il biondino si girò preoccupato. Chi era stato a gridare? Il suono non proveniva da molto lontano. Max s'incamminò a passo spedito verso il punto da era arrivato l'urlo. Davanti a lui vi era un enorme masso alto poco più di due metri. Vi si arrampicò con facilità, scoprendo che dall'altro lato vi era un crepaccio profondo all'incirca quattro o cinque metri. Concentrandosi sul fondo della fenditura, l'americano notò con orrore un'esile figura che si stringeva la caviglia.

-Mariam che cosa ci fai lì?- chiese preoccupato

-Un picnic- rispose acida -Cosa vuoi che faccia qua giù! Sono caduta, idiota!-

-Aspetta, non muoverti, cerco qualcosa per tirarti su- esclamò prima di sparire alla vista della ragazza.

-Dove vuoi che vada- bisbigliò sottovoce. Poi una smorfia di dolore le attraversò il viso, tolse le mani dalla caviglia, notando che erano sporche di sangue. Fortunatamente non era un taglio profondo, ma le faceva molto male.

“E adesso cosa uso?” si domandò agitato l'americano “Qui non c'è niente di niente”. Proprio in quel momento il ragazzo inciampò in una liana e cadendo per terra. -È perfetta!- esclamò felice. Tornò velocemente da Mariam calando quella sottospecie di fune nel crepaccio. La ragazza vi si aggrappò lasciandosi tirare su dal biondino. Quando ne fu uscita la ragazza rivolse a Max un breve 'grazie' appena percettibile, ma l'americano lo sentì e sfoggiò un sorriso a trentadue denti.

-Gli altri non sono con te?- domandò la ragazza con la sua solita freddezza

-No. Non so dove siano. Scusa Mariam ma..- indugiò un attimo -come hai fatto a cadere in quel crepaccio?-

-Vi stavo cercando. Camminavo e non l'ho visto- rispose infastidita. Tra i due calò improvvisamente un silenzio imbarazzante. Nessuno dei due parlò per vari minuti, poi Mariam venne sorpresa fa una fortissima fitta alla caviglia, che la costrinse a premere l'arto con forza. Solo allora Max si accorse che l'amica era ferita. Allora si strappò una manica della maglietta ed utilizzò il tessuto come benda, nonostante la ragazza continuasse a negare di essersi fatta del male.

-Hei, guarda là!- esclamò il biondo indicando la direzione opposta rispetto alla costa -Si vede il tetto di una costruzione. Magari gli altri sono lì, andiamo a controllare?-

-Come vuoi- la ragazza fece per alzarsi, ma il dolore alla caviglia la obbligò a rimanere seduta. L'americano allora le si inginocchiò davanti dandole le spalle.

-Avanti sali- la incitò dolcemente

-Non ce né bisogno, faccio da sola- disse prima di tentare nuovamente a mettersi in piedi, ma inutilmente.

-Dai. Non vedi che non riesci nemmeno a stare in piedi. Forza, non dirò a nessuno che ti sei fatta aiutare-

-Mmmm...- alla fine la ragazza cedette, aggrappandosi alla schiena del ragazzo, provando una strana scossa al contatto tra i loro corpi. Max sussultò, anche lui l'aveva sentita. I due si incamminarono verso l'enorme costruzione, sperando che loro compagni stessero tutti bene e di ricongiungersi il più presto possibile.

 

 

 

-Uuaaaahhhhhh!- Takao lanciò un urlo fortissimo, iniziando a correre in cerchio, con le braccia verso l'alto ed un grosso granchio attaccato ai sui pantaloni. Il ragazzo riuscì a togliersi il crostaceo dal sedere solamente dopo un paio di minuti. Due terribili minuti. Intanto una ragazza dai capelli chiari lo osservava perplessa, ma allo stesso tempo divertita.

-Si può sapere perché lo hai fatto?!- le chiese con le lacrime agli occhi, mentre si massaggiava la parte lesa.

-Scusa.. ma non ti svegliavi e io non sapevo cosa fare- rispose Christal con un aria da bambina pentita che fece intenerire il blaider. Takao le poggiò una mano sulla spalla, lui era abituato a Hilary e alle sue amiche e tutte avevano un caratterino, Christal invece sembrava più tranquilla e più dolce. Nonostante in campo diventasse una furia.

-Tranquilla, è vero io ho il sonno pesante. Pensa che mio nonno mi sveglia a colpi di katana- le disse sorridente. La ragazza scoppiò a ridere contagiando anche l'amico.

-Allora che cosa facciamo?- domandò la ragazza

-Non lo so... gli altri non ci sono- constatò osservando il paesaggio circostante. L'erba verde si stagliava a perdita d'occhio, con numerosissimi fiori che donavano alla radura un'aria fiabesca. C'era anche un fiume che sfociava nell'oceano la cui sorgente si trovava chissà dove.

-Potremmo seguire il fiume, che ne dici?

-Va bene, ma.. - un velo di tristezza e preoccupazione attraversò le iridi cerulee della ragazza

-Ma..?-

-Secondo te gli altri stanno bene, insomma quando quel mostro ci ha attaccato.. tu eri vicino a me, ma gli altri... Rico.. -

-Non ti preoccupare. Vedrai che stanno bene- le rispose dolcemente -I ragazzi sono in gamba e Rico non è da meno. È il più grande del gruppo è praticamente un adulto. Stai tranquilla. Io non lo conosco molto bene, ma sono sicuro che sta bene-

Christal lo abbracciò di slancio, sussurrandogli un 'grazie', per poi staccarsi altrettanto velocemente ed incamminarsi lungo il fiume, recuperando il sorriso. Takao non riuscì a muoversi per alcuni secondi, era rimasto spiazzato. Non era abituato ad essere abbracciato da una quasi sconosciuta, solo Hilary lo abbracciava qualche volta quando si facevano delle mega chiacchierate da migliori amici. Non se lo aspettava. Si riscosse e raggiunse Christal che lo stava aspettando qualche metro più avanti. Chiacchierarono animatamente per tutto il tragitto come amici di vecchia data. Ma presto si dovettero fermare. Il fiume spariva inspiegabilmente sottoterra. I due blaider si scambiarono uno sguardo perplesso. I fiori, attorno al punto in cui il corso d'acqua si dissolveva, sembravano disposti a freccia. Nella direzione indicata della piante si stagliava in lontananza un enorme tempio. I due convennero che fosse il caso di dare un'occhiata all'insolita costruzione e così si avviarono.

 

 

 

Ormai erano più di venti minuti che camminava in mezzo a tutta quella neve e quel ghiaccio, si era lasciato alle spalle l'oceano, addentrandosi verso l'interno. Quand'è che era tornato in Russia senza saperlo? La candida sciarpa era mossa dal vento impetuoso che gli soffiava contro. Doveva trovare un riparo e al più presto, nell'arco di dieci minuti quel vento di sarebbe trasformato in una vera e propria tormenta di neve. Ormai la bufera si era scatenata, permettendo al russo di vedere ben poco. All'improvviso notò un lievissimo bagliore provenire da poco più avanti, sulla sua sinistra. Con gli occhi ridotti a due fessure e la sciarpa fin sopra al naso, lo raggiunse, scoprendo l'entrata di una grotta. Vi si riparò all'interno, constatando di non essere solo. Davanti a lui stavano Rex e Kate, l'uno di fronte all'altra con un piccolo fuoco al centro.

-Kei! Che ci fai qui?- chiese Rex sorpreso -pensavamo di poter finalmente avere un po' di intimità e invece..- scherzò, beccandosi un poderoso pugno sulla spalla dalla compagna che gli ordinò di tacere.

-Tu hai capito dove siamo?- chiese Kate con lo stesso calore della tormenta che imperversava furiosa.

-No- rispose apatico il blaider prima di sedersi ad occhi chiusi vicino alla ragazza. I tre avevano già trascorso una mezz'ora buona nella piccola grotta. Rex aveva praticamente parlato da solo per tutto il tempo, visto che intavolare una conversazione con gli altri due sembrava impossibile. Aveva raccontato ad un Kei per nulla interessato di come si era risvegliato su quel terreno freddo, con la mano di Kate stretta nella sua e del sonoro schiaffo che aveva ricevuto quando aveva provato a rianimarla con la respirazione bocca a bocca, nonostante non ce ne fosse alcun bisogno. Finalmente la bufera cessò, permettendo ai blaider di uscire. Il paesaggio ricordava davvero le lande desolate della Russia. Solamente neve e ghiaccio. I ragazzi camminarono per qualche minuto, poi, dal nulla, i contorni di quello che sembrava un immenso tempio apparvero all'orizzonte.

-Voi l'avevate visto?- chiese perplesso Rex riferendosi alla costruzione

-No- fu la risposta telegrafica degli altri due.

-Calorosi come al solito... che ne dite? Andiamo?-

Kei s'incamminò in silenzio con le mani nelle tasche, seguito a ruota da Kate.

-Uffa! Potreste almeno annuire!- si lamentò Rex prima di raggiungere i due che si stavano allontanando a passo spedito.

 

 

 

-Che caldooo- si lamentò strascicando i piedi contro la sabbia bollente

-Io non capisco.. com'è possibile?.. secondo il computer siamo nel emisfero boreale, distanti dall'equatore. Come fa ed esserci un clima simile?- chiese più a se stesso che al compagno che come lui faticava a continuare tra quelle dune roventi.

-Lì, lì c'è dell'acqua!!- urlò il professor K correndo verso il laghetto attorniato da palme ed altri arbusti rigogliosi

-Tanto arrivo prima io- esultò Daichi sorpassandolo e tuffandocisi dentro. Tuttavia furono costretti a ricredersi, poiché appena assaggiarono l'acqua fresca l'orribile sapore della sabbia si diffuse nei loro palati, costringendoli a sputarla immediatamente. Come per magia il laghetto, così come le piante, si dissolse nel nulla.

-Era solo un miraggio- constatò sconsolato il prof. Anche il più piccolo abbassò la testa sconfortato, iniziando a camminare pesantemente. Perché non erano rimasti sulla spiaggia? Perché aveva insistito per addentrarsi in quel deserto? Si diede dello stupido almeno un centinaio di volte. Dopo alcuni minuti notò che la duna di sabbia alla sua destra si era mossa.

-Prof guarda! Cos'è quello?- chiese eccitato indicando una sottospecie di grossa lucertola bianca e strisciava tranquilla su una duna.

-È un gerrosauro Daichi. Un rettile abbastanza grande di differenti colori e habitat, come il deserto, la savana o tra le rocce- spiegò il professor K. (chi non sapesse di quale animale io stia parlando clicchi qui → http://www.mondoecoblog.com/wp-content/uploads/2011/05/gerrosa.jpg?66680)

L'animale, nel frattempo, muoveva la testa da una direzione all'altra, come se stesse cercando qualcuno. Poi puntò il suo sguardo sui due ragazzi. I due fissarono l'animale per chissà quanti minuti ed il rettile fece lo stesso. Improvvisamente il gerrosauro voltò la testa squamosa. I ragazzi seguirono la traiettoria dello sguardo dell'animale, constatando che riuscivano finalmente a vedere la fine di quell'immenso deserto, al termine del quale si stagliava un'immensa costruzione antica.

-Non sarà un altro miraggio?- chiese dubbioso

-Non credo prof, dopotutto l'ha visto anche la lucertola- rispose entusiasta Daichi. I due si rigirarono verso il rettile, ma l'animale era scomparso -Forza muoviti o ti lascio lì- proseguì il rosso iniziando a correre con rinnovate energie verso l'edificio

-Aspettami Daichi!-

 

 

 

-Rico ha ragione, sono spariti- convenne la brunetta

-Come abbiamo fatto a non accorgercene subito? Ma soprattutto... cosa facciamo?- chiese Mao, visibilmente preoccupata

-Li cerchiamo- rispose Rico come se fosse la cosa più ovvia del mondo

-Si, ma dove?-

-Potremmo iniziare da là- intervenne la brunetta indicando la foresta che si stagliava alle loro spalle. Gli altri acconsentirono. Iniziarono ad avvicinarsi alla boscaglia, ma poco prima di raggiungerla un suono attirò l'attenzione dei tre: sembrava che qualcuno stesse bussando. Si rigirarono verso l'oceano notando che le onde avevano trasportato un barile. Un colibrì stava beccando la superficie lignea. I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo, niente di preoccupante. Stavano per tornare sui loro passi quando la cinesina constatò che il barile non era vuoto: dal lato aperto sbucava un... un.. un piede? La rosa si avvicinò sotto lo sguardo confuso di Hilary e Rico.

-Oddio! Rei!- gridò preoccupata Mao -Aiutatemi a tirarlo fuori!

I due obbedirono. Rei era disteso sull'erba, immobile. Mao appoggiò tremante la testa al suo petto, constatando che era ancora vivo. Lo scossero numerose volte prima che il cinese riprendesse i sensi. Dopo avergli fatto recuperare un po' di forze i ragazzi si addentrarono nella foresta. Il clima era caldo e la vegetazione ricordava quella della Foresta Pluviale. Per attraversarla i quattro si trovarono a dover scavalcare radici di alberi molto spesse ed il terreno umido non facilitava di certo il cammino. La brunetta sembrava particolarmente impacciata a causa delle scarpe da tennis che indossava.

-Hilary dammi una mano, così non rischi di scivolare- disse cortesemente Rico porgendole la mano

-Grazie ma ce la faccio- rispose con un sorriso

-Insisto, non vorrei mai che il tuo bel viso si sporcasse di fango- continuò il ragazzo

-Va.. va bene- rispose titubante la ragazza. Quel giovane le faceva uno strano effetto e quando le loro mani si congiunsero non poté fare a meno di arrossire lievemente e di notare l'insolita morbidezza della mano del marinaio. Rei, dopo una ventina di minuti, si accorse che sopra le chiome degli alberi spiccava quella che sembrava la sommità di un edificio -Sembra il tetto di un tempio-

-Dite che lo hanno visto anche gli altri?- domandò la brunetta

-Non lo so, ma andiamo a dare un occhiata- decise Rico

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

eccomi di nuovo (: scusate il ritardo ma con il lavoro e lo sport non ho avuto molto tempo. Bèh.. non c'è molto da dire.. spero che questo capitolo sia migliore del precedente. Un ringraziamento speciale a Dark_Fairy92 che ha commentato, dandomi dei buoni consigli (: e ovviamente a tutti quelli che leggono anche senza commentare. Ps: scusate se è scritto troppo vicino non riuscivo a sistemarlo >__<

Una bacione, Kiki (:

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

 

Eccola. Finalmente l'avevano raggiunta. Aveva perso la cognizione del tempo, chissà quanto avevano impiegato a raggiungere la gigantesca costruzione antica che gli si stagliava davanti. Il corpo della ragazza cominciava a pesare e la stanchezza a farsi sentire. “Forza Max, resisti, ancora pochi metri e sei arrivato” era veramente esausto, ma non si era pentito nemmeno per un secondo di aver proposto alla ragazza di farsi portare in braccio fin li. Per tutto il tragitto i due non avevano parlato molto ed il ragazzo non aveva fatto altro che pensare a quanto fosse piacevole la sensazione del corpo della blaider appoggiato al suo. Mariam gli faceva uno strano effetto. Era incredibile, nonostante la freddezza che la giovane ostentava lui non riusciva a starle lontano. Era come una calamita. Dopo l'ultimo torneo lei e la sua squadra erano spariti, come se si fossero dissolti nel nulla. E dopo più di un anno eccola riapparire nel giardino di Takao come se nulla fosse. Gli era mancata moltissimo, ma non riusciva a confessarglielo. Era con questi pensieri che l'americano aveva trasportato Mariam fin li. Ora erano definitivamente arrivati, la corta scalinata che portava all'entrata del tempio era davanti al ragazzo.

-Ecco, siediti qui- esordì con un sorriso aiutando la giovane ad adagiarsi sui primi gradini. Il biondo si lasciò cadere a terra con un tonfo, prima di sdraiarsi sulla schiena e di respirare profondamente.

-Anf... vedi... anf... gli altri?- domandò tra un respiro e l'altro

-No, qui non c'è nessuno- rispose freddamente. Max si lasciò scappare un sorriso. Era inutile Mariam era fatta così.

-Perché ridi?- chiese scocciata

-Non sto ridendo, sto sorridendo- rispose sedendosi, sempre con il sorriso stampato sul volto, e guardandola intensamente negli occhi. Lei non rispose. Stettero a fissarsi per diversi minuti, sembrava una sfida e chi spostava per ultimo lo sguardo. I loro occhi erano come incatenati, nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo dall'altro, o forse non volevano? Poi all'improvviso quella magia venne spezzata.

-Ragazziiii! Finalmenteeeee!- Takao correva verso di loro agitando un braccio. Dietro di lui Christal faticava a seguirlo, poiché il ragazzo la stava strattonando per un polso nel tentativo di affrettare il passo.

-Takao... ral... enta!- la ragazza sembrava sul punto di collassare.

-Per fortuna che vi abbiamo trovati- sentenziò il giapponese una volta raggiunti gli altri due blaider, mentre Christal si piegava in avanti, con le mani sulle ginocchia tentando di riprendere fiato.

-Ma gli altri non sono con voi?- continuò il giovane campione guardandosi intorno

-No, speravamo fossero con voi- Max abbassò la testa. Improvvisamente l'americano iniziò a scostare la terra.

-Mh? Hai trovato qualcosa?- domandò curiosa Christal

-Ecco, guardate-

I tre blaider si sporsero un po' per vedere meglio. Incastrata nel suolo c'era una pietra liscia, al centro della quale vi era una stella a quattro punte e su di ognuna era indicato un punto cardinale.

-Sembra una bussola-

Takao stava ancora osservando la pietra quando improvvisamente qualcosa di pesante gli piombò sulla testa.

-Hey, cosa state guardando?-

Quella voce, l'avrebbe riconosciuta ovunque. Purtroppo. Quel pidocchio lo perseguitava, il suono gli arrivò come un gracchiare stridulo, ma dopotutto era contento. Anche se non glielo avrebbe mai detto, era felice di rivedere il ragazzino. Anche quando erano in Giappone non gli dispiaceva vederlo scorrazzare per casa. Era come avere un fratellino minore. Il suo vero fratello era partito quando lui era ancora piccolo, aveva sempre vissuto con nonno J. Poi dopo il primo torneo casa sua era diventata una sorta di accampamento, spesso e volentieri i blaider che avevano incontrato passavano a salutarlo e alla fine venivano praticamente costretti da suo nonno a passare qualche giorno da lui. Il dojo era quasi sempre pieno di gente. Nei rarissimi momenti in cui non c'erano ospiti però c'era sempre quella scimmia, da quando era arrivato non era più rimasto da solo. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi. Era contento, lui amava la compagnia anche se era quella di Daichi. Ormai vivere senza il ragazzino tra i piedi gli sarebbe sembrato strano. Era felice che non li fosse successo niente e che si fossero riuniti, tuttavia gli rispose arrabbiato: -Scendi dalla mia testa pidocchio!-

Il ragazzino scese con un abile balzò, poi sembrò ricordarsi di qualcosa o qualcuno. Iniziò a voltare la testa in tutte le direzioni diverse volte.

-Oh cavoli!- esclamò prima di ripercorrere velocemente la strada da cui era arrivato. Takao e Max lo seguirono, fino a quando, in pochi minuti, non raggiunsero il deserto. Li videro Daichi che tentava invano di far riprendere il prof. Il giovane tecnico stava sdraiato a pancia in su, con la bocca aperta. Poi, dopo una poderosa sberla da parte del rosso, il ragazzo riprese conoscenza. Accortosi della presenza degli altri due blaider, gattonò velocemente verso di loro, abbracciandogli le caviglie.

-Oh ragazzi, sono così contento di vedervi- disse con le lacrime agli occhi

-Si prof, anche noi. Ma adesso staccati. Forza...- dissero in coro Takao e Max tentando liberarsi. Dopo alcuni minuti ritornarono dalle ragazze, che erano rimaste al tempio. Quando arrivarono videro Christal che abbracciava una Kate alquanto irritata

-Kate, non sai come sono contenta che stiate bene- pigolò la ragazza. La risposta della mora fu solamente un pesante sbuffo. Poco distante Kei se ne stava appoggiato ad un albero con gli occhi chiusi e le braccia conserte come al solito, mentre Rex si era seduto vicino a Mariam.

-Ragazzi ci siete anche voi- affermò il giovane campione con un sorriso

-Hey Takao- lo salutò il verde

-Sapete che di là c'è il deserto?- continuò il giapponese

-Davvero? Pensa che noi invece ci siamo ritrovati tra i ghiacci-

-Che posto strano- tutti convennero con Takao. Com'era possibile trovare ambienti così diversi confinanti tra loro. Grazie alla bussola disegnata sulla pietra capirono che Max e Mariam erano arrivati da Nord-Est, Daichi e il prof da Sud-Est, Takao e Christal da Sud-Ovest, mentre Kei e gli altri da Ovest. Tutti avevano visto il tempio e si erano lasciati alle spalle la costa, quindi erano sicuramente su un'isola ed il tempio doveva essere al centro. Ora all'appello mancavano solamente Hilary, Mao, Rei e Rico.

I blaider sentirono un fruscio proveniente da poco distante, dove iniziava la foresta. I giovani si voltarono e videro comparire Rico dalle felci, seguito da Hilary. Il giovane teneva ancora la brunetta per mano. Il russo se ne accorse rivolgendo alla coppia un sguardo duro. I due notarono finalmente il resto del gruppo, in particolare la ragazza si scontrò con due pozze ametista che stavano osservando le mani congiunte dei due. Incapace di reggerlo la ragazza separò bruscamente le loro mani, girandosi verso Takao che li stava raggiungendo.

-Eccoli li abbiamo trovati- esclamò Mao alle spalle della ragazza. Anche la rosa e Rei erano usciti dalla foresta. Ora il gruppo era al completo. Ogni gruppetto raccontò brevemente cosa li fosse accaduto, poi però la loro attenzione venne rivolta alla grande costruzione che si stagliava accanto ai ragazzi.

-Entriamo?- domandò il cinese

-Of course-

-Che domande, abbiamo capito di essere su un'isola, quindi tanto vale dare un occhiata in giro- acconsentì il giapponese. Iniziarono ad avviarsi, tuttavia Mariam non riusciva ancora ad appoggiare il peso sulla caviglia ferita. La ragazza fece per alzarsi, ma una smorfia di dolore le attraversò il volto, cosa che non sfuggì all'americano.

-Ragazzi aspettate-

-Mh?-

-Vedete.. io devo portare in spalla Mariam-

-E per quale motivo?- chiese Daichi

-Perché ho perso una scommessa- disse con tono fintamente sconfitto, la ragazza lo guardò perplessa -Lei aveva detto che vi avremmo incontrato qui, io invece pensavo di no. Abbiamo scommesso e se io avessi perso avrei dovuto portarla in spalla per un'ora. Quindi ora mi tocca-

L'americano sapeva quanto la ragazza odiasse farsi vedere debole in pubblico anche se per una caviglia ferita, quindi aveva preferito inventarsi una scusa. In questo modo poteva aiutarla senza che lei facesse troppe storie.

-Fa lo stesso, non ce né bisogno- intervenne la corvina

-Sì invece. Ho perso e ora devo pagare, sono un uomo di parola io- disse con un sorriso prima di caricarsela sulla schiena. Mariam era sorpresa. Perché quel biondino era sempre così gentile con lei?

Il gruppo superò la piccola scalinata entrando all'interno del tempio. Davanti a loro vi era solamente un lunghissimo corridoio buio. Era l'unica strada quindi i ragazzi si incamminarono. Takao e Rico erano in testa al gruppo, mentre Kate e Rex chiudevano la fila. Hilary camminava osservando la candida sciarpa bianca di Kei ondeggiare davanti a lei. Stava ripensando alle emozioni provate da quando si era risvegliata. Innanzi tutto quando si era trovata davanti gli occhi profondi di Rico. In un primo momento era rimasta dispiaciuta, credeva che fosse stato il russo a salvarla, o forse lo sperava? Era un po' di tempo che si scopriva sempre più spesso ad osservare il freddo blaider e ad arrossire quando si accorgeva che anche lui la stava osservando. Tuttavia nella foresta le attenzioni di Rico non le erano dispiaciute per niente. Quando poi il ragazzo l'aveva presa per mano, il suo cuore aveva improvvisamente accellerato, come era successo quando Kei l'aveva presa in braccio la sera dell'attacco. Le emozioni che provava con i due ragazzi erano molto simili. Ma cosa significava, che era innamorata? Di Kei? Di Rico? Lei non si era mai innamorata veramente, quindi non avrebbe saputo dirlo. Sicuramente i caratteri dei due ragazzi non potevano essere più diversi. Per avvicinarsi un po' al russo la brunetta aveva impiegato anni, scalando a poco a poco il muro di ghiaccio che il ragazzo si era costruito attorno. Rico invece si era dimostrato sin da subito cordiale e gentile. Tuttavia quando si erano riuniti al resto del gruppo la ragazza non aveva potuto non notare lo sguardo carico d'odio che il russo aveva rivolto a Rico mentre si tenevano per mano. Non è che era geloso? Hilary scosse la testa un paio di volte, come a voler scacciare quei pensieri. Si diede mentalmente della stupida, Kei pensava al beyblade. A quello e a battere Takao. Nient'altro. Come avrebbe potuto anche lontanamente essere geloso. Di lei poi! Che scema.

La ragazza era così presa dai suoi pensieri da non accorgersi che il ragazzo davanti a lei si era fermato. Quindi sbattè contro la schiena del russo che la guardò inespressivo. Hilary sussurrò delle scuse, prima di domandare al campione il motivo per cui si fossero fermati. Il ragazzo le indicò il pavimento. Nonostante la scarsa visibilità la ragazza riuscì a vedere che mancava una parte del suolo. Un baratro oscuro si estendeva per circa tre metri. Poi la pavimentazione riprendeva normalmente.

-Vado io- disse Rico. Prese qualche metro di rincorsa poi saltò. Arrivò giusto dall'altra parte, atterrando carponi. Poi fu la volta di Takao e Daichi. Anche per Rei, Kei, Mao, Kate e Rex non vi fu alcun problema. Tuttavia il prof, Christal ed Hilary non erano affatto sicuri di farcela. Mariam invece aveva ancora male. L'americano era bloccato, non sapeva cosa fare. Gli altri non sapevano della ferita. Inoltre era sicuro che la corvina avrebbe insistito per saltare comunque.

-Okkei, io vado. Non posso rimanere qui- sentenziò Hilary, nonostante sentisse le gambe cedere. Aveva paura, ma non sarebbe di certo stato questo a fermarla. Prese la rincorsa e saltò. Ecco, era quasi dall'altra parte. Ma cosa? No. Aveva saltato troppo poco, eppure di era data tutto lo slancio che poteva. Sentì il suo corpo precipitare. Chiuse gli occhi, ma la caduta fu più breve del previsto, poiché qualcuno le aveva afferrato saldamente entrambe le mani. Aprì gli occhi. Kei l'aveva prontamente afferrata per la mano sinistra, ma Rico non era stato da meno e la sua mano stringeva quella destra della brunetta. I due blaider la aiutarono a salire, Hilary ringraziò entrambi con un bacio sulla guancia. Grazie alla poca luce la brunetta non poté notare il lieve rossore che si impadronì delle guance del russo, mentre invece riuscì benissimo a vedere il gigantesco sorriso che le dedicò il marinaio. Era vero i due ragazzi non potevano essere più diversi, il contatto delle sue labbra con il viso del russo l'aveva lasciata interdetta, era convinta che fosse ghiacciata, invece era morbida e calda nonostante lì dentro si congelasse ed avesse precedentemente attraversato una distesa ghiacciata. Quella di Rico invece era fredda.

L'urlo del prof la costrinse a girarsi e vide il ragazzo fare la sua stessa fine, ma venire afferrato da Rex. Takao intanto cercava di convincere Christal a saltare, ma lei non ne voleva sapere. Continuava a scuotere la testa dicendo che sicuramente non ce l'avrebbe mai fatta. Dopo diversi minuti il ragazzo con l'ausilio di Rico, la convinse. La ragazza saltò, scoprendo di avere un'eccellente elevazione, addirittura saltando troppo lunga ed atterrando direttamente addosso al giapponese. La ragazza si rialzò, scostandosi dal campione, saltellando felice e ringraziandolo almeno dieci volte. Ora mancavano solamente l'americano e Mariam. Finalmente Max ebbe un'idea. Fece scendere la ragazza. Prese la rincorsa e saltò. Una volto giunto dall'altra parte si sedette a terra, con la schiena rivolta verso il baratro.

-Reggetemi per le gambe, please- disse rivolto a Kei e Rei. I due obbedirono. L'americano si lasciò cadere indietro, la schiena gli sbatté piano contro la parete liscia. Le braccia pendevano verso il fondo oscuro, mentre aveva le gambe piegate in modo da tenerlo ancorato al suolo, inoltre i sui amici lo stavano tenendo. Perfetto. In questo modo la ragazza avrebbe potuto saltare senza rincorsa, poiché se anche fosse arrivata corta lui sarebbe riuscito a prenderla al volo.

-Ma che cosa stai facendo?- gli domandò Mao

-Salta Mariam. Non ti preoccupare ti prendo io- disse il biondo ignorando volutamente la cinesina. La corvina era titubante, ma era consapevole di non avere scelta, quindi saltò. Senza rincorsa e con la caviglia dolorante l'impresa le risultò particolarmente ardua. Come previsto da Max, la ragazza non saltò abbastanza e cadde. Ma da quella posizione non fu difficile per l'americano afferrarle i polsi.

-Okkei ragazzi. Tirateci su- asserì una volta che ebbe accertato di avere una presa salda.

-Caspita Maestro. Come facevi a saperlo?- domandò Daichi esterrefatto. L'americano si limitò a sorridere. Una volta che Max ebbe ripreso in spalla la ragazza ripartirono.

-Sicura di stare bene?- domandarono preoccupate Hilary e Mao rivolte alla corvina

-Si-

Da lì in poi il cammino fu tutto in salita. Ovvero quel baratro era la prima trappola, ne seguirono molte altre. Per esempio quando il prof pestò una mattonella una serie di frecce vennero indirizzate sui blaider, oppure alcune statue di serpenti caddero al suolo mancando di poco i ragazzi. Ormai era parecchio che camminavano e a forza di schivare trappole mortali i ragazzi iniziavano ad accusare un po' di stanchezza. Ma soprattutto continuavano a domandarsi se quel tunnel avesse una fine. Finalmente videro una luce ed accelerarono il passo. Tuttavia ciò che trovarono non li piacque per niente. Il gruppo di ritrovò in un'enorme sala circolare, per attraversarla bisognava obbligatoriamente superare un ponte di corda. Quest'ultimo era molto vecchio, la corde sembravano logore e mancavano diverse assi. Inoltre una ventina di metri sotto il ponte si potevano chiaramente notare dei grossi spuntoni acuminati. I giovani rabbrividirono, l'ultima cosa che avrebbero voluto sarebbe stata quella di morire trafitti da uno di quei pali. Dall'altra parte del ponte vi era una porta con incise sopra le figure di un drago, una fenice, una tartaruga e una tigre, con una stella a quattro punte nel mezzo.

-Che cosa dite ragazzi? Proseguiamo?- chiese Takao

-Controlliamo prima che il ponte regga- disse Rico prima di attraversare per primo il ponte. Arrivato a metà disse: -Sembra reggere, venite pure-

Anche il resto del gruppo lo seguì, il bicolore era già arrivato dall'altra parte, mentre gli altri erano quasi a metà. Tuttavia non avevano pensato al fatto che salendo tutti insieme il peso era maggiore. Di colpo la corda si spezzò pochissimi metri dietro a Rex, che era rimasto per ultimo. Il ponte crollò dividendosi a metà, i ragazzi si appesero alle corde. In questo modo finirono tutti sul lato vicino all'uscita, sbattendo violentemente contro la parete rocciosa. Takao era quello più vicino alla fine del ponte. Si ritrovò attaccato alla corda, con Daichi attaccato alla cintura e Christal che gli abbracciava una caviglia. Poco più sotto c'era il prof attaccato ad un asse. Poi Max attaccato anche lui alla corda con Mariam che gli stringeva il collo togliendoli quasi il respiro. Rei teneva un'asse con una mano, mentre con l'altra teneva stretta Mao per la vita. Sotto ancora c'era Kei aggrappato alla corda con una mano, con l'altra reggeva Hilary, mentre attaccata alla caviglia aveva Kate. Che a sua volta si era ritrovata con Rex appiccicato alla vita. Con non poche difficoltà i ragazzi raggiunsero la sommità, sotto lo sguardo di Rico che li osservava preoccupato.

-Me la sono vista davvero brutta- affermò Rex

-A chi lo dici, per poco non ci rimango secco- convenne il prof con un sospiro. Dopo qualche minuto i ragazzi si avvicinarono alla porta. Improvvisamente Dragoon, Dranzer, Driger e Draciel si scaldarono nelle tasche dei proprietari. Dopo pochi secondi le trottole erano diventate bollenti, i quattro bit si illuminarono, impedendo ai blaider di vedere per diversi secondi. Quando finalmente la luce diminuì, i ragazzi si trovarono la porta spalancata. Entrarono nella sala quadrata al di là dell'ingresso. Al centro della stanza era disegnato un bellissimo Karibù d'argento. Era simile ad una renna ma aveva delle corna molto più belle. Sul lato opposto all'entrata vi erano cinque troni. Quello centrale era più grande e bello rispetto agli altri ed aveva un morbido cuscino argenteo. Alla sinistra vi erano un trono con un cuscino rosso ed uno con un cuscino marrone chiaro. Mentre alla destra i due troni avevano un cuscino grigio ed uno azzurro.

-Benvenuti guerrieri-

I giovani si voltarono di scatto verso la porta. Un uomo assai vecchio con una lunga barba bianca ed una tunica chiara li osservava serio. Com'era possibile? Prima l'anziano non c'era ed il ponte era crollato, come aveva fatto ad arrivare fin lì?

-Presto ogni vostro dubbio sarà chiarito-

 

 

 

Spazio autrice:

eccomi di nuovo (: chi sarà mai il nostro vecchietto? Il capitolo non è lunghissimo. Spero che vi sia piaciuto e di non essere stata banale o noiosa.

Ringrazio tantissimo HeartInRussia, luna di perla e soprattuto Dark_Fairy92 per aver commentato il capitolo precedente. E tutti coloro che leggono e basta.

Un bacione, Kiki (:

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

 

 

-Presto ogni vostro dubbio sarà chiarito-

I ragazzi osservano l'anziano. Nonostante l'aria seria, l'uomo emanava una specie di aura benevola, che fece rilassare inconsciamente i blaider.

-Lei chi è?- Takao fu il primo a parlare

-È un vero onere per me conoscerla, guerriero dell'aria- sentenziò con un'inchino -Io sono Darius-

-Guerriero dell'aria? Ma che significa?- domandò il prof, tentando di consultare invano il suo pc. L'uomo intanto si era avvicinato al gruppetto e si era inchinato rispettosamente altre tre volte, prima rivolto a Kei

-Guerriero del fuoco- poi davanti a Rei e a Max

-Guerriero della terra, guerriero dell'acqua. Era da moltissimi anni che attendevo il vostro arrivo- I ragazzi continuavano a non capire.

-Scusi ma credo che ci abbia scambiati per qualcun'altro- intervenne il cinese

-Assolutamente no. Voi siete i quattro guerrieri. Non mi sono certamente sbagliato. Voi custodite i quattro animali sacri-

Takao e gli altri presero immediatamente i loro bey dalle tasche, constatando che continuavano ad emanare calore. Dopo alcuni secondi da ognuno dei bit scaturì un fascio di luce, uno per ogni trono, fatta eccezione per quello argenteo. I quattro seggi si illuminarono, rivelando poi diversi disegni sugli schienali. Sul trono con il cuscino marrone chiaro era comparsa l'immagine della tigre bianca, su quello rosso spiccava invece una fenice, su quello grigio vi era il drago azzurro, mentre su quello blu era comparsa l'immagine della tartaruga. I ragazzi non accennavano a proferire parola.

-Venite con me- L'uomo si posizionò davanti al grande trono centrale, borbottando alcune parole che i giovani non riuscirono a capire. Poi un lieve tremore percosse la stanza ed il trono si sollevò da terra. Sotto il seggio vi era l'inizio di una scalinata che scendeva lungo un tunnel buio.

-Seguitemi- li incoraggiò Darius iniziando a scendere. Il gruppo lo seguì senza discutere, erano tutti troppo curiosi, volevano scoprire di cosa stesse parlando il vecchio. Scesero la scala a chiocciola per qualche minuto. Infine giunsero in un magnifico giardino sotterraneo illuminato da una luce azzurrina. Al centro del quale una fontana di marmo bianco si ereggeva in tutta la sua bellezza. Quel luogo emanava un che di mistico. Nessuno dei ragazzi parlava, come se pronunciando una parola la magia si spezzasse. Fu però Darius ad intervenire, dicendo a Takao, Kei, Rei e Max di sedersi con lui intorno alla fontana. I quattro obbedirono, erano seduti a gambe incrociate, rivolti verso la piccola costruzione.

-Ora, guerrieri, prendetevi per mano, chiudete gli occhi e liberate la mente-

Nuovamente i giovani fecero come gli era stato detto. Dopo una manciata di secondi percepirono una strana sensazione, come un senso di vuoto. Tuttavia non erano spaventati, gli sembrava di galleggiare in una mare di niente. Il nulla più totale. La pace e la spensieratezza di quel vuoto era piacevole, nessun male e nessun pericolo. Improvvisamente nelle menti dei ragazzi si creò l'immagine di un karibù color argento. Come in un film le immagini si susseguivano nelle menti dei blaider. Intorno all'animale era tutto buio. Poi l'oscurità venne illuminata da milioni di piccoli puntini luminosi. Era così che aveva creato lo spazio, le galassie e le stelle. Ora vicino al karibù erano comparsi altri quattro animali che, unendo i loro elementi, avevano creato la Terra. L'aquila rossa aveva forgiato il nucleo rovente del pianeta, il drago azzurro aveva formato l'atmosfera. La tartaruga aveva creato gli oceani, portando l'acqua, mentre la tigre bianca aveva plasmato la roccia, facendo emergere la terra dal mare. Infine il karibù aveva portato la vita. Tutto sembrava perfetto, le differenti forme di vita ormai popolavano quel mondo, vivendo in perfetta armonia. Poi però una gigantesca ombra scusa aveva portato la paura sulla Terra. Gli esseri viventi avevano iniziato a lottare fra loro, i sentimenti come l'odio e la rabbia ormai prevalevano sull'amore e la felicità. Le creature si stavano auto-distruggendo, mentre l'ombra osservava divertita il suo operato attraverso due raccapriccianti occhi vermigli. Fu allora che il karibù decise di intervenire, ingaggiando una furiosa battaglia con l'ombra, aiutato dai quattro animali. Tuttavia l'entità creò dei cloni oscuri del drago azzurro degli altri. Dopo numerosi scontri il karibù e gli altri animali riuscirono a sconfiggere l'ombra. Purtroppo però non riuscirono ad eliminarla definitivamente. Allora decisero di confinarla nella zona più remota della galassia. I cloni oscuri, senza controllo, si dispersero sulla Terra, così come gli animali originali.

I blaider erano sconcertati, le immagini proiettate nelle loro menti sembravano tangibili. Era stato come sognare ad occhi aperti. Tutto intorno a loro divenne nuovamente nero. Fu allora che i ragazzi aprirono gli occhi di scatto, scoprendosi leggermente sudati.

-Lo... lo avete visto... anche voi?- chiese Takao titubante. I tre annuirono, poi si rivolsero al vecchio.

-Cos'era quell'ombra?- chiese l'americano

-Le tenebre- rispose pacatamente Darius -Avete visto la creazione del mondo e la battaglia avvenuta miliardi di anni fa tra la luce ed il buio-

-Per quale motivo ce lo ha mostrato?- domandò Kei

-Era il mio compito. Qualora i guerrieri fossero tornati avrei dovuto mostragli l'origine dei loro poteri e spiegarli come liberare la forza degli animali sacri-

-Ma loro sanno già evocare i bit power, utilizzandoli al massimo le loro qualità- intervenne il prof. Solo allora i cinque sembrarono ricordarsi di non essere soli.

-Non capisco... Se siete già in grado di utilizzare il loro potere, perché siete qui?-

-La nostra nave è stata distrutta e siamo naufragati qui- spiegò Christal

-A proposito, dove siamo?- chiese Daichi. I giovani si guardavano un po' sorpresi, effettivamente non sapevano nemmeno dove si trovavano. Fino a quel momento però non avevano dato tanto importanza alla cosa.

-Siete sull'isola di Purusha-

-Ma non era proprio quella la nostra destinazione?- domandò Mao. Aveva avuto fortuna avevano raggiunto il loro obbiettivo senza neanche saperlo. Tra tutti i posti si erano ritrovati sull'isola di Purusha, la loro meta. Era lì che Daitenji gli aveva esortati ad andare. Il motivo non gli era ancora chiaro, ma la presenza dell'anziano non era un caso. Il presidente sapeva del tempio e di Darius, non c'era altra spiegazione. I quattro blaider tirarono nuovamente fuori i loro beyblade. Darius si avvicinò osservando con interesse le piccole trottole di metallo.

-Potreste farmi vedere- chiese gentilmente. Takao e Kei si scambiarono uno sguardo d'intesa, prima di allontanarsi un po'.

-Tre... Due... Uno... Pronti? Lancio!-

Dranzer e Dragoon ruotavano velocissimi, dopo un paio di piccoli attacchi accellerarono ulteriormente, evocando il drago azzurro e la fenice. L'uomo osservava la scena con uno sguardo lievemente deluso. Terminata la breve dimostrazione l'uomo prese la parola.

-È in questo modo che liberate l'energia degli animali sacri?- domandò sorpreso. I ragazzi annuirono. In un certo senso fieri di aver dimostrato in parte il loro grande potere. Tuttavia il sospiro rassegnato di Darius li scoraggiò non poco.

-C'è qualche problema?-

-Vedete, guerriero della Terra, effettivamente riuscite ad evocare gli animali, ma in questo modo non utilizzate nemmeno un centesimo delle loro reali possibilità-

-E come possiamo sprigionare tutta la loro energia?- intervenne Kei

-Finché continuate a tenere gli animali imprigionati in quegli aggeggi- disse indicando i loro bey -vi sarà praticamente impossibile. Dovete liberarli... letteralmente-

-Come?- il russo era molto interessato all'argomento. Diventare più forte era quello che voleva. Non aveva rinunciato al sogno di essere il migliore e quel vecchio sembrava essere la sua risposta. Se esisteva un modo per aumentare la potenza di Dranzer era deciso a utilizzarlo, nonostante non fosse più disposto a sfruttare bey come Black Dranzer. Black Dranzer... ma certo! L'aquila nera. Era il clone oscuro della sua fenice. Quindi esistevano altri bey con la potenza spaventosa dell'aquila nera e molto probabilmente il misterioso gruppo di blaider che gli aveva attaccati ne era in possesso. Quel pensiero lo inquietò leggermente. Se quella sera avessero combattuto sarebbero stati sicuramente sconfitti. Non erano pronti ad affrontare un nemico così potente, non in quel momento almeno. Magari erano addirittura in grado di liberare i bit-power oscuri, a contrario di lui. Kei si morse il labbro inferiore, stringendo i pugni.

-Come?- chiese -Come possiamo liberarli?- il tono della sua voce era fermo, ma lo sguardo trasmetteva una determinazione incredibile. Lui voleva, anzi doveva diventare più forte.

-Basterà concentrarvi, lasciare che l'energia fluisca attraverso i vostri corpi e permettere agli animali sacri di uscire da quelle trottole. Una volta liberi saranno tangibili ed il loro potere potrà realmente essere sprigionato-

-Proviamo- il russo era già in posizione, pronto a lanciare il bey

-Guerriero del Fuoco! Aspetti! Non qui! Se liberasse la fenice distruggerebbe l'intera sala. Seguitemi, vi porto fuori- detto ciò Darius ricondusse i giovani nella sala con i troni. Una volta lì premette un pulsante ed il gruppo si ritrovò all'esterno del tempio. Pochi secondi dopo Dranzer ruotava ai piedi del suo proprietario. Il russo evocò l'aquila rossa, dopodiché chiuse gli occhi, tentando di concentrarsi il più possibile. Il resto del gruppo lo guardava trepidante, con un pensiero comune: ce l'avrebbe fatta? Dranzer aveva aumentato ulteriormente la sua rotazione, bruciando l'erba sotto di lui. Dopo qualche minuto la trottola divenne completamente incandescente, era ricoperto da fiamme cremisi che impedivano di distinguere chiaramente il bey. La fenice intanto cresceva, acquistando progressivamente tangibilità. Kei ce l'aveva praticamente fatta. Ma proprio quando sembrava esserci riuscito la trottola aveva rallentato improvvisamente, fermandosi ai piedi del gruppo e rinchiudendo nuovamente il bit power nella sua prigione di metallo. Il russo si lasciò sfuggire un ringhio di disapprovazione.

-Wow! È stato incredibile!- sentenziò Takao esaltato -Voglio provarci!-

-Me too!-

-Io pure-

I quattro blaider continuarono ad allenarsi con l'aiuto degli altri, solo il prof, Hilary e Darius non partecipavano, poiché non possedevano un bey. Il prof però non perdeva neanche un minimo movimento delle trottole, registrando tutto grazie al suo computer. Fu così che la ragazza si ritrovò a chiacchierare con l'anziano signore.

-Quindi lei vive qui da solo?-

-Esattamente- La ragazza si incupì leggermente

-Non le dispiace non avere nessuno con cui parlare?- L'uomo non rispose

-Ehm.. scusi non volevo essere indiscreta. Faccia finta che non abbia detto niente- disse la brunetta agitando le mani

-Sai Hilary, tu mi ricordi molto mia figlia- le disse dolcemente, ma la ragazza fu sicura di notare un velo di malinconia nella sua voce.

-Oh. È tanto che non la vede?-

-Già, tanti.. tanti anni ormai. Ti somigliava molto, avete lo stesso sguardo- sentenziò con un sorriso -Si legge la determinazione nei tuoi occhi. Sono attraversati da una luce particolare, tuttavia sembra che qualcosa ti turbi- La brunetta arrossì, per poi abbassare la testa e fissare intensamente le scarpe.

-Fammi indovinare. Vorresti aiutare i tuoi amici, renderti utile in qualche modo, ma non sai minimamente come-

-E lei come fa a saperlo?- disse alzando la testa di scatto e voltandosi verso Darius.

-Tranquilla, vedrai che troverai un modo-

-Non sono sicura di riuscirci. Insomma, non so fare niente! In che modo potrei mai aiutarli?!- la ragazza si accorse dopo di aver alzato leggermente la voce, così riabbassò la testa. Darius allora le poggiò una mano sulla spalla, come tacito appoggio. Fu solo un secondo. Nella mente della ragazza si delineò il suono di un campanello, mentre lo sguardo ambrato di quella che sembrava una renna si imprimeva nella sua testa. Riaprì gli occhi, trovando i blaider che si allenavano ancora davanti a lei.

-C'è per caso del cibo su quest'isola?- Darius la osservava perplesso, quindi la ragazza gli spiegò le sue motivazioni

-Finito l'allenamento i ragazzi saranno sicuramente affamati, quindi pensavo che per iniziare a rendermi utile avrei potuto procurare un po' di cibo per la cena-

-Prova a cercare nella foresta, ma ti sconsiglio di addentrarti la dentro da sola-

-Ok, allora chiederò a qualcuno di accompagnarmi- disse con un sorriso. Dopodiché si avvicinò ai ragazzi

-Hei! Io vado nella foresta a recuperare del cibo per la cena, qualcuno ha voglia di accompagnarmi?-

-Io. Io vengo volentieri- disse sorridente Rico alzando una mano

-Perfetto. A dopo ragazzi- I due si inoltrarono velocemente nella selva, scomparendo dalla visuale dei ragazzi. Kei aveva lanciato una veloce occhiata ai due senza accorgesi che Dranzer nel frattempo si era fermato. Strinse involontariamente i pugni prima di recuperare il suo bey e lanciarlo con forza contro un albero lì vicino.

Ormai era sera e la luce iniziava a diminuire. Il gruppo aveva acceso un piccolo fuoco ai piedi della gradinata.

-Insomma. Ma dove si è cacciata Hilary con la cena? Ho fame- si lamentò Takao.

 

 

 

 

 

 

Hilary e Rico nel frattempo stavano finendo di raccogliere gli ultimi approvvigionamenti per la cena.

-Allora io direi che prendiamo anche quel frutto là e poi torniamo dagli altri- disse la ragazza indicando una sottospecie di mango appeso su un albero. Il bicolore tentò di coglierlo ma era troppo alto.

-Non ci arrivo-

-Fammi da scaletta, così ci arrivo io- sentenziò la brunetta. Il ragazzo la fece salire con i piedi sulle sue mani. Hilary riuscì ad afferrare il frutto, tuttavia questo sembrava non essere intenzionato a staccarsi dal ramo. La ragazza dovette dare alcuni forti strattoni prima che questo si staccasse improvvisamente. La brunetta perse l'equilibrio, facendolo perdere anche al suo compagno. I due capitolarono a terra. “Che terreno morbido” pensò la ragazza prima di aprire gli occhi. Poi si accorse di essere atterrato su Rico. I loro volti erano a pochissimi centimetri di distanza gli uni dagli altri. Il cuore della ragazza iniziò a battere velocissimo, quasi volesse uscirle dal petto, mentre le sue guance si tinsero di rosso. Rico rimaneva immobile, fissando intensamente la brunetta. I loro visi erano veramente vicini,tanto da fondere i loro respiri. Rico si avvicinò ulteriormente, intenzionato a estinguere la breve distanza che ancora li separava. Tuttavia, quando fu ad un paio di centimetri dalla bocca di Hilary, questa si alzò di scatto spolverandosi i vestiti.

-Sarà... sarà meglio tornare indietro. Gli altri... ci staranno aspettando- disse ancora rossissima volto, incamminandosi verso il tempio. Rico si alzò deluso osservando la schiena della ragazza che si allontanava. Poi anche lui si incamminò, raggiungendola velocemente. I due non parlarono per tutto il tragitto. Quando giunsero al tempio il sole era già calato e le stelle avevano fatto la loro comparsa.

-Ehi era ora! Stavamo per venirvi a cercare-

-Tra te e Daichi abbiamo dovuto prendere un sacco di cibo, altrimenti saremmo rimasti a digiuno- scherzò la brunetta. Il gruppo si sedette attorno al fuoco, mangiando e chiacchierando del più e del meno. Poi si addormentarono per terra utilizzando tronchi, massi o scalini come letto improvvisato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

sono tornata per vostra sfortuna con un altro obbrobrioso capitolo. Personalmente non mi piace molto, l'ho riscritto almeno una quindicina di volte, una peggiore dell'altra. Alla fine ho deciso di pubblicarlo così... Chiedo scusa per il ritardo >/////<

ringrazio tantissimo chi ha commentato, chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite e ha tutti quelli che usano un po' del loro tempo per leggere questa fic.

Una bacione (: Kiki

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

 

 

Dietro un enorme scrivania un donna stava seduta con i gomiti sul tavolo ed il mento appoggiato alle mani, quando un ragazzo con il volto coperto da un pesante cappuccio nero entrò nella stanza.

-Improvvisamente gli obbiettivi sono scomparsi dai nostri monitor. È come se fossero svaniti nel nulla, Capo-

- Non importa. Trovateli!- sentenziò.

-Agli ordini- disse Alfa. Poi si allontanò velocemente dopo un piccolo inchino. “Il potere dei bit power è fondamentale per la realizzazione del mio piano. Devo assolutamente impadronirmi della loro energia”

 

 

 

Nel frattempo sull'isola di Purusha i ragazzi stavano ancora riposando, dopo gli ultimi avvenimenti era normale che fossero esausti. La prima a svegliarsi fu Mao. “Che bella dormità” pensò, mentre si accoccolava sul suo cuscino. Lentamente aprì gli occhi, scoprendo inaspettatamente di essersi addormentata su Rei. Il cinese dormiva a pancia il su, con le mani dietro la testa, mentre la ragazza stava comodamente con la testa poggiata sul suo petto. Mao osservò per un attimo il volto rilassato dell'amico d'infanzia. Com'era bello. La cinese scattò improvvisamente, arrossendo fino alla punta delle orecchie e mettendosi a sedere. Si prese il viso tra le mani, pregando che il corvino non si fosse accorto della situazione. Dopo qualche minuto la ragazza tornò ad osservare il compagno. Nonostante avesse provato in tutti i modi a toglierselo dalla testa era ancora innamorata di lui. Sin dal primo torneo. Sperava che Rei si fosse scordato della sua confessione durante il primo torneo. Lei era una ragazza forte ed odiava sentirsi così in soggezione ogni volta che il blaider apriva bocca. Sentì un leggero mugugnio provenire dal ragazzo steso al suo fianco, segno che si stava svegliando.

-Buon giorno- biascicò Rei notando la blaider al suo fianco

-Buon giorno-

-Dormito bene?- chiese il corvino sedendosi a sua volta

-Ehm.. si.. tu?- Mao era nuovamente arrossita al pensiero di aver trascorso tutta la notte accanto al blaider

-Si. Stanno ancora dormendo tutti?- chiese guardandosi intorno -Senti, ti va di aiutarmi a preparare la colazione? Takao e Daichi sono intrattabili se non mangiano- disse con un risolino. La cinesina annuì con un ampio sorriso, poi i due si alzarono, iniziando a raccogliere un po' di frutta. Quando tutti si furono svegliati ed ebbero fatto colazione vennero ripresi gli allenamenti del giorno precedente.

Ormai era ora di pranzo, ma nessuno era ancora riuscito ad liberare i bit-power. L'atmosfera si stava appesantendo e la frustrazione per i continui fallimenti non alleggeriva di certo la tensione. Tuttavia i ragazzi non sembravano essere intenzionati ad arrendersi.

-Takao! Ragazzi! Venite a mangiare qualcosa- li chiamò Christal. Erano ore che si allenavano, una pausa gli avrebbe fatto bene.

-Ehi, non vieni?- chiese stupito Max notando che il campione giapponese non si era ancora mosso

-Voglio provare un'ultima volta- sentenziò. Si mise in posizione e lanciò la trottola di metallo. Poi chiuse gli occhi, concentrandosi sul sibilo che generava il suo fidato Dragoon. Improvvisamente si sentì come se una potente scarica elettrica gli avesse attraversato tutto il corpo. Intorno a lui si alzò un forte vento. Contemporaneamente la rotazione del suo bey era aumentata notevolmente ed il bit emanava una luce accecante. Takao serrò in pugni con sempre maggior forza e Dragoon girava sempre più veloce. Poi ci fu un'esplosione. Il bey del giapponese fu coperto dal fumo per vari minuti, durante i quali nessuno riuscì a muovere un muscolo. Erano in attesa di scoprire cosa si celasse oltre quella coltre di spesso fumo bianco. Poi finalmente lo videro. Accanto al bey, vi era un piccolo rettile di colore blu che si guardava attorno con aria spaesata. I ragazzi erano rimasti completamente basiti, sembravano incapaci di fare qualunque cosa che non fosse fissare l'animale con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Dopo una manciata di secondi il piccolo esserino si eresse sulle zampe posteriori con fare possente, nonostante i suoi trenta centimetri d'altezza. Velocemente si avvicinò a Takao fermandosi ad una spanna dalle gambe del corvino ed emise un piccolo ruggito allargando le zampette anteriori. Non vi era alcun dubbio. Quello era il Drago azzurro. Tuttavia sembrava un tenero peluche anziché un potente bit-power. Titubante il ragazzo prese l'esserino in braccio. Per tutta risposta il draghetto ruggì nuovamente e distese la bocca in quello che i ragazzi interpretarono come un sorriso.

-Wow. È... È incredibile- disse il giapponese quasi in un sussurro -Ce l'ho fatta... CE L'HO FATTA!- urlò trionfante sollevando in aria l'animaletto. Un attimo dopo Takao fu attorniato dal resto del gruppo.

-O mio Dio. È bellissimo- decretò Hilary -Posso... prenderlo in braccio?-

-Certo- appena ebbe preso Dragoon, questo aprì la bocca e creò con le zampe un piccolo tornado che si riversò sulla ragazza, spettinandola tutta. Takao scoppiò a ridere fragorosamente, mentre Hilary posò l'esserino a terra con fare offeso.

-Hahaha! Dovresti vederti! Sei buffissima- disse mentre si teneva la pancia con le mani.

-Non sei divertente- sentenziò la ragazza girandosi dall'altra parte. Dragoon intanto aveva deciso di arrampicarsi fino alla spalla di Christal da dove poteva osservare meglio tutto quello che lo circondava.

-Non so a voi ragazzi, ma a me è passata la fame- decretò Rei. I giovani blaider erano eccitatissimi, il successo di Takao aveva infuso loro nuova energia e non vedevano l'ora di liberare i propri bit-power. Solamente Darius era rimasto in disparte. Silenziosamente si lisciava la barba con un espressione crucciata stampata in volto.

Dopo quasi un'ora anche Kei riuscì a liberare il suo animale sacro. Più o meno il procedimento avvene nello stesso modo, tuttavia intorno al corpo del blaider russo saettavano lingue i fuoco. Così come Dragoon anche Dranzer era piccolo e adorabile. Ma a differenza del primo la piccola aquila volò immediatamente sulla spalla del bicolore, impedendo a chiunque di avvicinarsi troppo.

-Senti Kei, che ne dici di fare una piccola lotta? Così potremmo vedere di quali altri poteri sono dotati i nostri bit-power- disse Takao tutto esaltato

-Ok-

Solo allora i ragazzi si accorsero che i beyblade stavano ancora ruotando. Nell'esatto momento in cui le fermarono i due animaletti scomparvero, ritornando all'interno delle trottole. I due blaider si posizionarono uno davanti all'altro e lanciarono nuovamente i bey. Il ragazzo russo non perse tempo, lanciando per primo il proprio bit-power all'attacco. Sin da subito i ragazzi si accorsero dell'incredibile forza che scaturiva dalle due trottole. Potenza e velocità erano aumentate spaventosamente. Dragoon aveva sollevato un vento potentissimo e Dranzer stava addirittura bruciando tutta la vegetazione circostante. Per questo furono costretti a sospendere lo scontro.

Entro sera anche Rei e Max riuscirono a liberare i propri bit. Il corpo del cinese venne inizialmente circondato da schegge di roccia, mentre quello dell'americano da rivoli d'acqua.

Ormai il sole era calato ed il gruppo si era ritrovato a chiacchierare intorno al fuoco.

-Certo che sono proprio fantastici- commentò Rex

-Devo ammettere però che me li ero immaginati molto più grandi e maestosi- disse Max. Darius, intanto, ancora non si era deciso a parlare. Rimaneva seduto con la testa china a rimuginare su chissà quali pensieri. Hilary, preoccupata, decise di parlargli.

-Ehi- lo salutò con un sorriso, poggiandoli delicatamente una mano sulla spalla. L'anziano però non reagì. La ragazza dovette chiamarlo un altro paio di volte prima che lui si accorgesse della sua presenza.

-Tutto a posto?- chiese, ma non ottenne alcuna risposta. Notando l'espressione crucciata dell'uomo disse: -C'è qualcosa che ti turba? Di me ti puoi fidare. Vedrai che a parlarne ti sentirai meglio-

-Mmm... Niente, è che..- poi parve illuminarsi di colpo -Torno subito- disse prima di sparire all'interno del tempio.

-Ma che gli è preso?- domandò Rico, seduto al suo fianco

-Non chiederlo a me-

Darius tornò una ventina di minuti dopo, con un grosso libro tra le braccia.

-Ora ho capito- sentenziò sedendosi a gambe incrociate -Non mi convinceva l'aspetto dei vostri animali sacri. Secondo ciò che è stato tramandato per millenni ai monaci come me, una volte liberate queste creature diventano gigantesche e dalla forza inimmaginabile. Le vostre invece sono molto piccole, forti ovviamente, ma dovrebbero esserlo molto di più. Così sono andato a controllare tra i manoscritti a mia disposizione ed ho trovato questo- disse indicando il polveroso volume, poi lo aprì iniziando a sfogliarlo, fino ad arrivare ad una pagina in cui erano raffigurate quattro collane -Qui dice che il potere degli animali sacri non è completo. Durante la battaglia finale contro le loro copie malvagie esaurirono tutte le loro energie, ma questo già lo sapevamo. Quello di cui non ero a conoscenza era che al termine del loro scontro trasferirono i loro poteri elementari in tratto medaglioni speciali. Ognuno composto da una diversa pietra. Grazie ad essi riuscireste a liberare tutta la loro energia e dovrebbero apparire nelle loro reali dimensioni-

-Ma dove possiamo trovarli?- chiese Daichi

-All'interno dei templi ovviamente- I ragazzi si guardarono perplessi, così il monaco si spiegò meglio -Esistono quattro templi, ognuno dedicato ad uno dei vostri bit power, uno per ogni punto cardinale. Quello del Drago azzurro ad est, la Tartaruga nera a nord, quello della Tigre bianca ad ovest ed infine l'Aquila rossa a sud. Guardate- disse voltando pagina -qui è disegnata una cartina, sulla quale è disegnata approssimativamente la posizione dei templi- I ragazzi osservarono bene la mappa, decretando che il Tempio dell'Aria si trovava al centro delle Philippine, quello del Fuoco in Sud Africa, il Tempio della Terra tra i monti messicani, mentre quello dell'Acqua era nella parte settentrionale della Norvegia.

-Ciò significa che domani si parte- esclamò Takao con entusiasmo

-C'è solo un piccolo problema- intervenne Rico -La mia barca è andata completamente distrutta-

-Io, grazie al potere conferitomi dai monaci, posso teletrasportarvi nei pressi di uno dei templi. In un raggio di una ventina di chilometri da esso. Per tutti gli altri però dovrete cavarvela da soli, dato che non posso ripetere il processo più volte-

-Ottimo. Ora bisogna solamente scegliere quale visitare per primo- disse Rex. Stettero a discutere per un po', optando infine per una scelta casuale. Il professor K prese in mano quattro fili d'erba.

-Ci recheremo al tempio di chi prenderà la pagliuzza più corta- sentenziò. Max fu il fortunato vincitore

-Yes! Wonderfull!- se l'americano era il ritratto della felicità lo stesso non si poteva dire di Takao, il quale voleva essere il primo. Dopo una bella cenetta tutte le invidie vennero accantonate ed i ragazzi andarono a dormire.

Il giorno seguente i ragazzi si alzarono presto. Mentre i ragazzi raccoglievano le ultime cose, Darius si avvicinò a Hilary

-Prima di andare ci terrei a lasciarti questo. Era di mia figlia. Trattalo bene- sorrise, posandole un oggettino in mano. La brunetta rimase stupita dalla bellezza del piccolo oggetto. Nel suo palmo una trottola color avorio risplendeva ai primi raggi del sole.

-Grazie. È stupenda-

-Ok Darius. Noi siamo pronti- intervenne Kate

-Perfetto. Prendetevi tutti per mano- i blaider ubbidirono. L'anziano monaco davanti a loro distese entrambe le braccia e recitò una strana formula, della quale i ragazzi con compresero le parole. Un attimo dopo si ritrovarono uno sopra l'altro a bordo di una strada innevata. Si trovavano in un'ampia distesa bianca attraversata solamente da una grossa strada vuota.

-Bene, siamo arrivati e adesso?- chiese Rico

-Cerchiamo il tempio- rispose Daichi come se fosse la cosa più ovvia del mondo

-Si ma da che parte?-

-E i che cosa ne so- rispose con sufficienza. Rex dovette trattenere il bicolore, il quale tentava di strozzare il piccoletto

-Potremmo seguire la strada, da qualche parte arriveremo- intervenne Rei. Tutti approvarono, mettendosi in cammino. Dopo non molto tempo i ragazzi videro arrivare un grosso camion, così decisero di fare l'auto stop. Il mezzo si fermò proprio affianco a loro, la portiera si aprì e ne uscì un grosso uomo pelato

-Ehi ragazzini! Cosa ci fate qui? Siamo molto distanti dalle città-

-Ehm.. Ci siamo persi. Non è che potrebbe darci un passaggio- chiese Christal facendo gli occhioni da cerbiatto.

-E va bene. Forza salite dietro- disse, poi aprì il baule, permettendo hai giovani di sedersi tra i grossi scatoloni che stava trasportando -Mi raccomando non toccate niente. Guai a voi se vi azzardate ad aprire quelle casse- sentenziò minaccioso prima di richiudere il portellone. Max si sedette vicino a Mariam. A causa di un sobbalzo improvviso lui rischiò di caderle addosso, per evitarlo si appoggiò con una mano alla spalla della giovane e con l'altra alla gamba. Bastò quel piccolo e banale contatto a far scaturire nell'americano una moltitudine di emozioni. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, il respiro si fece corto, le guance gli si imporporarono ed iniziò a sudare. “Calmati Max” si disse mentalmente “È solo una ragazza. Una meravigliosa ragazza dagli occhi smeraldini e lucenti capelli blu notte. Ok stop! Respira. Così bravo... Al solo sentirla nominare il mio cuore perde un battito ed appena la sfioro non capisco più niente. Nonostante il suo comportamento freddo adoro stare con lei. Voglio capire chi è veramente, so che ha un lato dolce. Me l'ha dimostrato durante i nostri incontri. Ama davvero il suo bit-power, quindi non può avere un cuore di ghiaccio. Oh my God, credo di essermi innamorato” L'americano era così perso nei suoi pensieri da non accorgersi dello sguardo indagatore di Mariam. Intanto Draciel aveva iniziato a scaldarsi notevolmente.

-Ragazzi, il mio beyblade è diventato caldo- constatò interrompendo il filo dei suoi pensieri

-Potrebbe significare che ci stiamo avvicinando- ipotizzò Kate. Così i ragazzi chiesero al camionista di fermarsi.

-Siete sicuri? Siamo ancora molto distanti dalla prossima città-

-Si. La ringraziamo molto, è stato molto gentile. Ha già fatto tanto da qui proseguiremo a piedi- disse Hilary con un leggero inchino. Anche se un po' riluttante l'uomo lasciò lì i ragazzi.

-Se sposto Draciel in questa direzione si riscalda ancora- constatò l'americano

-Perfetto, allora possiamo usarlo come bussola per trovare il tempio- disse il prof. Il gruppo si incamminò, allontanandosi sempre più dalla strada. Max camminava in testa al gruppo, qualche metro dietro di lui Rico e la brunetta stavano chiacchierando, seguiti poco più indietro da Kei.

-... Poi mi ha detto che assomigliavo a sua figlia e prima di partire mi ha dato questo- disse la ragazza tirando fuori il bey

-Bello, gli hai già dato un nome?- chiese il bicolore

-Veramente no- poi la brunetta divenne pensierosa -Allora.. Come potrei chiamarlo?- disse fra sé e sé appoggiando il mento sulla mano sinistra

-Hai mai lanciato un beyblade?- domandò nuovamente

-Ehm... A dire la verità no- ammise

-Potrei..-

-Ti insegno io- intervenne Kei. Nemmeno lui sapeva il motivo per cui si era proposto come insegnante. La sua bocca si era aperta senza pensare, le parole gli erano uscite da sole. Eppure lui non era un tipo impulsivo. Ormai era fatta, non poteva tirarsi indietro. Era una questione di orgoglio.

-Grazie mille- disse la ragazza regalando al russo un dolce sorriso. Per un attimo il blaider si perse nei lucenti occhi della brunetta. Sembrava che i cristallini riflessi del sole sulla neve fossero entrati dentro quelle splendide iridi color del cioccolato. Kei si lasciò sfuggire un sorriso. Vedere Hilary così felice lo rallegrava, si sentiva sereno come non mai. Dimenticò persino tutta quella storia sui bit-power, ma fu solo per un momento. Subito riacquistò la sua solita freddezza ed, accelerando il passo, superò i due compagni.

-Comunque, se avessi bisogno di qualche dritta, chiedi pure a me- sentenziò Rico all'indirizzo della brunetta. La ragazza fece un segno d'assenso, senza però aver realmente ascoltato le parole del bicolore. Era intenta ad osservare il blaider russo. Era incredibile come gli fossero bastate tre parole per riempirle il cuore di gioia. Si sentiva al settimo cielo.

Dopo pochi minuti i ragazzi arrivarono davanti ad un lago.

-Che strano Draciel sembra indicare il centro del lago, ma non c'è niente- Le ultime parole famose. I ragazzi sentirono un terremoto seguito da un boato. Dall'acqua iniziò ad emergere un edificio di pietra azzurrina ed un sentiero formato da pezzi di ghiaccio. Ora il Tempio dell'Acqua si ereggeva proprio davanti a loro, al centro del lago. Il gruppo iniziò a saltare da una lastra di ghiaccio all'altra. Ormai erano a metà strada. Rex saltò verso un altro pezzo. Quando atterrò scivolò, slittando per tutta la lunghezza della lastra e superando i ragazzi davanti a lui. La lastra di ghiaccio era finita, ma lui non si era ancora fermato. Stava per cadere quando si sentì tirare indietro per la maglietta. Cadde per terra, ma almeno era asciutto. Vicino a lui Kate lo guardava stizzita. I suoi occhi erano color del fuoco, ma erano sicuramente più freddi del ghiaccio.

-Cerca di fare più attenzione-

“Che vergogna, salvato da una donna” pensò imbarazzato il verde. Finalmente raggiunsero il tempio. Una volta entrati fortunatamente non incapparono in nessuna trappola ed in pochi minuti raggiunsero il centro della costruzione. Arrivarono in un'ampia stanza, occupata solamente da un piedistallo al centro. I ragazzi si avvicinarono e videro finalmente il ciondolo. In cima alla piccola colonna vi era una catenina d'argento, da cui pendeva uno sfavillante zaffiro a forma di goccia. L'americano lo prese timidamente tra le mani. Poco dopo il gruppo sentì un'altra scossa. Improvvisamente il pavimento sotto ai loro piedi cedette, facendoli precipitare in un profondo baratro nero.

 

-Gli abbiamo localizzati! Si trovano in Norvegia- disse una ragazza indicando il puntino rosso che lampeggiava sulla mappa.

-Perfetto. Il Capo ne sarà felice. Delta!- disse Alfa

-Si?-

-Va e non deludermi- l'interpellato partì velocemente per la missione, mentre alle sue spalle l'altro ragazzo osservava lo schermo con un sogghigno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

e con un ritardo mostruoso sulla tabelle di marcia, eccomi di nuovo. Chiedo mille volte scusa per il ritardo. Dovevo pubblicare il capitolo prima di partire per l'Irlanda, ma non era ancora pronto. Purtroppo non ho potuto portare dietro il portatile, sono tornata qualche giorno fa. Ma finalmente riesco ad aggiornare questa storia. Sul capitolo non c'è molto da dire... È piatto, non sono successi grandi avvenimenti, ma era necessario ai fini della storia. Anche i cattivi iniziano a smuoversi. Dal prossimo capitolo ci sarà finalmente anche un po' d'azione ^^

 

Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo e tutti quelli che leggono questa fic. Grazie! (:

un bacione, Kiki

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

 

Quando riaprì gli occhi gli ci volle qualche minuto per realizzare ciò che stava succedendo. Davanti a lui stavano tutti i suoi compagni, legati. O meglio: quasi tutti. Mariam, infatti, era anch'essa legata, ma in piedi sorretta per la collottola della maglia da una strana figura incappucciata. La ragazza non aveva ancora ripreso conoscenza ed attorno al suo piede era legato con grosso masso.

-Ben svegliato, Guerriero dell'Acqua- disse Delta con un ghigno. Max si alzò velocemente, nonostante il forte male alla testa che lo attanagliava. L'americano guardò prima il misterioso individuo, poi Mariam ed infine tutti i suoi amici tutti privi di conoscenza. Sentì montare una grandissima rabbia. Strinse i pugni, accorgendosi che il ciondolo che teneva in mano era scomparso.

Ma ma in quel momento non gli interessava.

-Che cosa le hai fatto?!- urlò infatti riversando addosso al ragazzo incappucciato tutta la sua rabbia

-Niente.. Per il momento- decretò -Ti sfido a beyblade: se vinci tu potrai riprenderti la tua fidanzata, ma.. se vinco io tu mi darai il medaglione-

“E adesso che cosa faccio” si chiese preoccupato Max “Ho perso il ciondolo, ma se non accetto farà sicuramente del male a Mariam. Devo affrontarlo è l'unica soluzione. Sfidarlo e sconfiggerlo è l'unico modo per salvarla”

-Accetto- sentenziò prima di mettersi in posizione

-Tre, due, uno... Pronti? Lancio!- esclamarono all'unisono. I due bey si scontrarono in aria, ricadendo sul terreno innevato. Il primo ad attaccare fu Draciel che sferrò una serie di attacchi frontali, che furono prontamente schivati dal bey nero.

-Questo è tutto quello che sai fare?- chiese Delta -Ora è il mio turno. Attacca BlackDraciel!-

Il beyblade nemico aumentò la propria velocità colpendo il bey verde con una rapidissima e potentissima scarica di attacchi. Nel frattempo gli altri ragazzi si erano svegliati e, dopo essersi resi conto di essere legati, si voltarono verso l'unico membro libero della squadra.

-Max che succede?- chiese preoccupato Takao

-Ragazzi! Per fortuna state bene- l'americano non poté aggiungere nient'altro a causa degli attacchi sempre più incalzanti da parte dell'avversario. Max era in serie difficoltà, così raccogliendo le forze evocò la Tartaruga. Delta non si lasciò impressionare ed attinse anch'egli all'energia del proprio bit-power. La battaglia andò avanti in perfetta parità per diversi minuti. Le due Tartarughe si scontravano furiosamente sopra le teste dei blaider.

-Ora basta giocare- asserì Delta. Il tono era sprezzante e la bocca si piegò in un ghigno sadico e malvagio. Il bey nero aumentò ulteriormente la velocità di rotazione. Draciel stava esaurendo a tutte le sue energie. “Non resisterò ancora a lungo. Devo assolutamente trovare un modo per sconfiggerlo, altrimenti per Mariam sarà la fine” Un colpo particolarmente potente risciò di arrestare definitivamente la rotazione del bey verde.

-Attento Draciel!- gridò Max. Pochi secondi dopo si sentì un leggero mugugnio. Fu Delta il primo ad accorgersi che la giovane presa come ostaggio si stava risvegliando, quindi rinforzò la presa sulla maglia della giovane. Mariam aprì lentamente gli occhi, premendosi una mano contro la testa. Era alquanto confusa ed intontita, inoltre trovarsi con uno strano individuo incappucciato che la tratteneva, non fu di aiuto. Poi notò l'americano davanti a lei, visibilmente affaticato, che lottava contro un bey nero. Allora realizzò cosa stesse succedendo. Con un movimento fulmineo si liberò dalla presa dell'aggressore e scattò in avanti, ma cadde rovinosamente a terra. Solo in quel momento si accorse di una grossa pietra legata alla sua caviglia. Come aveva fatto a non accorgersene?

Approfittando dell'attimo di smarrimento della ragazza, Delta la ricatturò, trattenendola per la gola. Mariam cercò di divincolarsi, ma fu tutto inutile. Max intanto continuava a chiederle come stesse, mentre il suo sguardo diveniva sempre più preoccupato. La preoccupazione divenne ben presto paura, quando si accorse che Draciel si stava fermando, era questione di pochi secondi. L'americano attinse a tutte le sue forze, riuscendo a ristabilire in parte la velocità del proprio bey. Tuttavia BlackDraciel non sembrava essere d'accordo e sferrò un nuovo potentissimo attacco che fece fermare la trottola verde ai piedi del suo possessore, prima di tornare nella mano del suo possessore. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Non un suono od una parola che osasse rompere quel silenzio irreale. I blaider trattenevano il fiato, mentre Max osservava con sguardo vacuo il bey fermo. Poi una risata agghiacciante si diffuse nell'aria gelida. Delta sghignazzava sotto lo sguardo attonito degli altri. Max cadde in ginocchio. Come? Come aveva potuto perdere? Eppure si era impegnato. Aveva dato il massimo. E ora? Che cosa sarebbe successo? Il ciondolo non lo aveva, come avrebbe fatto? Raccolse lentamente il suo bey con mani tremanti, rimettendoselo in tasca. Poi si alzò avvicinandosi di qualche passo a Delta.

-Hai perso- sentenziò il nemico -Ora dammi il medaglione- Max esitò, una sola domanda continuava a ripetersi nella sua mente: “Adesso che cosa faccio?”

-Sbrigati se non vuoi che la tua amichetta faccia una brutta fine!- Delta si stava arrabbiando e non prometteva nulla di buono

-Non... non posso- esordì il biondo abbassando la testa. Il ragazzo incappucciato sfoderò un ghigno che mise i brividi a tutto il gruppo.

-Come preferisci.. Se non vuoi darmelo di tua spontanea volontà dovrò costringerti- disse, poi, tenendo stretta Mariam per la gola, si avvicinò al lago con lentezza misurata

-Ora tu farai il bravo e mi darai il ciondolo, altrimenti la ragazza si farà un bel bagnetto- il ghigno sul suo volto sembrava sottolineare la veridicità di quelle parole -Sai.. avevo previsto anche questa possibilità. È per questo che le ho legato addosso questa pesante pietra-

-Fermo! Non farlo! Io non ho il ciondolo! Non l'ho mai avuto!- gridò Max. Il suo cuore aveva perso qualche battito. Presto la paura divenne vero e proprio terrore. No. Non poteva finire così.

-Molto bene allora- dopo aver pronunciato queste parole Delta spinse la ragazza in acqua. Fu allora che lo vide. Quel piccolo bagliore sul collo della blaider. Il ciondolo! Ecco dov'era. Max non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi il motivo per il quale fosse al collo della giovane, che già aveva iniziato a correre in direzione del lago. Il suo cuore iniziò una galoppata furiosa. Tanto che il biondo credette che gli fosse uscito dal petto. Correva. Il più velocemente possibile. Ancora una manciata di metri e l'avrebbe raggiunta. Mariam intanto annaspava, tentando di rimanere a galla, ma dopo pochi secondi il peso del masso la trascinò sott'acqua. “Più veloce!” la sua testa gridava solamente questo, raggiunse il lago con poche falcate tuffandocisi dentro. Max nuotava velocemente per raggiungere la ragazza. Finalmente riuscì a raggiungerla. La prese per un braccio, trascinando il corpo della corvina davanti al suo. Fu in quel momento che gli splendidi occhi smeraldini di Mariam si chiusero. Era svenuta. Max allora la prese in braccio, con una mano le avvolgeva le spalle, mentre con l'altra le sorreggeva le gambe. In questa posizione gli era difficile nuotare, inoltre il peso del masso era notevole. Continuava a nuotare, senza riuscire a riemergere. Non doveva arrendersi, non poteva arrendersi. Non avrebbe mai permesso che la sua Mariam morisse. La sua Mariam. Era strano anche solo pensarlo, ma allo stesso tempo così bello. Non le aveva nemmeno detto cosa provava.

Una lacrima solitaria scese sul volto del ragazzo disperdendosi quasi immediatamente nel lago fredda. Poi l'acqua scura fu schiarita da una luce azzurrina. Proveniva dallo zaffiro legato al medaglione. La luce era così intensa che Max dovette chiudere gli occhi. Quasi contemporaneamente il bey nella sua tasca divenne bollente. Il ragazzo si sentì trascinare verso l'alto molto velocemente. L'acqua che lo attorniava scomparve e poté nuovamente assaporare una manciata d'aria frizzantina. Lentamente aprì gli occhi. Dovette richiuderli e aprirli nuovamente almeno un paio di volte per capacitarsi della situazione. Davanti ai suoi occhi si ergeva la sua Tartaruga, in tutta la sua grandezza e forza. Era enorme. L'americano teneva ancora in braccio Mariam e si accorse che Draciel teneva entrambi nel palmo della zampa come se nulla fosse. Osservò senza parole il suo bit-power a metà tra l'incredulo e l'euforico.

Il resto dei ragazzi osservava la scena bocca aperta, mentre Delta aveva gli occhi sbarrati ed iniziò ad indietreggiare lentamente. Max lo vide con la cosa dell'occhio ed ordinò a Draciel di attaccare. La Tartaruga ubbidì sferrando una potentissima zampata in direzione del nemico. Questo però scomparve in una nuvola di vapore.

-Maledetto- imprecò sottovoce l'americano. L'Animale posò i ragazzi sulla terra ferma. Mariam però non aveva ancora ripreso conoscenza ed il biondo era sempre più preoccupato, la paura di non essere riuscito a salvarla gli pesava sul cuore più del macigno che le era stato legato alla gamba. Iniziò a premere entrambe le mani sull'addome della ragazza nella speranza di aiutarla. Niente. Rimaneva un unica soluzione. L'americano arrossì di botto. Non aveva scelta, doveva farlo. Lentamente si avvicinò alla sua bocca, quando però fu a pochi millimetri da essa di paralizzò. Mai le era stato così vicino. Aveva già immaginato come sarebbe stato baciare la corvina, ma mai e poi mai aveva pensato che il loro primo bacio sarebbe dipeso da una respirazione bocca a bocca. Esitò ancora raggiungendo la colorazione di un pomodoro maturo. “Devo farlo, c'è la sua vita in gioco” Max inspirò quanta più aria poté ed appoggiò le labbra su quelle della blaider. Tentò di darle quanto più ossigeno gli fosse possibile. Ripeté l'operazione per un paio di volte. Fino a quando Mariam non aprì gli occhi di botto, sputando un po' d'acqua. L'americano si lasciò scappare un lungo sospiro di sollievo, prima si buttarsi pesantemente a terra, stendendosi al fianco della ragazza. Mariam lo guardava intensamente. A prima vista sembrava che lei gli rivolgesse uno sguardo carico d'ira, ma ad un occhio attento come quello di Max non poté sfuggire la nota di gratitudine che traspariva da quelle due pozze smeraldo. Gratitudine, dolcezza e felicità. Lui le sorrise dolcemente e, per la prima volta, lei fece lo stesso. “Quando sorride è ancora più bella” pensò Max.

-Eh-Ehmm!!- Kate tossì rumorosamente -Se avete finito, potreste liberarci?-

I due avvamparono e si rialzarono velocemente, liberando anche il resto del gruppo.

-E di lei che ne facciamo?- chiese Rex indicando il gigantesco Animale. Tutti si voltarono verso l'americano, in attesa di una qualche risposta. Lui agitò le mani davanti alla faccia

-Non chiedetelo a me- poi prese il bey dalla tasca

-Guardate! Manca il bit-power- esclamò il professor K. Intanto la Tartaruga li osservava placidamente rimanendo immersa nel lago. I ragazzi convennero che la soluzione migliore per il momento fosse decidere le prossime mosse, così si sedettero sulla neve. Ormai avevano tutti i vestiti umidi, ma a questo avrebbero pensato dopo. Il freddo era pungente ed il cielo iniziava ad imbrunire.

-Allora ragazzi, la prima cosa da decidere è cosa fare per questa notte- iniziò Rico

-Sicuramente non possiamo rimanere qui- fu il commento della sorella

-Ma dove possiamo andare? Quel camionista ha detto che siamo ancora molto distanti dalla città- intervenne Rei

-Professore, quando siamo distanti dalla costa?- chiese Hilary

-Adesso controllo... Ah, ecco! Cinque chilometri più o meno. Perché ti interessa?-

-Se salissimo tutti sul guscio di Draciel potremmo farci trasportare. Sarebbe un metodo sicuramente più rapido per camminare. Se ricordate bene quello che ci ha detto quell'uomo, la città è un porto. Quindi sarà sicuramente possibile accedervi dall'oceano-

-Geniale. Allora anche le ochette hanno un cervello- esclamò sorpreso il più giovane del gruppo, beccandosi un violento pugno sulla testa.

-Ok allora è deciso! In marcia!- sentenziò Takao incamminandosi. Si bloccò di colpo.

-... Da che parte?- chiese imbarazzato. Le reazioni a quella domanda furono delle più disparate. C'era chi scoppiò a ridere, chi si schiaffò una mano sulla faccia, chi cadde a terra e chi come Kei, Mariam e Kate, ostentò la solita indifferenza. Una volta trovata la direzione corretta Max chiamò la sua Tartaruga ed invitò tutti a salire, anche se non erano ancora arrivati all'oceano i passi dell'Animale erano sicuramente più ampi di quelli dei ragazzi. I giovani salirono sulla zampa di Draciel per poi sistemarsi sui grossi spuntoni che partivano dal suo guscio. In pochi minuti raggiunsero la distesa d'acqua. Ben presto però i ragazzi si resero conto del calo di temperatura. Inoltre ora soffiava un vento freddo, che a contatto con i vesti umidi dei ragazzi, li fece rabbrividire. Dopotutto erano in Norvegia, ma avevano addosso vestiti abbastanza leggeri. Rischiavano di ammalarsi seriamente. Le ragazze tremavano visibilmente. Rico approfittando di quel momento con molta nonchalance mise un braccio attorno alle spalle di Hilary. La brunetta gli sorrise timidamente.

Kei, al fianco del bicolore, gli rivolse uno sguardo apparentemente neutro. Fu proprio in quel momento che un'onda più alta del normale investì interamente il russo, che si ritrovò completamente bagnato. Si maledisse velocemente per non essersi seduto al centro dell'ampia schiena dell'Animale.

Raggiunsero la piccola città nell'arco di un'ora. Quando entrarono in porto era già buio e non fecero fatica a passare inosservati. Una volta scesi a terra rimanevano solamente due piccoli problemi. Il primo era trovare un posto per la notte, il secondo era nascondere la Tartaruga.

-Max, potresti passarmi Draciel per favore?-

-Certo prof.-

-Lascia glielo passo io- intervenne Daichi. Il bey però gli cadde di mano, rimbalzò un paio di volte sul cemento, per poi fermarsi con il bit rivolto verso la Tartaruga.

-Scusami non l'ho fatto apposta-

L'americano gli disse di stare tranquillo e fece per raccoglierlo, quando il bey verde si illuminò, risucchiando al suo interno l'enorme Tartaruga. Max esibì un ampio sorriso. Perfetto, ora dovevano solamente trovare un riparo. Il gruppo si inoltrò per le vie della città deserte. Vagabondarono senza metà per una decina di minuti, quando una vecchia insegna cigolante attirò la loro attenzione. Non capirono cosa vi fosse scritto, ma sotto era ben distinguibile l'immagine di un letto intagliata nel legno del cartello. I ragazzi bussarono. Dopo vari minuti gli aprì una vecchia donna, dal volto gentile.

-Oh, poveri cari. Entrate presto. Ma guardate come siete ridotti. Coraggio entrate- li incitò l'anziana signora. La locanda era abbastanza spartana. I ragazzi si ritrovarono subito in una piccola sala con al centro un tavolo di legno e qualche sedia. In fondo alla stanza vi era una vecchia scala, probabilmente al piano superiore c'erano le camere. La donna fece segno ai giovani di seguirla. Una volta arrivati al piano di sopra mostrò loro le camere.

-Mi spiace molto. Purtroppo abbiamo solamente tre camere. Invece il bagno è in fondo al corridoio. Sistematevi pure- disse con un sorriso che tirò la pelle rugosa -Io sono Vilde, per qualunque cosa rivolgetevi a me- poi scomparve al piano sottostante. Poco dopo i blaider constatarono che avevano a disposizione una quadrupla, con un letto matrimoniale e due singoli, e due doppie, con letto matrimoniale. Dopo una breve riflessione alle ragazze fu assegnata la camera più grande. Takao, Daichi, il prof e Rico presero una delle due doppie ed i restanti blaider presero l'ultima stanza. Come il resto della locanda che camere erano arredate solamente con l'essenziale: i letti, un piccolo comodino per stanza ed una sedia.

Hilary, Mao e Christal decisero di dormire nel letto matrimoniale. Nonostante la stanchezza dalla camera delle ragazze provennero risatine e rumori fino a notte fonda. Chiacchierarono come se nulla fosse del più e del meno, ma evitando accuratamente l'argomento ragazzi. Erano tutte silenziosamente d'accordo che non fosse il momento giusto per parlarne. Christal inoltre si dimostrò una ragazza molto simpatica, dolce e sensibile, ma che non aveva paura ad esternare il proprio disappunto se qualcosa non la convinceva.

Nelle due camere dei ragazzi però era sorto un problema: anche stringendosi nel letto matrimoniale non potevano dormire più di tre persone. Nella camera di Takao fu Daichi a dover dormire per terra.

-Sei il più giovane, inoltre mentre dormi tiri un sacco di calci e ci butteresti giù dal letto- aveva detto il giovane campione del mondo.

Nella camera degli altri, invece, Kei si propose per dormire per terra. Infondo lui non aveva mai dormito molto. Non sarebbe stato un problema dormire su di una sedia per una notte. Come sua abitudine si sedette a braccia conserte. Il russo iniziò a riassumere i fatti della giornata. Pensando e ripensando più volte al tragitto sulla schiena di Draciel. C'era qualcosa in Rico che non lo convinceva. Hilary avrebbe fatto meglio a stargli lontano. Ma a che cosa stava pensando? Ciò che faceva la blaider non era affar suo. Anzi blaider non lo era ancora, avrebbe dovuto insegnarle lui. Ancora non riusciva a capacitarsi di essersi proposto come allenatore. Un forte capogiro interruppe le sue riflessioni. Alla fine anche lui cedette alla stanchezza, nonostante il forte male alla testa.

 

 

 

Spazio Autrice:

ciao a tutti (: Mi spiace, il capitolo è un po' più corto del solito, ma ho pensato fosse meglio spezzarlo qui. Ammetto che non mi convince molto la scena del combattimento tra Max e Delta, non sono sicura di averla descritta bene. Ditemi voi se è troppo lunga o noiosa. Lascio a voi l'arduo compito di commentare questo nuovo aggiornamento.

Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo, chi ha inserito la storia tra le seguite, ecc. e ovviamente tutti voi che avete l'ardore di leggere questa “cosa” xD

Purtroppo non riuscirò ad aggiornare molto velocemente a causa della scuola -.-

Grazie mille, ci vediamo al prossimo capitolo

un bacione, Kiki (:

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

 

 

-Svegliati Guerriero del Fuoco- gli disse una voce dolce e melodiosa. L'interpellato aprì gli occhi. Kei si guardò intorno leggermente confuso. Dove si trovava? Attorno a lui non vi era alcunché, solamente il bianco più candido. Era solo. Un piccolo puntino colorato in mezzo al nulla.

-Proteggila- intervenne nuovamente la voce

-Chi sei?- il tono calmo come al solito. Tuttavia non riusciva ad individuare la sua misteriosa interlocutrice.

-Proteggila- ripeté -Proteggila anche a costo della vita. Non permettere che si impossessino della principessa- poi tutto tacque

-Aspetta! Chi sei?! Chi è questa principessa?!- il bicolore non si accorse di aver urlato. Rifece le stesse domande più volte, senza ricevere alcuna risposta.

 

 

 

Kei si svegliò di soprassalto, rischiando di cadere dalla sedia. Il volto arrossato era imperlato di sudore. Il fiato corto ed i capelli scompigliati. La testa gli doleva ma il russo si costrinse a riprendere una respirazione normale. “Era solo un sogno” constatò con un sospiro. Si guardò intorno. Gli altri dormivano ancora, così decise di sgranchirsi un po' le gambe. Si alzò e si avviò verso la piccola sala al piano inferiore. Rischiò di cadere dalle scale a causa di un ulteriore capogiro. Incurante del male alla testa il bicolore si diresse verso la porta d'ingresso.

-Dove pensi di andare?-

Kei si blocco con la mano sulla maniglia e chiuse gli occhi. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse quella voce: Rico. L'ultima persona con la quale voleva parlare. Non che lui fosse un gran oratore, ma con quel ragazzo odiava parlare, avrebbe preferito mille volte scagliarli contro Dranzer e ridurli in suo misero bey in briciole. Ogni volta che lo vedeva sentiva una sorta di rabbia montargli dentro. Il suo istinto gli intimava di non fidarsi ed era raro che si sbagliasse. Era in quei momenti che riemergeva il vecchio Kei, quello assetato di potere e distruzione. Quello insensibile a tutto e a tutti, quello spietato che non ci avrebbe pensato due volte prima di eliminare il suo avversario.

Ignorandolo il russo fece per uscire ma venne tirato indietro per la sciarpa. Si voltò con uno scatto assottigliando gli occhi, fino a ridurli a due fessure, fissando il giovane con astio.

-Ti ho chiesto dove pensavi di andare?- ripeté Rico, visibilmente scocciato. Kei diede uno strattone alla sciarpa in modo da sottrarsi alla presa del bicolore, prima di sibilare un 'Non sono affari tuoi' e tentando nuovamente di andarsene, ma gli venne nuovamente impedito.

-E invece sono affari miei. Sono il più grande, quindi siete sotto la mia responsabilità-

-Io non sono sotto la responsabilità di nessuno. Non ho bisogno del tuo permesso-

-Oh scusa signor 'Io-faccio-tutto-ciò-che-voglio-senza-renderne-conto-a-nessuno'- lo prese in giro Rico

-Non mi serve la tua protezione, so cavarmela da solo. Perché non vai da Hilary? Voi due sembrate andare così d'accordo- il russo aveva perso la sua solita calma e compostezza. Era davvero furioso. Come si permetteva di dirgli cosa poteva o non poteva fare? Kei aveva iniziato a parlare travolto lui stesso dal fiume di parole che pronunciava. Insolito per lui, ma non riusciva a fermarsi. Il dolore alla testa aumentava sempre di più, ma il ragazzo non ci faceva caso. Senza rendersene conto aveva portato il discorso su tutt'altri argomenti.

-Che cosa c'entra Hilary adesso? Si può sapere cosa ti prende?! Che cosa ti ho fatto?!- poi parve riflettere su qualcosa -Ma certo!- si illuminò ed un sorriso beffardo gli attraversò il volto -Sei geloso!- Kei sbarrò gli occhi osservando il suo interlocutore, poi all'improvviso iniziò a ridere. Una risata agghiacciante, derisoria. Rico si sentì punto sul vivo, prese Kei per il bavero della giacca, sbattendolo contro la porta e tenendolo sollevato da terra di una ventina di centimetri. Rico non era molto più alto del russo, ma aveva un fisico atletico e, prima di quell'avventura, andava in palestra tutti i giorni. Quindi per lui non fu difficile bloccare Kei che non oppose la minima resistenza. Continuò a ridere, poi di colpo si fermò fulminando Rico con uno sguardo glaciale. Il bicolore ne fu quasi spaventato, non lo aveva mai visto così.

-Ascolta bene le mie parole. A me non interessa cosa faccia lei, né quello che fai tu, ma nessuno si deve permettere di dirmi ciò che devo fare. È chiaro?- disse queste parole con il sorriso sulle labbra, con lentezza misurata ed una calma inquietante.

-Allora perché ti sei proposto di insegnarle a giocare a beyblade?!- sbatté nuovamente il russo contro la porta, stringendo la presa sulla sua giacca. Ora era Rico ad aver perso il controllo.

-Tsk- anche volendo Kei non sarebbe riuscito ad aggiungere nient'altro. Le fitte alla testa gli impedivano di pensare, figuriamoci di rispondere. Ma era deciso a non farglielo capire. Fortunatamente per lui, la scarsa luce della stanza gli semplificò l'impresa. Rico gli ringhiò in faccia prima di lasciarlo cadere a terra con un tonfo.

-Stalle lontano! Lei è mia- detto questo si voltò e ritorno al piano di sopra, lasciando Kei seduto a terra. Il russo voleva alzarsi ed ucciderlo con le sue mani, ma nonostante tutti i suoi sforzi le gambe non ne volevano proprio sapere di muoversi. Si premette forte una mano sulla fronte nella speranza di diminuire il dolore, ma fu inutile. Sentì i passi di qualcuno dirigersi verso di lui. Che fosse ancora Rico? No, non era lui. Davanti al russo comparve la figura del suo amico cinese, che lo guardava perplesso.

-Kei, che cosa ci fai qui?- lui non gli rispose

-Ho sentito quello che vi siete detti tu e Rico- il bicolore si limitò ad abbassare lievemente il capo e Rei gli si sedette affianco.

-Tutto bene?- ancora nessuna risposta. Parlare con il russo sembrava un impresa impossibile. Con un sorriso amaro il cinese si alzò.

-Andiamo a letto, domani ci attende un'altra giornata piena di avventure- disse sorridendo per sdrammatizzare. Nemmeno lui capiva il motivo ma sentiva come un atmosfera elettrica, carica di tensione. Si alzò, prese il polso di Kei e tentò di farlo alzare a sua volta, ma il russo non si mosse. A forza di strattoni i capelli gli si scostarono dagli occhi, svelando uno sguardo vuoto, perso a fissare un punto indeterminato della stanza. Rei ora era veramente preoccupato, lo scosse violentemente per le spalle. Finalmente il blaider parve reagire e, con la fronte madida di sudore, sollevò la testa. Appoggiandosi alle spalle dell'amico si issò in piedi e si diresse lentamente verso la camera. Rei lo seguì “Kei...” Arrivato in camera il russo si sedette per terra e si addormentò di colpo. Rei prese la coperta che giaceva sulla sedia e coprì il russo. Poi anche lui si riaddormentò.

 

 

 

“Brrrr” un brivido freddo la costrinse ad aprire gli occhi. Nonostante le sue amiche fossero strette a lei, il freddo norvegese era difficile da contrastare e Christal, abituata alla mite temperatura giapponese, proprio non riusciva a sopportarlo. Ma svegliarsi con Hilary e Mao vicine la fece sorridere. La sera precedente aveva scoperto un altro lato del suo carattere. Era sempre stata una ragazza molto timida e riservata, ma da quando aveva conosciuto Takao e gli altri essere socievole ed aperta le veniva naturale. Quelle persone le infondevano una fiducia e una sicurezza incredibile. Non aveva mai avuto molti amici, suo fratello era sempre stato tutto il suo mondo, mentre adesso all’improvviso si era ritrovata catapultata in una situazione avventurosa circondata da un sacco di nuovi amici. La sera precedente lei e le altre ragazze si erano divertite un sacco. Avevano chiacchierato molto ed ad un certo punto si erano addirittura prese a cuscinate, riuscendo a coinvolgere persino Mariam e Kate. Sembrava un vero pigiama party. Era da tempo che non si sentiva così felice: aveva delle nuove amiche ed anche i ragazzi erano molto simpatici. Uno in particolare l’aveva colpita molto, con il suo atteggiamento esuberante e coinvolgente. Christal si strinse di più nelle coperte. Fu distratta dal suo cellulare che si mise a vibrare, poco distante dal letto. Tentò di prenderlo senza svegliare le altre, tuttavia il suo braccio non resse a tutto il peso del corpo e cade pesantemente addosso a Hilary. La brunetta si sollevò su di un gomito, salutando con un sorriso stanco la ragazza dagli occhi cerulei.

-Buon giorno-

-Ciao anche a te-

-Scusa se ti ho svegliato, mi è suonato il cellulare e cercavo di prenderlo- ammise. Hilary glielo passò e l’altra lesse il messaggio che le era arrivato.

-Chi ti scrive?- domandò curiosa la bruna.

-È di mio zio, il presidente Daitenji. Dice di chiamarlo appena posso, poiché non riesce a contattare mio fratello-

-Bene allora adesso andiamo a fare colazione e poi lo chiamiamo. Su forza, alzati- disse con entusiasmo saltando addosso a Mao e tirando un cuscino a Mariam ed uno a Kate.

 

 

 

Nel frattempo la situazione nella camera di Takao, Rico, Daichi e del professor K era tutt’altro che allegra. Stranamente si erano tutti alzati abbastanza presto. Considerando gli standard del campione giapponese era un miracolo che fosse già in piedi nonostante non fossero nemmeno le nove.

-Diachi giuro che ti strozzo!!!- come al solito Takao ed il rosso stavano litigando -Stavo facendo un sogno bellissimo e mi hai interrotto!!!-

Il prof era tutto preso dal suo computer, mentre Rico era sparito in bagno. Il ragazzo stava osservando il suo volto bagnato allo specchio. Non riusciva a smettere di pensare alla discussione avuto con Kei la sera precedente. Aveva perso il controllo e lo aveva quasi preso a botte. “Dannazione!” Il ragazzo si lavò nuovamente il viso. L’ultima volta che aveva picchiato qualcuno aveva quindici anni. Aveva perso la testa, non riusciva a sopportare quel ragazzo. Non capiva come Takao e gli altri potessero fidarsi di lui. Era sempre silenzioso ed indecifrabile, non era possibile nemmeno lontanamente immaginare a cosa pensasse. Aveva solo una certezza: al russo piaceva Hilary. Questo lui non lo poteva sopportare. Non gli avrebbe permesso di portargliela via, avrebbe fatto qualsiasi cosa per conquistare il cuore della brunetta, qualsiasi.

 

 

 

I ragazzi si ritrovarono tutti nella piccola sala, dove fecero una veloce colazione. La signora si mostrò nuovamente molto cortese e permise loro di utilizzare il telefono della taverna. Fu Rico a chiamare il presidente, mentre gli altri aspettarono nella sala. Il ragazzo tornò dopo una ventina di minuti, riferendo che l’aereo privato della BBA sarebbe atterrato fuori città. Avrebbero dovuto fare una decina di chilometri a piedi, ma sarebbe stato sufficiente seguire la strada.

Dopo aver pagato e salutato i proprietari della locanda, si incamminarono. Aveva iniziato a nevicare, tuttavia la strada era ben visibile. Il problema principale era la temperatura pungente che metteva a dura prova i ragazzi. In particolare Kei sembrava più affaticato degli altri, nonostante tentasse in tutti i modi di nasconderlo. Fortunatamente l’aereo della BBA era già sul posto, così i ragazzi si rintanarono al caldo.

-Allora ragazzi, come procede la missione?- li salutò il presidente. Il gruppo li raccontò velocemente tutto quello che avevano scoperto, partendo dall’isola di Purusha fino a quella mattina.

-Capisco...- proferì alla fine -Come ho già anticipato a Rico, purtroppo non posso accompagnarvi fino in Messico, vi lascerò a Londra e lì prenderete un aereo pubblico. Questi sono i biglietti- disse tirandoli fuori dalla tasca- il volo partirà fra due giorni alle diciannove e trenta. Ho già fatto prenotare un hotel, non vi preoccupate-

Il tragitto non fu molto lungo, ma i ragazzi non persero l'occasione di allenarsi un po' con i loro amati bey.

 

 

 

Atterrarono nella capitale inglese verso ora di pranzo. Ovviamente Takao approfittò della situazione proponendo alla squadra di pranzare in qualche locale tipico. “Non si smentisce mai” pensò Rei.

-Venite, un mio amico ha un ristorante poco distante da qui- asserì con un sorriso. Finito di mangiare Christal propose alle altre di andare in centro a fare un po' di shopping. La ragazza quasi non riuscì a terminare la frase che Hilary e Mao erano già schizzate fuori dal ristorante, trascinando Mariam e Kate ed incoraggiandola a seguirle. Dopo un saluto veloce anche lei le raggiunse.

-Noi cosa facciamo?- chiese Max

-Che ne dite di fare un giretto, magari incontriamo qualche blaider interessante- proposte entusiasta Takao con gli occhi che gli brillavano. Kei si alzò senza dire una parola ed uscì al locale sotto lo sguardo torvo di Rico.

-Ma dove va?- chiese curioso Rex

-Tipico di Kei andarsene per conto suo- rispose semplicemente Max. Dopo di che il resto del gruppo si avviò verso il parco.

 

 

 

-Wow! Questo letto è morbidissimo!- esclamò Daichi saltando sul materasso. I ragazzi erano da poco entrati nel hotel cinque stelle prenotatogli dal presidente della BBA. Avevano a disposizione quattro camere, due per i ragazzi e due per le ragazze. Queste ultime non erano ancora tornate, nonostante stesse già calando la sera. Takao, seduto per terra nella stessa stanza del prof., di Max e della piccola scimmia dalla capigliatura rossa, guardava insistentemente ora la porta, ora la finestra. “Ma dove sono finite?” si domandava, non gli piaceva l'idea che le ragazze gironzolassero da sole la sera in una città sconosciuta. Potevano essere aggredite o peggio! Lui non avrebbe potuto aiutarla, sarebbe stata sola, impaurita, senza nessun aiuto.

-Tranquillo, Hilary sta bene. È una ragazza in gamba, non ti devi preoccupare- disse improvvisamente l'americano, conoscendo la profonda amicizia che legava i due amici. Non era la prima volta che il giapponese assumeva comportamenti del genere, tuttavia il biondo non era totalmente convinto che la causa della sua preoccupazione fosse unicamente la brunetta. A conferma della sua tesi arrivò la risposta di un Takao più cupo del solito

-Lo so benissimo... non è per lei che sono preoccupato- aggiunse più a sé stesso che a Max. L'altro intanto sorrideva malizioso.

-Cosa sentono le mie orecchie? Dimmi, Takao, chi è la fortunata?- chiese divertito. Il moro si inalberò immediatamente alzandosi e cominciando a balbettare cose sconnesse. Fortunatamente in suo aiuto venne Rex che entrò senza bussare nella loro camera, invitandoli a scendere nella sala ristorante per la cena.

I ragazzi avevano appena riempito i loro piatti al grande buffet ed il cinese stava per assaporare un po' di zuppa, quando il cucchiaio gli scivolò di mano, sbattendo sul tavolo. Gli altri lo guardarono, ma il moro fissava un punto di fronte a sé apparentemente senza fiato. Tutti seguirono il suo sguardo, vedendo le ragazze che sorridenti entravano in sala sfoggiando i loro vestiti nuovi. Kate indossava un vestito rosso abbastanza scollato scollato, con degli spallini fini, che le arrivava fino a metà coscia. Christal portava un vestito a balze azzurro che le lasciava scoperte le spalle. Mariam, invece, ne vestiva uno verde smeraldo, con alcune decorazioni bianche. Hilary indossava un vestito nero, abbastanza corto, che ricadeva maggiormente da un lato, lasciandole una spalla scoperta. Mao aveva un vestito con una fascia bianca che ricadeva fin poco sotto al sedere diventando di un rosa pallido. Erano tutte molto belle, quasi tutta la sala si era voltata a guardarle.

-Ragazze siete bellissime- asserì il professor K, poiché gli altri ragazzi sembravano aver perso l'uso della parola, fatta eccezione per Daichi che ingurgitava velocemente tutto quello che si trovava nel piatto di Takao. Le ragazze si sedettero ed iniziarono a mangiare, dopo un primo momento di stupore anche i ragazzi ripresero la cena. Con grande sgomento del giovane campione giapponese si rese conto che il proprio piatto era completamente vuoto, iniziò a boccheggiare incredulo

-Come? Quando? Chi? … Daichi!- proferì Takao furioso

-Ti prego, non anche qui- supplicò sconsolato il professore.

 

 

 

-Avete visto che facce?- domandò divertita Mao

-Sì, li abbiamo lasciati senza parole- disse Hilary -Che maleducati non ci hanno fatto nemmeno un complimento- continuò ridendo la brunetta. Anche Mariam si unì al loro coro di risolini

-Se l'idea era quella di farci notare, direi che ci siamo riuscite alla perfezione- asserì con un sorriso

-Già. Max ti moriva letteralmente dietro-

-Mao!-

-È la verità Mariam. Hai fatto colpo, inoltre abbiamo visto che razza di 'respirazione bocca a bocca' ti ha fatto- disse schiacciandole l'occhiolino. Le guance della mora si infiammarono.

-Rei allora? Aveva occhi solo per te- disse deviando la discussione, incredibile quanto si fossero unite nell'arco di pochi giorni.

-Magari!- proferì con aria sognante. Hilary intanto rideva di gusto, osservando le facce delle sue amiche

-Ce né anche per te- intervenne improvvisamente la cinesina -tra Rico e Kei nemmeno tu sei messa male-

-Ma che cosa dici?!- gridò imbarazzata la bruna lanciandole un cuscino in pieno volto ed iniziando a ridere con Mariam alla vista della ragazza ricoperta di piume. Da lì iniziò un'altra furiosa battaglia con i cuscini, simile a quella della sera precedente. Stanche, infine, le tre si addormentarono abbracciate tra una risata e l'altra.

 

 

 

-Proteggila-

Kei si ritrovò nuovamente in quello strano posto interamente tinto di bianco, tuttavia questa volta riusciva a distinguere i contorni sfocati di una figura femminile. Il bicolore tentò di avvicinarsi, ma per quanto camminasse la donna rimaneva alla medesima distanza.

-Ancora tu? Si può sapere chi sei?- la voce del ragazzo era impaziente e nervosa

-Proteggi la principessa. È il tuo compito, Guerriero del Fuoco-

-Mi vuoi dire chi è questa principessa?! Come posso aiutarla?!- chiese irritato. Tuttavia come la prima volta, le sue domande non ebbero risposta.

 

 

 

Kei si svegliò improvvisamente, scoprendo di essere seduto sul letto. Il volto arrossato imperlato di sudore, il fiato corto, i capelli scompigliati e la testa che gli doleva. Tutto era identico alla notte precedente. “Non è possibile! Di nuovo quello strano sogno. Chi sarà mai la principessa che devo proteggere? Da chi poi?” il russo non riusci a trovare nessun ipotesi valida. Cercò la sveglia sul suo comodino, erano le sette. Fece per andare in bagno quando, passando accanto al letto di Rico, lo scoprì vuoto. Ciò non fece altro che aumentare i sospetti del bicolore, in quanto tutti gli altri ragazzi erano presenti. Uscì dalla camera, si era ripromesso di tenerlo d'occhio e così avrebbe fatto. Dopo qualche minuto il ragazzo si diresse verso il piano superiore, mentre si avvicinava alla grande terrazza sentì una risata. Era dolce e melodiosa, pura e cristallina, una vera gioia per il suo finissimo udito. Incantato, si avvicinò al punto dal quale proveniva il suono. Osservò la ragazza da dietro l'angolo, buona parte della sua visuale era coperta, ma riusci comunque a distinguere Hilary. La bruna gli dava le spalle, indossava degli abiti che non le aveva mai visto,quindi presuppose fossero altri acquisti del giorno prima. Sopra una maglia color avorio vestiva un gilè con le frange marrone chiaro, degli shorts di jeans, che non le arrivavano nemmeno a metà coscia, e degli stivali di cuoio alti fin quasi al ginocchio. Il russo pensò che vestita così Hilary era davvero molto carina, ma scacciò velocemente quell'idea, desideroso di scoprire il misterioso interlocutore con il quale stava parlando la ragazza. Così si spostò abbastanza da vedere la figura irritante di Rico che gesticolava accanto a lei.

-Te lo giuro! Poi lei divenne tutta rossa e gonfiò le guance, sembrava un palloncino- continuò divertito il ragazzo. La brunetta continuava a ridere, tanto che dovette tenersi alla ringhiera per non cadere a terra. Kei era a dir poco disgustato da quella scena, si girò e fece per andarsene, quando il suono della voce di Hilary trillò alle sue spalle

-Ciao Kei- lo salutò pimpante. Il russo si limitò ad un cenno con la mano. Ora poteva vederla anche frontalmente. Notò alcune piume marroni disegnate nell'angolo inferiore della maglietta, il gilè era stato lasciato aperto ed il tutto si intonava perfettamente con gli occhi della bruna. Il ragazzo si sorprese di un pensiero così frivolo da parte sua, ma non fu niente rispetto ai pensieri che ebbe poco dopo. Il sole stava sorgendo alle spalle di Hilary, donandole un'incantevole aura dorata. Kei osservava il sorriso che lei gli stava dedicando, a lui e a nessun altro. Rimase nuovamente sorpreso dalla sensazione di felicità che lo investì a quel pensiero. Rico nel frattempo aveva assunto uno sguardo inferocito e probabilmente se ne avesse avuto l'occasione, avrebbe lapidato il blaider russo all'istante, ma Hilary parve non farci caso.

-Senti Kei, dovrei parlarti. Hai un minuto?- chiese titubante la ragazza. Lui annui.

-Ti dispiace lasciarci soli?- domandò all'indirizzo di Rico. Quello le sorrise incoraggiante e si allontanò, non prima però di aver scoccato un altro sguardo truce al russo.

-Io volevo... volevo chiederti quando... quando inizieremo le lezioni di beyblade. Sempre che tu sia ancora disponibile- aggiunse in fretta visibilmente a disagio. Temeva che il ragazzo avesse cambiato idea, ma voleva veramente imparare a giocare, ora che aveva anche lei la sua piccola trottola di metallo non aveva più scuse.

-Oggi alle due- rispose atono prima di allontanarsi. Non gli piaceva affatto la sensazione che gli prendeva lo stomaco in presenza della ragazza da qualche tempo a quella parte. Inoltre il dolore alla testa persisteva insistentemente.

-Aspetta Kei. Io vado a fare colazione. Vieni con me?- chiese dolcemente. Il russo non riuscì a dire di no al suo sorriso, così si voltò dalla parte opposta dirigendosi verso la sala ristorante affiancato dalla bruna. Una volta arrivati rincontrarono Rico e Hilary costrinse entrambi i ragazzi a sedersi allo stesso tavolo. Nel giro di una ventina di minuti furono raggiunti da tutto il resto del gruppo.

 

 

 

Le ore che la separavano dalla sua prima lezione di bey le parvero interminabili. Inoltre l'allenamento collettivo di quella mattina non l'aveva certo aiutata a distrarsi. Hilary si sentiva inutile, persino il professor K si dava fa fare con il suo computer. Lei che apporto dava alla squadra? Nessuno e questo la infastidiva notevolmente. Era ansiosa di poter dare un reale contributo per la futura lotta contro i beyblade oscuri. Chissà quando avrebbero attaccato di nuovo?

Finalmente arrivò l'ora di pranzo. Mao comunicò che avrebbe accompagnato Rei a comprare alcune spezie, mentre la bruna aveva preferito rimanere sul vago, evitando accuratamente di svelare l'identità del ragazzo. Non le aveva nemmeno informate sulle lezioni di bey, pensando che si potessero offendere poiché non aveva chiesto il loro aiuto.

Raggiunse il parco piuttosto in anticipo, non erano nemmeno le una e mezza. Fu sorpresa ti trovarvi Kei, non si aspettava che fosse già arrivato. Lo vide sdraiato sul prato, all'ombra di un grosso albero. La temperatura era molto diversa da quella norvegese. Il clima era fresco, ma non abbastanza da costringere la popolazione a far uso di abiti pesanti. Tuttavia le parve di notare il volto del russo particolarmente colorito ed addirittura sudato, nonostante un tremito che gli scosse il corpo per un momento. Hilary gli si avvicinò con il cuore che batteva all'impazzata, possibile che le facesse sempre quell'effetto?

-Sei in anticipo- disse cordiale

-Anche tu- rispose il bicolore senza aprire gli occhi. Dopo alcuni minuti parve ricordarsi della presenza di Hilary, si alzò e si diresse verso un campo di bey situato li vicino. Lei lo imitò.

-Allora, prima di tutto è necessario riuscire a lanciare correttamente il bey- iniziò il blaider. Si mise in posizione, invitando la brunetta a ripetere esattamente tutte le sue mosse. Poi lanciò, il bey cadde elegantemente al centro dello stadio. Poco dopo fu il turno di Hilary, ma il risultato fu ben diverso, infatti il bey avorio si fermò dopo pochi giri. Lui le ripeté nuovamente le istruzioni. La bruna provò un numero considerevole di volte, ma il beyblade continuava a fermarsi dopo poche rotazioni. Kei si dimostrò molto paziente, le rispiegava ogni concetto con precisione e senza il minimo segno di irritazione. Hilary era piacevolmente sorpresa, non si aspettava un atteggiamento simile da parte sua. Il ragazzo tuttavia sembrava sembrava particolarmente stanco, ansimava leggermente, come se non volesse darlo a vedere. Lui le si affiancò mostrandole nuovamente la posizione. Aveva gli occhi socchiusi e la fronte imperlata di sudore. Hilary iniziava a preoccuparsi, non lo aveva mai visto in quello stato. Durante l'ennesima spiegazione il blaider russo parve cedere, scivolando in avanti. Prontamente la ragazza lo sorresse. Ora ansimava rumorosamente ed il suo sguardo a vuoto. Hilary era davvero spaventata, impulsivamente gli mise una mano sulla fronte.

-Kei, ma tu scotti!-

 

 

 

Rei e Mao nel frattempo stavano attraversando le vie affollate per recuperare alcune erbe aromatiche. Il cinese era convinto che presto sarebbero servite, non avrebbero sempre potuto mangiare in ristoranti di lusso. La ragazza si ero offerta di accompagnarlo e lui aveva accettato. I due avevano riso e scherzato per tutta la giornata, era da tempo che non passavano più un momento loro due soli, era un po' come essere tornati bambini. Nessuna preoccupazione, nessuno scontro, nessun nemico da affrontare. Tuttavia quel clima allegro non poteva durare troppo a lungo. Mentre Mao rideva per l'ennesima figuraccia fatta con il commesso inglese del negozio all'angolo, a Rei parve di vedere una figura incappucciata, ma quando osservò meglio non vide niente di anormale.

-Vieni, da questa parte- disse prendendole la mano e trascinandola verso un negozietto lì vicino. Poco lontano però un paio di occhi li osservavano attenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

sono pronta lapidatemi pure. Immagino che dopo tutto questo tempo avrete perso interesse per questa storia (se mai ne avete avuto). Ahimè il mio computer è deceduto ç____ç e con lui anche i file su questa storia. Ho dovuto riscrivere il capitolo, ma a mia discolpa posso solo dire che mi dispiace aver messo così tanto. Il capitolo è un po' più lungo del solito e, se c'è qualcuno che ancora perde tempo a leggere 'sta roba', spero che sia piaciuto. Come sempre qualsiasi commento è gradito.

Chiedo nuovamente scusa per il ritardo a dir poco colossale...

Baci Kiki (:

 

 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

 

 

 

Il giovane era inquieto, la sensazione di essere costantemente osservato lo attanagliava da più di un'ora, infastidendolo notevolmente. Eppure aveva controllato più volte e non era mai riuscito a scovare niente di anormale. Possibile che fosse tutto frutto della sua fantasia? Che non ci fosse davvero nulla?

-Rei! Rei, mi stai ascoltando?- gli chiese una Mao alquanto irritata.

-No, scusami- rispose sbrigativo, continuando a guardarsi intorno.

-Si può sapere che cosa ti prende? È da un po' che ti comporti in modo strano- chiese la cinese, sorpresa della risposta secca dell'amico.

-È solo una sensazione, ma credo che qualcuno ci stia seguendo- subito la giovane si fece attenta.

-Sei sicuro? Io non vedo niente-

-No, ma ci conviene comunque allontanarci da qui il più possibile. Se avessi ragione e se fosse qualcuno desideroso di battersi rischieremmo di coinvolgere persone innocenti-

Iniziarono a muoversi velocemente in mezzo al fiume di persone che si riversava nelle vie della città. All'improvviso Mao notò una figura nera che li seguiva saltando agilmente da un edificio all'altro.

-L'hai visto? Sul tetto della casa a sinistra-

-Sì, non fermarti-

I due camminarono velocemente per una buona mezz'ora, fio a quando non raggiunsero un cantiere, apparentemente deserto, nella periferia della città. Il posto perfetto per un eventuale scontro.

-Fatti vedere!- intimò Rei, senza ottenere alcuna risposta. Al suo fianco Mao era visibilmente ansiosa, erano soli, lontani dal centro della città, i loro compagni non avrebbero potuto aiutarli e non sapevano assolutamente nulla del loro misterioso inseguitore.

-Guerriero della Terra, finalmente ho il piacere di incontrarti di persona- I due cinesi si voltarono di scatto, riuscendo finalmente a distinguere una figura non troppo alta con addosso un mantello nero ed il volto coperto da un pesante cappuccio. Con un movimento rapidissimo la figura estrasse il suo beyblade, mettendosi in posizione. Il cinese lo imitò, schierandosi davanti alla compagna.

-Tre, due, uno... Pronti? Lancio!-

 

 

 

 

 

Kei si allontanò velocemente dalla ragazza, quasi ne fosse stato scottato. Tentò di andarsene, nonostante le gambe facessero fatica a reggerlo, ma Hilary lo trattenne per il polso.

-Kei, hai la febbre alta, dove pensi di andare?- chiese guardandolo seriamente.

-Sto bene-

-Non è vero! Fai fatica a tenerti in piedi!- i suoi occhi erano dolci e premurosi, nonostante rimanessero sempre determinati e risoluti.

-Sto bene- ripeté atono. I loro sguardi si scontravano, facendo fondere gli occhi ametista di lui con quelli color cioccolato di lei, in una danza incessante. Entrambi rimanevano fermi nelle loro posizioni, attendendo la mossa dell'altro. La testardaggine del blaider russo era ormai famosa, quindi la bruna si decise a parlare.

-Ti propongo un compromesso: tu fai quello che ti dico e ti riposi, io in cambio non dirò agli altri che stai male. Sai a volte quanto può essere apprensivo Takao- disse le ultime parole con un sorrisino beffardo dipinto sul volto, lasciando intendere di non scherzare affatto. “Ma quale compromesso! Questo è un vile ricatto!” pensò irritato il russo. Non aveva voglia di dover continuamente fuggire dal proprio capitano, inoltre gli avrebbe reso impossibili gli allenamenti. Possibile che quell'esile ragazza che gli arrivava poco più che al naso fosse in grado di manovralo e costringerlo ad ubbidirle con una tale facilità? Kei sbuffò e Hilary capì di aver vinto. Dopo aver costretto il ragazzo a sedersi all'ombra di un albero, visto che non né voleva proprio sapere di ritornare in hotel, andò a bagnare un fazzoletto in una fontana poco distante. Quando tornò pareva che il blaider stesse addirittura dormendo. Si inginocchiò davanti a lui, appoggiandogli il fazzoletto sulla fronte e constatò che, se possibile, la temperatura era aumentata ancora. Rimase qualche minuto ad osservare il volto arrossato del ragazzo. Anche in quello stato non perdeva il suo fascino e quell'aura di mistero che lo accompagnava sempre. Doveva ammetterlo, fisicamente Kei non era niente male. La ragazza iniziò ad accarezzargli una guancia, con tocco leggero, quasi temesse che fosse un'illusione. Sotto le sue dita le parve di sentire i muscoli del giovane rilassarsi.

-WOOF!-

L'abbaiare improvviso di un cane la fece sobbalzare, risvegliandola dallo stato di quiete e tranquillità nel quale era caduta. Hilary arrossì fino alla punta dei capelli, staccando velocemente la mano. Il cuore correva a mille, così si portò entrambe le mani al petto nel vano tentativo di rallentarne i battiti. “Possibile..?” La ragazza scosse la testa con veemenza e si diresse a grandi falcate verso il bleyblade-stadio, avrebbe provato ancora qualche lancio per distrarsi dal giovane. Dopo numerosi tentativi riuscì a far ruotare il bey per un intero minuto. Per lei era un nuovo record. Felice si voltò verso il bicolore, ma al suo posto vi era solamente l'erba schiacciata precedentemente dal suo peso.

-NON CI POSSO CREDERE! SE NÈ ANDATO! QUEL... QUELL...!!!-

 

 

 

 

 

Takao e Max si erano trovati inspiegabilmente da soli per le vie della capitale inglese. Un momento camminavano insieme agli altri ed il momento dopo tutti i loro compagni erano spariti. Così i due girovagarono senza metà, parlando del più e del meno. L'americano camminava tranquillo, quando all'improvviso Takao urlò a gran voce:-Christaaaaal! Mariaaam! Ciaooooo!-

Qualche metro davanti a loro le due ragazze osservavano una vetrina e, sentendosi chiamare, notarono il giapponese che sbracciandosi si avvicinava a loro.

-Ciao Christal- ripetè il giovane -Potresti venire con me? Vorrei farti vedere un posto- disse iniziando già a trascinarla nella direzione dalla quale era venuto.

-Aspetta! Takao dove vai?- gli chiese sorpreso Max. Il moro si staccò velocemente dalla giovane, avvolse un braccio intorno alle spalle dell'amico e lo fece voltare in direzione opposte alle due.

-Tu e Mariam non vi parlate da quando l'hai salvata, giusto?- disse sottovoce, il blaider annuì perplesso, non capendo dove volesse andare a parare.

-Lei e Christal sono qui insieme. Se io e lei ce ne andiamo voi rimarrete da soli- il biondo continuava a non capire.

-Potrete parlarvi tranquillamente e chiarire- sbottò infine l'altro come se fosse la cosa più ovvia. A queste ultime parole Max rimase, se possibile, ancora più sorpreso. Non tanto per il senso della frase, ma per il fatto che fosse stato proprio il suo capitano ad esprimerla. Non pensava che si fosse accorto della pesante indifferenza della mora nei suoi confronti. “Oh Takao...” pensò riconoscente.

-Thank you, my friend-

-Fatti onore amico-

Dopo avergli battuto un pugno contro il suo il giapponese si allontanò correndo e, prendendo per mano una confusissima Christal, sparì tra la folla. Ora Max era da solo con la giovane, ma instaurare una conversazione con lei si dimostrò più difficile del previsto. Infatti, al suo primo tentativo, Mariam si allontanò senza degnarlo di uno sguardo. Lui la seguì, rimanendo sempre qualche passo dietro di lei, in silenzio.

-Ci provi gusto a pedinarmi?- chiese acidamente la mora dopo svariati minuti.

-Si, se è l'unico modo per riuscire a parlarti-

La ragazza aumentò il passo nella vana speranza di riuscire a seminarlo, ma alla fine si fermò nei pressi di un grande centro commerciale. Si sedette su una panchina lasciando che il leggero venticello, che soffiava tra le via affollate, le accarezzasse il volto. Pochi secondi dopo l'americano si sedette vicino a lei. Sbuffò. Quanto era stressante quel ragazzo? L'aveva seguita tutto il pomeriggio senza spiccicare mezza parola ed ora se ne stava lì ad osservarla con quella sua tipica espressione felice e con un gigantesco sorriso. Che cosa non andava in lui? Come faceva a sorridere sempre? Si mise ad osservarlo attentamente, tentando di capire cosa gli passasse per la testa. Il viso, dai tratti dolci ed infantili, era ricoperto da leggere lentiggini, esaltate dagli occhi cerulei che le ricordavano tanto il mare. Non voleva ammetterlo, ma lo trovava tremendamente adorabile, così simile ad un cucciolo, le veniva quasi voglia di coccolarlo. Quasi. Si diede della pazza. Max non era adorabile! Era fastidioso, irritante, appiccicoso, esasperante, ma non adorabile! Eppure nonostante gli occhioni da bambino, quando l'aveva salvata, svegliandosi tra le sue braccia non gli aveva dato l'idea di un moccioso indifeso. Si era sentita protetta. In quel momento non avrebbe voluto lasciarle per nulla al mondo...perché?

-Ti va un gelato?- esordì il soggetto dei suoi pensieri. La mora si limitò a guardarlo non esattamente in modo amichevole. Max sembrò non farci caso e si diresse verso una gelateria poco distante. Mariam fu tentata di scappare, sarebbe stata l'occasione perfetta, invece rimase lì. Fissò i capelli dorati del ragazzo che ondeggiavano leggermente, non seppe nemmeno lei il motivo, ma iniziò ad immaginare quale sensazione avrebbe potuto provare ad accarezzarli, facendoli scorrere tra le dita. Poi passò alle spalle e alla schiena. In quel momento le sembravano così ampie e forti, così da uomo. La ragazza iniziò a riflettere su tutti quegli strani pensieri e sensazioni così inusuali per lei. Sentiva uno strano attaccamento verso l'americano. Che gli volesse bene? Però voleva bene anche a tutti i suoi compagni di squadra, eppure con Max era diverso. Lui era diverso. Che fosse qualcosa di più? “No, no e no! Cosa sono questi pensieri da smidollata?! Come potrei essere innamorata di quel moccioso?! È fuori discussione!” Lo vide tornare indietro con due grossi gelati al cioccolato. Mangiarono in silenzio, senza guardarsi. Fu Mariam a voltarsi per prima, dopo qualche minuto. Lo vide con il naso e la guancia sporchi di gelato e con uno sguardo concentrato nel tentativo di leccarsi via un po' di cioccolato dalla gota. Era davvero buffo. Tentò di soffocare una risata, ma quella visione era troppo divertente. L'americano rimase sorpreso di sentire una risata così dolce e melodiosa, era la prima volta che la vedeva ridere. In quel momento desiderò solo vederla sempre così allegra, ma quando si rese conto di essere proprio lui il soggetto delle risate andò in confusione. Ottenendo maggiore ilarità a causa dell'espressione ancora più buffa che aveva assunto.

-Dai! Smettila! Si può sapere che cosa c'è di tanto divertente?- chiese imbarazzato. Mariam per tutta risposta gli indicò il volto, continuando a ridere. L'americano allora si specchiò nella prima vetrina che trovo. Scoprendo di avere metà faccia sporca di gelato. Si portò imbarazzato una mano dietro la testa e, contagiato dalla giovane, iniziò anche lui a ridere di gusto.

 

 

 

 

 

Takao continuava a correre imperterrito in mezzo alla folla, ignorando i continui richiami della ragazza che, sempre stretta alla sua mano, arrancava dietro di lui. Soltanto dopo quasi una decina di minuti il giovane si arrestò ansimando.

-A... anf... desso... anf... mi vuoi spiegare... anf... cosa ti è preso?- domandò lei tra un respiro e l'altro. Lui la guardò con un sorriso sornione.

-Tu non hai notato niente?-

-No, cosa avrei dovuto notare?-

-Che Max e Mariam non si parlano dallo scontro con Delta. Sai...- iniziò a spiegare con una nota di dolcezza nella voce, rivolgendo il suo sguardo verso il cielo terso -Max è uno dei miei migliori amici, ci conosciamo da anni. Lui per me è come un libro aperto, ho imparato a capire cosa gli passa per la testa ormai. Ultimamente ho notato che era parecchio strano e sono arrivato alla conclusione che fosse frustrato a causa della continua indifferenza di Mariam. Non mi ha detto nulla, ma sono convinto che lui ne sia innamorato, anzi ne sono sicuro al 100%! Quindi ho pensato che rimanendo soli sarebbe stato più facile per loro parlarsi e risolvere le loro questioni- Christal lo osservava rapita, con gli occhi che le brillavano. Takao se ne accorse e si voltò imbarazzato.

-Per-perché mi guardi c-così?-

-Non ti credevo una persona così profonda. Devi proprio volergli un gran bene-

-Già. Max e gli altri sono i miei compagni, i miei amici, la mia famiglia- disse tornando ad osservare il cielo. Christal strinse appena la mano del giovane, iniziano a correre a sua volta, trascinando il ragazzo.

-Visto che in realtà non dobbiamo andare da nessuna parte, ho pensato di portarti io in un posto che sicuramente apprezzerai. Prima con Mariam siamo passati davanti ad una pasticceria fantastica ed ora mi è venuta voglia di una bella fetta di torta-

-Questa è un ottima idea!- confermò il ragazzo al settimo cielo. Quello si preannunciava come un pomeriggio veramente interessante.

 

 

 

 

 

Ormai lo scontro proseguiva da più di mezz'ora. Rei era in evidente difficoltà, ma non voleva cedere.

-Si può sapere cosa volete da noi?-

-Guerriero della Terra così mi deludi. Davvero non immagini il motivo per cui sono qui?- disse con un ghigno.

Il cinese digrignò i denti, se quel maledetto avrebbe voluto il potere della Tigre Bianca non gli avrebbe certo reso le cose facili.

-Attacca Driger!- Come tutti i suoi precedenti attacchi fu schivato agilmente dal bey nero. Il moro non sapeva più cosa inventarsi, il suo era un bey che puntava sopratutto sulla velocità, ma quello del suo avversario era nettamente più rapido. Come avrebbe fatto a sconfiggerlo? “Dannazione!” Mao al suo fianco non aveva nessuna idea che lo potesse aiutare, aveva già provato ad intervenire nello scontro insieme al suo fido Galux, ma il bey rosa era stato sconfitto in una manciata di secondi. Era così frustrante essere costretti ad osservare quel violento scontro senza poter far niente.

Finalmente un attacco del giovane andò a segno. Con rinnovata energia il bit della Tigre bianca continuava ad attaccare furiosamente la controparte malvagia.

-Sì! Vai così Rei! Non mollare!- lo incitava, per il momento non poteva fare altrimenti.

 

 

 

 

 

“Uffa! Dove si sarà cacciato?” La ragazza emise l'ennesimo sbuffo, maledicendo per la millesima volta il blaider russo. Hilary era subito corsa a cercarlo, ma ancora non aveva scoperto dove si stesse nascondendo. Insomma, quanta strada poteva aver fatto in quelle condizioni?! Per scrupolo Hilary stava controllando anche nei vicoli più stretti e bui. Ora si trovava proprio in quel tipo di strettoia. Nonostante fosse ancora giorno, quella via era completamente avvolta dalle tenebre. “Sarebbe il set perfetto per una di quelle scene dei film dell'orrore. Quelle dove lei cammina da sola e all'improvviso vengono fuori delle mani dall'ombra che la afferrano e la trascinano nell'oscurità” pensò rabbrividendo.

-Sì. Esattamente- La bruna si spaventò a tal punto da non riuscire nemmeno ad urlare. Fece per voltarsi e correre velocemente verso la strada principale, ma la voce parlò nuovamente:

-Gamma lo sta affrontando in questo momento. Mh... sì, non ti preoccupare. Vincerà di sicuro-

“Io questa voce l'ho già sentita” Hilary si addentrò ulteriormente nella stradina. Riuscì appena ad intravedere un uomo o forse un ragazzo, sembrava che stesse parlando al telefono.

-Hei tu!- lo chiamò. Il giovane sobbalzò, per poi dileguarsi velocemente. La giovane rimase qualche secondo in attesa, ma poi di diresse nuovamente verso la strada. Kei non era sicuramente lì. Uscita dal vicolo non fece in tempo a fare nemmeno cinque passi che si ritrovò davanti niente di meno che un bel giovane dagli occhi colore degli abissi marini.

-Ciao Rico. Che cosa ci fai qui?-

-Potrei farti la stessa domanda- ribatté quello con un'affascinante sorriso

-Sto cercando Kei-

-Come mai?- alla giovane non sfuggi il guizzo di rabbia che aveva attraversato i suoi occhi all'udire quel nome. Quindi pensò fosse meglio lasciar perdere e proseguire con le sue ricerche.

-Scusa ma devo proprio andare-

-Aspetta! Ti aiuto a cercarlo- La bruna rimase sorpresa, se non lo sopportava perché voleva aiutarla nella sua ricerca?

-Dopotutto non si può lasciare una così bella ragazza a vagabondare da sola per le vie di una città così grande- Hilary sorrise impacciata e arrossendo si appoggiò al braccio che le veniva posto. Per tutto il resto della giornata lui la tenne sempre stretta a sé, come se temesse che lei potesse andarsene da un momento all'altro. Si comportò in modo impeccabile e dolce. Nonostante la bruna fosse in ansia per il giovane russo, dovette ammettere che Rico non era niente male. Galante, divertente, gentile, solare. Il fidanzato ideale di qualsiasi ragazza. Si era divertita molto con lui ed il tempo era volato. Tuttavia una strana sensazione le aveva attanagliato lo stomaco per tutto il pomeriggio. Ormai il sole stava calando e di Kei nemmeno l'ombra. Rassegnata la giovane si diresse verso l'albergo, sperando che fosse già rientrato.

 

 

 

 

 

Era il tramonto, ma lo scontro proseguiva ancora. Rei era sempre più spossato, mentre Gamma sembrava non accusare il minimo segno di stanchezza. BlackDriger attaccava senza sosta ed il bey grigio ruotova sempre più lentamente. Ormai era solo una questione di tempo. Ma proprio quando stava per cedere, il bey nero cambiò improvvisamente bersaglio, puntando ad un'impalcatura poco distante dai cinesi. I due non ebbero nemmeno il tempo di vedere cosa fosse successo. Quello che successe dopo fu solamente una rapida sequenza di immagini.

 

 

 

 

 

-Rei! Rei svegliati!-

Di chi era quella voce fastidiosa che continuava a chiamarlo? Perché non lo lasciava riposare in pace? Voleva solo riposare. Cosa c'era di sbagliato?

-L'hai voluto tu- disse la voce con sufficienza. Nella sua testa riecheggiò un sonoro 'SCIAFF' ed improvvisamente sentì la guancia bruciare. Era un dolore distante e innocuo, se paragonato a quello che gli ricopriva la gamba destra, ma comunque percepibile e sopratutto tremendamente irritante. Desiderò aprire gli occhi solo per poter vedere chi fosse l'idiota che lo infastidiva. La cosa gli risultò piuttosto difficoltosa e dovette fare qualche tentativo prima di riuscirci. Quando finalmente aprì gli occhi non riuscì a vedere gran che. Il sole era tramontato completamente e l'unica fonte di luce erano un paio di lampioni situati ai confini del cantiere. Tuttavia distinse ugualmente la figura familiare che lo fissava, con ancora la mano sollevata. L'unica cosa che riusci a dire fu:

- Perchè?- aveva un mal di testa indescrivibile, il moro si premette una mano sulla fronte e l'altra sulla gota pulsante, dove probabilmente spiccava un vistoso segno rosso. Sentiva qualcosa di rigido che gli immobilizzava l'arto dolorante, oltre al terreno ghiacciato sotto di sé. Vide la figura accasciarsi con un tonfo al suo fianco, respirando pesantemente.

-La prossima volta che tenti il suicidio avvisami-

Rei si voltò sorpreso. Gli costò parecchia fatica, ma non riusciva a credere alla scena che gli si parava davanti. Il suo migliore amico se ne stava sdraiato a pancia in su, ansimando, con il volto arrossato e sudaticcio. Doveva essersi preso un bel febbrone. Teneva gli occhi chiusi e sembrava che stesse sorridendo.

-Oh, il grande Kei che fa una battuta. Che cos'è questa novità?- chiese divertito

-Sono solo contento che tu sia vivo-

Ora Rei si stava seriamente spaventando. Non era assolutamente una cosa da lui dire frasi del genere. Le spiegazioni possibili e razionali erano solamente due: o era completamente impazzito per la febbre oppure gli era successo qualcosa di molto bello.

-Che hai fatto oggi?-

-Ero con Hilary-

-Questo spiega molte cose- disse canzonatorio, mentre una possibile idea del buon umore dell'amico andava via via delineandosi.

-Ohhhhh...E che cosa avete fatto?- lo disse con un tono strano. Il russo arrossì ancora di più, ma fortunatamente il cinese non poté vederlo a causa della scarsa luminosità di quel luogo deserto.

-Tsk! Piuttosto, tu non eri con Mao?-

“Mao!” miseriaccia si era completamente scordato di lei! Dove si era cacciata? Fu invaso dal panico ed improvvisamente le immagini dello scontro gli tornarono in mente:

Il tremore. La trave d'acciaio che si staccava. Mao che la fissava terrorizzata, incapace di muoversi. Lui che la spingeva bruscamente per evitare che venisse colpita. Un dolore fortissimo. La giovane che urlava disperata il suo nome e la risata agghiacciante di Gamma.

Fu come ricevere un secchio di acqua gelata dritto in faccia. Tentò di mettersi seduto, ma il dolore lo costrinse a rimanere sdraiato. Non potendo fare altro, ruotò velocemente la testa, alla ricerca di Gamma o della giovane. Dov'erano? Dov'erano?! Un immagine raccapricciante si formò nella sua mente, lottò in tutti i modi di scacciarla. Ma qualsiasi cosa pensasse lo riportava sempre alla stessa ipotesi. Si immaginava la cinese in lacrime, mentre tentava inutilmente di liberarsi dalla presa del nemico. Lui, per nulla turbato, la trascinava via, lontano. Il cinese iniziò a tremare, mentre le prime lacrime iniziavano a spuntare.

-L-L'ha... po-po-portata... v-via...- balbettò disperato. “È solo colpa mia!” continuava a ripetersi.

-MAOOOOO!!!!- urlò, continuò a farlo per diversi minuti. Come aveva potuto permetterlo? Perché? Perché lei? Era lui il bersaglio, Mao non c'entrava nulla. Pianse, come non aveva mai fatto. Rimase a terra, senza riuscire a fare altro, mentre il russo rimaneva a scrutare silenziosamente le stelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

e dopo molti (troppi) mesi, ecco a voi signori e signore la scrittrice fallita dell'anno (:

sciocchezze a parte.. mi scuso infinitamente per la lunghissima attesa, ma questo capitolo è stato veramente un parto. Fatta eccezione per la parte su Max e Mariam, scritta durante una noiosissima lezione di latino, è stato veramente il capitolo più difficile che abbia scritto fin ora >___< ero veramente bloccata ed il mio inutile cervello non è stato di aiuto ç____ç l'ho scritto e riscritto un milione di volte ed ancora adesso non mi convince del tutto. Fatemi sapere se c'è qualche errore o se avete qualche consiglio (:

ringrazio mille e mille volte chi ha seguito ugualmente la storia ed anche chi legge rimanendo nell'ombra xD ed ovviamente Heart inRussia, Dark_Fairy92 e luna di perla, che non mancano mai di commentare (:

A presto (si spera),

Kiki

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